‘piantala, Trunks’, stava facendo venire l’ansia anche a lei.
Lui camminava avanti e indietro per la stanza. Stava letteralmente facendo consumare il pavimento. Sudava, anche.
Fece per aprir bocca, ma non emise suono alcuno. Passò qualche minuto ancora. ‘pazienza’, finalmente parlò, ‘non è mica la fine del mondo’, voleva autoconvincersi, ‘i soldi non mancano di certo e prima o poi saremmo andati comunque a vivere da soli, no?’
Lei alzò gli occhi al cielo: dire che quel ragazzo era l’incarnazione dell’esagerazione sarebbe stato un eufemismo.
‘Trunks’, gli si avvicinò, calma, sperando di calmare così anche lui, ‘tre giorni di ritardo capitano a chiunque’
Quegli occhi azzurri sembravano pietrificati. Probabilmente non l’aveva neanche sentita. La guardò.
‘…e tua madre?’
‘mia madre cosa?’
Riprese a camminare nervosamente. ‘Che dirà tua madre? Ma soprattutto: chi lo dirà a tua madre?’
Incrociò le braccia, contrariata. ‘smettila di farti problemi per nulla!’, affermò un po’ infastidita, ‘e poi io penserei più alla tua, di madre. Non credo le farebbe piacere diventare già nonna’
Il ragazzo provò a immaginare la scena. Rabbrividì.
‘non faremo più sesso fino al matrimonio’, concluse.
Lo abbracciò. ‘non ti crede nessuno, tesoro’, gli diede un bacio, ‘ma sta sicuro che io non ti parlerò mai più di ritardi e mestruazioni’