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Autore: TonyCocchi    03/12/2012    11 recensioni
Conoscete la Macchina del “Se fossi” di Futurama? America, da bravo appassionato di cartoni animati, la conosce e ne ha tratto ispirazione per un’invenzione che adesso vuol condividere con tutti gli altri: una macchina capace di mostrare mondi alternativi, come sarebbe andata la storia, e che fine avrebbero fatto le nostre amate nazioni, se non fosse andata così com’è andata!
E se Italia avesse deciso di sposare Sacro Romano Impero?
E se la Guerra dei Cent'anni non fosse mai avvenuta?
E se Italia non si fosse mai alleato con Germania?
E se Giovanna d'Arco non fosse stata catturata?
E se Svizzera fosse un pò meno neutrale...?
E se Austria non avesse sposato solo Ungheria?
E se Turchia avesse conquistato Vienna?
E se Russia avesse prevalso nella guerra fredda... e sposato Bielorussia?
E se i nordici avessero colonizzato l'America per primi?
E se America avesse vinto la guerra in Vietnam?
E se Giappone non fosse uscito dal suo isolamento?
E se Russia non fosse mai diventato così grande?
Epilogo: l'ultima ucronia!
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Germania/Ludwig, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nord Italia/Feliciano Vargas, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ehilà a tutti! Eccoci qui con la seconda parte di questa ucronia dell’America scandinava!

Sapevo che la Nordic Family era popolare, ma non fino a questo punto… I commenti sono proprio fioccati! XD E una di voi ha persino ipotizzato, grazie a questa mia storia, una nuova accoppiata… L’AmeriDan! Chi l’avrebbe detto che quei due fossero tanto compatibili, eh?

Ma al momento la situazione è volta al peggio per i nordici, a cui fratellini più piccoli sono stati crudelmente strappati, guardacaso dai due che li hanno cresciuti nella realtà. Adesso però che si è aggiunto qualcuno del calibro di Scozia, la speranza si infiamma di nuovo! Vi ha entusiasmato parecchio la sua comparsa ho notato, e dire che ancora non ha fatto nulla! XD Senza ulteriori indugi, torniamo alla storia! Buona lettura!

 

PS: GERMANIA X ITALIA ORA E SEMPRE!

PPS: Un “brava” a Historygirl93 che ha colto la citazione del finale dello scorso capitolo ^_^

 

 

 

La sicurezza che traspariva in ogni gesto, parola o risata di Scozia fu subito in grado di risollevare il morale degli scandinavi. Si alzarono dalle loro sedie per salutare col giusto entusiasmo il loro vecchio amico. I nordici e Scozia si conoscevano da tantissimo tempo, condividevano con lui parecchia storia e cultura, e soprattutto, nei bei tempi andati, la passione per le “visitine non propriamente amichevoli” a casa di quel piccolo intrattabile di Inghilterra!

Prima che questi diventasse abbastanza forte da tenerli alla larga e mettere fine al loro hobby…

Ad ogni modo, se c’era da andare contro di lui, il suo “caro” fratellone Andrew Kirkland era decisamente la persona più adatta a cui rivolgersi!

I presenti si risedettero, lasciando al loro inaspettato aiuto il posto a capotavola.

“Allora, Islanda mi ha già detto tutto: mi spiace molto per le vostre colonie, e farò tutto il possibile per aiutarvi.”

Li guardò un per uno, usando il suo sguardo comprensivo e solidale quanto determinato come cura per i timori di ognuno.

“Ditemi, avete già in mente una prossima mossa?”

Danimarca si alzò in piedi: “Abbiamo rinsaldato la nostra unione, e siamo più che mai decisi a riprenderci i nostri piccoli fratellini! Marceremo tutti insieme contro di loro, combattendo con tutto il nostro coraggio e…”
“E finirete di nuovo col farvi molto male…” –concluse Scozia, sicché il tronfio biondino, da rosso fuoco, divenne blu pallido prima di tornare col sedere sulla sedia.

“Danimarca, è vero che uniti si vince, ma occorre anche un po’ di cervello, sennò si va semplicemente allo sbaraglio.”

Norvegia era talmente colpito dalla bravura in cui aveva rimesso al suo posto quel cretino di Den che si fece scappare un’esagerazione: “Credo di amarti, Scozia…”

“……” –gli riservò una blanda occhiata, poi rigirò di nuovo la pipa tra le labbra e riprese- “Dunque…”

<< Che uomo, non si è scomposto per niente! >> -pensarono gli altri!

“Francia e Inghilterra insieme sono parecchio forti, anche se siete in cinque si è già visto come è andata; l’ideale dovrebbe essere attaccarli separatamente.”

“Non ti vedo molto convinto però.” –disse Islanda.

“Come dicevo, l’unione fa la forza, e, al contrario di voi, Francia e Inghilterra non si sopportano, ma difenderanno coi denti i loro interessi. Vi spiego: se attaccate uno dei due per riprendervi indietro le vostre colonie, l’altro non potrà che pensare << Il prossimo sarò io >>, e quindi interverrà certamente al fianco dell’attaccato, in modo da tenersi tranquille le proprie conquiste. Non possiamo fare affidamento sul loro essere divisi, perché per il loro interesse si unirebbero con chiunque: sono dei bastardi intelligenti, si.”

Lo spirito di Danimarca scemò nuovamente: “Attaccarli insieme non va bene, attaccarli uno per uno non va bene…”

“Calma, Den!” –lo rassicurò togliendosi di bocca la pipa e poggiandola sul tavolo- “Ho iniziato a rifletterci non appena messo al corrente della situazione, così ora posso presentarmi a voi con un bel piano già pronto!”

Gli scenari che aveva esposto finora infatti non contemplavano la sua presenza: con quell’addendo in più c’era una possibilità che il risultato cambiasse.

“Ascoltatemi, dobbiamo attaccarli si uno alla volta, ma nell’ordine giusto, e facendo in modo che l’altro non intervenga, in modo da poterlo affrontare successivamente e da solo.”

“Allora… Chi attacchiamo per primo?”
La voce si fece quella di un diavolo: “Inghilterra!”

<< Ci avrei giurato! >> -pensarono i nordici in coro!

“Mentre voi attaccherete Inghilterra nel nuovo mondo, io organizzerò una ribellione contro di lui per reclamare la mia indipendenza: in questo modo sarà costretto a dividere la sua forza su due fronti, e per voi sarà più facile affrontarlo e riconquistare quanto vi ha sottratto.”

I volti Danimarca e Norvegia tradivano il loro entusiasmo: il loro fratellino America era il primo della lista!

“Ma…” –fece incerto il premuroso Finlandia- “Scozia, non sarà pericoloso per te?”

“Oh, sciocchezze! Sono talmente abituato a ribellarmi contro Inghilterra, eh eh! Che alla fine io ritorni libero o le prenda di brutto non è un problema se posso aiutarvi a riunire la vostra famiglia, non preoccupatevi!”

<< Sembra che pestarsi con Inghilterra sia il suo pane quotidiano… >>

Questo era Scozia! Assumilo per un lavoretto e ti farà scucire fino all’ultima monetina pattuita, ma se si tratta di dar fastidio ad Inghilterra l’avrebbe fatto di corsa e anche gratis!

“Mhmm…” –borbottò Svezia.

“In effetti…” –fece Finlandia.

“Lo hai capito?!” –fecero gli altri tre nordici! Dopotutto, pensarono, dopo del tempo insieme una moglie riesce a conoscere a fondo il marito e capirlo al volo!

“Scozia, perché in questo modo Francia non dovrebbe aiutare Inghilterra anche vedendo le sue… colonie…” –si interruppe un attimo- “… in potenziale pericolo?”

“Per il fatto che detesta Inghilterra e invece io e lui siamo grandi amici!”

Scozia ovviamente era grande amico di chiunque ce l’avesse col suo fratellino: lui e Francia, fieri della loro “Auld Alliance”, avevano così tante volte tramato alle sue spalle da aver perso il conto!

“Quando io mi ribellerò, chiederò a Francia di non intervenire da voi, in modo da indebolire Inghilterra che, attaccato nel nuovo e nel vecchio mondo, rischierebbe di soccombere da entrambe le parti! Resterà troppo allettato da questa prospettiva, fidatevi. So come ragiona Francia: una volta che i nordici avranno battuto il suo rivale, se veramente volevano attaccare anche lui sin dall’inizio, si farà trovare pronto e riposato, se invece volevano accontentarsi solo di America, non intervenendo vincerà comunque, perché il suo impero coloniale rimarrà il più forte. Avete capito?”
“Geniale!”

“Umpf!”

“E per Canada?” –domandò allora Svezia.

“Chi?” –chiese Scozia.

Le vibrazioni negative di Berwald furono tali da far tremare le loro sedie (tranne quella di Tino ovviamente)! E lì Andrew apparì un bel po’ meno sicuro del sicuro…

“Ah, già, il tuo figlioccio, eh eh! Come ho fatto a dimenti…”
“Scozia, prima di dire altro di sbagliato…” –lo fermò Norvegia- “Vai avanti col piano prego.”

“Ehm, si, dunque… Ascoltatemi bene ragazzi: una volta che vi avrò aiutati con Inghilterra, io mi tirerò fuori. Francia è comunque mio amico, anche se ora si è comportato un po’ male, e non voglio combattere contro di lui o rovinare in alcun modo la nostra amicizia. Dopo aver riconquistato America, sarete soli. Però avrò bisogno di una giustificazione nel caso Francia mi chieda aiuto dopo essere stato attaccato, e visto che non voglio combattere nemmeno contro di voi, dovrete affondarmi la flotta, così il mio ruolo sarà concluso e starà a voi vedervela contro Francia.”

Rimise la pipa tra le labbra e la riaccese.

“Badate bene…” –li squadrò torvo- “Questo è un buon piano, ma la certezza che riesca non c’è. Ricordate che alla fine dovrete affrontare un Francia solo, ma illeso, quindi state molto attenti.”

“Non ti preoccupare!” –si rialzò Danimarca, stavolta senza dire spropositi- “E non preoccupatevi nemmeno voi due.” –disse rivolgendosi a Svezia e Finlandia- “Per quanto stanchi saremo dopo aver affrontato Inghilterra, combatteremo per riprenderci il vostro Canada con la stessa energia di quella con cui avremo ripreso America, vero?”

“Vero!” –risposero insieme Norvegia e Islanda.

Marito e moglie li ringraziarono in silenzio, dal profondo del cuore. Non c’erano distinzioni tra i nordici, e tra colonie di chi e di chi altro: o si vinceva insieme o si perdeva insieme!

La fragorosa risata di Scozia riesplose nella sala: “Bene, ragazzi! Prepariamo le armi: non appena vi sarete ripresi daremo il via al piano, e io non vedo l’ora di fare la mia parte!”

“SI!” –urlarono quelli, sollevando, ciascuno per un lembo la bandiera gialla e rossa della Scandinavia!

 

Iniziò così quella che venne detta “La grande guerra del Nord”, combattuta dagli uni per preservare il potere e le ricchezze faticosamente conquistate, e dagli altri per ricomporre i pezzi che mancavano al proprio cuore. Fu Scozia a dare il via alle danze: in questo modo, agli occhi dell’orgoglioso Francis sarebbe sembrato che fossero stati i nordici ad approfittare della ribellione degli scozzesi per tentare di riprendersi il nuovo mondo, e non viceversa, puntando i suoi occhi sul suo compagno della “Auld Alliace” impegnato a far venire i sorci verdi al rivale, piuttosto che sui suoi territori appena conquistati, che comunque rimanevano, nel frattempo, risparmiati dagli attacchi.

Uno stressatissimo Arthur si presentò dunque oltre Atlantico con la testa in parte sulla riva appena lasciata dove quel duro a capire chi comanda del suo fratello maggiore aveva ripreso a fare casini! Lì ricevette la cortese lettera di Francis riguardo la crisi in atto.

 

<< Non è affar mio, adieu! >>

 

“Maledetta ranocchia! Non si può mai contare su di lui! Non lo capisce che dopo di me i nordici verranno da lui? Che idiota!”

“Inghilterra!”

I cinque nordici al gran completo, con le loro robuste armature e lustre divise, armati chi di moschetto, chi di alabarda e chi di una scintillante ascia bipenne nuova di zecca, gli si pararono davanti.

“Restituiscici America!”
“Umpf, non crediate di spaventarmi solo perché siete di più! Ho portato anche io i miei rinforzi!”

Norvegia, intimorito, abbassò l’arma: “Rinforzi? Questo non era previsto dal piano.”

Danimarca strinse con più forza l’ascia, mentre quello, ridacchiando, passava a presentare i due in giubba rossa in arrivo dietro di lui, anche loro con le classiche sopracciglia spesse di famiglia!

“Ecco a voi Irlanda e Galles! Ora ve la vedrete con loro!”

Norvegia per tutta risposta al suo sguinzagliare loro contro il resto della Gran Bretagna, rialzò il moschetto e lo caricò.

Il primo era un pel di carota lentigginoso dall’aria ostile, ma pure barcollante, il cui sguardo battagliero a momenti spariva sotto delle palpebre pesanti; l’altro era un piccoletto coi capelli neri, una mantellina di lana sulle spalle che aveva l’aria triste di chi è stato buttato lì controvoglia.

“Beh, che aspettate?” –urlò Inghilterra, già meno convinto del proprio bluff- “Attaccateli!”

Irlanda puntò subito Danimarca, ma anziché sguainare la spada, iniziò ad agitargli i pugni sotto il naso: “Fa-fa-fatti sotto! T-ti riduco in irish stew!”

“Sei ubriaco?” –venne da domandargli, vista l’andatura e la voce incrinata.

Si indispettì: “S-solo perché ho bevuto dodici birre prima di partire non vuol dire che io sia ubri –HIC!- aco!”

Nessuno lì poteva saperlo, ma c’era lo zampino di Scozia se il fratellino isolano si era ridotto così prima di una battaglia tanto importante! Riuscito a parlargli prima di partire, aveva insinuato che la fama degli irlandesi come bevitori era immeritata perché le loro birre non erano robuste come quelle scozzesi. Irlanda, punto nell’onore, lo mise duramente a tacere ingurgitando pinte e pinte di rossa doppio malto, ma Scozia non si mostrò molto deluso dall’aver perso…

“Bec –HIC!- cati questo!”

Danimarca non si scansò nemmeno, lasciando che il suo pugno andasse a vuoto. Poi, vedendolo lì a terra dormire come un angioletto, intenerito, gli mise un po’ di erba sotto la testa come cuscino e gli diede una carezza della buona notte: anche lui era un amante della buona birra!

Nel frattempo Norvegia stava fronteggiando il tristissimo Galles.

“Sigh! Io neanche ci volevo venire qui a combattere sai? Mi ha trascinato Inghilterra! È sempre così! Mi fa fare un sacco di cose che non voglio fare solo perché è il capo!”
“Ti capisco troppo bene…” –disse il nordico, rivolgendo un’occhiata che la diceva lunga verso il suo di capo; spalancò le braccia- “Vieni qui…”
“Sigh!”

Galles venne così neutralizzato in un lungo abbraccio di solidarietà.

Arthur deglutì: “Stupido Andrew! L’unico fratellone duro che ho guardacaso mi sta contro!”

Intanto Danimarca, Islanda, Finlandia e Svezia l’avevano circondato.

“Accidenti…” –borbottò sguainando la spada, senza riporvici troppe speranze…

 

“FRATELLONE!”

“AMERICA!”
“FRATELLONE!”

“AMERICA!”

Danimarca ebbe una brutta sorpresa quando, dopo essere corsi l’uno verso l’altro su uno sfondo rosa colmo di luccichini, il suo amato fratellino anziché abbracciarlo aveva abbassato la testa come un toro, stendendolo con una testata nello stomaco!

Norvegia provò a impedirsi di sorridere… senza riuscirci!

Den, una volta ripreso a respirare, alzò gli occhi e vide America sopra di sé che non contento lo prendeva a pugni sul pettorale!

“Come hai potuto farti battere da quel brutto ceffo? Non hai idea di quello che mi ha cucinato! È stato orribile! Orribile!”

Svezia e Finlandia custodi dello sconfitto, corde ai polsi, lo guardarono con biasimo…

“Ehi! Siete voi che avete distorto il suo palato con la vostra cucina strana!” –protestò in cerca di discolpa l’inventore degli scones!

“Eh eh eh, scusami, fratellino! Ti preparerò un bel piatto di Kødboller non appena…”

“No!” –gli urlò contro il ragazzino, spazzandogli la frangia dalla fronte.

Come sempre avveniva ogni volta che piangeva, il sempre solare re dei mari perse ogni voglia di scherzare.

“Io mi fidavo di te… Sniff! E invece ti sei fatto battere da quello lì! Sigh! Io ti credevo il migliore e hai lasciato che mi portasse via! Sniff! Eri il mio fratellone ma non mi hai salvato…”

Lo lasciò singhiozzare qualche altra volta prima di cingerlo con le braccia e stringerlo al petto.

“So che ti ho deluso. Purtroppo non sono imbattibile. Ma ho combattuto per riabbracciarti contro un nemico potentissimo e alla fine ci sono riuscito.”

Ringraziò con un occhiolino Norvegia e gli altri: senza di loro non ce l’avrebbe mai fatta.

“Rialzarsi e sfidare i cattivi anche dopo essere stati sconfitti per salvare chi è in pericolo: non è questo che deve fare un eroe?”

Lo lasciò rialzarsi e asciugare qualche lacrimuccia: “S-si!”

Rise.
“Quindi fallo sempre, fratellone!”

“Ah ah ah! Va bene! Ora però che non sia una scusa per farti rapire ogni volta!”

Si rialzò, felice di averlo riconquistato, in tutti i sensi… O così credeva!

“Uffa… Però prima eri così figo… Sei ancora il mio eroe, ma adesso che so che anche tu puoi perdere mi sembri… un po’ meno figo!”
“U-u-un po’ meno?! N-non dire così!”

Incrociò le braccia: “Umpf, mi spiace, ma è stata una brutta batosta quella, ti ho visto, sai? Non so se ti sei rifatto del tutto, ecco.”

“America… Fratellino… Io sono il più figo di tutto il mondo, non ricordi?”

“Non ne sono più così sicuro.” –incrociò le braccia si girò dandogli le spalle- “Forse tra poco diventerò io il più figo, fratellone.”

Si graffiò le guance disperato! Non poteva perdere così in fretta l’immagine che il suo fratellino aveva costruito! Non ancor prima diventasse un adolescente ribelle più rompiscatole di lui! Urgevano azioni fighe immediate!

“America? … Ti faccio guidare il drakkar!”

“FRATELLONE!” –urlò saltandogli al collo!

L’altro fratellone, quello serio e responsabile, subito desiderò spaccargli il fucile in testa (o spaccarlo su tutte e due le loro teste folli); furono Svezia e Islanda a trattenerlo; dopotutto, data la brutta esperienza passata, ci poteva anche stare!

“Ah ah ah! Il mio fratellone è il più figo del mondo! Un fratellone super!” –gioiva America facendo guancia e guancia con lui- “Mi farà guidare la sua nave tutto da solo, non è così?”
“Eh eh eh, certo! Tutto da solo… Sigh…”

Non vedeva l’ora di vedere la faccia verde di invidia del suo fratellino. Ma prima bisognava che anche il piccolo Matthew tornasse tra le braccia dei suoi preoccupati genitori… I quali nel frattempo si accontentavano di sapere che il loro tesoro non avrebbe subito le stesse terribili torture di America: Francia almeno sapeva cucinare!

 

Islanda emerse dalle acque salmastre del porto, immerso nel buio della notte, con sprezzo del pericolo e dei raffreddori: grazie al cielo infatti aveva tutti quei vulcani, sennò arrivare fin lì a nuoto senza la sua fornace interna a scaldarlo erano raffreddori e polmoniti assicurate!

Riuscito a salire su un molo si strizzò i vestiti e, con passo felpato, acquattato tra le ombre, cercò il punto indicato da Scozia. Passò davanti una guardia, ma questa si girò dall’altra parte… Almeno le apparenze però andavano salvate, quindi il nordico dai capelli nivei continuò a saltellare in punta di piedi fino a trovarle: le navi da guerra scozzesi.

Seguendo alla lettera le istruzioni dell’amico, si guardò intorno per controllare e poi tirò fuori il coltellino!

<< Che esperienza eccitante! Mi sembra di essere un agente segreto! >>

Una volta segata la cima diede un’altra occhiatina… e poi mollò un calcio alla poppa della grande nave da guerra che, non più assicurata al molo, prese ad allontanarsi sempre di più.

“Umpf!”
Sotto con le altre, si disse!

 

Il giorno dopo, su quello stesso molo…

“La mia flotta! Oh, la mia povera flotta! Completamente sparita! Maledetti nordici! Oh, la mia flotta!” –si disperò con una mano in fronte e l’altra al cuore Andrew, alla vista del molo deserto.

“Sacrebleu! Mi spiace amico mio…” –fece Francia dispiaciuto e colpito dal realismo e dalla passionalità della recita di Scozia!

“Accidentaccio, Francia, purtroppo è così! Mi spiace molto, mi sarebbe piaciuto tanto aiutarti con i nordici che hanno invaso le tue colonie, ma sono rimasto a piedi, come puoi vedere.”

“Già, vedo purtroppo…”
“Eh eh eh, già, inoltre poi io sarei anche un tantino stanchino: Inghilterra alla fine è tornato dall’America sconfitto e parecchio incazzato, quindi il mio onesto, sottolineo onesto, tentativo di ribellarmi a lui non è andato benissimo…” –fece lui, mostrandogli i lividi sulle braccia e il dente scheggiato…”

Il modaiolo gli mise una mano sulla spalla: “Oh, tranquillo, non c’è bisogno di scusarti, vecchio mio! Me la caverò da solo: come sai sono discretamente forte, umpf! Diciamo pure che sono l’impero più affascinante che ci sia!”
<< Che centra essere affascinante con la forza? >>

Francia si aprì un ridicolo ombrellino da sole e si aggiustò i guanti: “Darò io una lezione a quei bruti, tranquillo. E già che ci sono, sconfiggendoli, mi prenderò anche America, come avrei dovuto fare dall’inizio, così Inghilterra si roderà il fegato, ah ah ah!”

Il rosso dal logoro kilt lo vide andar via tutto sicuro di sé; si avviava alle sue navi, dirette verso il nuovo mondo, dove andava per respingere l’assalto di Danimarca e dei suoi. Sapeva che Francia non solo aveva la potenza necessaria non solo a non farsi strappar via Canada, ma aveva dalla sua anche la stanchezza dei suoi amici dopo la prima battaglia.

Non gli dispiaceva per i suoi lividi in fin dei conti subiti per nulla, tanto se li era fatti contro Inghilterra, quindi erano comunque un successo. Il suo pensiero ora andava unicamente a una famiglia al suo banco di prova: o il lieto ritrovarsi tutto insieme, o l’andare in pezzi come un cristallo, stavolta probabilmente per sempre. E in quel caso, i suoi lividi sarebbero stati veramente un sacrificio inutile da rimpiangere.

“Forza ragazzi…” –mormorò, raccomandandoli a un po’ di santi che conosceva.

 

La battaglia infuriava intorno la roccaforte di Montreborg: malgrado la popolazione, di origine nordica, non vedesse l’ora di veder entrare in città l’esercito assediante, i francesi resistevano saldamente, e i colpi dei cannoni dell’alleanza scandinava si sprecavano in un nulla di fatto.

Per quanto amasse riempirsi la bocca di chiacchiere, Francis era anche arrosto oltre che fumo, e per dimostrarlo non mancò di fronteggiare, come Inghilterra prima di lui, tutta la Nordic Family al gran completo, incluso il piccolo America, armato di fucile a tappo, che non aveva voluto saperne di venire escluso dai giochi.

“Bene, bene, bene! Cosa abbiamo qui? Un circo di vichinghi arrabbiati: dove avete lasciato gli elmi con le corna?” –chiese, rendendoli un tantino più arrabbiati.
“NON LI ABBIAMO MAI PORTATI!”

“Umpf!” –non se ne curò il biondo, lisciandosi la tesa del cappello piumato da moschettiere.

“Mi sembri un po’ troppo sicuro di te Francia.” –lo schernì Norvegia- “Dopo averci visto battere Inghilterra, forse dovresti preoccuparti un po’ di più nella situazione in cui ti trovi, non credi?”
“Sono troppo egocentrico per preoccuparmi.”

<< Che idiota… >>

“E se vuoi saperlo, riguardo Inghilterra, vi ringrazio di cuore: lo avete messo fuori gioco per me, e ora mi prenderò anche America così avrò l’esclusiva di questo bel continente!” –finì battendo lo stivale per terra.

America strinse la presa al suo terribile fucile giocattolo: “Non ci contare, il mio fratellone te la farà vedere! Giusto fratellone?”

“Certo! Però forse combatterò senza l’ascia, sai, è nuova, appena comprata, è un peccato se si rovina, eh eh eh…”
“……”

Le esperienze traumatiche non si cancellano così facilmente!

Francia iniziò una disgustosa parata di sguardi seducenti verso il più piccolo di loro: “Vieni qui, America, dai! Saresti dovuto essere mio fin dall’inizio sai?”

Alfred si nascose dietro il fratellone (che cercava un posto per nascondere l’ascia, memore del precedente scontro con quel sexy pizzetto europeo!).

“Non ti piacerebbe essere francese? Pensa al vino, al successo con le donne, alle lumache!”

Si fece allora avanti Finlandia: “Tu non avrai America, chiaro? E restituisci anche il nostro Canada!”
Francia restò spiazzato: “Chi?”

“Io, signore…” –fece Canada appena lì accanto a lui- “Canada, si ricorda?”

“Ma tu eri qui tutto il tempo? Sei praticamente invisibile, ragazzino!”

Le labbra di Svezia si schiusero in un ruggito, e Den prontamente allungò un braccio davanti il suo petto per trattenerlo.

“Canada!” –urlò la sua mamma- “Stai bene?”

“Sto bene, solo che il signor Francia mi fa indossare questi vestiti un po’… strani…”

Uno dei primi atti ufficiali di Francia come suo nuovo padrone era stato ovviamente sistemarlo un po’, il che alla francese voleva dire mettergli addosso un vestito da principino con svolazzi alle maniche, parrucchino e cappellino con piuma!

“Ih ih ih! Ma come sei conciato?” –rise il fratellino, dimostrandosi ancora una volta un ottimo candidato al titolo di insopportabile scemo della famiglia- “Ah ah ah!”

“Sigh! Mamma, aiutami, mi vergogno tanto!”

“Resisti, Canada!” –lo incoraggiò lei, orripilata da quella barbarie.

“La pagherai per il vestitino!” –fece voce possente Den, mettendosi in posa plastica (cogliendo l’occasione per far venire i luccichini agli occhi ad America!).

“Tranquillo fratellino! Ci pensiamo noi a te, pronti?”
Norvegia, resosi conto i giochi per lui erano finiti, incurante di lasciarlo deluso lo spinse indietro: “Vieni via tu, è una cosa seria!”

“Ma…”

Altri colpi di cannone esplosero da lontano nelle sue orecchie, ricordandogli che la guerra non deve entusiasmare, semmai spaventare, figurarsi se sei ancora solo un bambino, anche il più coraggioso e incauto del mondo.

Sospirando, Den si rassegnò a rischiare anche la nuova ascia; si mise in posizione, e lo stesso fecero gli altri quattro. Ma Francia continuava a fare il Francia, sguainando la sua spada quasi sbadigliando.
“Avanti, vediamo che sapete fare! Vi ributterò a mare uno dopo l’altro e prenderò tutte le colonie per me! Ah ah ah!”

I contendenti stavano per iniziare, quando, con un velocissimo sibilo, una freccia arrestò il passo avanti di Francia infilzandosi nel terreno a un centimetro dal suo ditone!
“EEEK!” –gridò Francia retraendo il piede, un po’ fa una signora da una pozzanghera troppo fredda- “Ma che cosa…?”

I nordici non credettero ai propri occhi vedendo comparire fuori dalla foresta alla loro sinistra una squaw dall’aspetto familiare…

“Eccolo è lui!” –urlò indicando Francia a un folto gruppo di guerrieri indigeni armati di archi, lance e accette- “Ha detto che le pelli che stavo colorando e che ci mettiamo addosso sono fuori moda!”

Le facce rosse degli indigeni divennero nere!

“Ma è vero! Siete così primitivi nel vestire, volevo solo darvi un consiglio!”

“Chi ti credi di essere?” –lo zittì la squaw.

Il capo indiano carezzò l’ascia di guerra: “E magari non ti piace nemmeno il bel maglioncino che mi ha fatto quel gentile testa-di-sole laggiù!”

Finlandia arrossì: tenendo ai rapporti di buon vicinato, Tino aveva voluto regalare a tutta la tribù berretti e maglioncini di lana fatti in casa a maglia; il gran capo aveva particolarmente apprezzato le renne sul suo!

“No, non mi piace!” –sbraitò l’arbitro assoluto dell’eleganza- “Se vestite così male non meravigliatevi che la gente voglia conquistarvi per mettervi addosso qualcosa di decente!”

Gli tirarono un'altra freccia d’avvertimento davanti ai piedi!

“Ingrati! Anziché approfittare del mio giudizio per migliorarsi!”

Den guardò i suoi: “Addosso!”

“Urgh!”

Francia fece finalmente il passo indietro di chi ha smesso di sopravvalutarsi: da una parte, i nordici, e dietro di loro il piccolo America, avvicinarsi ridacchiando, dall’altra una tribù di indiani molto offesi, di cui aveva sentito piacesse rasare le teste altrui per decorarci le proprie capanne!

<< Non possono scalpare la mia magnifica chioma dorata! >>

L’istinto di conservazione gli disse di lasciare andare la spada e di ammaccarsi il cappello sulla testa! Erano sempre più vicini! E lui era solo!

Farsi sbranare dai barbari o dai selvaggi? Questo è il dilemma, avrebbe detto Arthur!

Non appena i loro passi verso di lui si fecero più svelti…
“Fermi!”

Fucili, veri e finti, asce e spade si abbassarono. Francia sfoggiò loro un sorriso di circostanza.
“Eh eh… Va bene! Mi arrendo! Non c’è bisogno di farci del male per una terra così inutile come… Ehm… Com’è che ti chiamavi?”
“Canada.” –fece il bambino ormai abituato.

“Esatto! Insomma, fosse stato America forse, ma… Andiamo, perché mai dovrei rischiare di sporcarmi il mio bel vestito per lui, suvvia!”
“Ehi! Vacci piano!” –lo rimbeccò infastidito Den.

Ma Francia equivocò e rincarò la dose, pensando sul serio di salvarsi con la tattica della volpe con l’uva: “Dico davvero! Riprendetevelo e torniamo tutti a casa felici e contenti, che ne dite? Canada è così freddo, coperto di neve, niente di bello a parte gli orsi, e poi nessuno si accorge mai di lui… Perché dovrei volerlo come mia colonia? Umpf!”

Sembra essersi dimenticato che anche Canada aveva orecchie per sentire: “Ma…”

Gli mollò una spintarella: “Che ti prende ora, marmocchio, non sei contento di tornare dai tuoi? Avanti, sbrigati prima che questi cambino idea!”

Matthew si avviò verso le braccia di sua madre e degli altri che gli volevano bene, ma il suo sollievo era nascosto dagli occhi lucidi di lacrime. Cattiveria a parte, il discorso del signor Francia non era pieno di grosse bugie: era vero che lui aveva più freddo e meno risorse di suo fratello, e che America era desiderato da tutti, mentre di lui ci si dimenticava quasi che esistesse.

Arrivò tra le braccia aperte di Finlandia che non sapeva più per cosa stesse piangendo: per la gioia, o per non l’essere altro che una terra poco appariscente e che nessuno vuole. E Tino avvertì subito come quelle lacrime che cadevano sui suoi vestiti avessero due pesi diversi, e di sicuro non centravano il cappello e il parrucchino, che subito gli aveva tolto per carezzargli i riccetti biondi.

Francia si asciugò il sudore dalla fronte: c’era mancato poco!

Tra i suoi tanti errori quel giorno, confondere gli sguardi accigliati puntati su di sé come quelli che normalmente si rivolgono al proprio nemico battuto.

“Bene! Direi che è tutto risolto, cari i miei nordici, giusto? Ora me ne andrei per la mia strada, ho un sacco di affari da sbrigare essendo io una nazione importante.” –si rivolse alla squaw alzandosi il cappello- “Signora…”

“Umpf!”
Era pur sempre un galantuomo lui, non poteva mica andarsene così.

Che non potesse farlo lo aveva pensato anche qualcun altro…

“Uh?”

Stavolta per i nordici non c’era stato verso di intervenire quando, rialzati gli occhi da Canada, si erano accorti che suo padre, senza neanche salutarlo, aveva raggiunto Francis e l’aveva fermato trattenendolo per la spalla.

Non era proprio una cosa da tipo schivo come era Berwald riaprire una discussione ormai chiusa, specie facendolo per rancore. Ma ci sono cose, come vedere il proprio figlio insultato fino alle lacrime da uno che non si è nemmeno sforzato a conoscerlo, che un padre non può tollerare.

Francia si lasciò scrutare da quegli occhi stretti, non sapendo che fare.

Finché non agì lui, sferrandogli un montante allo stomaco che lo fece piegare in avanti boccheggiando.

Poi, il colosso biondo gli assestò un sinistro al mento facendogli saltar via cappello e forse altro di bocca, e infine un violento gancio di destro che lo stese al tappetto, sgualcendogli il bell’abbigliamento che aveva cercato così disperatamente di salvare.

“Cavolo, Svezia…” –boccheggiò Den nel lungo silenzio che aveva creato.

Come sempre, fu di poche parole: “Non parlare mai più in quel modo di mio figlio, chiaro?”

Gli indiani, deliziati dallo spettacolo, lanciarono le loro grida di giubilo! La squaw ne approfittò per rovesciare addosso al francese ko una ciotola di colori per macchiarlo lì dove era stato risparmiato dall’erba e dal fango!

Gli altri erano immobili come statue. Solo Canada si era mosso, staccandosi da sua madre per ammirarlo mentre, a passo lento, tornava verso di loro, in tutta la sua possanza, aprendo e chiudendo le mani per sgranchirsi le nocche.

Se lui era senza fiato, America invece non riuscì a tacere di fronte a quello spettacolo: “Wow… Canada, forse è il tuo papà in realtà quello più figo!”

Il fratellino si schiarì la gola: “F-forse…”

Danimarca corse subito ai ripari: “Ti compro un drakkar tutto tuo!”
Alfred gli saltò addosso di nuovo: “IL PIÙ FIGO È SEMPRE IL MIO FRATELLONE! YEAH!”

<< Te lo scordi! >> -pensò Nor con una vena esplosa!

Svezia si fermò davanti Canada, respirando rumorosamente. Dinanzi a lui, Canada si rese conto che l’unica opinione di sé a cui realmente doveva e voleva credere, era quella che da sempre aveva avuto di lui quel gigante buono. Nessuno faceva a caso a lui, mentre a Svezia facevano caso tutti, per averne paura; lui stesso, la prima volta, lo aveva additato per cattivo senza ancora conoscerlo. Ognuno dei due aveva il suo problema, ma alla fine sono le azioni che qualificano qualcuno, a metterlo al centro dell’attenzione per ciò che realmente è, e ciò a cui realmente tiene.

Quanto a Berwald, non era un bell’esempio ricorrere alla violenza, lo sapeva, ma una parte di lui gli aveva detto che era ciò di cui Canada aveva proprio bisogno.

“Papà…”
“Mh?”
“Credi che grande potrò diventare come te?”

Si inginocchiò: “Una nazione grandiosa come te potrà essere di tutto, Canada.”

Partì il loro abbraccio, e più o meno in contemporanea gli applausi dei pellerossa, che subito dopo sgomberarono il campo, lasciando da sola la famigliola finalmente riunita.

Ma Svezia e Canada ebbero ugualmente il loro bel momento guastato, dal solito sproposito di Danimarca!

“Ah ah ah! Forza ragazzi, abbraccio di gruppo!”

E fu di gruppo in effetti, ma in realtà il cuore di quella stretta furono i due fratellini, che tutti cercavano di toccare, in quel vortice di risate e spinte. Ora il mondo avrebbe avuto chiaro il concetto: America e Canada erano due nordici a tutti gli effetti, e lo sarebbero rimasti! Erano così contenti che non riuscivano a ricordarsi di dover ringraziare un certo qualcuno…

 

Scozia soffiò un po’ di fumo: si reggeva su quattro zampe, con Arthur in poltrona che lo usava come poggiapiedi mentre leggeva.

“Fino a quando dovrò star qui, fratellino?”
“Fin quando non mi passa la rabbia che per colpa tua ho perso la mia colonia, fratellone bastardo! Non te lo toglierai mai questo brutto vizio di rovinarmi l’esistenza?”

“Mai!”

Arthur gli mollò una tallonata sulla schiena e voltò pagina, bofonchiando tanti “bloody” tra una parola e l’altra…

“Ne valeva la pena!” –strinse i denti per la botta!

 

 

Subito dopo, la macchina compì un grande salto, fino ad arrivare ai giorni nostri. Le nazioni si videro quindi tutte lì nello schermo, riunite nella loro cara sala riunioni in cui si trovavano anche in quel momento, non vicino una mirabolante macchina ucronica, ma intente come al solito alle loro interminabili e spesso inconcludenti discussioni.

Una scena già vista, che risultò ancora più familiare quando videro che, ad avere la parola, c’era America: un America che anziché il giubbotto da pilota indossava un bel maglione caldo a stelle e croci scandinave, e mentre parlava tutto trafelato anziché ingozzarsi di hamburger si ficcava in bocca un dolcetto danese al burro dopo l’altro!

“Chomp! E quindi… Gnam!... Dovremo fare così!... Gnom!... E poi così!... Gnam!... E poi secondo me… Gnamgnam!.. Sono il migliore… Gnomgnom!... Ho deciso che… Chomp!... La decisione di… Gnom!”

Cina alzò la mano: “America, puoi smetterla di mangiare mentre parli? Non si capisce nulla!”

Qualche posto vicino, l’unica persona non imbarazzata da quell’incomprensibile discorso, rideva e applaudiva: “Ah ah ah! Quello è il mio fratellino! L’avreste detto che avrebbe fatta tanta strada? Ovviamente è per merito mio se è il più in gamba del mondo! Sono così fiero di lui! Vai così, fratellino!”

Norvegia, accanto a lui, aveva i nervi a fior di pelle: “Tu sei la causa di ogni singola cosa che non va in lui!”

Nel frattempo America, per farsi capire meglio dalla platea, aveva smesso di ingurgitare danesi per passare a trangugiare sciroppo di mirtillo a tutta forza dalla cannuccia!
“Sluuuurp!... Stavo dicendo… Sluuurp!... In questo modo… Sluuurp!... Fate così e… Sluuuurp!... Sono il più grande… Sluuurp!...”

Norvegia sospirò e si voltò altrove per l’imbarazzo: “Se non altro ora so di avere almeno un fratellino decente, Islanda.”

“Non è detto che sono il tuo fratellino!”
La porta si aprì, facendo comparire un ritardatario.

“Scusate tanto, tipo: stavo comprando un vestito incantevole e, tipo, non mi sono reso conto dell’orario!”

Polonia trovò un posto per sedersi: “Allora, di che si sta discutendo?”
“Vallo a sapere…”

“Sluuurp! … Ecco perché… Gnam!... Una mossa sicura… Sluurp! … E non si discute… Gnom!”

Sciroppo e dolcetti insieme!

“Oh oh oh, allora, tipo, mi metterò a fare le mie parole crociate!”

“Ehm…” –fece una voce dietro di lui- “Scusa…”

Si accorse che la sedia su cui si era seduto in realtà era già occupata da qualcuno, qualcuno che di solito passa talmente inosservato che la gente ci si siede sopra!

“Ti spiacerebbe rialzarti, per favore?”
“Scusami Canada, ah ah! Tipo, non ti ho visto!”

“……”
“Uh?!”

Polonia si spaventò più di quella volta che Russia, di malumore, disse di volerlo prendere per i piedi ed usarlo come scopa per spazzare a terra! Il viso di Canada era cambiato da un momento all’altro, con un’ombra inquietante calata giù sugli occhi e un’inspiegabile aura oscura che pulsava tutto intorno a lui!

Usò poche parole: “Non farlo mai più.”

“EEEEEEEK! Aiuto Lituania! Questo qui fa una paura matta, tipo… Tipo Svezia! Prendimi in braccio, Toris!”

Il sorriso soddisfatto di Canada venne ricambiato da quello dei suoi genitori, seduti abbastanza vicini da assistere alla scena.

Svezia in particolare, dietro gli occhiali spendenti, anche se con la solita faccia impassibile, stava versando lacrimoni come una fontana.

<< Sono fiero di te, figlio mio! >>

 

 

Fuori dallo schermo, America lanciò un fischio: “Wow, questo mondo è molto simile al nostro, solo che io indosso un maglione e Canada è diventato uno Svezia 2! Però, sa come farsi valere!”

Il vero Canada, durante l’ucronia, aveva trascinato la propria sedia vicino a Svezia e Finlandia, e già da allora i due nordici avevano cercato di far finta di niente; ma adesso Canada aveva preso a fissarli, ed era molto imbarazzante.

“Mhmm…” –si stringeva nelle spalle Svezia.

“Eeehm…” –si sforzava a sorridere Finlandia.

“Se volete ancora adottarmi, io non avrei niente in contrario!” –disse con tono di supplica!

Tino arrossì: “Ecco… Ci fa piacere, Canada! Ma vedi noi…”
“Abbiamo già…” –continuò Berwald abbassando la testa.

“Adottato me! Ih ih ih!” –fece tutto contento Sealand, saltando in braccio all’occhialuto bestione!

Per l’esattezza Berwald lo aveva acquistato su eBay, ma il concetto era quello…

“AAAAAARGH!” –Canada imitò la stessa espressione dello Svezia ucronico rifiutato, trasformandosi anche lui in pietra!

“Capisco…”

“Poverino…” –fece Sealand toccandogli il naso pietrificato. Anche Finlandia diede qualche carezzina a quel pezzo di roccia.

“Su, non fare così, se vuoi quest’anno puoi venire a passare il Natale da noi, che ne dici?”
“Sigh, grazie!”

Danimarca, rimasto in tutto e per tutto soddisfatto dalla risposta alla loro domanda, cercò subito di circuire America: “Allora, dicci, a te è piaciuta questa storia alternativa?”

“Beh, i danesi li ho assaggiati e sono buoni, però mi fa strano pensarmi un nordico… Anche se quel maglione sembra così bello caldo… Però gli hamburger… Non so…”

“Dai, hai visto anche tu che te la saresti cavata alla grande come uno di noi, ah ah ah! Se vuoi ti diamo una tessera di membro onorario della nostra famiglia!”

“Non esiste nulla del genere…” –lo troncò Norvegia.

Il bello era che America invece stava seriamente pensarci: “Io un nordico onorario? Wow, a me piace quando la gente mi considera! Non so davvero cosa dire…”
“Ehi, voi due, guardate che l’ucronia non è mica finita.” –li richiamò Inghilterra.

Den e Alfred si girarono.

 

“America, insomma!” –a protestare ora fu Germania- “Smettila di parlare con la bocca piena! Lo vuoi capire o no che ci stai facendo solo perdere tempo così? Che cosa stai cercando di dirci?”

America fece un ruttino e sorrise: “Va bene, se volete ripeto! Dunque, ritengo che tutti voi dovreste adattarvi allo stile nordico! Secondo me tutti noi dovremmo offrire alla nostra gente un sistema sanitario gratuito per tutti, investire nel welfare e nelle fonti di energia rinnovabili per piantarla una volta di tutte col petrolio e l’inquinamento, ridurre le emissioni di gas serra, permettere il matrimonio tra persone dello stesso sesso e, perché no, anche l’adozione di figli, fare ricerca sulle cellule staminali, e vietare le bibite gassate e i cibi grassi che non fanno bene alla salute!”

 

“OH, NO! TE LO SCORDI!”

Agguantò il telecomando e premette il tasto per spegnere la Macchina tanto forte da ridurlo una sottiletta!

ZAP!

“Umpf, accidenti! Stava diventando davvero stramba adesso come ucronia!”

Si girò.

I cinque nordici lo stavano guardando con la stessa piatta espressione di disappunto.

Islanda scosse anche la testa.
“Ehi, non cercate di cambiarmi!”

E per chiarire ancora di più le cose, corse a fare qualcosa che non credeva di poter fare subito dopo quell’ucronia appena vista: abbracciare Inghilterra!

“Ah, il mio vero fratellone! Voglio solo te!”

“Ma che bloody… E lasciami… Mi fai arrossire…” –si spense lui pian piano, in fondo contentissimo!

“Ragazzi…” –fece Danimarca- “Vi ricordate quella squaw?”
“Si, abbiamo capito.”

Presero un bel respiro e, all’unisono…

“Tsk… Americani!”

 

 

 

Accidenti, America! Perché non sei un po’ più aperto mentalmente come questi simpaticoni biondini del nord? Perché non lo siamo anche qui in Italia?!

Sono così avanti loro… Sarebbe un mondo migliore se anche lui, a cui tutti danno retta (senza offesa per Canada…), promuovesse un po’ di più qualcuna di quelle belle idee, vero? XD
Però dai, non si cambia così in fretta: mettendoci nei suoi panni, possiamo immaginare che shock sia stato per lui, tale testona dura, vedersi nel dire certe cose!

Si chiude qui questa bella storia di famiglie, con un tutti più o meno felici e più o meno contenti, anche Canada, che si è procurato un bell’invito per Natale, anche per Scozia, che se l’avete adorato con la sua sola entrata in scena, scommetto dopo aver letto le sue gesta ora vogliate fargli un monumento! XD Adoro la Scozia…

Bene gente, allora alla prossima, e intanto, scrivendo e ridendo sono già arrivate le feste!

Vediamo di godercele, mi raccomando! ^__°
Ciao a tutti!


PS: GERMANIA X ITALIA ORA E SEMPRE!

  
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