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Autore: ValentinaDC    02/12/2012    3 recensioni
La ragazza sorrise a trentadue denti, fiera di quello che stava per affermare “Tutti sono disposti a scendere a compromessi con il diavolo per vincere" disse. "E io sono il compromesso della Dalton, o il diavolo in persona.." Alzò un sopracciglio e fece spallucce, come se la cosa non le pesasse affatto.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe, Warblers/Usignoli | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Chapter one.
-Little talks-





 

Tutti gli oggetti che erano presenti in quella stanza rappresentavano esattamente lo stereotipo di ciò che qualunque persona avrebbe immaginato sentendo nominare la parola “psicologo”.
 
Divani in pelle nera, su i quali pazienti di qualunque tipo di film-telefilm-fantasia, di solito si sdraiano, due poltrone della stessa pelle scura, lampade che emanavano luce soffusa, messe lì solo come scenografia, più che per la loro assolutamente opinabile utilità.
 
Tutto era così impacchettato in quell’aria intima e confortevole, che Blaine riuscì a rilassarsi dopo appena pochi minuti.
 
Il suo cervello si era fatto ingannare facilmente, anche se, e la sua camera da letto in proposito avrebbe potuto dirla lunga, non era affatto difficile conquistarlo con arredi di buon gusto.
 
“Buon pomeriggio!” disse una donna vestita con un tailleur, sicuramente firmato Mark Jacobs, sulla quarantina, da dietro una scrivania di legno chiaro. “Sono la dottoressa Amanda Schmidt, ma puoi chiamarmi solo Amanda..”
 
Si alzò e con portamento elegante, andò incontro a Blaine porgendogli una mano, che prontamente gliela strinse. “Tu devi essere Blaine Anderson, giusto?” sorrise gentilmente.
 
Il ragazzo annuì. “Esatto! Molto piacere dottoressa”
 
 “Amanda.” Lo corresse la donna. “Accomodati dove vuoi, Blaine.” E con un gesto cortese gli indicò la parte della stanza adibita alla terapia.
 
Blaine cominciò ad esaminare i divani e le poltrone uno ad uno, chiedendosi se anche la scelta del posto a sedere, sarebbe diventato motivo di analisi. Il proprio caso non gli sembrava così serio da richiedere una di quelle sedute classiche, dove il paziente si distende sul divano e inizia a raccontare i propri problemi più intimi, partendo da traumi infantili e ripercorrendo la propria vita, versando un fiume di lacrime isteriche.
 
Scelse una delle due poltrone, quella posta alla sinistra del divano.
 
Una sobria poltrona in pelle lucida nera, molto più adatta a me e al mio problema.
 
Si disse mentalmente.

“Bene Blaine, entrambi sappiamo ciò che ti ha portato qui. Posso dire di saper tutto del tuo attuale stato di salute perchè ho letto attentamente il referto medico contenuto nella tua cartella d’ospedale, ma effettivamente di non so nulla di te, di come sei realmente. Vorrei che tu ti raccontassi..” Il tono di voce di Amanda era soave e pacato, e la sua espressione tranquilla, tanto che al ragazzo venne quasi naturale aprirsi a lei.

 
“Allora..” sospirò, “Mi chiamo Blaine Devon Anderson, ho diciassette anni e frequento il liceo William Mc Kinley di Lima, dove sono il rappresentante degli studenti, e uno dei solisti del Glee club scolastico. Attualmente vivo a Westville con i miei genitori. Ho un fratello, Cooper, che non vive con noi, con il quale non ho mai avuto un grande rapporto, ma stiamo cercando di rimediare. Sono un omosessuale dichiarato, ma questo non mi è quasi mai stato d’intralcio nella vita.. Uhm, forse solo nel primo liceo che ho frequentato, dove sono stato pestato e spedito in ospedale con due costole fratturate e un polmone perforato, dopo il ballo, ma poi mi sono trasferito all’accademia Dalton, dove ho potuto prendere coscienza della mia sessualità, senza che nessuno mi impedisse di essere me stesso.”
 
Sorrise compiaciuto ricordandosi dei momenti passati alla Dalton. “Lì ero molto apprezzato a dir la verità, ero il leader solista del gruppo canoro, gli Usignoli. Eravamo pazzeschi!” Si fermò a riflettere, con lo sguardo perso a mezz’aria. “Non credo ci sia nient’altro da aggiungere..” concluse.
 
La donna prendeva appunti su di un’agenda. “Se ti trovavi così bene alla Dalton, perché sei finito al liceo di Lima?”
 
 
Bene, colpito e affondato al primo tentativo.
 
 
Gli comparve un mezzo sorriso sulla bocca, pensandolo. A quanto pare la sua vita era talmente banale, che una sconosciuta aveva centrato il suo nodo esistenziale dopo appena cinque minuti.
 
Chiuse gli occhi per qualche secondo e cercò di racimolare tutto il fiato necessario, per pronunciare quelle quattro lettere che gli risultavano dolorose anche da pensare.
 
 
“Kurt.”
 
 
Amanda alzò gli occhi dal foglio per esaminare a fondo l’espressione di Blaine, che si sentì quasi nudo, trasparente, leggibile come la pagina di un libro per bambini, con tanto di figure.
 
La donna, dopo qualche secondo di riflessione, sorrise gentilmente. “Blaine per oggi può bastare, ci vediamo Mercoledì prossimo alla stessa ora!” Chiuse l’agenda.
 
“Abbiamo già finito?” La guardò terribilmente sorpreso.
 
Amanda si alzò e gli andò incontro. “Blaine, ci stiamo conoscendo oggi per la prima volta, e di solito dopo aver chiesto a qualcuno come si chiama non gli si domanda con quante persone ha fatto sesso, mi capisci?” Scoppiò in una risata che contagiò anche il ragazzo. “È solo una metafora per dirti che dobbiamo dare tempo al tempo.” Aggiunse.
 
Blaine annuì sollevato. “Grazie Amanda..” pronunciò piano, raccogliendo poi la tracolla e il cappotto.
 
La donna annuì.
 
Sapeva bene cosa faceva e si vedeva.
 
“A presto tesoro!” Disse accompagnandolo alla porta.



* * *



“Dov’è Blaine ragazzi?” chiese Finn non vedendo la star delle Nuove Direzioni seduta al suo solito posto, proprio accanto alla sedia vuota che fino a pochi mesi fa, era stata la posizione prediletta di Kurt Hummel.
 
Nessuno si era mai seduto lì e nessuno aveva mai fatto domande.
 
Tutti sapevano e tutti rispettavano quel tacito accordo che avevano con Blaine.
 
 
“Ha detto che il Mercoledì ha da fare!” Rispose Sam.
 
Nella sala del coro calò il silenzio.
 
Blaine non aveva mai saltato un giorno di prove da quando si era unito a loro, fatta eccezione per quella volta che aveva dovuto operarsi all’occhio destro a causa dell’abrasione alla cornea provocatagli dalla granita al sale grosso, che Sebastian gli aveva perfidamente lanciato in faccia.
 
Sam aveva tutti gli sguardi puntati addosso. “Ragazzi, io non so nulla!” Fece spallucce, alzando le mani in segno di totale innocenza.
 
“Lo vedo strano da quando è tornato a scuola dopo le vacanze di Natale, penso perché abbia saputo che mio fratello si sta vedendo con un altro.” Disse Finn.
 
“Probabile..” Sospirò Artie.
 
Ci fu un attimo di silenzio in cui tutti vennero attanagliati dalla tristezza, in cui i ricordi dell’anno precedente vennero alla luce insieme alla consapevolezza che le cose erano cambiate, diventando un po’ più dure e pesanti per ognuno dei presenti.
 
Epiche rotture, grandi perdite, e dolorosi abbandoni.
 
Dopo la vincita alle Nazionali, tutti avevano sperato in un anno da Senior vincente, senza granite o dispetti della Sylvester.
 
Un ultimo anno in cui tutti sarebbero stati felici, dei mesi che avrebbero dato la possibilità ad ognuno di scrivere un lieto fine personale, ma non era andata esattamente così.
 
Finn alzò lo sguardo dal pavimento, ritornando al presente. “Dai, muoviamoci! Queste provinciali non si vinceranno mai da sole.”



* * *

 

Alle diciotto Blaine aveva appuntamento con il medico del Pronto Soccorso per farsi controllare le medicazioni, ma avendo finito prima con Amanda, decise di trascorrere quella mezz’oretta che gli rimaneva, nel negozio di musica vicino l’ospedale di Westville, in cerca d’ispirazione.
 
Spinse la porta ed entrò, venendo colpito fin al primo momento dalle note provenienti da quello che poteva essere un pianoforte o una tastiera. Era una canzone dall’apparenza allegra, e chi la stava suonando era sicuramente molto abile.
 
“I don’t like walking around this old and empty house..”
 
Una voce femminile cominciò a cantare, e lui riconobbe immediatamente la canzone. Era un duetto. Una delle sue canzoni preferite dell’ultimo periodo.
 
Lo rappresentava appieno.
 
Una melodia piena di vita che mascherava il contenuto essenzialmente triste delle parole.
 
La mente di Blaine completava automaticamente quelle frasi che non venivano pronunciate da chi stava cantando.
 
 
So hold my hand, I’ll walk with you my dear..


È vero quello che si dice dell’ispirazione.
Colpisce come un pugno in pieno viso.
Nessuno può trattenerla perché ha la forza di un tornado.
 
Ti prende, ti porta su con sé e l’unica cosa che si può fare è solo assecondarla.


“The stairs creak as I sleep, it’s keeping me awake..”

 
La voce continuava a cantare, e Blaine la seguì quasi come se le note lo avessero legato con una corda e trascinato a ciò che le stava producendo.
 
Una ragazza, con un cilindro nero in testa, stava suonando una tastiera, con talmente tanta passione che a lui uscì naturale sorrise tra sé e sé, ricordando tutte le volte che era stato in quella stessa posizione.
 
Quella sensazione di benessere che la musica gli provocava era ormai sparita, come era sparito Kurt, forse nello stesso preciso istante, a dir la verità.
 
Ogni volta che provava ad ascoltare una nuova canzone, gli veniva alla mente un ricordo legato alla persona che aveva reso la sua vita bella da morire e che aveva lasciato un enorme vuoto andandosene.

 
It’s the house telling you to close your eyes..

 
Blaine si fermò a qualche metro dalla ragazza, accanto ad una coppia, che la fissava divertita.

“Some days I can’t even trust myself..”

 
E le parole gli uscirono così spontaneamente che quasi non si rese conto di essere stato proprio lui ad averle pronunciate.

 
“It’s killing me to see you this way..”

 
Non appena la ragazza udì la voce di Blaine, alzò gli occhi e piantò uno sguardo di sfida nel suo. C’era una punta di qualcos’altro così dannatamente familiare in quel gesto, qualcosa che si ricordava di aver visto in quello di Kurt.
 
 
L’ambizione.
 
 
Iniziarono a cantare insieme, come il ritornello richiedeva.
 
“ Cause the truth may vary, this ship will carry our bodies safe to shore..”
 
La ragazza gli sorrise come a volersi complimentare con lui, fece un abbellimento alle note e concluse la canzone.

 
“Bene, ora sapete che anche se questa è una tastiera da principianti, va benissimo per fare qualunque tipo di cosa.” Sorrise alla coppia. “Basta esercitarsi molto..”
 
“Okay, allora la prendiamo!“ Marito e moglie sorrisero all’unisono, pienamente soddisfatti dell’imminente acquisto.
 
”Un secondo e vi mando Michael ad aiutarvi!” Rispose la ragazza dirigendosi verso un commesso che armeggiava con delle scatole.
 
Dopo avergli indicato gli acquirenti, si voltò verso di Blaine e lo raggiunse. Solo in quel momento lui si rese conto di essere rimasto tutto il tempo imbambolato a fissarla. “Posso esserti d’aiuto?” Era sempre stato così tanto attratto dal talento, nelle persone.
 
Scrollò la testa come per darsi una svegliata. “Ehm sì, scusami! Cercavo uno spartito, ma mi hai conquistato con la tua esibizione, perciò vorrei sapere se potevo avere proprio quello.”
 
Sorrise.. ”Bene due piccioni con una fava, mi merito il premio di commessa del mese!” Lo guardò “Sì comunque, seguimi, te lo prendo subito.”



* * *


Nell’armadietto di Blaine non c’era più attaccato nessun tipo di portafortuna o fotografia. Dopo il suo ritorno dalle vacanze di Natale, posticipato a causa della “gita” all’ospedale, l’aveva trovato completamente immacolato.
 
Sapeva chi doveva ringraziare.
 
Sam si stava comportando come un vero e proprio angelo custode.
 
Era il suo braccio destro alla testa del consiglio studentesco, era il suo migliore amico.
 
“Che hanno detto i medici?” gli domandò facendo capolino da dietro lo sportello rosso.
 
Blaine sospirò. “Che le ferite si stanno rimarginando bene, che tra due settimane mi toglieranno i punti e che,” C’erano davvero troppe scartoffie nel suo armadietto. Troppi spartiti sparsi ovunque. “..dove cavolo ho messo il quaderno di chimica?”

 
Sam si sporse afferrando al volo un libro, prima che cadesse in terra. “Continuerai a portare camice a maniche lunghe anche quest’estate?” Sussurrò piano accostato all’orecchio dell’amico che si fermò per qualche secondo a valutare quell’eventualità.
 
Effettivamente non aveva pensato all’arrivo dell’estate. Non aveva messo in conto di svegliarsi di nuovo in quell’incubo. Nel suo peggiore per giunta. Non solo si ritrovava a vivere senza Kurt, ma in più, il suo amato ex fidanzato, lo aveva ben presto rimpiazzato, con un altro.

 
Sorrise ironicamente a quel pensiero, non pensava che si sarebbe mai sentito disgustato dal comportamento di Kurt e invece.. “Non so, userò dei braccialetti, degli orologi.. in qualche modo farò.”
 
“Possiamo anche andare in Alaska quest’estate, così non avrai problemi!” Disse Sam dandogli una pacca sulla spalla.
 
Il suo migliore amico aveva saputo ciò che Blaine aveva tentato di fare, da una stranamente dispiaciuta per il proprio figlio, Signora Anderson. Dopo il terzo giorno di rientro dalle vacanze natalizie, tutti continuavano a chiedersi dove il solista del gruppo fosse finito, e soprattutto perché nessuno aveva più avuto sue notizie dopo il rientro da New York City.
 
Così Sam aveva deciso di fare un incursione a casa Anderson, sospettando che Blaine Warbler fosse in stato di depressione e non in grado di muoversi dal letto. Invece ciò che la donna gli confessò, fu peggiore di qualunque scenario apocalittico da lui immaginato.
 
 
Ha rischiato il dissanguamento tagliandosi i polsi con un coltello.
 
 
 
 
“Mi dispiace..”
 
Sam si voltò. “Dispiacerti di?”
 
Il ragazzo fissò gli occhi verdi in quelli dell’amico per qualche momento, mentre camminavamo verso l’aula di chimica. “Mi dispiace che tu lo sia venuto a sapere.. Capisco quanto possa essere duro, non poter parlare con nessuno di quello che mi è successo. Sai Sam.. non avevo messo in programma che ci sarebbe stato un dopo e che sarebbe stato più duro per le persone che mi circondano, che per me. Non è per la vergogna che non voglio che si sappia. È solo che sono sicuro del fatto che tutti comincerebbe ad essere imbarazzati in mia presenza. E poi sono sicuro che questa cosa arriverebbe a New York fino alle orecchie di Kurt nel giro di cinque minuti, e l’ultima cosa che voglio è la sua compassione.” Sibilò.
 
Sam parve indeciso se porgli quella domanda o no, ma alla fine parlò.. “Cos’è successo tra te e lui laggiù?”
 
Blaine fissò in punto imprecisato in fondo al corridoio, aveva la scena ancora stampata nella mente “Mi ha chiesto di rimanergli amico.”
 
“Quindi?”
 
 
“Quindi niente Sam. È finita e basta. Avrei preferito continuare a litigare con lui piuttosto che sentirmi dire ‘rimaniamo amici’. Questo vuol dire che io per lui sono come tutti gli altri, che per me.. non prova più nulla, nemmeno il dolore. Mi ha ucciso.”
 
 
….volevo solo finire il lavoro di Kurt.
 
 
“Sei sempre stato troppo melodrammatico Blaine, e soprattutto ti sei comportato da idiota. Tu e Kurt siete anime gemelle. Lo so che lui ora come ora non si fida più di te, ma con il tempo tu avresti sicuramente trovato il modo di farlo innamorare di te, di nuovo.”
 
Scosse la testa, entrando nell’aula di chimica.
 
“Impossibile e poi, non ho voglia di stare al suo fianco come amico, visto che lui se la sta spassando con un altro, solo dopo due mesi che ci siamo lasciati.” E quell’ultima frase uscì fuori con una punta di troppo di astio.
 
 
Ma non era quello il motivo per il quale l’enorme mascella del ragazzo biondo cadde quasi a terra.
 
 
“TU. LO. SAI?”
 
 
Una risatina sommessa gli uscì dai denti serrati.
 
“Non siete bravi voi del Glee a mantenere i segreti. Soprattutto se continuate a bisbigliare di me, prima di ogni lezione, e prima di ogni mio ingresso.”
 
Sam guardò il pavimento con un’espressione triste. “Scusaci..”
 
Blaine fece spallucce e respirò pesantemente. “Tranquillo, lo sospettavo..”
 
Dopo qualche secondo si sentì avvolgere le spalle da una stretta poderosa. Era rassicurante, come sempre. “Blaine, noi siamo tutti qui per te lo sai, se hai bisogno, non devi nemmeno chiedere, basta che ce lo fai capire..”
 
Il ragazzo annuì “È tutto apposto..” ma il sospiro che gli scappò dalle labbra fu troppo marcato e contraddittorio, per far si che quelle parole passassero per vere. Fortunatamente lui non aggiunse niente e Blaine poté cambiare discorso.
 
“L’altro giorno al negozio di spartiti ho trovato la canzone da cantare oggi al Glee, è un duetto.”
 
Sam si voltò verso l’amico, sistemandosi i capelli “Vuoi che canti con te? Lo sai che lo faccio con piacere!”
 
“No,” mormorò l’ex Warbler, “preferisco cantarne solo una parte e lasciare l’altra parte in sospeso.. Lo trovo più intimo, e rispecchia quello che mi sta succedendo.”
 
Bocca da trota, come tutti lo chiamavano dopo che Santana aveva scritto quell’imbarazzantissima canzone su di lui, parve capire pienamente il volere di Blaine “Di che canzone parli?” chiese solo.
 
Lui sorrise impercettibilmente ricordando il modo in cui era arrivato a scegliere proprio quel brano.
 
 
 
 
“Little Talks..”



* * *



NOTE DELL’AUTRICE:

Salve a tutti :)
 
Intanto vi ringrazio tantissimo di essere arrivati a leggere fin qui, e spero abbiate gradito.
 
È moltissimo tempo che questa storia mi gira in testa e il capitolo che avete appena letto è frutto di mesi e mesi di lavoro e revisione continua, questo per farvi capire quanto io sia lenta a scrivere! Comunque penso di aggiornare una volta a settimana o una volta ogni due, perchè essendo una lettrice di FF anche io, so quanto è frustrante stare sulle spine!
 
Le critiche e i consigli sono assolutamente ben accetti!
Soprattutto se notate errori di battitura o altro, vi sarò eternamente grata se me lo faceste sapere, così da poter correggere qualsiasi cosa, nel minor tempo possibile.
 
Okay, penso di aver scritto abbastanza, anche perché avete già sopportato otto pagine dei miei vaneggiamenti!
 
Thank you so much guys :)
 
P.S. La canzone è Little Talks di of Monsters and Men.
Al prossimo capitolo!
   
 
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