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Autore: hurrem    02/12/2012    7 recensioni
Cosa succede alla Capsule Corporation se la piccola di casa si innamora dell'uomo sbagliato, se Bulma e Vegeta devono affrontare nuove difficoltà e imparare ad essere genitori di due adulti, se Trunks e i suoi amici custodiscono segreti dolorosi... Se vi siete sempre chiesti cosa c'è dietro i personaggi meno approfonditi di Dragon Ball e se non siete soddisfatti dell'immagine semplicistica della ragazzina viziata e del donnaiolo scansafatiche che molte fanfiction danno di Bra e Goten allora vi consiglio di leggere la mia versione. Dragon Ball GT non mi è mai piaciuto perciò non verrà considerato e cercherò di entrare a fondo nella psiche di personaggi troppo trascurati. Il titolo fa riferimento all'orgoglio dei protagonisti, spesso causa di guai, e al pregiudizio degli stessi gli uni nei confronti degli altri. Spero che la storia vi piaccia!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Goten, Marron, Trunks | Coppie: Bra/Goten, Bulma/Vegeta, Marron/Trunks
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera a tutti! Per chi mi conosce, vi prego di perdonarmi se ho iniziato una nuova storia senza portare a termine quella precedente, ma non temete: finire Sweet Child o’ mine resta la mia priorità! Tuttavia ho iniziato a riesumare anche altre fanfictions e tra le mie preferite c’era questa. Non amo i personaggi di Bra e Goten quanto quelli di Vegeta e Bulma, però ho sempre pensato che ci fosse più profondità dietro come vengono tradizionalmente descritti questi due personaggi e questa storia racconta dal mio punto di vista la loro storia d’amore. Per ora vi lascio ad un prologo che spero riesca a stuzzicarvi! Precisazione: Dragon Ball GT NON verrà considerato! Grazie dell’attenzione e buona lettura. Recensite, please!

 

 

CAP. 1 - LA PRINCIPESSA TRISTE

 

Sei una sayan. Non dimenticarlo.

Era questo che suo padre le aveva ripetuto ogni giorno fin dalla sua nascita. Ma davvero non ce ne sarebbe stato nessun bisogno, perché era impossibile riuscire ad ignorare la cosa. Da bambina aveva sempre creduto che essere speciale, nel modo in cui lei lo era, le avrebbe aperto ogni porta, le avrebbe reso la vita una passeggiata.  Il suo sangue era prezioso, unico, addirittura reale; cos’altro poteva desiderare un essere umano se non essere così straordinario?

Crescendo le cose avevano assunto una piega diversa. Essere unici significava anche essere soli e lei aveva ormai da molti anni superato la fase della vita in cui la famiglia è l’unico mondo che vuoi conoscere. Essere anche una miliardaria, oltretutto, non faceva che rendere le cose ancora più complicate, nonostante comportasse notevoli e numerosi vantaggi.

Ricordava benissimo il suo primo giorno nella scuola più esclusiva della città. Gli altri bambini erano stati tutti gentili con lei, probabilmente spronati da genitori arrivisti che speravano di entrare nelle grazie della famiglia Brief, ma non erano rimasti tali molto a lungo. Il suo temperamento leggermente despotico, unito alle peculiari capacità fisiche, le aveva fatto il vuoto attorno in poco tempo.

Durante l’adolescenza, restandosene per conto suo e non stringendo legami con nessuno, non aveva fatto altro che alimentare l’antipatia e l’invidia che tutti gli altri provavano nei suoi confronti. Sapeva dalle voci di corridoio che ogni sorta di leggenda circolava sul suo conto e che niente di ciò che la riguardava rimaneva immune dai pettegolezzi: la sua bellezza, la sua spaventosa forza, il suo caratteraccio, gli ottimi voti, i suoi meravigliosi vestiti, i suoi strani genitori. In fin dei conti, tutte quelle caratteristiche l’avevano resa troppo diversa perché le persone potessero accettarla.

Se aveva superato indenne l’adolescenza lo doveva ai pochi amici che la conoscevano da sempre e che, forse perché anche loro speciali in diverse misure, le volevano bene nonostante la sua scontrosità, insicurezza e la mania del perfezionismo. Era grazie a Pan ed Ub se a volte quasi riusciva a non pensare di essere differente, quasi riusciva a fingere di essere solo una ragazza ricca di diciassette anni, senza un pensiero al mondo.

Purtroppo però Pan e Ub non erano sempre lì a darle pacche sulle spalle. Se sentiva una necessità improvvisa di vederli, come minimo doveva volare per mezz’ora fino a Satan City e lei preferiva di gran lunga spostarsi a bordo di un meno vistoso aereo, piuttosto che fluttuare sulla città come un supereroe da fumetto. Nemmeno Marron, che aveva abitato a lungo alla Capsule Corp. durante gli studi, aveva ormai molto tempo per ascoltare le sue confidenze.

Sospirò e legò i lunghi capelli in una coda di cavallo non troppo stretta, come sempre quando non doveva andare a scuola. Osservò nell’enorme specchio il suo fisico minuto appena scivolato fuori dal pigiama e aggrottò la fronte insoddisfatta. Tutti le dicevano continuamente di essere identica a sua madre, ma questo perché nessuno si dava la briga di osservare cosa c’era sotto i suoi vestiti. Sua madre era perfetta, una donna bellissima con un corpo mozzafiato; ancora gli uomini si giravano per la strada per guardarla. E non solo uomini di una certa età. Invece a lei la natura crudele aveva dato lo stesso viso dell’avvenente donna che l’aveva messa al mondo, ma aveva privato il corpo di tutte le sue grazie. Sebbene suo padre avesse nascosto quella struttura sotto possenti muscoli, la ragazza poteva riconoscere perfettamente di aver ereditato il suo stesso fisico asciutto e sottile.

Si strinse le braccia attorno al torace, coprendo i piccoli seni e lo specchio le restituì l’immagine di una bambina che non sentiva più di essere. Si chiese se il comportamento tenuto la sera prima non avesse invece confermato che non era ancora pronta per l’età adulta. Con un brivido le parve quasi di risentire le mani di Robb passare da sotto il suo reggiseno all’orlo dei suoi slip. Il cuore le batteva forte al ricordo di come aveva lasciato che lui esplorasse con le dita quella zona ancora sconosciuta del suo corpo. Quando però il ragazzo aveva chiesto di più, lei si era tirata indietro e la familiare sensazione di essere strana e aliena era tornata a tormentarla.

In fondo Robb era un bellissimo ragazzo. Tutte le sue compagne avrebbero dato un arto pur di uscire con lui. Era un quarterback, andava al college, suo padre era un ricco petroliere e sua madre una modella. Le sembrava naturale quindi che il ragazzo più straordinario della città stesse con lei. Però, nonostante il suo corpo rispondesse bene alle effusioni che si scambiavano, lei sentiva sempre una sorta di fastidio e di disagio a baciarlo o a farsi toccare.

Si era data della codarda, subito dopo essere tornata a casa. Possibile che lei, l’indistruttibile principessa dei sayan, avesse paura di una cosa tanto stupida come il sesso? Perché non riusciva semplicemente a desiderare il contatto intimo con un ragazzo così attraente? Confidarsi con sua madre era fuori discussione: le riusciva estremamente difficile tenere un segreto, soprattutto se colui che cercava di carpirglielo era suo padre. Parlarne con Marron e Pan non era sempre d’aiuto: la prima, che probabilmente considerava il sesso come la sua ragione di vita, era stranamente protettiva nei suoi confronti e non l’aveva mai incoraggiata a gettare la sua verginità alle ortiche; la seconda, invece, anche se meno esperta, le consigliava da tempo di seguire il suo esempio e di farlo il prima possibile per togliersi il pensiero.

Era proprio a questo che aveva pensato la sera prima per un fugace momento, salvo poi rifiutare le insistenze di Robb con uno schiaffo che l’aveva fatto schiantare contro la parete. Si era sentita ridicola e mostruosa al tempo stesso, incapace di vivere come i terrestri con cui condivideva metà del suo corredo genetico.

Uscì dal suo bagno personale, coperta soltanto di un delicato completino di Victoria’s Secret ed entrò imbronciata nella sua gigantesca cabina armadio. Una gonna e un paio di stivali sembravano adatti alla tradizionale giornata dello shopping natalizio della famiglia. Preparò diligentemente la borsa e il cappotto per non dover perdere tempo più tardi e tirò fuori da un cassetto la bellissima sciarpa blu di Hermès, che suo fratello le aveva regalato il Natale passato. Aveva appena finito di truccarsi quando l’interfono della sua camera si accese con uno squillo.

“Tesoro, sbrigati a scendere. La colazione è pronta e non so quanto a lungo riusciremo a trattenere tuo padre dallo svignarsela.”

Sua madre chiuse il collegamento senza nemmeno aspettare una risposta. A quanto pare il principe dei sayan era di umore ancora peggiore del solito. Si apprestò a scendere al primo piano, non senza aver prima recuperato il suo smartphone da sotto le coperte disfatte. C’erano una ventina di chiamate senza risposta ed anche senza controllare poteva benissimo immaginare di chi fossero. Non aveva nessuna voglia di rispondere ed inoltre non sapeva nemmeno se dopo la sera prima avrebbe più voluto continuare ad avere un ragazzo. All’improvviso, le sembrava che la neve, che cadeva fitta fuori dalla sua finestra, avesse ricoperto inesorabile anche il suo cuore…

La triste verità era che quella frase che suo padre le aveva ripetuto come un mantra per tutta la vita, l’aveva investita di una pesante quanto indesiderata responsabilità e, nonostante aspirasse soltanto ad essere come tutte le altre ragazze, niente e nessuno (nemmeno Robb Stark) sembrava essere all’altezza di Bra Brief.

 

 

 

 

Fine del breve prologo. Spero di riuscire ad aggiornare in tempi brevi e vi anticipo che la maggior parte dei capitoli saranno narrati da Bra, ma ci sarà spazio anche per Goten e forse (perché no?) anche per Vegeta, Bulma e Trunks. Un abbraccio a tutti! In questa domenica di mood natalizio anche una piccola recensione o commento (o critica ovviamente) mi farebbe piacere! :-)

   
 
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