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Autore: Scarlett_92    03/12/2012    3 recensioni
“ Mentre i mali uscirono e presero il loro posto in mezzo agli umani, la Speranza non lo fece, aggrappandosi al fondo del Sacro Scrigno di Pandora; per millenni rimarrà lì, e nessuno potrà mai impadronirsene. Tuttavia, un giorno un essere divino rinuncerà alla sua immortalità per amore di un mortale, e, quando alla loro porta verrà appeso un fiocco rosa, il vaso si aprirà un’ultima volta, lasciando che la sua unica ospite raggiunga la sua Custode.
La dinastia degli immortali sparirà poco dopo il lieto evento, ma il dono della Speranza non morrà, chiuso al sicuro nell’ultima degli esseri Potenti, destinata a portare la salvezza: la mezza dea. ”
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 44.
 


 
“ << Ho scelto te. Sarai tu la nuova regina degli dèi. Dopo la battaglia, tornerai con me sull’Olimpo. >>
<< In… in che senso? >>
<< Come “in che senso”?! Mi sembra di essere stato abbastanza chiaro, Noel: dopo la battaglia, verrai con me e annuncerò a tutti la mia decisione! >>
<< E menomale che hai tipo un triliardo di anni… ma sei scemo!?Ho a malapena 18 anni, accidenti! Come faccio a fare quello che fai tu?! Non sono pronta per un compito del genere! E come se non bastasse non voglio venirci con te sull’Olimpo! >>
<< Poche storie, nipote. Non te l’ho detto per darti agio di rifiutare, ma solo per essere cortese nei tuoi confronti ed avvisarti. >>
<< Cortese è una parola grossa che temo tu utilizzi a sproposito, Zeus. Te l’ha mai detto nessuno? >>
<< Bada a ciò che dici, signorina! >>
<< Badaci tu, semmai! E comunque, nel caso te lo fossi dimenticato, sarò anche più longeva di un normale essere umano ma non lo sono quanto un dio a tutti gli effetti! >>
<< Lo so, per questo sei la più adatta! Quando il tuo periodo di governo sarà finito, lo stesso sarà per gli dèi –a meno che tu non nomini un successore- e siccome senza re la nostra dinastia non può esistere, tutto avrà fine e gli dei scompariranno definitivamente.>>
<< Senti, non so se anche tu puoi ubriacarti come gli umani o se la vecchiaia ti ha dato alla testa, ma a prescindere dai tuoi folli propositi io mi rifiuto di diventare regina e abbandonare tutto ciò a cui tengo! Perciò levati questa idea dalla testa e divertiti a governare i tuoi cari e fedeli dèi! >>
<< Questa conversazione è finita. Utilizza al meglio questi ultimi mesi prima di andar via. Non ho altro da dirti. >>  “
 
 
Quella conversazione non faceva altro che rimbombare con insistenza nella testa di Noel.
Lei? Regina degli dèi? Assurdo!
Non che non le piacesse l’idea di comandare a bacchetta e fare il bello e il cattivo tempo –cosa che, sadicamente, aveva sempre immaginato nei suoi momenti di rabbia repressa- ma era proprio questo a fermarla: non avrebbe preso la cosa con abbastanza serietà. Inoltre, non voleva abbandonare di nuovo tutti quanti. Non avrebbe retto altre separazioni.
Soprattutto perché non sarebbe stato un arrivederci, ma un addio.
Spostò lo sguardo verso la bella rosa ancora intatta di Afrodite. Era sempre più sbiadita, e oramai il bianco sottostante –ancora non visibile da un occhio umano- cominciava a fare la sua comparsa tra un pigmento rosa e l’altro.
 
Perché stava diventando di nuovo bianca?
Cosa stava sbagliando?
Tentennava all’idea di chiederlo alla dea dell’Amore, anche perché era abbastanza convinta che se fosse stato davvero qualcosa di grave anche ella lo avrebbe saputo immediatamente, senza essere contattata. Dopotutto, l’incantesimo era suo.
 
Eppure era maledettamente strana la coincidenza di quell’incantesimo con i sogni sull’Arma. Possibile che fosse solo un caso? O le due cose erano realmente collegate, in qualche modo?
 
Un momento, si disse, mentre pensava a questi bizzarri eventi, non sono più pura. Purezza…
 
Ciò che è puro è bianco.
 
Bianco è perfetto, pulito, puro.
 
La rosa era bianca.
 
Era pura.
 
Si è macchiata di rosso.
 
Si è sporcata.
 
E’ diventata impura.
 
 
<< Vuoi vedere che… >>
 
Una luce accecante si espanse nella sua camera, ma non proveniva dalla finestra.
Istintivamente, si voltò verso lo specchio a muro esattamente di fronte a lei.
La luce proveniva direttamente dal suo petto.
 
Ebbe voglia di strillare, di correre a chiamare l’aiuto di sua zia e di sua madre, ma quando alla luce si affiancò un piacevole tepore capì che non c’era nulla di cui aver paura.
 
Era lei.
 
<< Ci sei quasi, Miso-thèa. Abbi coraggio. Un ultimo sforzo. >>
<< Come? >>
 
Ma niente. La luce era già svanita, assieme alla voce eterea che tanto la faceva sentire a casa.
 
<< Ci sono quasi.. >> disse tra sé, meditando sul significato di quelle poche parole che, ovviamente come sempre, nascondevano un profondo significato.
 
 
 
 
 
 
 
Quella notte, finalmente, riuscì a riposare più del solito, grazie al fatto che lo Scrigno non si era fatto vivo con la solita tiritera notturna.
 
Si alzò pimpante, avvisando la zia e la madre che, quel giorno, non sarebbe stata reperibile.
Aveva un impegno molto importante, e non poteva mancare.
 
Il suo cellulare, ancor prima di infilarsi le scarpe, cominciò a vibrare con insistenza.
Sorrise con tenerezza vedendo quel nome sullo schermo, ma si ricompose velocemente affinchè il battibecco in arrivo fosse sufficientemente realistico.
 
<< Quanta fretta, amico rrrusso. >>
<< Piantala, mostriciattolo! >> borbottò Ghish dall’altro lato della cornetta, << Piuttosto, visto che tra i due sei la più entusiasta mi sarei perlomeno aspettato che non ritardassi! >>
<< Ma sentilo! Guarda che sto mettendo le scarpe, dammi tregua! E poi tu sarai anche rrrusso, ma io non sono svizzera, sai?! >>
<< Che c’entra!? >>
<< Ah, già, tu sei un ex-alieno, certe battute non puoi capirle. >>
<< Ehi! Cominci ad offendere di prima mattina?! >>
<< Calmo calmino! Per una volta che non ti offendo ma che faccio una semplice osservazione –tra l’altro a tuo favore- ti scaldi subito! Tu guarda che idiota! Oh… appuntino: ora ti sto offendendo! >>
<< NON CHIAMARMI IDIOTA! >>
 
Stavolta la sua voce fu chiaramente udibile anche al di fuori del cellulare. Evidentemente, essendo già pronto, era passato a prenderla.
 
Sorrise di nuovo, sperando che il suo lieve sospiro non fosse udibile. Poi, ancora col cellulare vicino all’orecchio, si apprestò ad aprire la porta di casa.
 
Come previsto, se lo trovò di fronte e con il cellulare all’orecchio, proprio come lei.
 
<< E come dovrei chiamarlo uno che sta fuori casa mia e che invece di bussare come una persona civile si mette ad urlare? Potrebbero denunciarti per disturbo della quiete pubblica. Oppure potrebbero scambiarti per un maniaco, che è peggio. >> disse, continuando a conversare tramite cellulare, come se nulla fosse.
 
 
Ghish, a quel punto, si guardò istintivamente intorno, accorgendosi che una vicina –una signora anziana nota per la sua…ehm… spiccata curiosità per le faccende altrui- era affacciata alla finestra e lo guardava con occhiatacce alquanto eloquenti. Del tipo “se fai male alla ragazza scendo e ti picchio con la borsetta, giovanotto!”
 
Decise, perciò, di riagganciare ed entrare a casa di Noel in silenzio e a testa bassa.
1 a 0, palla al centro.
 
 
<< Spero che tu non ti sia teletrasportato, genio. La nostra Nonna Pina di quartiere è un ottimo antifurto contro i ladri. Non le sfugge praticamente nulla. >> gli disse Noel, con aria sarcastica.
 
<< E’ ovvio che non mi sono teletrasportato! >> << Non è poi così ovvio da parte di uno che arriva fuori casa mia e che inv… >> << HO CAPITO! Risparmiami il replay, perfavore! >>
 
Noel si zittì e i due restarono a fissarsi per un attimo, prima di scoppiare a ridere come bambini.
<< Ragazzi, mi raccomando. >> disse improvvisamente la zia Kate, sbucata da chissà dove, << Evitate i guai. Per me potreste essere anche superman o catwoman, ma questo non mi impedisce di essere preoccupata. Intesi? >>
 
<< Stia tranquilla, Kate. Gliela riporto sana e salva. >>
<< Oh, andiamo! Sappiamo tutti e due che Noel non ha bisogno della guardia del corpo! Non mi riferisco a lei, mi riferisco a voi. Guardatevi le spalle l’un l’altro. D’accordo? >>
 
Ghish si limitò a rispondere sorridendo. Quella donna era davvero gentile e premurosa. Gli ricordava la sua madre adottiva.
 
 
Si teletrasportarono in fretta, dopo essersi assicurati di essere lontani da sguardi indiscreti.
Noel e Ghish, prima di partire, avevano localizzato con precisione il posto preciso della Russia in cui recarsi, in modo tale da non potersi sbagliare.
 
Ciò non impedì loro di sbagliare ben tre volte, tra un bisticcio e l’altro sul decidere di chi fosse stata la colpa.
Quando finalmente giunsero a San Pietroburgo, proprio nei pressi dell’imponente cattedrale, entrambi tirarono un sospiro di sollievo, assieme a un brivido di freddo trattenuto a stento.
 
Non che non fossero preparati al freddo che avrebbero trovato, ma avvertirlo così all’improvviso li colse di sorpresa.
 
<< Ci siamo. >>
<< Già. >> sussurrò Ghish, ancora tentennante sulla sua decisione.
Istintivamente, Noel gli strinse la mano guantata, incrociando le dita con le sue, incoraggiandolo e rassicurandolo. Per l’ex-alieno fu una sensazione piacevole e piena di calore.
 
<< Dunque, >> fece la ragazza, prendendo il foglio con un indirizzo scritto sopra, << la famiglia Petrov si trova a tre km verso sinistra dalla cattedrale. Facciamo presto prima che mi si ghiaccino le dita dei piedi. >>
<< Giusto. >>
<< Hai intenzione di parlare a monosillabi ancora per molto, Kisshu? >>
<< Piantala! >>
 
 
Percorsero tutta la strada necessaria, fino ad arrivare ad una graziosa casetta color cipria ad angolo.
<< Hai portato il foglio con le frasi da dire? E il vocabolario? >>
<< Ho preso tutto, tranquilla. >> disse Ghish, sbuffando.
<< Ottimo. Andiamo. >>
Ancora mano nella mano, si avviarono alla porta di quella graziosissima abitazione.
Noel bussò delicatamente, e in poco tempo li aprì una giovane donna con in braccio un neonato avvolto da una copertina in lana rosa.
 
<< Dobroye utro. [Buongiorno.] >> disse lei, sorridendo.
Vedendo che Ghish non accennava a rispondere, Noel prese il foglietto con le frasi e si apprestò a parlare.
<< Dobroye utro, madam. Menya zovut Noelʹ Mustang. My ishchem g-n Petrov, u nas yestʹ informatsiya , chtoby sprositʹ u nego. Mozhete li vy skazatʹ mne, gde ya mogu yego nayti? [Buongiorno, signora. Mi chiamo Noel Mustang. Stiamo cercando il signor Petrov, abbiamo delle informazioni da chiedergli. Sa dirmi dove posso trovarlo?]>>
 
Ghish rimaneva in silenzio, osservando e ascoltando la loro conversazione, senza tuttavia capirci granchè.
 
La signora di fronte alla domanda di Noel sorrise, rispondendole con garbo. << Ego niet doma, a ya yego zhena. Vy mozhete sprositʹ menya , mozhet bytʹ, ya mogu pomochʹ. [Non è in casa, ma io sono sua moglie. Puoi chiedere a me, forse posso esserti utile.] >>
 
La mezza dea lanciò prima un’occhiata a Ghish, poi si voltò nuovamente per porre la domanda all’interlocutrice.
 
<< My khoteli sprositʹ nekotoruyu informatsiyu opropavshey mal'cik mnogo let nazad. Yego imya bylo Kisshu Dorian Petrov. [Volevamo chiedere alcune informazioni su un bambino scomparso molti anni fa. Il suo nome era Kisshu Dorian Petrov.] >>
 
La donna rimase in silenzio per un attimo, guardando con stupore i due.
<< Vy uzhe slyshali o nem? [Lo ha già sentito nominare?] >>
<< Konechno, >> rispose la donna, << moy muzh vsegda govorit ob Aleksandre . Eto byl yego brat. >>
 
A quella risposta, Noel controllò in fretta il vocabolario, rimanendo poi pietrificata. Ghish continuava ad osservarla senza capirci granchè e lasciando spazio a tanta confusione.
 
<< B..brat? >>
<< Da. Roditeli moyego muzha sovershili poyezdku v Yaponiyu , prinosya s soboy ikh mladshiy syn, no popal v avariyu. Kisshu ne bylo naydeno. >>
 
Di nuovo, Noel controllò in fretta il vocabolario, per poi rimanere in silenzio.
 
La donna tornò a sorriderle cordialmente. << Aleksandr skoro budet zdesʹ . Yesli vy khotite , vy mozhete podozhdatʹ v gostinoy . YA predlagayu vam chego-nibudʹ goryachego , rebyata. [Aleksandr sarà qui tra poco. Se volete, lo potete aspettare in salotto. Vi offro qualcosa di caldo, ragazzi.] >>
 
Noel rimase ancora in silenzio, poi ricambiò il sorriso. << Spasibo, no my dolzhny idti . Do svidaniya, madam. [Grazie, ma dobbiamo proprio andare. Arrivederci, signora. ] >> e, detto questo, afferrò la manica del cappotto di Ghish e lo trascinò via con sé.
 
 
 
Impossibile non notare l’espressione basita di Noel. Metteva ansia.
<< Mi spieghi che è successo? Che ti ha detto? Io non ci ho capito niente! >>
A quelle parole, Noel smise di camminare. Si voltò verso Ghish, con aria seria.
<< E’ che non so come dirtelo. Non credo sia una cosa da prendere alla leggera. >>
<< Noel, mi stai facendo preoccupare. Sputa il rospo, accidenti! >> esclamò il ragazzo, con un tono leggermente più elevato.
 
Noel gli prese entrambe le mani e prese un grosso respiro.
<< Quella donna, Ghish, era la moglie del signor Aleksandr Petrov. >>
<< Sì, che fosse la signora Petrov l’avevo capito. E allora? >>
<< Mi ha detto che conosce fin troppo bene il tuo nome. >>
L’ex-alieno inarcò un sopracciglio, sempre più confuso. << E perché? >>
 
<< Ghish, >> disse lei, stringendo di più le sue mani, << mi ha detto che quell’uomo è tuo fratello. >>
 
Ghish rimase in silenzio, senza mutare la sua espressione. Lasciò così a lei la possibilità di continuare.
<< Sta a te decidere. Possiamo tornare da quella signora e aspettare Aleksandr. Puoi prenderti un po’ di tempo in più e poi tornare, magari da solo se lo preferisci. Puoi fare quello che vuoi. Pensaci bene. >>
 
Rimasero così, in silenzio, con le mani intrecciate, per molto tempo.
Ghish non fiatava, mentre la sua mente vagava in una vita alternativa, con un fratello vero, una nipotina vera, una famigliavera, sua. La immaginava in silenzio, provando a idealizzare il calore che potesse scaturire.
Ma, nonostante fosse allettato da una cosa del genere, capì che, in cuor suo, non era ciò che desiderava ardentemente.
Voleva qualcos’altro.
C’era una sola cosa, una sola persona, di cui non avrebbe mai potuto fare a meno nella sua vita.
E non poteva più aspettare.
 
<< Torniamo a casa. >> fu, perciò, la sua risposta.
 
Noel sgranò gli occhi, perplessa. << Come “torniamo a casa”?! Hai capito che ti ho detto? C’è tuo fratello, f-r-a-t-e-l-l-o! >>
<< Non avevi detto che la scelta spettava a me? >>
Noel si bloccò, titubante. << Sì… solo… non capisco… non muori dalla voglia di conoscerlo? >>
<< Certo che sì. >> rispose prontamente. << Ma preferisco lasciarlo alla sua vita e tornare alla mia. Insomma… io sono Ghish. Un nome, una famiglia o una nazionalità non possono cambiare ciò che sono. Sono felice di aver scoperto la verità, ma sono felice così. Ce l’ho già una famiglia. Ho già delle persone che mi trasmettono calore e affetto, e ho già qualcuno che amo. Cosa potrei volere di più? >>
 
Noel lo fissò, ancora più sbigottita. << Chi sei tu? >>
<< Non rovinare tutto adesso! >> esclamò, facendola sobbalzare.
La ragazza continuò a fissarlo. Rovinare cosa?
 
<< Sto per dichiararmi a te un’altra volta, e vorrei farlo in maniera decente. Quindi stà zitta, perfavore. >>
 
Quelle parole furono sufficienti per togliere definitivamente ogni battutina o rispostaccia dalla bocca di Noel.
Il cuore cominciò a batterle forte, quasi volesse uscire e andarsene per conto suo, mentre l’ex alieno dagli occhi d’ambra poggiava il palmo della mano sulla sua guancia fredda.
 
<< Ti amo, Noel. In fondo non ho mai smesso. E sono stato uno stupido a pensare di poterti dimenticare con tanta facilità. Dimmi che anche per te non è cambiato nulla, e ricominceremo da capo, insieme. E stavolta sarà per sempre. >>
 
Ah, se Noel avesse potuto vedere con quanta rapidità la rosa in camera sua si sbiadiva, lasciando solo i bordi rosa e diventando quasi completamente bianca…
 
Come poter negare quel sentimento che non si era voluto piegare neanche di fronte all’incantesimo di Afrodite, finendo col tornare più forte di prima?
 
Lo vide avvicinarsi a lei, prendendole il viso con entrambe le mani.
Si sorprese ella stessa nel rendersi conto di quanto bramasse il contatto con le sue labbra. Quel contatto a cui aveva detto addio prima di partire per l’Olimpo.
 
Prima di partire…
 
 
Mentre le labbra impazienti di Ghish si accostavano alle sue, le parole di Zeus le tornarono alla mente, impedendole di fare ciò che il cuore le implorava di fare.
 
<< Aspetta, Ghish. >>
 
Il ragazzo si fermò, visibilmente disturbato da quelle parole. << Perché? >>
 
Noel gli sorrise mestamente. << Non possiamo. >>
 
<< Perché?! >> insistette.
 
I suoi occhi si inumidirono, mentre il suo cuore si spezzava al solo pensare cosa stesse per dire. << Perché dovrò andare via, dopo la battaglia. E questa volta sarà per sempre. >>
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Salve!!!
Stranamente, questa volta sono riuscita ad aggiornare più in fretta rispetto agli ultimi standard!
Questo capitolo non è granchè, me ne rendo conto. E forse qualcuno vorrà picchiarmi per il melodramma che sto creando xD
Ad ogni modo, posso anticiparvi che tra circa 3 capitoli sarà ufficialmente tutto finito, quindi vi assicuro che sarà un melodramma di breve –se non brevissima- durata.
Detto ciò, vi lascio agli eventuali commenti che, ripeto per la triliardesima volta, sono graditissimi.
Grazie a chi continua a seguirmi e a recensire!
Un abbraccio a tutti,
Scarlett_92.
  
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