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Autore: Valpur    19/06/2007    6 recensioni
Una raccolta di one-shot, flashfic et similia per tutti quei piccoli momenti a cui non si pensa.
Cosa pensano i personaggi quando non li guardiamo?
Genere: Generale, Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Narcissa Malfoy camminava nervosamente avanti e indietro nel sontuoso ingresso di casa.

L'austero abito verde la fasciava troppo stretto; una donna incolore ed inespressiva, fredda in contrasto con l'afosa serata estiva.

Le lancette dell'orologio si muovevano con assurda lentezza.

Le nove... le nove e mezza... le dieci, le undici...

Fuori era ormai buio quando un secco crac risuonò dietro alla porta; i cardini cigolarono lievemente ed una figura snella si profilò nel riquadro dell'ingresso.

Dove sei stato?” scattò la voce di Narcissa.

Draco sospirò, chinando il capo e chiudendo lentamente la porta alle proprie spalle.

Era cresciuto nell'ultimo anno, e la somiglianza con il padre era quasi inquietante; Narcissa provava un tuffo al cuore ogni volta che guardava il figlio... nostalgia, paura, persino un'ombra di desiderio malato.

C'era un grande silenzio nella stanza. Draco dava le spalle a sua madre.

Ti ho chiesto dove sei stato”, sibilò la donna.

Ancora nessuna risposta.

Eri da Bellatrix?”

Draco si voltò lentamente, alzando lo sguardo. Narcissa trasalì, portandosi una mano alla bocca.

Il suo bambino... che fine aveva fatto? In quel giovane uomo emaciato e stanco non c'era traccia del bimbo biondo che cercava di arrampicarsi sulle spalle di Lucius; gli occhi grigi erano spenti, lucidi ed iniettati di sangue. Era dimagrito e un po'curvo, come se lunghi anni di stanchezza gli si fossero riversati addosso. Scosso e spaventato, il piccolo Malfoy.

Un altro profondo e tremulo sospiro. Draco chinò il capo in un debole cenno d'assenso.

Ti ho detto mille volte che non voglio che tu vada da lei. Hai visto cosa può succedere, pensavo avessi più criterio!”

La voce di Narcissa era piatta e tagliente come una lama. Non era il tono di una madre: erano solo una donna e un giovane uomo, ora.

Un giovane uomo taciturno e malato.

Draco annuì docile e rassegnato; senza un'altra parola si diresse alle scale. La prima via di fuga disponibile.

Non ho ancora finito!”

L'esile mano bianca di Narcissa scattò in avanti, serrandosi sul braccio sinistro di Draco.

Un breve strillo angosciato ruppe la quiete della sera mentre il giovane si ritraeva, quasi si fosse ustionato.

Madre e figlio si staccarono all'improvviso, mentre l'aria sfrigolava per la tensione del momento.

Fammi vedere il braccio” sibilò Narcissa stringendo le palpebre.

No”.

Draco non guardava sua madre. Guardava un punto sopra la finestra, ricacciando indietro le lacrime.

Un sibilo, e la piccola mano di Narcissa colpì la guancia liscia del giovane con inaspettata violenza. Con rabbia.

Le lacrime iniziarono a rotolare giù per il viso di Draco. Lacrime silenziose, lacrime amare, un velo attraverso cui guardare la realtà... con quanta lentezza le dita risalivano verso il gomito; con quanta lentezza la manica, arrotolandosi, scopriva la pelle bianca.

I due sguardi erano incatenati, e Narcissa lesse in fondo al cuore del suo unico figlio. Non ci fu bisogno di chinare il capo per capire cos'era quella macchia scura. Era come una malattia, un parassita vivo nella carne di quello che non era altro che un ragazzino.

Narcissa sentì il mondo agitarsi sotto i suoi piedi.

Draco piangeva.

L'ho fatto per noi mamma, lo capisci? Papà sarebbe stato orgoglioso, ne sono sicuro. Non... doveva andare così mamma, non doveva... io lo vendicherò, tornerà da noi... tornerà da noi...”

I singhiozzi si spensero in rantoli spezzati.

Narcissa chiuse gli occhi e strinse a sé quel figlio che tanto amava... la sola cosa che le rimanesse.

Gli occhi glaciali erano quelli di una gatta furente che difende la propria cucciolata.

Mamma, ho paura... ho paura non mi lasciare! Non mi lasciare...”

Era tornato il piccolo Draco spaventato dal temporale.

Amore mio, bambino mio, non avere paura. Non mi interessa quante vite si spegneranno, ma non perderò anche te.”



*******


[Prossimo capitolo: Remus J.Lupin]


 

 

 

 

 

   
 
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