Ehilà
a tutti! Eccoci qui con la seconda parte di questa ucronia dell’America
scandinava!
Sapevo
che la Nordic Family era popolare, ma non fino a questo punto… I commenti sono
proprio fioccati! XD E una di voi ha persino ipotizzato, grazie a questa mia storia,
una nuova accoppiata… L’AmeriDan! Chi l’avrebbe detto che quei due fossero
tanto compatibili, eh?
Ma
al momento la situazione è volta al peggio per i nordici, a cui fratellini più
piccoli sono stati crudelmente strappati, guardacaso dai due che li hanno
cresciuti nella realtà. Adesso però che si è aggiunto qualcuno del calibro di
Scozia, la speranza si infiamma di nuovo! Vi ha entusiasmato parecchio la sua
comparsa ho notato, e dire che ancora non ha fatto nulla! XD Senza ulteriori
indugi, torniamo alla storia! Buona lettura!
PS:
GERMANIA X ITALIA ORA E SEMPRE!
PPS: Un “brava” a Historygirl93 che ha colto la citazione del finale dello
scorso capitolo ^_^
La
sicurezza che traspariva in ogni gesto, parola o risata di Scozia fu subito in
grado di risollevare il morale degli scandinavi. Si alzarono dalle loro sedie
per salutare col giusto entusiasmo il loro vecchio amico. I nordici e Scozia si
conoscevano da tantissimo tempo, condividevano con lui parecchia storia e
cultura, e soprattutto, nei bei tempi andati, la passione per le “visitine non
propriamente amichevoli” a casa di quel piccolo intrattabile di Inghilterra!
Prima
che questi diventasse abbastanza forte da tenerli alla larga e mettere fine al
loro hobby…
Ad
ogni modo, se c’era da andare contro di lui, il suo “caro” fratellone Andrew
Kirkland era decisamente la persona più adatta a cui rivolgersi!
I
presenti si risedettero, lasciando al loro inaspettato aiuto il posto a
capotavola.
“Allora,
Islanda mi ha già detto tutto: mi spiace molto per le vostre colonie, e farò
tutto il possibile per aiutarvi.”
Li
guardò un per uno, usando il suo sguardo comprensivo e solidale quanto
determinato come cura per i timori di ognuno.
“Ditemi,
avete già in mente una prossima mossa?”
Danimarca
si alzò in piedi: “Abbiamo rinsaldato la nostra unione, e siamo più che mai
decisi a riprenderci i nostri piccoli fratellini! Marceremo tutti insieme
contro di loro, combattendo con tutto il nostro coraggio e…”
“E finirete di nuovo col farvi molto male…” –concluse Scozia, sicché il tronfio
biondino, da rosso fuoco, divenne blu pallido prima di tornare col sedere sulla
sedia.
“Danimarca,
è vero che uniti si vince, ma occorre anche un po’ di cervello, sennò si va
semplicemente allo sbaraglio.”
Norvegia
era talmente colpito dalla bravura in cui aveva rimesso al suo posto quel
cretino di Den che si fece scappare un’esagerazione: “Credo di amarti, Scozia…”
“……”
–gli riservò una blanda occhiata, poi rigirò di nuovo la pipa tra le labbra e
riprese- “Dunque…”
<<
Che uomo, non si è scomposto per niente!
>> -pensarono gli altri!
“Francia
e Inghilterra insieme sono parecchio forti, anche se siete in cinque si è già
visto come è andata; l’ideale dovrebbe essere attaccarli separatamente.”
“Non
ti vedo molto convinto però.” –disse Islanda.
“Come
dicevo, l’unione fa la forza, e, al contrario di voi, Francia e Inghilterra non
si sopportano, ma difenderanno coi denti i loro interessi. Vi spiego: se
attaccate uno dei due per riprendervi indietro le vostre colonie, l’altro non
potrà che pensare << Il prossimo
sarò io >>, e quindi interverrà certamente al fianco dell’attaccato,
in modo da tenersi tranquille le proprie conquiste. Non possiamo fare
affidamento sul loro essere divisi, perché per il loro interesse si unirebbero
con chiunque: sono dei bastardi intelligenti, si.”
Lo
spirito di Danimarca scemò nuovamente: “Attaccarli insieme non va bene,
attaccarli uno per uno non va bene…”
“Calma,
Den!” –lo rassicurò togliendosi di bocca la pipa e poggiandola sul tavolo- “Ho
iniziato a rifletterci non appena messo al corrente della situazione, così ora
posso presentarmi a voi con un bel piano già pronto!”
Gli
scenari che aveva esposto finora infatti non contemplavano la sua presenza: con
quell’addendo in più c’era una possibilità che il risultato cambiasse.
“Ascoltatemi,
dobbiamo attaccarli si uno alla volta, ma nell’ordine giusto, e facendo in modo
che l’altro non intervenga, in modo da poterlo affrontare successivamente e da
solo.”
“Allora…
Chi attacchiamo per primo?”
La voce si fece quella di un diavolo: “Inghilterra!”
<<
Ci avrei giurato! >> -pensarono
i nordici in coro!
“Mentre
voi attaccherete Inghilterra nel nuovo mondo, io organizzerò una ribellione
contro di lui per reclamare la mia indipendenza: in questo modo sarà costretto
a dividere la sua forza su due fronti, e per voi sarà più facile affrontarlo e
riconquistare quanto vi ha sottratto.”
I
volti Danimarca e Norvegia tradivano il loro entusiasmo: il loro fratellino
America era il primo della lista!
“Ma…”
–fece incerto il premuroso Finlandia- “Scozia, non sarà pericoloso per te?”
“Oh,
sciocchezze! Sono talmente abituato a ribellarmi contro Inghilterra, eh eh! Che
alla fine io ritorni libero o le prenda di brutto non è un problema se posso
aiutarvi a riunire la vostra famiglia, non preoccupatevi!”
<<
Sembra che pestarsi con Inghilterra sia
il suo pane quotidiano… >>
Questo
era Scozia! Assumilo per un lavoretto e ti farà scucire fino all’ultima
monetina pattuita, ma se si tratta di dar fastidio ad Inghilterra l’avrebbe
fatto di corsa e anche gratis!
“Mhmm…”
–borbottò Svezia.
“In
effetti…” –fece Finlandia.
“Lo
hai capito?!” –fecero gli altri tre nordici! Dopotutto, pensarono, dopo del
tempo insieme una moglie riesce a conoscere a fondo il marito e capirlo al
volo!
“Scozia,
perché in questo modo Francia non dovrebbe aiutare Inghilterra anche vedendo le
sue… colonie…” –si interruppe un attimo- “… in potenziale pericolo?”
“Per
il fatto che detesta Inghilterra e invece io e lui siamo grandi amici!”
Scozia
ovviamente era grande amico di chiunque ce l’avesse col suo fratellino: lui e
Francia, fieri della loro “Auld Alliance”, avevano così tante volte tramato
alle sue spalle da aver perso il conto!
“Quando
io mi ribellerò, chiederò a Francia di non intervenire da voi, in modo da
indebolire Inghilterra che, attaccato nel nuovo e nel vecchio mondo,
rischierebbe di soccombere da entrambe le parti! Resterà troppo allettato da
questa prospettiva, fidatevi. So come ragiona Francia: una volta che i nordici
avranno battuto il suo rivale, se veramente volevano attaccare anche lui sin
dall’inizio, si farà trovare pronto e riposato, se invece volevano
accontentarsi solo di America, non intervenendo vincerà comunque, perché il suo
impero coloniale rimarrà il più forte. Avete capito?”
“Geniale!”
“Umpf!”
“E
per Canada?” –domandò allora Svezia.
“Chi?”
–chiese Scozia.
Le
vibrazioni negative di Berwald furono tali da far tremare le loro sedie (tranne
quella di Tino ovviamente)! E lì Andrew apparì un bel po’ meno sicuro del
sicuro…
“Ah,
già, il tuo figlioccio, eh eh! Come ho fatto a dimenti…”
“Scozia, prima di dire altro di sbagliato…” –lo fermò Norvegia- “Vai avanti col
piano prego.”
“Ehm,
si, dunque… Ascoltatemi bene ragazzi: una volta che vi avrò aiutati con
Inghilterra, io mi tirerò fuori. Francia è comunque mio amico, anche se ora si
è comportato un po’ male, e non voglio combattere contro di lui o rovinare in
alcun modo la nostra amicizia. Dopo aver riconquistato America, sarete soli.
Però avrò bisogno di una giustificazione nel caso Francia mi chieda aiuto dopo
essere stato attaccato, e visto che non voglio combattere nemmeno contro di
voi, dovrete affondarmi la flotta, così il mio ruolo sarà concluso e starà a
voi vedervela contro Francia.”
Rimise
la pipa tra le labbra e la riaccese.
“Badate
bene…” –li squadrò torvo- “Questo è un buon piano, ma la certezza che riesca
non c’è. Ricordate che alla fine dovrete affrontare un Francia solo, ma illeso,
quindi state molto attenti.”
“Non
ti preoccupare!” –si rialzò Danimarca, stavolta senza dire spropositi- “E non
preoccupatevi nemmeno voi due.” –disse rivolgendosi a Svezia e Finlandia- “Per
quanto stanchi saremo dopo aver affrontato Inghilterra, combatteremo per
riprenderci il vostro Canada con la stessa energia di quella con cui avremo
ripreso America, vero?”
“Vero!”
–risposero insieme Norvegia e Islanda.
Marito
e moglie li ringraziarono in silenzio, dal profondo del cuore. Non c’erano
distinzioni tra i nordici, e tra colonie di chi e di chi altro: o si vinceva
insieme o si perdeva insieme!
La
fragorosa risata di Scozia riesplose nella sala: “Bene, ragazzi! Prepariamo le
armi: non appena vi sarete ripresi daremo il via al piano, e io non vedo l’ora
di fare la mia parte!”
“SI!”
–urlarono quelli, sollevando, ciascuno per un lembo la bandiera gialla e rossa
della Scandinavia!
Iniziò
così quella che venne detta “La grande guerra del Nord”, combattuta dagli uni
per preservare il potere e le ricchezze faticosamente conquistate, e dagli
altri per ricomporre i pezzi che mancavano al proprio cuore. Fu Scozia a dare
il via alle danze: in questo modo, agli occhi dell’orgoglioso Francis sarebbe
sembrato che fossero stati i nordici ad approfittare della ribellione degli
scozzesi per tentare di riprendersi il nuovo mondo, e non viceversa, puntando i
suoi occhi sul suo compagno della “Auld Alliace” impegnato a far venire i sorci
verdi al rivale, piuttosto che sui suoi territori appena conquistati, che
comunque rimanevano, nel frattempo, risparmiati dagli attacchi.
Uno
stressatissimo Arthur si presentò dunque oltre Atlantico con la testa in parte
sulla riva appena lasciata dove quel duro a capire chi comanda del suo fratello
maggiore aveva ripreso a fare casini! Lì ricevette la cortese lettera di
Francis riguardo la crisi in atto.
<< Non è affar mio,
adieu! >>
“Maledetta
ranocchia! Non si può mai contare su di lui! Non lo capisce che dopo di me i
nordici verranno da lui? Che idiota!”
“Inghilterra!”
I
cinque nordici al gran completo, con le loro robuste armature e lustre divise,
armati chi di moschetto, chi di alabarda e chi di una scintillante ascia
bipenne nuova di zecca, gli si pararono davanti.
“Restituiscici
America!”
“Umpf, non crediate di spaventarmi solo perché siete di più! Ho portato anche
io i miei rinforzi!”
Norvegia,
intimorito, abbassò l’arma: “Rinforzi? Questo non era previsto dal piano.”
Danimarca
strinse con più forza l’ascia, mentre quello, ridacchiando, passava a
presentare i due in giubba rossa in arrivo dietro di lui, anche loro con le
classiche sopracciglia spesse di famiglia!
“Ecco
a voi Irlanda e Galles! Ora ve la vedrete con loro!”
Norvegia
per tutta risposta al suo sguinzagliare loro contro il resto della Gran
Bretagna, rialzò il moschetto e lo caricò.
Il
primo era un pel di carota lentigginoso dall’aria ostile, ma pure barcollante,
il cui sguardo battagliero a momenti spariva sotto delle palpebre pesanti;
l’altro era un piccoletto coi capelli neri, una mantellina di lana sulle spalle
che aveva l’aria triste di chi è stato buttato lì controvoglia.
“Beh,
che aspettate?” –urlò Inghilterra, già meno convinto del proprio bluff-
“Attaccateli!”
Irlanda
puntò subito Danimarca, ma anziché sguainare la spada, iniziò ad agitargli i
pugni sotto il naso: “Fa-fa-fatti sotto! T-ti riduco in irish stew!”
“Sei
ubriaco?” –venne da domandargli, vista l’andatura e la voce incrinata.
Si
indispettì: “S-solo perché ho bevuto dodici birre prima di partire non vuol
dire che io sia ubri –HIC!- aco!”
Nessuno
lì poteva saperlo, ma c’era lo zampino di Scozia se il fratellino isolano si
era ridotto così prima di una battaglia tanto importante! Riuscito a parlargli
prima di partire, aveva insinuato che la fama degli irlandesi come bevitori era
immeritata perché le loro birre non erano robuste come quelle scozzesi.
Irlanda, punto nell’onore, lo mise duramente a tacere ingurgitando pinte e
pinte di rossa doppio malto, ma Scozia non si mostrò molto deluso dall’aver
perso…
“Bec
–HIC!- cati questo!”
Danimarca
non si scansò nemmeno, lasciando che il suo pugno andasse a vuoto. Poi,
vedendolo lì a terra dormire come un angioletto, intenerito, gli mise un po’ di
erba sotto la testa come cuscino e gli diede una carezza della buona notte:
anche lui era un amante della buona birra!
Nel
frattempo Norvegia stava fronteggiando il tristissimo Galles.
“Sigh!
Io neanche ci volevo venire qui a combattere sai? Mi ha trascinato Inghilterra!
È sempre così! Mi fa fare un sacco di cose che non voglio fare solo perché è il
capo!”
“Ti capisco troppo bene…” –disse il nordico, rivolgendo un’occhiata che la
diceva lunga verso il suo di capo; spalancò le braccia- “Vieni qui…”
“Sigh!”
Galles
venne così neutralizzato in un lungo abbraccio di solidarietà.
Arthur
deglutì: “Stupido Andrew! L’unico fratellone duro che ho guardacaso mi sta
contro!”
Intanto
Danimarca, Islanda, Finlandia e Svezia l’avevano circondato.
“Accidenti…”
–borbottò sguainando la spada, senza riporvici troppe speranze…
“FRATELLONE!”
“AMERICA!”
“FRATELLONE!”
“AMERICA!”
Danimarca
ebbe una brutta sorpresa quando, dopo essere corsi l’uno verso l’altro su uno
sfondo rosa colmo di luccichini, il suo amato fratellino anziché abbracciarlo aveva
abbassato la testa come un toro, stendendolo con una testata nello stomaco!
Norvegia
provò a impedirsi di sorridere… senza riuscirci!
Den,
una volta ripreso a respirare, alzò gli occhi e vide America sopra di sé che
non contento lo prendeva a pugni sul pettorale!
“Come
hai potuto farti battere da quel brutto ceffo? Non hai idea di quello che mi ha
cucinato! È stato orribile! Orribile!”
Svezia
e Finlandia custodi dello sconfitto, corde ai polsi, lo guardarono con biasimo…
“Ehi!
Siete voi che avete distorto il suo palato con la vostra cucina strana!”
–protestò in cerca di discolpa l’inventore degli scones!
“Eh
eh eh, scusami, fratellino! Ti preparerò un bel piatto di Kødboller non appena…”
“No!”
–gli urlò contro il ragazzino, spazzandogli la frangia dalla fronte.
Come
sempre avveniva ogni volta che piangeva, il sempre solare re dei mari perse
ogni voglia di scherzare.
“Io
mi fidavo di te… Sniff! E invece ti sei fatto battere da quello lì! Sigh! Io ti
credevo il migliore e hai lasciato che mi portasse via! Sniff! Eri il mio
fratellone ma non mi hai salvato…”
Lo
lasciò singhiozzare qualche altra volta prima di cingerlo con le braccia e
stringerlo al petto.
“So
che ti ho deluso. Purtroppo non sono imbattibile. Ma ho combattuto per
riabbracciarti contro un nemico potentissimo e alla fine ci sono riuscito.”
Ringraziò
con un occhiolino Norvegia e gli altri: senza di loro non ce l’avrebbe mai
fatta.
“Rialzarsi
e sfidare i cattivi anche dopo essere stati sconfitti per salvare chi è in
pericolo: non è questo che deve fare un eroe?”
Lo
lasciò rialzarsi e asciugare qualche lacrimuccia: “S-si!”
Rise.
“Quindi fallo sempre, fratellone!”
“Ah
ah ah! Va bene! Ora però che non sia una scusa per farti rapire ogni volta!”
Si
rialzò, felice di averlo riconquistato, in tutti i sensi… O così credeva!
“Uffa…
Però prima eri così figo… Sei ancora il mio eroe, ma adesso che so che anche tu
puoi perdere mi sembri… un po’ meno figo!”
“U-u-un po’ meno?! N-non dire così!”
Incrociò
le braccia: “Umpf, mi spiace, ma è stata una brutta batosta quella, ti ho
visto, sai? Non so se ti sei rifatto del tutto, ecco.”
“America…
Fratellino… Io sono il più figo di tutto il mondo, non ricordi?”
“Non
ne sono più così sicuro.” –incrociò le braccia si girò dandogli le spalle-
“Forse tra poco diventerò io il più figo, fratellone.”
Si
graffiò le guance disperato! Non poteva perdere così in fretta l’immagine che
il suo fratellino aveva costruito! Non ancor prima diventasse un adolescente
ribelle più rompiscatole di lui! Urgevano azioni fighe immediate!
“America?
… Ti faccio guidare il drakkar!”
“FRATELLONE!”
–urlò saltandogli al collo!
L’altro
fratellone, quello serio e responsabile, subito desiderò spaccargli il fucile
in testa (o spaccarlo su tutte e due le loro teste folli); furono Svezia e
Islanda a trattenerlo; dopotutto, data la brutta esperienza passata, ci poteva
anche stare!
“Ah
ah ah! Il mio fratellone è il più figo del mondo! Un fratellone super!” –gioiva
America facendo guancia e guancia con lui- “Mi farà guidare la sua nave tutto
da solo, non è così?”
“Eh eh eh, certo! Tutto da solo… Sigh…”
Non
vedeva l’ora di vedere la faccia verde di invidia del suo fratellino. Ma prima
bisognava che anche il piccolo Matthew tornasse tra le braccia dei suoi
preoccupati genitori… I quali nel frattempo si accontentavano di sapere che il
loro tesoro non avrebbe subito le stesse terribili torture di America: Francia almeno
sapeva cucinare!
Islanda
emerse dalle acque salmastre del porto, immerso nel buio della notte, con
sprezzo del pericolo e dei raffreddori: grazie al cielo infatti aveva tutti
quei vulcani, sennò arrivare fin lì a nuoto senza la sua fornace interna a
scaldarlo erano raffreddori e polmoniti assicurate!
Riuscito
a salire su un molo si strizzò i vestiti e, con passo felpato, acquattato tra
le ombre, cercò il punto indicato da Scozia. Passò davanti una guardia, ma
questa si girò dall’altra parte… Almeno le apparenze però andavano salvate,
quindi il nordico dai capelli nivei continuò a saltellare in punta di piedi
fino a trovarle: le navi da guerra scozzesi.
Seguendo
alla lettera le istruzioni dell’amico, si guardò intorno per controllare e poi
tirò fuori il coltellino!
<<
Che esperienza eccitante! Mi sembra di
essere un agente segreto! >>
Una
volta segata la cima diede un’altra occhiatina… e poi mollò un calcio alla
poppa della grande nave da guerra che, non più assicurata al molo, prese ad
allontanarsi sempre di più.
“Umpf!”
Sotto con le altre, si disse!
Il
giorno dopo, su quello stesso molo…
“La
mia flotta! Oh, la mia povera flotta! Completamente sparita! Maledetti nordici!
Oh, la mia flotta!” –si disperò con una mano in fronte e l’altra al cuore
Andrew, alla vista del molo deserto.
“Sacrebleu!
Mi spiace amico mio…” –fece Francia dispiaciuto e colpito dal realismo e dalla
passionalità della recita di Scozia!
“Accidentaccio,
Francia, purtroppo è così! Mi spiace molto, mi sarebbe piaciuto tanto aiutarti
con i nordici che hanno invaso le tue colonie, ma sono rimasto a piedi, come
puoi vedere.”
“Già,
vedo purtroppo…”
“Eh eh eh, già, inoltre poi io sarei anche un tantino stanchino: Inghilterra
alla fine è tornato dall’America sconfitto e parecchio incazzato, quindi il mio
onesto, sottolineo onesto, tentativo di ribellarmi a lui non è andato
benissimo…” –fece lui, mostrandogli i lividi sulle braccia e il dente
scheggiato…”
Il
modaiolo gli mise una mano sulla spalla: “Oh, tranquillo, non c’è bisogno di
scusarti, vecchio mio! Me la caverò da solo: come sai sono discretamente forte,
umpf! Diciamo pure che sono l’impero più affascinante che ci sia!”
<< Che centra essere affascinante
con la forza? >>
Francia
si aprì un ridicolo ombrellino da sole e si aggiustò i guanti: “Darò io una
lezione a quei bruti, tranquillo. E già che ci sono, sconfiggendoli, mi
prenderò anche America, come avrei dovuto fare dall’inizio, così Inghilterra si
roderà il fegato, ah ah ah!”
Il
rosso dal logoro kilt lo vide andar via tutto sicuro di sé; si avviava alle sue
navi, dirette verso il nuovo mondo, dove andava per respingere l’assalto di
Danimarca e dei suoi. Sapeva che Francia non solo aveva la potenza necessaria
non solo a non farsi strappar via Canada, ma aveva dalla sua anche la
stanchezza dei suoi amici dopo la prima battaglia.
Non
gli dispiaceva per i suoi lividi in fin dei conti subiti per nulla, tanto se li
era fatti contro Inghilterra, quindi erano comunque un successo. Il suo pensiero
ora andava unicamente a una famiglia al suo banco di prova: o il lieto
ritrovarsi tutto insieme, o l’andare in pezzi come un cristallo, stavolta
probabilmente per sempre. E in quel caso, i suoi lividi sarebbero stati
veramente un sacrificio inutile da rimpiangere.
“Forza
ragazzi…” –mormorò, raccomandandoli a un po’ di santi che conosceva.
La
battaglia infuriava intorno la roccaforte di Montreborg: malgrado la
popolazione, di origine nordica, non vedesse l’ora di veder entrare in città
l’esercito assediante, i francesi resistevano saldamente, e i colpi dei cannoni
dell’alleanza scandinava si sprecavano in un nulla di fatto.
Per
quanto amasse riempirsi la bocca di chiacchiere, Francis era anche arrosto
oltre che fumo, e per dimostrarlo non mancò di fronteggiare, come Inghilterra
prima di lui, tutta la Nordic Family al gran completo, incluso il piccolo
America, armato di fucile a tappo, che non aveva voluto saperne di venire
escluso dai giochi.
“Bene,
bene, bene! Cosa abbiamo qui? Un circo di vichinghi arrabbiati: dove avete
lasciato gli elmi con le corna?” –chiese, rendendoli un tantino più arrabbiati.
“NON LI ABBIAMO MAI PORTATI!”
“Umpf!”
–non se ne curò il biondo, lisciandosi la tesa del cappello piumato da
moschettiere.
“Mi
sembri un po’ troppo sicuro di te Francia.” –lo schernì Norvegia- “Dopo averci
visto battere Inghilterra, forse dovresti preoccuparti un po’ di più nella
situazione in cui ti trovi, non credi?”
“Sono troppo egocentrico per preoccuparmi.”
<<
Che idiota… >>
“E
se vuoi saperlo, riguardo Inghilterra, vi ringrazio di cuore: lo avete messo
fuori gioco per me, e ora mi prenderò anche America così avrò l’esclusiva di
questo bel continente!” –finì battendo lo stivale per terra.
America
strinse la presa al suo terribile fucile giocattolo: “Non ci contare, il mio
fratellone te la farà vedere! Giusto fratellone?”
“Certo!
Però forse combatterò senza l’ascia, sai, è nuova, appena comprata, è un
peccato se si rovina, eh eh eh…”
“……”
Le
esperienze traumatiche non si cancellano così facilmente!
Francia
iniziò una disgustosa parata di sguardi seducenti verso il più piccolo di loro:
“Vieni qui, America, dai! Saresti dovuto essere mio fin dall’inizio sai?”
Alfred
si nascose dietro il fratellone (che cercava un posto per nascondere l’ascia,
memore del precedente scontro con quel sexy pizzetto europeo!).
“Non
ti piacerebbe essere francese? Pensa al vino, al successo con le donne, alle
lumache!”
Si
fece allora avanti Finlandia: “Tu non avrai America, chiaro? E restituisci
anche il nostro Canada!”
Francia restò spiazzato: “Chi?”
“Io,
signore…” –fece Canada appena lì accanto a lui- “Canada, si ricorda?”
“Ma
tu eri qui tutto il tempo? Sei praticamente invisibile, ragazzino!”
Le
labbra di Svezia si schiusero in un ruggito, e Den prontamente allungò un
braccio davanti il suo petto per trattenerlo.
“Canada!”
–urlò la sua mamma- “Stai bene?”
“Sto
bene, solo che il signor Francia mi fa indossare questi vestiti un po’… strani…”
Uno
dei primi atti ufficiali di Francia come suo nuovo padrone era stato ovviamente
sistemarlo un po’, il che alla francese voleva dire mettergli addosso un
vestito da principino con svolazzi alle maniche, parrucchino e cappellino con
piuma!
“Ih
ih ih! Ma come sei conciato?” –rise il fratellino, dimostrandosi ancora una
volta un ottimo candidato al titolo di insopportabile scemo della famiglia- “Ah
ah ah!”
“Sigh!
Mamma, aiutami, mi vergogno tanto!”
“Resisti,
Canada!” –lo incoraggiò lei, orripilata da quella barbarie.
“La
pagherai per il vestitino!” –fece voce possente Den, mettendosi in posa
plastica (cogliendo l’occasione per far venire i luccichini agli occhi ad
America!).
“Tranquillo
fratellino! Ci pensiamo noi a te, pronti?”
Norvegia, resosi conto i giochi per lui erano finiti, incurante di lasciarlo
deluso lo spinse indietro: “Vieni via tu, è una cosa seria!”
“Ma…”
Altri
colpi di cannone esplosero da lontano nelle sue orecchie, ricordandogli che la
guerra non deve entusiasmare, semmai spaventare, figurarsi se sei ancora solo
un bambino, anche il più coraggioso e incauto del mondo.
Sospirando,
Den si rassegnò a rischiare anche la nuova ascia; si mise in posizione, e lo
stesso fecero gli altri quattro. Ma Francia continuava a fare il Francia,
sguainando la sua spada quasi sbadigliando.
“Avanti, vediamo che sapete fare! Vi ributterò a mare uno dopo l’altro e
prenderò tutte le colonie per me! Ah ah ah!”
I
contendenti stavano per iniziare, quando, con un velocissimo sibilo, una
freccia arrestò il passo avanti di Francia infilzandosi nel terreno a un
centimetro dal suo ditone!
“EEEK!” –gridò Francia retraendo il piede, un po’ fa una signora da una
pozzanghera troppo fredda- “Ma che cosa…?”
I
nordici non credettero ai propri occhi vedendo comparire fuori dalla foresta
alla loro sinistra una squaw dall’aspetto familiare…
“Eccolo
è lui!” –urlò indicando Francia a un folto gruppo di guerrieri indigeni armati
di archi, lance e accette- “Ha detto che le pelli che stavo colorando e che ci
mettiamo addosso sono fuori moda!”
Le
facce rosse degli indigeni divennero nere!
“Ma
è vero! Siete così primitivi nel vestire, volevo solo darvi un consiglio!”
“Chi
ti credi di essere?” –lo zittì la squaw.
Il
capo indiano carezzò l’ascia di guerra: “E magari non ti piace nemmeno il bel
maglioncino che mi ha fatto quel gentile testa-di-sole laggiù!”
Finlandia
arrossì: tenendo ai rapporti di buon vicinato, Tino aveva voluto regalare a tutta
la tribù berretti e maglioncini di lana fatti in casa a maglia; il gran capo
aveva particolarmente apprezzato le renne sul suo!
“No,
non mi piace!” –sbraitò l’arbitro assoluto dell’eleganza- “Se vestite così male
non meravigliatevi che la gente voglia conquistarvi per mettervi addosso
qualcosa di decente!”
Gli
tirarono un'altra freccia d’avvertimento davanti ai piedi!
“Ingrati!
Anziché approfittare del mio giudizio per migliorarsi!”
Den
guardò i suoi: “Addosso!”
“Urgh!”
Francia
fece finalmente il passo indietro di chi ha smesso di sopravvalutarsi: da una
parte, i nordici, e dietro di loro il piccolo America, avvicinarsi
ridacchiando, dall’altra una tribù di indiani molto offesi, di cui aveva
sentito piacesse rasare le teste altrui per decorarci le proprie capanne!
<<
Non possono scalpare la mia magnifica
chioma dorata! >>
L’istinto
di conservazione gli disse di lasciare andare la spada e di ammaccarsi il
cappello sulla testa! Erano sempre più vicini! E lui era solo!
Farsi
sbranare dai barbari o dai selvaggi? Questo è il dilemma, avrebbe detto Arthur!
Non
appena i loro passi verso di lui si fecero più svelti…
“Fermi!”
Fucili,
veri e finti, asce e spade si abbassarono. Francia sfoggiò loro un sorriso di
circostanza.
“Eh eh… Va bene! Mi arrendo! Non c’è bisogno di farci del male per una terra
così inutile come… Ehm… Com’è che ti chiamavi?”
“Canada.” –fece il bambino ormai abituato.
“Esatto!
Insomma, fosse stato America forse, ma… Andiamo, perché mai dovrei rischiare di
sporcarmi il mio bel vestito per lui, suvvia!”
“Ehi! Vacci piano!” –lo rimbeccò infastidito Den.
Ma
Francia equivocò e rincarò la dose, pensando sul serio di salvarsi con la
tattica della volpe con l’uva: “Dico davvero! Riprendetevelo e torniamo tutti a
casa felici e contenti, che ne dite? Canada è così freddo, coperto di neve, niente
di bello a parte gli orsi, e poi nessuno si accorge mai di lui… Perché dovrei
volerlo come mia colonia? Umpf!”
Sembra
essersi dimenticato che anche Canada aveva orecchie per sentire: “Ma…”
Gli
mollò una spintarella: “Che ti prende ora, marmocchio, non sei contento di
tornare dai tuoi? Avanti, sbrigati prima che questi cambino idea!”
Matthew
si avviò verso le braccia di sua madre e degli altri che gli volevano bene, ma
il suo sollievo era nascosto dagli occhi lucidi di lacrime. Cattiveria a parte,
il discorso del signor Francia non era pieno di grosse bugie: era vero che lui
aveva più freddo e meno risorse di suo fratello, e che America era desiderato
da tutti, mentre di lui ci si dimenticava quasi che esistesse.
Arrivò
tra le braccia aperte di Finlandia che non sapeva più per cosa stesse
piangendo: per la gioia, o per non l’essere altro che una terra poco
appariscente e che nessuno vuole. E Tino avvertì subito come quelle lacrime che
cadevano sui suoi vestiti avessero due pesi diversi, e di sicuro non centravano
il cappello e il parrucchino, che subito gli aveva tolto per carezzargli i
riccetti biondi.
Francia
si asciugò il sudore dalla fronte: c’era mancato poco!
Tra
i suoi tanti errori quel giorno, confondere gli sguardi accigliati puntati su
di sé come quelli che normalmente si rivolgono al proprio nemico battuto.
“Bene!
Direi che è tutto risolto, cari i miei nordici, giusto? Ora me ne andrei per la
mia strada, ho un sacco di affari da sbrigare essendo io una nazione importante.”
–si rivolse alla squaw alzandosi il cappello- “Signora…”
“Umpf!”
Era pur sempre un galantuomo lui, non poteva mica andarsene così.
Che
non potesse farlo lo aveva pensato anche qualcun altro…
“Uh?”
Stavolta
per i nordici non c’era stato verso di intervenire quando, rialzati gli occhi
da Canada, si erano accorti che suo padre, senza neanche salutarlo, aveva
raggiunto Francis e l’aveva fermato trattenendolo per la spalla.
Non
era proprio una cosa da tipo schivo come era Berwald riaprire una discussione
ormai chiusa, specie facendolo per rancore. Ma ci sono cose, come vedere il
proprio figlio insultato fino alle lacrime da uno che non si è nemmeno sforzato
a conoscerlo, che un padre non può tollerare.
Francia
si lasciò scrutare da quegli occhi stretti, non sapendo che fare.
Finché
non agì lui, sferrandogli un montante allo stomaco che lo fece piegare in
avanti boccheggiando.
Poi,
il colosso biondo gli assestò un sinistro al mento facendogli saltar via
cappello e forse altro di bocca, e infine un violento gancio di destro che lo
stese al tappetto, sgualcendogli il bell’abbigliamento che aveva cercato così
disperatamente di salvare.
“Cavolo,
Svezia…” –boccheggiò Den nel lungo silenzio che aveva creato.
Come
sempre, fu di poche parole: “Non parlare mai più in quel modo di mio figlio,
chiaro?”
Gli
indiani, deliziati dallo spettacolo, lanciarono le loro grida di giubilo! La
squaw ne approfittò per rovesciare addosso al francese ko una ciotola di colori
per macchiarlo lì dove era stato risparmiato dall’erba e dal fango!
Gli
altri erano immobili come statue. Solo Canada si era mosso, staccandosi da sua
madre per ammirarlo mentre, a passo lento, tornava verso di loro, in tutta la
sua possanza, aprendo e chiudendo le mani per sgranchirsi le nocche.
Se
lui era senza fiato, America invece non riuscì a tacere di fronte a quello
spettacolo: “Wow… Canada, forse è il tuo papà in realtà quello più figo!”
Il
fratellino si schiarì la gola: “F-forse…”
Danimarca
corse subito ai ripari: “Ti compro un drakkar tutto tuo!”
Alfred gli saltò addosso di nuovo: “IL PIÙ FIGO È SEMPRE IL MIO FRATELLONE!
YEAH!”
<<
Te lo scordi! >> -pensò Nor con
una vena esplosa!
Svezia
si fermò davanti Canada, respirando rumorosamente. Dinanzi a lui, Canada si
rese conto che l’unica opinione di sé a cui realmente doveva e voleva credere,
era quella che da sempre aveva avuto di lui quel gigante buono. Nessuno faceva
a caso a lui, mentre a Svezia facevano caso tutti, per averne paura; lui
stesso, la prima volta, lo aveva additato per cattivo senza ancora conoscerlo.
Ognuno dei due aveva il suo problema, ma alla fine sono le azioni che
qualificano qualcuno, a metterlo al centro dell’attenzione per ciò che
realmente è, e ciò a cui realmente tiene.
Quanto
a Berwald, non era un bell’esempio ricorrere alla violenza, lo sapeva, ma una
parte di lui gli aveva detto che era ciò di cui Canada aveva proprio bisogno.
“Papà…”
“Mh?”
“Credi che grande potrò diventare come te?”
Si
inginocchiò: “Una nazione grandiosa come te potrà essere di tutto, Canada.”
Partì
il loro abbraccio, e più o meno in contemporanea gli applausi dei pellerossa,
che subito dopo sgomberarono il campo, lasciando da sola la famigliola
finalmente riunita.
Ma
Svezia e Canada ebbero ugualmente il loro bel momento guastato, dal solito
sproposito di Danimarca!
“Ah
ah ah! Forza ragazzi, abbraccio di gruppo!”
E
fu di gruppo in effetti, ma in realtà il cuore di quella stretta furono i due
fratellini, che tutti cercavano di toccare, in quel vortice di risate e spinte.
Ora il mondo avrebbe avuto chiaro il concetto: America e Canada erano due
nordici a tutti gli effetti, e lo sarebbero rimasti! Erano così contenti che
non riuscivano a ricordarsi di dover ringraziare un certo qualcuno…
Scozia
soffiò un po’ di fumo: si reggeva su quattro zampe, con Arthur in poltrona che
lo usava come poggiapiedi mentre leggeva.
“Fino
a quando dovrò star qui, fratellino?”
“Fin quando non mi passa la rabbia che per colpa tua ho perso la mia colonia,
fratellone bastardo! Non te lo toglierai mai questo brutto vizio di rovinarmi
l’esistenza?”
“Mai!”
Arthur
gli mollò una tallonata sulla schiena e voltò pagina, bofonchiando tanti
“bloody” tra una parola e l’altra…
“Ne
valeva la pena!” –strinse i denti per la botta!
Subito
dopo, la macchina compì un grande salto, fino ad arrivare ai giorni nostri. Le
nazioni si videro quindi tutte lì nello schermo, riunite nella loro cara sala
riunioni in cui si trovavano anche in quel momento, non vicino una mirabolante
macchina ucronica, ma intente come al solito alle loro interminabili e spesso
inconcludenti discussioni.
Una
scena già vista, che risultò ancora più familiare quando videro che, ad avere
la parola, c’era America: un America che anziché il giubbotto da pilota
indossava un bel maglione caldo a stelle e croci scandinave, e mentre parlava
tutto trafelato anziché ingozzarsi di hamburger si ficcava in bocca un dolcetto
danese al burro dopo l’altro!
“Chomp!
E quindi… Gnam!... Dovremo fare così!... Gnom!... E poi così!... Gnam!... E poi
secondo me… Gnamgnam!.. Sono il migliore… Gnomgnom!... Ho deciso che… Chomp!...
La decisione di… Gnom!”
Cina
alzò la mano: “America, puoi smetterla di mangiare mentre parli? Non si capisce
nulla!”
Qualche
posto vicino, l’unica persona non imbarazzata da quell’incomprensibile
discorso, rideva e applaudiva: “Ah ah ah! Quello è il mio fratellino! L’avreste
detto che avrebbe fatta tanta strada? Ovviamente è per merito mio se è il più
in gamba del mondo! Sono così fiero di lui! Vai così, fratellino!”
Norvegia,
accanto a lui, aveva i nervi a fior di pelle: “Tu sei la causa di ogni singola
cosa che non va in lui!”
Nel
frattempo America, per farsi capire meglio dalla platea, aveva smesso di
ingurgitare danesi per passare a trangugiare sciroppo di mirtillo a tutta forza
dalla cannuccia!
“Sluuuurp!... Stavo dicendo… Sluuurp!... In questo modo… Sluuurp!... Fate così
e… Sluuuurp!... Sono il più grande… Sluuurp!...”
Norvegia
sospirò e si voltò altrove per l’imbarazzo: “Se non altro ora so di avere
almeno un fratellino decente, Islanda.”
“Non
è detto che sono il tuo fratellino!”
La porta si aprì, facendo comparire un ritardatario.
“Scusate
tanto, tipo: stavo comprando un vestito incantevole e, tipo, non mi sono reso
conto dell’orario!”
Polonia
trovò un posto per sedersi: “Allora, di che si sta discutendo?”
“Vallo a sapere…”
“Sluuurp!
… Ecco perché… Gnam!... Una mossa sicura… Sluurp! … E non si discute… Gnom!”
Sciroppo
e dolcetti insieme!
“Oh
oh oh, allora, tipo, mi metterò a fare le mie parole crociate!”
“Ehm…”
–fece una voce dietro di lui- “Scusa…”
Si
accorse che la sedia su cui si era seduto in realtà era già occupata da
qualcuno, qualcuno che di solito passa talmente inosservato che la gente ci si
siede sopra!
“Ti
spiacerebbe rialzarti, per favore?”
“Scusami Canada, ah ah! Tipo, non ti ho visto!”
“……”
“Uh?!”
Polonia
si spaventò più di quella volta che Russia, di malumore, disse di volerlo
prendere per i piedi ed usarlo come scopa per spazzare a terra! Il viso di
Canada era cambiato da un momento all’altro, con un’ombra inquietante calata
giù sugli occhi e un’inspiegabile aura oscura che pulsava tutto intorno a lui!
Usò
poche parole: “Non farlo mai più.”
“EEEEEEEK!
Aiuto Lituania! Questo qui fa una paura matta, tipo… Tipo Svezia! Prendimi in
braccio, Toris!”
Il
sorriso soddisfatto di Canada venne ricambiato da quello dei suoi genitori,
seduti abbastanza vicini da assistere alla scena.
Svezia
in particolare, dietro gli occhiali spendenti, anche se con la solita faccia
impassibile, stava versando lacrimoni come una fontana.
<<
Sono fiero di te, figlio mio!
>>
Fuori
dallo schermo, America lanciò un fischio: “Wow, questo mondo è molto simile al
nostro, solo che io indosso un maglione e Canada è diventato uno Svezia 2! Però,
sa come farsi valere!”
Il
vero Canada, durante l’ucronia, aveva trascinato la propria sedia vicino a
Svezia e Finlandia, e già da allora i due nordici avevano cercato di far finta
di niente; ma adesso Canada aveva preso a fissarli, ed era molto imbarazzante.
“Mhmm…”
–si stringeva nelle spalle Svezia.
“Eeehm…”
–si sforzava a sorridere Finlandia.
“Se
volete ancora adottarmi, io non avrei niente in contrario!” –disse con tono di
supplica!
Tino
arrossì: “Ecco… Ci fa piacere, Canada! Ma vedi noi…”
“Abbiamo già…” –continuò Berwald abbassando la testa.
“Adottato
me! Ih ih ih!” –fece tutto contento Sealand, saltando in braccio all’occhialuto
bestione!
Per
l’esattezza Berwald lo aveva acquistato su eBay, ma il concetto era quello…
“AAAAAARGH!”
–Canada imitò la stessa espressione dello Svezia ucronico rifiutato,
trasformandosi anche lui in pietra!
“Capisco…”
“Poverino…”
–fece Sealand toccandogli il naso pietrificato. Anche Finlandia diede qualche
carezzina a quel pezzo di roccia.
“Su,
non fare così, se vuoi quest’anno puoi venire a passare il Natale da noi, che
ne dici?”
“Sigh, grazie!”
Danimarca,
rimasto in tutto e per tutto soddisfatto dalla risposta alla loro domanda,
cercò subito di circuire America: “Allora, dicci, a te è piaciuta questa storia
alternativa?”
“Beh,
i danesi li ho assaggiati e sono buoni, però mi fa strano pensarmi un nordico…
Anche se quel maglione sembra così bello caldo… Però gli hamburger… Non so…”
“Dai,
hai visto anche tu che te la saresti cavata alla grande come uno di noi, ah ah
ah! Se vuoi ti diamo una tessera di membro onorario della nostra famiglia!”
“Non
esiste nulla del genere…” –lo troncò Norvegia.
Il
bello era che America invece stava seriamente pensarci: “Io un nordico
onorario? Wow, a me piace quando la gente mi considera! Non so davvero cosa
dire…”
“Ehi, voi due, guardate che l’ucronia non è mica finita.” –li richiamò
Inghilterra.
Den
e Alfred si girarono.
“America,
insomma!” –a protestare ora fu Germania- “Smettila di parlare con la bocca
piena! Lo vuoi capire o no che ci stai facendo solo perdere tempo così? Che
cosa stai cercando di dirci?”
America
fece un ruttino e sorrise: “Va bene, se volete ripeto! Dunque, ritengo che
tutti voi dovreste adattarvi allo stile nordico! Secondo me tutti noi dovremmo
offrire alla nostra gente un sistema sanitario gratuito per tutti, investire
nel welfare e nelle fonti di energia rinnovabili per piantarla una volta di
tutte col petrolio e l’inquinamento, ridurre le emissioni di gas serra,
permettere il matrimonio tra persone dello stesso sesso e, perché no, anche
l’adozione di figli, fare ricerca sulle cellule staminali, e vietare le bibite
gassate e i cibi grassi che non fanno bene alla salute!”
“OH,
NO! TE LO SCORDI!”
Agguantò
il telecomando e premette il tasto per spegnere la Macchina tanto forte da
ridurlo una sottiletta!
ZAP!
“Umpf,
accidenti! Stava diventando davvero stramba adesso come ucronia!”
Si
girò.
I
cinque nordici lo stavano guardando con la stessa piatta espressione di
disappunto.
Islanda
scosse anche la testa.
“Ehi, non cercate di cambiarmi!”
E
per chiarire ancora di più le cose, corse a fare qualcosa che non credeva di
poter fare subito dopo quell’ucronia appena vista: abbracciare Inghilterra!
“Ah,
il mio vero fratellone! Voglio solo te!”
“Ma
che bloody… E lasciami… Mi fai arrossire…” –si spense lui pian piano, in fondo
contentissimo!
“Ragazzi…”
–fece Danimarca- “Vi ricordate quella squaw?”
“Si, abbiamo capito.”
Presero
un bel respiro e, all’unisono…
“Tsk…
Americani!”
Accidenti,
America! Perché non sei un po’ più aperto mentalmente come questi simpaticoni
biondini del nord? Perché non lo siamo anche qui in Italia?!
Sono
così avanti loro… Sarebbe un mondo migliore se anche lui, a cui tutti danno
retta (senza offesa per Canada…), promuovesse un po’ di più qualcuna di quelle
belle idee, vero? XD
Però dai, non si cambia così in fretta: mettendoci nei suoi panni, possiamo
immaginare che shock sia stato per lui, tale testona dura, vedersi nel dire
certe cose!
Si
chiude qui questa bella storia di famiglie, con un tutti più o meno felici e
più o meno contenti, anche Canada, che si è procurato un bell’invito per
Natale, anche per Scozia, che se l’avete adorato con la sua sola entrata in
scena, scommetto dopo aver letto le sue gesta ora vogliate fargli un monumento!
XD Adoro la Scozia…
Bene
gente, allora alla prossima, e intanto, scrivendo e ridendo sono già arrivate
le feste!
Vediamo
di godercele, mi raccomando! ^__°
Ciao a tutti!
PS: GERMANIA X ITALIA ORA E SEMPRE!