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Autore: Nicolessa    02/12/2012    0 recensioni
Sam e Dean sono appena rientrati da una caccia e si preparano ad affrontare una fredda notte di neve in motel.
Nulla di strano, tutto nella norma fino ad allora.
Improvvisamente però, un rumore li distoglie dai loro incubi e li porta ad investigare fuori in balcone dove una misteriosa ragazza li guarda con un senso di smarrimento attraverso la vetrata.
Sam si dimostra dapprima sospettoso mentre Dean sembra quasi volerle dare fiducia, spinto da una strana sensazione familiare.
Questa ragazza però porta molti pesi sulle proprie spalle e questo non sarà un bene per Dean perchè in realtà, questi problemi che minacciano di schiacciarla, sono legati in particolar modo a lui.
Staremo a vedere come li affronterà il fratello maggiore dei Winchester.
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bobby, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Ruby, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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1 Capitolo 1 - Una notte in bianco.





«Porca putt-
» 
«Dean, stai fermo!» 
«Sam, ti prego. Non abbiamo alcol, un dannatissimo licantropo ha scambiato la mia schiena per una fottutissima lima per unghie e tu fai più schifo del solito nel ricucire. Avrò pur il diritto di lamentarmi, no?» 
Solito post-caccia dei Winchester anzi, in quel caso la situazione era ben peggiore: proprio come aveva detto Dean, mancava il disinfettante per eccellenza, il sedativo preferito da ogni cacciatore.
«Ho finito.»  annunciò Sam pensando poi a riordinare il kit di emergenza. Era quasi triste pensare che quella piccola cassetta bianca fosse l'unico sollievo che poteva aspettarsi un cacciatore al ritorno da una caccia, semplice o complessa che fosse stata.
«Là fuori il tempo è una merda.» constatò finemente il fratello maggiore alzandosi dal suo posto allestito come un pronto soccorso e guardando fuori dalla finetra, ricevendo subito dopo una lamentela dal suo compagno di sventura.
«Dean, non -»
«No, sul serio Sammy. Questa cazzo di neve ha bloccato le strade. Se saremo fortunati, domani mattina potremo ripartire e lasciarci alle spalle questo posto schifoso di motel.» si sfogò nuovamente Dean controllando che al di là del vetro ci fosse ancora la sua amata Impala parcheggiata sotto un pigro lampione che a stento riusciva ad illuminare l'intero parcheggio.
«Va bene. Allora dormiamo, così domani arriverà più in fretta, d'accordo?»  propose Sam con tono pacifico ma più di tutto esausto.
Ecco che stranamente i Winchester andarono a dormire: Sam con le scarpe ancora ai piedi e Dean stringendo la sua pistola preferita sotto il cuscino. Non era paranoia ma precauzione, chissà quante volte lo aveva ripetuto a suo fratello.

Fuori, la neve era ovunque: sugli edifici, sui tettucci delle auto, sulla strada (proprio come Dean aveva detto), sui lampioni. Tutto era ricoperto di bianca, fredda e  problematica neve di pieno gennaio. Una neve consistente unita ad una pioggia grigia, quasi come se fosse sporca.
Anche un tuono si intrufolò in quel tripudio di cupi e malinconici agenti atmosferici. Proprio mentre le nuvole iniziarono a perdere un po' della loro prepotenza, un lampo prese il posto del lampione, lasciando che quest'ultimo andasse in frantumi in un violento suono vitreo. Un frastuono che poteva essere considerato tutto fuorchè "normale".
Immerso nella sua stanchezza, Dean si accorse a malapena del diluvio fuori dal loro alloggio. In fondo era più impegnato di quanto potesse sembrare: combattere contro gli incubi era ben più preoccupante. La maggior parte delle volte erano sensi di colpa.
Fiamme, sua madre, il funerale di suo padre, Jessica, Jo, Ellen, Ash. Ripensava a quante persone avesse sulla coscienza e a quante altre ce ne sarebbero state.
Fiamme. Fumo. Inferno. Paura. Rabbia.
Un tuono lo avvertì e un tonfo risuonò perentorio per la stanza dei Winchester.
Dean si svegliò di soprassalto e grondante di sudore.
Quanto invidiava Sam: lui dormiva beato con la sua solita faccia da angioletto e si godeva quelle meritate e sempre troppo poche ore di sonno. Non di dormiveglia, non di inferno, non di angoscia ma di tregua, di riposo vero. Si chiedeva come riuscisse a svegliarsi la mattina e così di buon umore poi!
Un altro tonfo si udì nella stanza e proveniva dal balcone (sempre se uno spazio di due metri per sei potesse ritenersi tale).
Sospettoso, il nottambulo tormentato, si alzò dal letto portando con se la pistola dal manico bianco -la sua preferita, quella che aveva l'onore di accompagnarlo nel suo letto di turno- e si avvicinò alla vetrata che dava sul balcone, ora quasi totalmente ricoperto di neve.
Dall'altra parte, oltre quell'umido e spesso vetro in plexiglass, un paio di occhioni azzurri fissavano Dean con paura.

La massiccia quantità di neve e pioggia riusciva quasi a creare un immaginario ed insormontabile muro, ma quell'estraneo sguardo riusciva ad oltrepassare ogni tipo di ostacolo, tanto che Dean, rimasto pietrificato sulla soglia della porta-vetro, lasciò cadere la sua pistola sul pavimento.
Una ragazza.
Come poteva esserci una ragazza sul loro balcone, ricoperta unicamente dalla neve e dai suoi capelli straordinariamente lunghi?
Come?
Perchè? Queste erano le domande che devastavano la lucidità di Dean.
Se ne stava fermo lì a fissarla e a quantificare la sua tranquillità. Era tranquillo nel vedere un'etranea (nuda per giunta) immersa nella neve sul balcone della loro stanza al quarto piano.
Rannicchiata su se stessa con le ginocchia strette al petto nudo e con dei biondissimi capelli che le ricadevano lungo i fianchi, la ragazza ricambiava le occhiate del cacciatore, analizzandolo con terrore da dietro le sproporzionate e nere ciglia.
Tremava dal freddo, le labbra erano tinte di un viola insalutare ed il viso era scarno dalla stanchezza. La sua espressione distrutta era simile a quella di una bambina esausta ed impaurita dal suo mancato orientamento.
Qualcosa finalmente scattò nella mente di Dean: doveva aiutarla. Poteva essere qualsiasi cosa: un demone, un'allucinazione, un poltergeist, un angelo o semplicemente una squilibrata ma sentì che doveva darle una mano.
Scelta ambigua per un cacciatore: la fiducia era l'ultima delle possibilità da parte loro.
Aprì la vetrata e, proprio mentre stava per soccorerla, una folata di vento gelido gli ricordò di essere a petto nudo per via della "ricucitura" di poche ore prima da parte di suo fratello.
Tornò quindi indietro e ghermì il proprio lenzuolo ai piedi del letto con il nobile scopo di ricoprire la misteriosa "ragazza-neve".
Quando si trovò nuovamete di fronte a quegli occhi simili a zaffiri, percepì una strana scossa travolgergli l'intero sistema nervoso.
Solo un battito di ciglia da parte di lei riuscì a distoglierlo da quella sensazione di... casa.
Le si avvicinò in modo cauto, avvolgendola poi nel grigio lenzuolo che pareva mimetizzarsi con l'ambiente tutto intorno.
Lei si muoveva come a scatti nervosi per via del freddo e il suo sguardo era lento e doloroso: proprio così lo definì Dean nella sua testa.
«Va tutto bene.» la rassicurò prima che un ennesimo tuono interrompesse il suo gesto altruistico.
«Dean, che succede?» fece capolino Sam stropicciandosi gli occhi, ancora desiderosi di sonno. Appena giunto sul balcone e assimilata la scena, il minore dei fratelli spalancò le palpebre lasciando che la sua mente si svegliasse definitivamente. «Ma... cosa-» provò a sillabare lui puntando gli occhi sulla ragazza.
«Chiudi la porta.» gli ordinò Dean facendosi carico dell'estranea.
La teneva in braccio ed era leggera nonostante trasmettesse un senso di pesantezza.
La sua presenza lo faceva sentire umano ma in un modo sbagliato, in modo colpevole.
Fatto come gli era stato ordinato, Sam raggiunse gli altri due frettolosamente: Dean aveva adagiato la ragazza sul suo letto e ora lui continuava a fissarle gli occhi, agonizzando interiormente  sul dolore estraneo che stava provando. Non la considerava una minaccia. Sentiva del dolore solo a guardarla ma non la considerava una minaccia. Aveva proprio bisogno di dormire.
Saggiamente Sam recuperò dal pavimento la pistola di Dean e la passò al fratello visibilmente perso nel suo sadico labirinto di tormento.
Bionda, esile e bellissima se ne stava rannicchiata sul letto ad assorbire il calore residuo di Dean, respirando come una sirena trasportata sulla terra dalla marea. Anche questo innocuo sospiro provocava tristezza a Dean.
«Credi che sia... un paranormale?» provò a domandare Sam, assumendo la sua espressione afflitta e piena di pena.
«Non lo so.»
«Dovremmo fare qualche test per sapere se-»
«No.» si oppose semplicemente Dean sedendosi sul letto accanto alla figura della ragazza.
«Ma Dean dobbiamo sapere se -»
«Ti ho detto di no.»
«Come faremo a -»
«Non preoccuparti, ok?» sbottò infine rivolgendogli uno sguardo fulminante.
Attonito, Sam aggrottò la fronte, ipotizzando già qualche sua personale teoria.
Un tocco appena accennato, uno sfiorarsi azzardato costrinse il ragazzo scontroso a guardare nuovamente la "ragazza-neve".

Il cuore perse un battito e lo stomaco gli si strinse in una morsa.
Che diavolo voleva dirgli con quegli occhi, adesso? Era come se lo stesse incoraggiando a fare qualcosa mentre un altro dolore gli nasceva nel petto. Questo non faceva che... farlo sentire in colpa.
«Scusami Sammy.» mormorò all'improvviso volgendo il capo verso il fratello.  «Lo faremo domani, va bene? Credimi, non ci farà niente. Torna pure a dormire.» gli suggerì studiando una sua ipotetica risposta.
«E tu che farai?» chiese preoccupato.
Dopotutto, viste le condizioni in cui si  trovava la ragazza, pensare che potesse anche solo muoversi era un' utopia. Ma magari mentiva, fingeva di essere distrutta, innocente. I demoni non facevano forse così?
Sam si fidava del fratello però.
«La controllerò, così saremo sicuri che non tenterà di scappare.» spiegò faticando a voltarsi ancora una volta verso di lei, ora che aveva interrotto il contatto fisico.
«Allora resto sveglio anch'io!»
«Sam...»
«No Dean. Va bene così. Non riuscirei a dormire comunque.» confessò lui accomodandosi sul suo letto, proprio accanto a quello di Dean, e guardando fuori dalla finestra.
Il tempo era ancora intrattabile e Sam non riusciva a non chiedersi come quella ragazza ancora senza nome avesse fatto a sopravvivere là fuori e completamente svestita. Da dove era spuntata fuori, poi? Doveva per forza esserci qualcosa di paranormale di mezzo.
«Chiedile come si chiama.» suggerì Sam, ripresosi dal suo viaggio interiore.
«Sam, non riesce nemmeno a respirare. Come puoi pretendere-»
«Zahi... Zahira.» bisbigliò appena una voce spezzata ma soave come il suono scrosciante di una cascata.
Sorpresi, i due  Winchester le si avvicinarono di qualche centimetro, come per ascoltarla meglio.
« C- Cosa?» balbettò Sam impostando il suo tono di voce come se stesse parlando ad un bambino.
«Zahira. Il mio nome... è Zahira.» ribadì la bionda che aveva finalmente un nome oltre che una voce incantevolmente fragile.
«Zahira...» ripetè Dean impercettibilmente, come a volerselo fissare bene in testa.
«Bene. Bene Zahira. Come sei finita sul balcone, Zahira?» indagò Sam allenando la sua lingua a ripetere il suo nome così insolito.
Questa volta però non ricevette una risposta
esauriente.
Certo, avevano pur sempre capito che sapeva parlare la loro lingua, che non aveva perso del tutto la memoria e come si chiamava: era qualcosa.
«Io... stavo lottando.» disse incerta, stringendosi il lenzuolo addosso.
«Lottando?» Le antenne di Sam si attivarono capendo che potevano probabilmente arrivare ad una spiegazione. «Contro chi? Contro chi lottavi?»
«Era... ovunque.» mormorò Zahira battendo i denti e passando lo sguardo tutto attorno a lei: destra, sinistra, pavimento, soffitto, ovunque.
Dean ascoltava la conversazione tra i due ma, crogiolandosi nella sua insensata tranquillità mista al dolore, non lo faceva con vera e propria attenzione. Era più occupato ad osservare il colorito pallido della ragazza.
Aveva proprio tanto freddo.
Appurato questo, si alzò dal letto e si diresse verso un vecchio camino impolverato.
Solitamente solo le stanze più lussuose erano dotate di tale comfort ma, nel loro caso, era solo un antiquato focolare che cadeva a pezzi, niente di romantico o elegante.
Dean si piegò quindi sulle sue gambe da cacciatore e, servendosi di vecchi giornali e ceppi di legno umidi posti al lato del camino, accese il fuoco con lo stesso accendino che utilizzava per incenerire le ossa degli spiriti ribelli con cui aveva a che fare ogni dannato giorno della sua patetica vita.
Non appena le fiamme acquistarono vigore illuminando la stanza e riscaldandola, Zahira si appiattì contro la spalliera del letto.
«No, no! Ti prego! Eccolo, eccolo!» disse terrorizzata con le lacrime che le gonfiavano gli occhi.
«Eccolo? Eccolo chi?» domandò stranito Sam guardandosi intorno, pensando che la ragazza con quelle parole si riferisse a qualcosa di invisibile ai loro occhi.
«Aiutatemi, vi prego... è lì, lì!» Urlò poi spalancando e strizzando gli occhi colmi di lacrime in continuazione, come a volersi svegliare da un brutto sogno.
Mentre Sam tentava di calmarla e di capirci qualcosa in più, Dean se ne stava immobile accanto al camino, studiando l'espressione di Zahira. Seguiva il suo sguardo e per un momento gli parve che stesse indicando mentalmente quel fuoco che ardeva confortante il legno umido e scuro.
«Come potete non vederlo... è proprio li!» continuò a dire la "ragazza-neve" che pareva ora riprendere colore e sciogliersi per via del fuoco.
«È il fuoco.»  disse tra se e se Dean tracciando immaginariamente la traiettoria dello sguardo di Zahira.
Si mobilitò quindi in fretta e in furia, spegnendo quel fuoco con una bacinella colma d'acqua.
Le urla cessarono, i muscoli si rilassarono e gli occhi azzurri avevano salutato le lacrime.
«Zahira, quello era solo fuoco. Se non lo tocchi non fa male.»  Le spiegò pazientemente Sam posandole una manona sulla spalla per rassicurarla.
Lei in tutta risposta sbattè nuovamente le palpebre e riprese a respirare a ritmo regolare.
Un nuovo sguardo pieno di gratitudine e complicità venne scambiato tra lei e Dean, riavvicinatosi a lei come attratto da una specie di bisogno, come una calamita.
«Contro chi stavi lottando, Zahira?» domandò di nuovo Sam fissandola dritto negli occhioni azzurri.
Strano come a lui non facessero lo stesso effetto che facevano a suo fratello.
«Contro... contro il fuoco.» confessò passando automaticamente lo sguardo sul camino ormai fumante. 
A quanto pareva,
 quel nuovo vocabolo che aveva appena assimilato, era la sua principale minaccia.
 La" ragazza-neve" aveva paura del fuoco.
Come se tutta quella situazione non fosse già, così com'era, abbastanza comica.

  
 

 
------------------------------ Angolo della scrittrice -----------------------------

Eccomi con una nuova storia sui fratelli Winchester. Non smetterò mai di scrivere su di loro: è così adrenalinico!
Ho deciso di introdurre un nuovo personaggio (ovviamente del tutto inventato, quindi niente spoiler u.u)
semplicemente perchè mi era sembrata una buona idea. Senza considerare il fatto che ANCORA
non si è scoperto praticamente nulla su di lei... prometto che non vi deluderà! O almeno spero xD
Fatemi sapere cosa ne pensate e ditemi se ne vale la pena continuare!

P.s: il comportamento di Dean vi sembra troppo... come dire, dolce?
Non degno di un uomo forte e risoluto come lui?? A tutto c'è un perchè miei cari, non preoccupatevi ;)
 
  
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