Ragazze, lo so è da non credere.
Qualcuno non ci sperava più, altri ci credevano poco anche
se continuavo a ripetere che prima o poi avrei aggiornato.
Quel prima o poi è arrivato, cari lettori: spero comunque che
qualcuno abbia continuato a sperare e a crederci come me…
Ora come ora non posso fare altro che scusarmi per l’ENORME
ritardo: sono passati mesi dall’ultimo aggiornamento, ma la scuola e le varie
attività extra mi hanno tenuta veramente impegnata. Ora ho ripreso le redini in
mano anche se manca poco alla fine: ho scritto il finale di questa fanfic, ma
per una decisione personale ho pensato di articolarla in due capitoli, quindi
vogliate scusarmi ma il vero e ultimo capitolo sarà il 35° che pubblicherò questo
sabato, quindi non temete!
Ringrazio coloro che hanno commentato lo scorso capitolo:
evelin90, Lady Mimy, aly12potter, robertina, vane91,
FRANCI92, Lionel, Solage, Mary Cry, lily_jolly, enya, PrinceLily, alexandra
jane, herm993, GinevraDark, Lolly 94, LoRtFrOg, Yo91, Lizzyluna, giuly potter,
lucy@pimpa, Hila smemo4ever, miyu90, _Nefer_, London e gatteinomane, coloro
che mi hanno incitato a scrivere e anche coloro che hanno perseverato e mai
mollato la presa.
Ora vi lascio alla lettura, un piccolo assaggio di quel
finale a cui tengo tanto e che spero sarà di vostro gradimento!
A sabato con il 35°, ultimo capitolo!
Baci baci
Lily-Rose
CAPITOLO 34°
“CHE SIA
FEMMINA”
“Ci sono persone nella vita che non vorresti mai incontrare
per paura di sentirne la mancanza...”
Rumori di pentole e scodelle svegliarono l’addormentata Lily
Evans.
Non rendendosi conto di dove si trovasse, aprì più di una
volta gli occhi verdi, vedendo una decina di elfi domestici trafficare con del
cibo: stavano preparando la colazione.
Si rizzò a sedere, accorgendosi di provare dolore alla
schiena: dormire su una tavola di legno non era stato il massimo, ma almeno
sicuro.
Se solo ripensava a quanto successo la sera prima,
cominciava a tremare e il panico le invadeva il corpo.
Le mani di lui incatenate alla sua vita, ai suoi polsi.
Sul suo collo baci sgraditi, una fastidiosa vicinanza: solo
un capriccio da soddisfare.
Ma non gliel’aveva permesso.
Ora Alejandro Garcia era partito, sparendo dalla sua vita e
la rossa desiderava solo dimenticare.
- Signorina Lily, volere mangiare? Tanto cibo qui per fine
scuola, signorina, volere sì? – chiese l’elfo Ross premurosamente, arrivandole
alle ginocchia.
La rossa dopo quei brutti pensieri tornò alla realtà,
ricordando che quello sarebbe stato l’ultimo giorno della sua vita che avrebbe
passato ad Hogwarts.
Prepotenti raggi di sole entravano dalle finestre della Sala
Comune rosso-oro, rischiarando la stanza dei Grifoni adornata di quadri ancora
appisolati.
Quella mattina, James Potter aspettò con pazienza che tutti
gli studenti fossero scesi dai propri dormitori, cercando in ogni ragazza il
volto della sua Evans. Ma di lei nessuna traccia.
Aveva fatto qualcosa di male?
Si passò una mano tra i capelli ribelli, ripensando al suo
comportamento: non l’aveva presa in giro più del solito, né fatto alcuna avance
troppo spinta. Allora per quale motivo non si era più fatta viva?
Ad un certo punto, nel silenzio della Sala, James udì dei
leggeri tacchi scendere le scale: dal passo garbato doveva essere una ragazza.
- Capitano! – l’apostrofò la bionda, raggiungendolo e
facendosi una coda alta – che cavaliere aspettarmi! Mi dispiace darti questa
delusione, ma non c’è più nessuno nei dormitori femminili: sono stata l’ultima
a scendere.
- Amanda sei sicura?
Lei annuì, prendendolo sottobraccio.
- Sei un dormiglione, dovresti fare di meglio: sai che Lily
si alza molto presto!
Peccato che lui era rimasto ad attenderla tutta la notte.
Presa la scopa, aveva pure volato fino alla camera della
rossa, ipotizzando si fosse addormentata. Con il desiderio di spiare il suo
sonno, il Cercatore aveva percorso tutto il dormitorio femminile, imbattendosi
anche in fanciulle in desabie;
ma davanti alla finestra della rossa aveva trovato le tende tirate come se la
furba prefetto avesse già supposto
l’idea del moro.
I due giocatori di Quidditch, arrivati in Sala Grande, si
accomodarono nei soliti posti e James più che due amici, trovò due addormentati
seduti di fronte a lui: Steffy appoggiata sulla spalla del suo migliore amico e
Sirius sulla testa della bionda.
- Abbiamo fatto le ore piccole, eh? – fece a gran voce,
mentre anche Peter e Remus si accomodavano sulla panca.
I due si svegliarono di colpo, sbattendo la testa uno contro
l’altra.
Massaggiandosi la parte dolorante, Felpato mostrò a tutti le
sue tonsille, sbadigliando a bocca aperta mentre la ragazza si rimetteva a
posto.
- Steffy, hai per caso incontrato Lily questa mattina? –
domandò Potter, versando a entrambi gli amici del caffè al posto del solito
succo di zucca.
- Veramente è da ieri pomeriggio che non la vedo – rispose
un po’ imbarazzata la bionda – le è successo qualcosa?
- Credo non voglia più parlarmi, né vedermi…
- Che novità! – esclamò Sirius, bevendo l’amaro liquido nero
tutto d’un fiato.
- Che hai combinato stavolta? – gli chiese il saggio Lupin,
l’unico con un libro aperto prima dell’esame di Pozioni.
- Capitano, non dirmi che non sei stato all’altezza della
situazione? – s’intromise Amanda, la quale aveva sentito più o meno tutto il
discorso – ti sei scelto un osso duro: mi sa che le prossime volte dovrai
impegnarti di più per soddisfare la mia amica Lily! Non credi anche…- ma
l’esuberante Cacciatrice fu, per l’incolumità di James Potter, fortunatamente
interrotta.
- Scusatela! – s’intromise Nick Logan, tappandole
letteralmente la bocca per impedire alla ragazza di continuare il vivace
racconto.
Le reazioni degli amici del Cercatore furono alquanto
diverse: Lupin quasi si strozzò con il tè, Steffy spalancò gli occhi in una
maniera disumana, Felpato scoppiò a ridere come un dannato, mentre Peter non
capiva cosa diamine James non fosse riuscito a fare.
- Nel Quidditch sei allenato amico mio, ma… - Sirius non
riuscì a terminare la frase: si beccò una sberla dalla sua dolce fidanzata che
lo fece teneramente guaire di dolore.
- Dov’è che non sei allenato James? – s’intrufolò Codaliscia
con faccia disorientata, visto che non capiva mai quei discorsi: si ritrovava sempre
a fare la figura dell’idiota e non gli andava giù – ti serve un aiuto? Se vuoi
ti do una mano!
Remus, raggelato da quei discorsi, si alzò da tavola senza
terminare la colazione: con la solita diplomazia, raccolse le sue cose e salutò
quei pervertiti dei suoi amici.
- Non ho bisogno di nessun aiuto, vado benissimo in tutto e
non è per quello che Lily non vuole più parlarmi!! – esclamò il Cercatore,
cercando di recuperare un po’ di dignità personale.
La campanella delle lezioni suonò puntuale, incitando gli
studenti a raggiungere le aule d’esame e, per fortuna di Potter, il discorso
non cadde più sulle sue possibili prestazioni sessuali.
La clessidra di sabbia venne girata nello stesso istante in
cui il professore si sedette: avevano tempo un’ora per preparare l’oscuro
intruglio.
Il Distillato della Morte Vivente.
I futuri Auror cominciarono ad accendere il fuoco per far
bollire l’acqua del calderone.
La tensione era alta.
Occorreva concentrazione e precisione per preparare una
pozione decente: gli esaminatori non si sarebbero accontentati di un
Accettabile.
Quando James era entrato in aula, l’aveva già trovata lì: la
rossa era rimasta immobile nel suo posto, senza rivolgere il saluto a nessuno.
L’intento del Cercatore fu quello di avvicinarsi per chiederle spiegazioni, ma
l’arrivo del professore aveva mandato a monte i suoi piani. Ogni tanto le
lanciava qualche occhiata, con vana speranza d’incrociare il suo sguardo ora
incrinato da qualcosa che l’affliggeva.
James cominciò a tagliare i fagioli soporiferi, mentre Lily
aggiungeva l’artemisia nel suo calderone: granelli di sabbia si stavano
accumulando sull’ormai consistente montagnola nella parte bassa della
clessidra.
Il risultato finale della pozione doveva assumere una
colorazione rosa pallido, ma quello di Codaliscia non si avvicinava nemmeno a
un arancione sbiadito.
Guai in arrivo.
Gli altri distillati erano tutti più o meno perfetti,
infatti il professore si congratulò ampiamente con i suoi studenti, soprattutto
con Lily Evans, abile pozionista.
Quando anche l’ultimo granulo di sabbia ebbe raggiunto la
base della clessidra, i fuochi si spensero all’istante e le pozioni smisero di
bollire. Dopodiché gli studenti prelevarono una provetta dell’intruglio dal
proprio calderone e la posero sulla cattedra.
Remus, Sirius, Frank e Alice abbandonarono la stanza d’esame
in pochi minuti, mentre Lily rimase a pulire il suo pentolone per evitare
inutile lavoro agli elfi domestici: era il minimo che potesse fare dopo che
l’avevano ospitata per la notte.
James ne approfittò immediatamente per avvicinarsi alla
rossa, ma l’anomalo liquido preparato da Minus catturò la sua attenzione: il
suo amico aveva nuovamente combinato un pasticcio.
- Codaliscia, ma che hai fatto? Non dovevamo mica fare del
succo di zucca! – lo prese in giro il moro, vedendolo osservare deluso ciò che
aveva preparato.
- Non ne combino una giusta!! – esclamò Peter con vigore,
appoggiandosi pericolosamente al calderone. Il Cercatore spalancò gli occhi ma
non riuscì ad impedire quanto successe: a causa della non proprio leggerezza
del suo amico, il pentolone si ribaltò per terra e alcuni schizzi raggiunsero
Lily.
La rossa sobbalzò per il bruciore quando sentì le gocce
dell’intruglio bagnarle le gambe.
- Oddio Lily! Mi dispiace, non volevo! Scusami! – si
affrettò a dire Minus e, mangiandosi le parole, i presenti trovarono difficoltà
a capire quanto detto.
Immediatamente James e il professore si avvicinarono alla
ragazza, osservando la gamba di lei scoperta dalla gonna estiva.
- Signorina, si sieda. Minus vada a chiamare…anzi no, Potter
da Madama Chips: dille di raggiungere l’aula al più presto!
- Professore, non occorre! – lo fermò Lily, comodamente
seduta con la gamba distesa – sto benissimo, non mi serve alcuna cura.
- Signorina, non sappiamo quale diavoleria abbia introdotto
Minus all’interno del calderone: a momenti le si addormenterà la gamba a causa
dei fagioli soporiferi – riferì l’insegnante pacatamente – facciamo così:
Potter affido a te l’incarico di accompagnare la signorina in infermeria.
- Prof non occorre…
- Tranquilla signorina Evans – la rassicurò l’insegnante,
prendendo le varie provette e abbandonando l’aula – sono sicuro che il nostro
Potter non si lascerà sfuggire un’occasione simile…Minus seguimi!
Evidentemente il professore non era aggiornato.
Quando la porta si chiuse, Lily tentò di alzarsi dalla sedia
ma l’intruglio aveva già fatto effetto: non sentiva più la gamba. Con la coda
dell’occhio vide Potter osservarla, mentre cercava di farcela da sola.
- Orgogliosa Evans, non cambi mai vero? – le chiese,
avvicinandosi per aiutarla.
- Non ce n’è bisogno – disse la rossa, bloccandolo con una
mano in aria – puoi andare.
James corrugò la fronte perplesso, poi le sue
labbra s’incurvarono in un sorriso.
- Avanti Evans, non fare la preziosa! Non mordo
mica?
Ma vedeva che era seria, dannatamente seria. E
non gli piaceva per niente.
Cos’è che la tormentava tanto da impedire a un sorriso di
regnare sulle sue labbra?
- Siamo arrivati a questo punto? Ora rifiuti pure il mio
aiuto?
Con tutta la semplicità del mondo, lo guardò negli occhi non
comprendendo tale stizza.
Forse James si era accorto che la maschera d’apparenza
indossata quella mattina non era adatta al suo viso.
Era proprio scarsa come attrice quando si trattava del
personale.
- Ma non è niente…- rispose la rossa, girando il capo da una
parte.
- Questo fallo decidere a me: sei sotto la mia tutela ora.
Il moro si accovacciò davanti a lei, prendendole la gamba
ferita e scrutandola: piccole bruciature che sarebbero guarite in un
battibaleno, secondo il suo modesto parere.
In un lampo, fece apparire del cotone e una bottiglietta
contenente del liquido bluastro: cercando di essere delicato, provò a medicarle
le ferite con quell’intruglio miracoloso che tante volte lui e i Malandrini
avevano usato in seguito alle loro malefatte.
- Non me la devi curare tu – gli fece notare la prefetto,
che ogni tanto sobbalzava a causa del dolore.
- Noto che ti urta anche la mia gentilezza…devo per caso
sparire dalla tua vita?
Il suo tono altero la irritava, come a lui irritava
l’allontanamento di lei.
- No…non è questo…che voglio…- affermò debole, poi girò la
testa verso destra, scrutando di fuori.
James finì il lavoretto in pochi minuti ma non si alzò da
terra.
- Hai altre ferite? – si accertò lui.
- No – fu la pronta risposta della ragazza. Le formicolava
il piede, forse era un buon segno.
- Sicura Evans? – richiese il Cercatore, poco convinto – e
allora perché hai due buchi nella gonna ad altezza coscia?
Il maledetto se n’era accorto…non gli sfuggiva proprio
niente…
Quel dannato intruglio le aveva fatto secca l’uniforme.
- Dovrei vedere…- le comunicò lui, facendo un cenno col capo
in quel punto, sempre con la sua estrema delicatezza che faceva desiderare.
- Uhm…no! Non lascerò che le tue manacce s’infilino sotto la
mia gonna, Potter!
- Evans, per una volta non ne approfitterò, te lo prometto!
– giurò lui, portandosi una mano sul cuore.
- Bugiardo di un Grifondoro! – l’accusò Lily, assottigliando
gli occhi verdi.
- Donna di poca fede!
- Ho le mie buone ragioni per diffidare, non credi?
- No, sei troppo prevenuta nei miei confronti…
- Più che nei tuoi confronti, nelle tue manacce – precisò la
rossa, sbuffando visto che sapeva che, nonostante tutto, era per il suo bene.
Con gli occhi bassi, Lily tirò su i lembi della gonna fino
all’ampia bruciatura che si estendeva sulla sua coscia sinistra: quel rossore
era in netto contrasto con la sua bianca pelle delicata.
James bagnò il cotone e lo portò alla ferita: non appena venne
a contatto con la pelle, sentì le unghie di lei piantarsi nel suo braccio. La
vedeva trattenersi, stringere i denti e aumentare la presa al suo polso.
- Evans: la coraggiosa Grifondoro che non si fa prendere dal
panico nemmeno durante la lotta contro un drago, ora è fifona di fronte a una
simile sciocchezza? – disse il Cercatore per distrarla, con aria di
sufficienza.
- Potter ho una gamba dolorante, due luride manacce sopra e
sono armata: non mi provocare!
- Wow, Evans che tira fuori le unghie…no, ti prego! Ho
capito, hai ragione tu! – piagnucolò il ragazzo, visto che Lily aveva davvero
affondato gli artigli nella pelle di lui.
- Questa è profonda: meglio portarti da Madama Chips.
- Quello che ho sostenuto io fin dall’inizio – rispose la
rossa a tono, ricoprendosi le gambe. Si alzò in piedi, saltellando su un piede
solo e arrivò in fondo alla stanza.
- Credi veramente di arrivare fino all’infermeria
saltellando come un canguro australiano? – chiese James, rimasto ad osservarla
per tutto il tempo: troppo buffa la sua testarda Evans…
Lei gli lanciò un’occhiataccia, poi uscì dalla stanza
percorrendo il corridoio. Il Cercatore le fu subito dietro, seguendola poiché
era veramente curioso di vedere fino a quando il suo orgoglio avrebbe
resistito.
Lily osservò la lunga rampa di scale che l’attendeva e
sospirò: avrebbe dovuto accettare l’aiuto di James? Non riuscì nemmeno a
terminare il pensiero che la sua gamba destra cedette sotto il peso di tutto il
corpo, ma fortunatamente il giovine Cercatore le fu subito dietro e la prese in
braccio al volo.
- Mi dispiace Evans: questa volta non ce l’hai fatta! – la
stuzzicò il ragazzo, dirigendosi in infermeria; d’altro canto la rossa si mise
a braccia conserte, sbuffando come una bambina.
Percorsero solo due corridoi, ma quei pochi studenti che li
vedettero cominciarono immediatamente a bisbigliare con la persona vicina e a
far correre voce in tutta Hogwarts di una possibile riconciliazione fra i due
Grifondoro.
- Madama Chips ho una nuova paziente per lei! – esordì James,
entrando nella stanza, dopo aver aperto la porta con un calcio visto che aveva
le mani occupate.
- Signor Potter che modi!! Anche l’ultimo giorno di scuola
combina dei danni? Forza, appoggi qui la sua fidanzata – ciarlò la donna in
bianco, mentre il Cercatore eseguiva le indicazioni.
Nessuno dei due Grifondoro corresse la donna.
Forse, nessuno dei due desiderava correggerla…
- Ragazza mia, quante altre dovrai passarne con questo
strampalato fidanzato! – commentò la Chips, mentre si occupava della gamba di
Lily – mi raccomando, ho scommesso con la McGranitt: una figlia femmina entro
il prossimo anno! Non deludetemi ragazzi!
Riuscite a immaginare Madama Chips e la professoressa
McGranitt sedute a un tavolino con una tazza di the’ in mano, impegnate a scommettere
sui futuri dei loro studenti?
Allibiti? Anche le facce dei due Grifondoro lo furono, ve lo
posso assicurare…
- La McGranitt invece ha scommesso un maschio: secondo me ha avuto una soffiata dalla Vector! Con i suoi calcoli di Aritmanzia avrà visto qualcosa… - continuò a divulgare la donna, mentre fasciava la gamba di Lily – voi che ne pensate?
Stupiti, arrossiti, perplessi, in imbarazzo…
Questo traspariva dagli sguardi dei due diciassettenni.
- Ecco fatto, potete andare. Buone vacanze e…
- Una femmina! – esclamarono i due Grifondoro all’unisono,
completando la frase dell’infermiera e uscendo dalla stanza un poco
allibiti.
- Chi l’avrebbe mai detto! – commentò il Cercatore,
mettendosi le mani in tasca e scendendo le scale affiancato dalla rossa.
- Già…- disse Lily sorridendo, divertita dall’incredibile
situazione – non me l’aspettavo, dalla McGranitt poi…- ma non finì la frase,
poiché James la fermò.
Le mani di lui l’avevano presa per le braccia.
Trovandosi ora uno di fronte all’altro, era impossibile non
guardarsi negli occhi, far cadere lo sguardo sulle labbra dell’altro…
Brividi sulla pelle.
Sentimenti nell’animo.
Una magia che non conosce parole.
Questo provavano l’uno per l’altra.
Ma il ricordo della sera prima era ancora troppo forte per
Lily.
Mani sul suo corpo…
Baci indesiderati sul suo collo…
La memoria di ciò che le aveva fatto Alejandro era ancora
viva in lei.
Aveva paura.
Ma non di James, sapeva che lui non le avrebbe torto neanche
un capello.
Cosa temi Lily Evans? Cosa ti fa tremare così tanto?
La ragazza si scostò bruscamente, rompendo l’atmosfera
creatasi.
- Scusami. Devo andare a fare i bagagli.
La fine stava lentamente arrivando e forse Lily non voleva
finire insieme a lui.
Questo pensava James, sentendola distante, benché fisicamente
fosse a un passo da lui.
- Va bene – disse, rassegnato – ci vediamo stasera alla
festa in Sala Comune.
- D’accordo. E… grazie per avermi scarrozzata fino in
infermeria.
Un tenero bacio sulla guancia della durata di un soffio di
vento.
Poi la rossa girò i tacchi e sparì dietro l’angolo del
corridoio.
Quando non desideri la fine di qualcosa si darebbe di tutto
pur di rallentare il tempo, ma quest’ultimo in determinate occasioni ha la
spiacevole abitudine di accelerare.
Il sole stava tramontando
ad Hogwarts, nascondendosi oltre le alte chiome della Foresta Proibita.
Uno spettacolo unico,
ineguagliabile, che gli studenti del settimo anno non avrebbero più visto.
Steffy Victorine seduta con
le gambe incrociate ammirava tale paesaggio, in silenzio, sola.
Il giorno seguente
sarebbe partita con i suoi genitori per la Francia.
Un nuovo mondo, una nuova
realtà.
Nuovi amici, nuove
abitudini.
Dicono che i giovani si
abituano in fretta, eppure il distacco non è così semplice.
L’Inghilterra le sarebbe
mancata, così come i suoi compagni Grifondoro.
Aveva il buio di fronte a
sé, il vuoto nel suo futuro. Già, perché non sapeva nulla riguardo il suo
avvenire.
La paura per l’ignoto.
- Molti pensieri?
Una voce maschile
interruppe il silenzio.
Una voce che nelle notti
di luna piena mutava in ululato.
- Troppi per una come me
– rispose la bionda, circondando le ginocchia con le braccia.
- Qualcuno ti sta
cercando. Questo non è il luogo migliore per sfuggirgli.
- Non sto scappando
un’altra volta, se è questo che temi. Avevo solo bisogno di stare un po’ sola.
- Non sempre bisogna dare
ascolto alla ragione - proferì Lupin, sedendosi sull’erba – a volte i troppi
pensieri ostruiscono ciò che il cuore sente veramente…
- Scusami, ma detto da te
fa quasi ridire. Qualcuno ti chiama
Remus-ci-penso-mille-volte-prima-di-agire-Lupin…
- Riferisci a questo
qualcuno che ha la lingua troppo lunga!
I due sorrisero,
continuando ad osservare il panorama che lentamente cambiava davanti ai loro
occhi. L’imbrunire avanzava, così come l’ora della partenza per Londra.
- I miei genitori hanno
bisogno di me - pronunciò Steffy, dopo minuti di tacito silenzio – eppure sono
combattuta. Non voglio andarmene da qui. Non voglio una vita che non mi
appartiene.
La bionda girò il capo da
una parte, celando le imminenti lacrime che sarebbero scese sulle sue gote.
Non era riuscita a
trattenersi.
Lily le diceva sempre che
quando si confidava con Remus lui aveva sempre una risposta a tutto.
Questa volta però, il
ragazzo si trovò privo di parole, senza sapere che fare.
Nella sua vita, quante volte un uomo può fermare le lacrime di una donna?
- Scusami.
Immediatamente Steffy
scacciò via le lacrime dal viso e dagli occhi, visto che le offuscavano la
vista del paesaggio.
- La vita a volte ci
mette di fronte a prove difficili d’affrontare – esordì Remus con tono pacato -
fuori da Hogwarts ci aspettano nuove responsabilità e una vita tutta diversa,
piena di ostacoli e imprevisti. Stiamo crescendo: dobbiamo acquisire fiducia in
noi stessi e nelle nostre capacità. Possiedi questa forza, Steffy?
- Credo di sì…- rispose
un po’ incerta la ragazza, inclinando il capo.
- Allora non avere paura,
stai tranquilla – consigliò il licantropo, gesticolando durante il discorso -
dimostra a te stessa quanto vali, resisti e stringi i denti di fronte alle
difficoltà: ne uscirai più forte e matura!
La bionda annuì,
sorridendo appena ma con sguardo determinato.
Una sfida con se stessa.
Questo aveva capito dalle
parole di Remus.
E questo avrebbe
affrontato.
- Sirius Black avanza,
scende in picchiata e atterra, trovando il suo tesoro perduto! Vittoria!!
Steffy scosse la testa
sorridendo e osservò l’orologio, mentre Felpato con il manico di scopa in mano
ammiccava trionfante.
- Questa volta ci hai
messo più tempo del previsto, mio caro vincitore! – lo stuzzicò la bionda,
mentre i due si sistemavano sulla scopa per fare un giro sulle colline
circostanti – qualcuno mi ha incaricato di dirti che hai la lingua troppo
lunga, tesoro!
- Per quale motivo, mia
donzella?
- Credo non abbia
apprezzato il nomignolo attribuitogli…- riferì la bionda, volgendo lo sguardo
verso Lunastorta e strizzandogli l’occhiolino, mentre i due fidanzati
decollavano da terra.
Remus li vide
allontanarsi e svanire oltre il fitto bosco della Foresta Proibita.
Rimase per alcuni minuti
ad ammirare il paesaggio: l’azzurro del cielo si era oscurato parecchio ed era
tempo di rientrare. Ma prima doveva fare assolutamente una cosa: visitare per
un’ultima volta il luogo che era stato creato apposta per lui, la casa in cui
aveva alloggiato durante le notti di luna piena. E mentre il diciassettenne si
avviava verso il Platano Picchiatore, il quale gli avrebbe aperto un passaggio
segreto per raggiungere la Stamberga Strillante, nello stesso momento una
pimpante bambina di quattro anni compiva la sua prima metamorfosi.
Un baule aperto.
Un disordine che non era solito di quella stanza.
Lily Evans stava ripiegando jeans e maglioni, sistemando il
tutto sul fondo del bagaglio.
Sette anni erano passati.
Eppure era ancora vivo in lei il ricordo dello Smistamento:
Grifondoro aveva urlato il Cappello Parlante. Il sorriso timido ma raggiante di
una bambina di undici anni.
La vostra Casa sarà la vostra famiglia.
Rimembrava bene le parole della McGranitt. Una grande
famiglia che ora stava per dividersi.
Non aveva ancora finito di sistemare il mantello nel baule,
quando sentì una musica proveniente dalla Sala Comune.
Una festa d’addio organizzata dai Grifondoro dell’ultimo
anno.
Il Prefetto scese le scale del dormitorio, raggiungendo la
sala dei Grifoni addobbata per l’occasione, piena di tavoli con dolci e
leccornie prese dalla cucina.
Molti ballavano come Alice e Frank, altri si sbaciucchiavano
da una parte o alcuni come Peter Minus s’inghiottivano, sopraffatti dalla gola.
Quest’ultimo appena intravide la rossa, la raggiunse con almeno una decina di
pasticcini tra le mani, sporche di cioccolato.
- Lily…vuoi favorire? – le chiese tra un boccone e l’altro.
- No Peter, ti ringrazio – rifiutò Lily educatamente, mentre
il topastro con un’alzata di spalle se ne tornava davanti alla tavolata per non
perdersi l’assaggio di qualche leccornia.
La rossa scosse la testa, poi decise di tornare a finire i
bagagli. Salì le scale, ponendo lo sguardo su particolari ai quali non aveva
mai fatto caso. I quadri erano quasi tutti vuoti, poiché i soggetti dei
ritratti avevano raggiunto quelli in Sala Comune per godersi e commentare la
festa.
Hogwarts era un posto magico che le sarebbe rimasto nel
cuore.
- Sto arrivando!!
Senza neanche accorgersi, Lily fu oltrepassata da una
presenza incorporea e ne rimase per alcuni secondi intontita: Nick-quasi-senza-testa
era sfrecciato lungo la rampa di scale, in ritardo per i festeggiamenti.
- Mi perdoni, milady! – si scusò, sistemando il vecchio
cappello indossato per l’occasione e sparendo oltre il muro.
Sì, Hogwarts le sarebbe mancata davvero tanto.
- Diserti la festa, mia cara Evans?
La voce dell’amore le stava parlando.
Come non risponderle?