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Autore: Melanto    21/06/2007    3 recensioni
[Ultima revisione: 4/11/2010] - Io giuro, solennemente, che sarò fedele al mio Stato e al mio Maharaja, qualsiasi cosa accada, fino alla fine dei miei giorni. Veglierò sui Principi, preservandone l'incolumità. La mia vita, per la loro vita. Ora e sempre. Niente farà vacillare le mie convinzioni, niente mi distoglierà dall'adempimento dei miei doveri. Sul mio onore, io giuro.
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Mamoru Izawa/Paul Diamond
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Profumo d'Oriente' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Maharajakumar

- Capitolo 3 -

“Potrei avanzare una richiesta?” domandò il Principe, dopo che ebbero gustato le mele e stavano per re-immergersi nel caos cittadino.
“Certo, Vostra Altezza. Potete chiedermi tutto quello che volete.”
“Potrei vedere il Fiume?” e l’altro inarcò un sopracciglio con perplessità.
“Ma... il Fiume è la cosa più brutta della Città!” esclamò Mamoru “E quella zona è buia e silenziosa...”
“Va bene lo stesso.” annuì Yuzo con un sorriso, facendolo capitolare ed acconsentire alla sua richiesta. In fondo, per quanto il Fiume non fosse tutto questo granché, una visita al largo corso d’acqua, che tagliava la Città, rientrava perfettamente tra le ‘prime volte’ che aveva promesso al Principe.
Lentamente ritornarono sui propri passi, addentrandosi in zone dalle abitazioni strette ed attaccate le une alle altre, poco o nulla trafficate; rari e spenti negozi, per lo più chiusi. I rumori del centro erano divenuti un sottofondo lontano, mentre un altro rumore, quasi bisbigliato, andava facendosi più insistente accompagnato da un forte odore di acqua salmastra.
Inforcarono un vicolo che li fece riemergere lungo le sponde del Fiume.
Il Principe si avvicinò lentamente al bordo, osservando quelle acque mormoranti rischiarate dal riverbero argenteo della Luna. Sorrise.
Mamoru si portò di fianco a lui, sistemando la sciarpa chiara che aveva legata intorno alla vita. Incastrata in essa, spuntava l’elsa di un pugnale dalla lama ricurva, che risaltava brillante sui colori scuri del kurta nero che stava indossando.
“Mi spiegate perché ci tenevate a vederlo?” domandò, mentre gli occhi del Principe continuavano a seguire l’ondeggiare tranquillo delle acque sottostanti.
“Sai... non l’avevo mai visto da vicino. Ma, dall’alto del castello, ne scorgevo il luminoso riverbero sotto i raggi del Sole e della Luna...” sorrise, arrossendo per la sua stessa ingenuità “Credevo che fosse davvero d’oro e d’argento.”
Il cadetto osservò il suo profilo sereno e disteso, sorridendo della sua naturale semplicità. “Avevate ragione.” annuì attirandosi lo sguardo del Principe “Come potete vedere, ora è d’argento.”
Mamoru era davvero una persona in gamba. Non solo come guerriero, anche caratterialmente. Riusciva a non farlo sentire uno stupido sprovveduto innanzi a tutte le cose che non sapeva e lo riempivano di infantile stupore. Il Gran Consigliere Kitazume, invece, era terribilmente severo e se sbagliava erano guai.
Mamoru era il migliore insegnante che avesse mai avuto o forse era meglio dire... amico? Per quanto si domandasse se potesse permettersi di considerarlo tale. Yuzo ne sarebbe stato più che felice, ma... lui restava il Principe e Mamoru un cadetto e l’etichetta era molto severa per i soldati della guardia. Però... la sua sola compagnia, lo faceva stare bene. Fosse stato per lui, avrebbero potuto restare anche tutta la notte seduti in riva al Fiume a parlare.
Un vociare confuso ed allarmato attirò la loro attenzione, facendo rabbuiare l’espressione di Mamoru.
“Ecco perchè non volevo portarvi qui.” mormorò in tono basso.
Poco lontano, comparvero quattro persone. Tre spinsero in malo modo la quarta, che rovinò al suolo con un tonfo.
“Per favore...” la sentirono supplicare “...lasciatemi andare, vi ho dato tutto quello che avevo... cosa volete ancora?”
“Non provare a fregarci, vecchio!” sbottò un giovane di media altezza, incrociando le braccia al petto. “Sappiamo che hai dell’altro denaro nascosto: dicci dove e potrai tornare a casa vivo!” col capo indicò un altro giovane, decisamente più alto dei suoi compagni e dalle spalle larghissime e possenti, che si faceva schioccare le dita lentamente ed in maniera minacciosa.
“Ma che stanno facendo?!” domandò perplesso il Principe, assumendo un’espressione preoccupata.
“Niente che ci riguardi, Vostra Altezza, andiamo via.”
“Cosa?!” sbottò guardandolo negli occhi “Come sarebbe ‘andiamo via’? E lasciamo quel pover’uomo alla mercé di quei tre? Mamoru, assolutamente no!” ed iniziò a muoversi in direzione del gruppetto, ma l’altro lo trattenne, stringendogli il braccio con forza.
“Vostra Altezza, non fate pazzie.” ringhiò tra i denti “Quelli sono dei tagliagole! Ed io non posso permettere che vi succeda alcunché!”
Yuzo si divincolò dalla stretta con un gesto deciso, guardandolo con altrettanta fermezza. “Ed io non posso permettere che venga fatto del male ai miei sudditi!” fu la sua scelta e riprese a camminare con passo spedito, lasciando il cadetto boccheggiante e senza risposte.
Mamoru incrociò le braccia al petto, sbuffando. “E chi lo faceva così testardo?!” borbottò prima di seguirlo.
“Ehi, voi!” esordì il Principe, appena fu abbastanza vicino ed attirandosi l'occhiata perplessa dei tre. “Fermatevi immediatamente!”
Il ragazzo di media altezza, e con l'orecchino a cerchio, lo osservò attentamente, inarcando un sopracciglio ed abbozzando un sorriso beffardo. “E questo damerino da dove salta fuori?” lo schernì, facendo ridacchiare i suoi compagni.
L’uomo a terra, con i capelli grigi e gli occhiali, guardò il Principe con preoccupazione. “No, ragazzo! Vai via, loro-”
“Chiudi il becco, nonno!” berció il più basso dei tre, con i capelli lisci, lunghi alle spalle e la pelle più scura, dandogli un calcio che lo fece gemere per il dolore.
“Vi ho detto di smetterla!” rimarcò Yuzo “Quello che state facendo è contro le leggi vigenti nello Stato dei Morisaki!”
Il giovane più grosso, con il codino, cominciò a ridere sonoramente, dando una pacca sulla spalla di quello di media statura. “Oddei, Ryoma[1], hai sentito questo?”
“Certo che l’ho sentito, Bunnaku[2].” ed avanzò di un passo, incrociando le braccia al petto. “Di’ un po’, damerino acculturato, non ti hanno mai insegnato che mettere il naso in affari altrui è molto pericoloso?”
Ma il Principe non si mosse, continuando a guardarlo dritto negli occhi. “Ve lo ripeto per la terza volta: lasciate in pace quell’uomo e andatevene.”
Mamoru si portò una mano alla fronte, sospirando: Yuzo era davvero un ingenuo se pensava che bastasse solo un suo comando per farli smettere. I tre non sapevano che lui fosse il Principe Minore, ma se anche l'avessero saputo non avrebbero obbedito ugualmente se non avesse avuto un gruppo di soldati della guardia ad intimorirli.
Infatti, Ryoma disse: “Mi dai ordini? Ma chi diavolo ti credi di essere, damerino?!”
Yuzo avrebbe voluto rispondergli che era il Principe, ma tenne a freno la lingua abbassando lo sguardo. Si poteva essere più ingenui di lui? Credere che loro obbedissero all’istante, come se niente fosse. Ma si disse che doveva trovare una soluzione o... i suoi occhi si fermarono sulla mano, che stringeva in pugno, e gli venne un’idea.
Notando come il Principe fosse in difficoltà, Mamoru fece per intervenire, ma venne battuto sul tempo dalle parole di Yuzo.
“Sono una persona disposta a pagarvi per lasciare in pace quell’uomo.” il cadetto spalancò gli occhi, guardando il suo profilo dall'espressione seria e decisa
Quella frase riuscì a catturare l’attenzione di Ryoma Hino, che smise di sogghignare e inarcò un sopracciglio, scrutando con attenzione il suo viso per capire se stesse dicendo la verità e, dallo sguardo severo che induriva i suoi tratti, sembrava essere proprio così.
“Vediamo, allora.” acconsentì con un sorriso.
Yuzo sfilò lentamente il prezioso anello che portava alla mano destra e che, nella fretta di cambiarsi per seguire Mamoru, aveva dimenticato di togliere prima di lasciare il castello. Il cadetto osservò con la bocca semiaperta i suoi movimenti, troppo sorpreso per dire qualcosa.
“Questo credo che sia sufficiente, no?” disse il Principe, lanciando il gioiello verso Ryoma che lo prese al volo senza distogliere lo sguardo da quello di Yuzo. Poi, lo abbassò, per constatare l’importanza dell’oggetto, e sbottò.
“Sacra Trimurti!”.
L’anello, in oro giallo, era finemente lavorato, dando l’impressione che fosse composto da tanti fili intrecciati le cui trame intrappolavano una miriade di zaffiri provenienti dallo Stato dei Tachibana, i più puri del continente. L’occhio esperto di un ladro non ci avrebbe messo nemmeno mezzo secondo a riconoscere il reale valore di quel gioiello, e Ryoma Hino era un esperto
“Quello dovrebbe valere molto di più della cifra che state pensando.”
Il ladro lo osservò, inarcando un sopracciglio, con la bocca semiaperta. “Ma... chi diavolo sei?”
Mamoru si portò innanzi al Principe, decidendo che fosse il momento di allontanarli definitivamente. “Non conoscete il detto ‘chi si accontenta gode’?” Disse in tono poco velatamente minaccioso
“E tu che-” fece per rispondere Hino quando Ramon Victorino, il più basso, attirò la sua attenzione con espressione preoccupata.
“Ryoma, no!” lo fermò, indicando con la testa il pugnale che il cadetto portava infilato nella sciarpa legata in vita. “Quello è un soldato della Guardia Reale, lasciamo perdere.” ed il giovane con l’orecchino osservò dapprima Mamoru e poi Yuzo, alle sue spalle, domandandosi chi diavolo potesse essere quel giovane che si accompagnava con un soldato del Maharaja. Di certo non il Principe Kerasu, che lui aveva visto spesso bighellonare in città con nugoli di guardie, però gli somigliava... che fosse... e si trovò a sorridere, dando poi una rapida occhiata al vecchio ancora fermo al suolo.
“Ti è andata bene, nonno.” disse, per poi fare un profondo inchino nei riguardi di Yuzo e Mamoru, rivolgendo loro un sorriso beffardo. “E’ stato un piacere far affari con te, mio... regale damerino.” sottolineò le ultime parole con una particolare verve, prima di volgere loro le spalle ed allontanarsi rapidamente seguito dai due compagni.
Il Principe tirò un profondo sospiro, superando il cadetto ed inginocchiandosi accanto all’uomo per accertarsi delle sue condizioni. “State bene?” domandò aiutandolo a mettersi seduto.
L’uomo annuì. “Grazie figliolo, adesso è tutto a posto.” sospirò, scotendo il capo “Quei ladri volevano del denaro che io non avevo… sono solo Mikami, il fornaio.” e strinse la mano del Principe tra le sue. “Che gli Dei ti benedicano per avermi aiutato. Grazie ancora.”
Yuzo gli sorrise. “Namasté.” salutò chinando il capo.
Namasté.” rispose l’uomo, per poi alzarsi e ritornare alle vie cittadine più sicure e trafficate.
Il Principe lo osservò scomparire tra i vicoli, restando in ginocchio, e con un sorriso quieto a distendergli le labbra. Era felice di esser stato davvero utile a qualcuno, per la prima volta, di aver difeso un suo suddito ed anche per aver messo a frutto l’Arte della Trattativa, con la quale il Gran Consigliere gli rompeva le scatole tutto il tempo. Se avesse potuto vederlo, forse sarebbe stato soddisfatto di lui.
La figura eretta di Mamoru lo affiancò torreggiante, con le braccia conserte e la punta del piede picchiettante al suolo.
Yuzo scrutò il suo viso, dall’espressione severa, che lo guardava con un sopracciglio inarcato e le labbra tese.
Lui sorrise, grattandosi il mento. “Ehm… sei arrabbiato?”
L’altro sbuffò. “Arrabbiato?” fece eco, prima di inginocchiarsi davanti a lui e guardarlo dritto negli occhi. “Io sono furente!” con un sospiro rassegnato, si passò una mano nei crini lunghi e scuri. “Vostra Altezza, io… mi sono preoccupato. Temevo potesse succedervi qualcosa… non potete andare allo sbaraglio contro dei banditi. È pericoloso!” ma di fronte al suo calmo sorriso scosse il capo “Deduco che non comprendiate le mie preoccupazioni.”
“Ma io le capisco, Mamoru, ed hai ragione ad essere arrabbiato, mi dispiace.” accordò con dolcezza “Però… allo stesso modo, non potevo abbandonare uno dei miei sudditi. Io dovrò diventare il Gran Consigliere ed il bene dello Stato dovrà essere il mio unico obbiettivo, ma… come posso far del bene al mio popolo, se gli volto le spalle quando ha bisogno di me?”
Il cadetto osservò a lungo il suo sguardo nocciola scuro, per poi capitolare con un sorriso, emettendo un sospiro. “Vostra Altezza ha un gran cuore.” disse, facendolo arrossire. “Ed io sono onorato di avervi come mio Principe.” gli tese la mano per aiutarlo ad alzarsi “Ma non provate mai più a fare simili colpi di testa!”
Il Principe scoppiò a ridere, sistemandosi la sciarpa sulla spalla. “Va bene, va bene. Ma se vuoi saperlo, non avevo nessuna paura.”
“Ah, no?” fece eco Mamoru, con un sorriso, riprendendo a camminare, e l’altro scosse il capo.
“Affatto.” poi lo guardò “Perché tanto non avresti dato loro il tempo di farmi alcunché. Li avresti messi al tappeto in meno di un attimo.”
E stavolta fu il cadetto ad arrossire, perché il Principe era assolutamente convinto di quello che stesse dicendo.

*

Continuarono a camminare seguendo il corso del Fiume, con il mormorio delle acque a far loro compagnia.
“Vorrei sapere perché vi ostinate a voler passeggiare in questa zona.” disse d’un tratto Mamoru, che aveva continuato a tenere sotto stretto controllo ogni vicolo o angolo che sfuggiva all’occhio luminoso della Luna.
“Ed io vorrei sapere perché insisti a voler andare via.” gli rispose il Principe con un sorriso.
“Ma come? Non vi è bastato il pessimo incontro di prima?!” sbottò, inarcando un sopracciglio, ma Yuzo non parve totalmente convinto.
“Solo perché è un luogo più isolato e malfamato? Solo per questo?”
“Beh, dovrebbe essere sufficiente…” Mamoru abbassò lo sguardo prima di prenderlo per un braccio, fermando entrambi. “Ci sono cose che Vostra Altezza non dovrebbe vedere.” si decise a dire, con espressione addolorata “Cose che… vi renderebbero triste, lo so. Ed io non voglio che questo accada…”
Yuzo lo osservò con perplessità: cosa poteva esserci di così tremendo, lungo il corso del Fiume, che avrebbe potuto intristirlo a tal punto?
Esclamazioni di assenso ed approvazione arrivarono alle loro orecchie, con suoni gracchianti e sguaiati, attirando l’attenzione del Principe.
Mamoru si allarmò, volgendo lo sguardo alle sue spalle per un solo attimo e poi ritornando a guardare Yuzo. “Vi prego, Vostra Altezza… vi prego. Andiamo via.”
Il Principe rimase a pensarci. Quello che si era presentato come un attimo di libertà, poteva rivelarsi utile anche per conoscere davvero la realtà cittadina che lui non aveva mai visto, con i suoi pregi ed i suoi difetti, per farlo avvicinare di più alle esigenze del popolo e saper giustamente consigliare il fratello, una volta che questi sarebbe salito al trono. Sapeva che la reticenza di Mamoru era solo per il suo bene, poiché voleva difenderlo, ma aveva vissuto diciotto anni sotto una campana di vetro e non voleva continuare in questo modo, conoscendo solo il ‘bene’ del mondo.
Sospirò, distendendo un gentile sorriso. “E’ la mia Città, ed è giusto che io sia al corrente del bello ed il brutto che ha da offrire.”
Mamoru chinò il capo in un gesto affranto. “Lo sapevo.” disse solo, per poi tornare a guardarlo negli occhi. “Ne siete sicuro?”
Yuzo annuì.
“Allora seguitemi…” ed abbandonò il lungo Fiume, per entrare nel vicolo dal quale provenivano gli schiamazzi, seguito a ruota dal Principe.
Il cadetto si fermò alla fine della stradina, dalla quale si poteva ben vedere una piazzetta, ma che riusciva a tenere abbastanza al sicuro dagli altrui sguardi, presi com’erano dallo ‘spettacolo’ che si stava consumando al centro dello spiazzo.
“Non avanziamo oltre, Vostra Altezza, ci sono i soldati della Guardia di Stato…” indicando un paio di loro in piedi su quello che sembrava essere un ponteggio in legno.
Yuzo lo osservò con curiosità, non riuscendo a capire cosa fosse.
“Ma… a che serve quella costruzione?” domandò senza smettere di osservarla, mentre la gente dabbasso, venuta ad assistere a chissà che cosa, sembrava acclamare chissà chi.

“Il prossimo! Qual è il prossimo?”
“Sotto a chi tocca!”

Continuavano a berciare, senza che lui riuscisse a comprendere.
“E’ un patibolo, Vostra Altezza.” disse Mamoru, attirandosi lo sguardo di Yuzo che era un misto tra paura e sconcerto. “Non temete, nessuna esecuzione… questa volta. Solo punizioni corporali per reati minori.” lo rassicurò, per quanto fosse possibile in quella situazione.
Ed il Principe deglutì a fatica, spostando lo sguardo nuovamente sulla folla urlante, i cui schiamazzi ed incitamenti gli gelarono il sangue nelle vene.
Un soldato si mosse, raggiungendo il centro del patibolo. “Taichi Nakanishi.” lesse a voce alta dal rotolo che reggeva tra le mani “Venti frustate per aver cacciato di frodo e cinquanta monete d’oro per ogni animale ucciso, per un totale di 200 monete d’oro. Essendo che l’accusato non dispone di tale cifra, il saldo in monete sarà convertito in frustate. Cinquanta monete: cinque frustate che, sommate alle venti dell’accusa di bracconaggio, fanno: quaranta frustate.”
Richiuse il rotolo, sentenziando “Questa è la legge del Maharaja.” e ritornò a farsi da parte, mentre la folla acclamava esultante quello che, da colpevole, divenne improvvisamente vittima.
Yuzo lo vide salire, con le mani legate, scortato da due guardie che lo incatenarono ad un palo piantato al centro del patibolo.
“Vostra Altezza, non è necessario che-”
“No.” lo fermò imponendosi una sicurezza che non possedeva “E’ giusto che assista.”
Quando le due guardie ebbero finito, si fece avanti un giovane interamente vestito di nero, con un pagri[3]dello stesso colore, che fece schioccare a vuoto la frusta un paio di volte, tra le grida entusiaste della folla.
“Chi è?” domandò il Principe.
“Si chiama Genzo e fa il mestiere più brutto del mondo: è un boia.” disse Mamoru, tornando ad osservare il profilo di Yuzo con preoccupazione. Per quanto ostentasse coraggio, il cadetto sapeva che quelle frustate, che avrebbero piagato la schiena del bracconiere, avrebbero ferito anche il cuore del Principe perché non aveva mai visto la sofferenza che l’uomo sapeva fare a sé stesso.
Il boia caricò il primo colpo, facendo schioccare la sferza sulla schiena di Nakanishi che emise un grugnito strozzato, cercando di trattenersi. Ma, alla quinta frustata, non gli fu più possibile e le sue grida si dispersero soffocate dall’esultanza del pubblico, che sembrava come godere della sua sofferenza.
Yuzo sussultò ad ogni colpo, incassando ogni immagine attraverso profondi respiri, ma senza distogliere lo sguardo. Fermo, come statua di sale, le mani strette in pugni e la mascella serrata. Le orecchie sentirono e memorizzarono ogni verso, grido, assenso di quel tripudio isterico ed incomprensibile. Così terrificante.

…“Questa è la legge del Maharaja.”…

E giù un colpo di frusta su piaghe sanguinanti e profonde.

…“Questa è la legge del Maharaja.”…

Ed esultanza spietata per quella orribile messa in piazza dell’altrui dolore, camuffandolo come giustizia.

…“Questa è la legge del Maharaja.”…

E la vista cominciò ad annebbiarsi e farsi acquosa. Le immagini ondeggiarono, rotolando dai suoi occhi. Le mani strette, talmente con forza, che le nocche divennero livide e cominciarono a tremare.
“Vostra Altezza?”
La voce di Mamoru era un’eco ovattata e lontana...
“Vostra Altezza?”
...sentì che gli stava toccando il braccio...
“Vostra Altezza?”
...ma non riusciva a muovere altrove lo sguardo, mentre i suoi occhi affogavano tra le lacrime. Lentamente cercò la mano del cadetto, afferrandola saldamente ed il giovane ricambiò la sua stretta.
“Andiamo via, Vostra Altezza…” gli disse piano. Stavolta, il Principe annuì lentamente, lasciandosi guidare per altri luoghi, più sicuri, in cui gli schiamazzi non sarebbero riusciti ad arrivare.
“Come può fare questo…” mormorò Yuzo, appena furono abbastanza lontani ed il cadetto si fermò, osservando il suo sguardo, totalmente spento, con tristezza e rabbia insieme. Quel maledetto del padre era riuscito a ferire ugualmente il kumar, anche fuori del castello. Quando si era accorto che stava piangendo, avrebbe voluto urlare con tutta la voce che aveva in corpo, affinché smettessero immediatamente di fustigare quel bracconiere. Ma si era limitato a chiamarlo piano e ricambiare con forza la stretta attorno alle sue dita.
“Io… io non gli permetterò di associare questo bieco spettacolino al nome di mio fratello!” disse Yuzo, con sguardo furente “Quando Kerasu sarà Maharaja, gli dirò di non sbandierare il dolore in pubblica piazza, mentre la folla urla di… di gioia! Se è giustizia, tale deve essere! Non un diletto per il popolo!” e fece per muoversi, mentre altre lacrime cominciarono a scendere “…io… io non…” ma Mamoru lo trattenne, attirandolo a sé ed abbracciandolo.
“Mi dispiace, Vostra Altezza, non volevo che vedeste tutto questo.” gli mormorò all’orecchio, mentre l’altro rimase spiazzato per un attimo perché, da quando sua madre era morta, più nessuno gli aveva mai dato conforto nei momenti di tristezza, oltre Kerasu. Poi, sentì gli occhi cedere sotto il peso delle lacrime e ricambiò l’abbraccio, sfogando la sua rabbia ed il suo disprezzo.

*

“Vi sentite meglio ora, Vostra Altezza?” domandò Mamoru, seduto su alcuni gradini in pietra. Delicatamente gli carezzò la testa, ricoperta di corti capelli scuri.
Il Principe, seduto accanto al cadetto, gli rivolse un sorriso, annuendo piano. “Un po’.” disse, lasciando che le dita di Mamoru scivolassero tra i suoi crini. “Non pensavo che mio padre permettesse certe cose…” aggiunse, guardando altrove “…sapevo che fossero in vigore le pene corporali, per quanto io non sia molto d’accordo, ma quello che ho visto… è rivoltante.”
Il cadetto sospirò, scompigliandogli i capelli. “Per questo cercavo in tutti i modi di dissuadervi, ma voi avete una testa più dura della pietra sulla quale siamo seduti!”
“Ed è un male?” domandò Yuzo, passandosi il dorso della mano sugli occhi e togliere ciò che rimaneva delle lacrime versate fino a quel momento.
Mamoru ci pensò, inarcando un sopracciglio. “No, solitamente no… tranne quando non mi state a sentire!”
Il Principe rise di gusto alle sue parole, sotto lo sguardo benevolo del cadetto che si sentì più tranquillo nel vedere come la tristezza si fosse allontanata nuovamente dal suo viso.
“Quando mio fratello sarà Maharaja…” disse Yuzo “…gli consiglierò di abolire questa pratica inumana. Le punizioni sono giuste…” continuò, scuotendo il capo “…ma anche il reo ha una sua dignità e noi abbiamo il dovere di rispettarla, per quanto la sua colpa possa essere grave. Non trovi anche tu?”
Mamoru annuì. “Sono sicuro che il Principe Kerasu ascolterà le vostre parole.” poi balzò in piedi con un sorriso, tendendogli la mano. “Ma ora, basta tristezza! Questa deve essere una notte felice, Vostra Altezza, ed io so esattamente dove portarvi per renderla tale!”
Yuzo sorrise, prendendo la sua mano ed alzandosi anche lui.
“Dove stiamo andando?” domandò pieno di curiosità, ma l’altro scosse il capo.
“Sarà una sorpresa!” esclamò, per poi fermarsi di colpo “Sapete ballare?!”
“Ballare?!” fece eco il Principe con perplessità “Sì, abbastanza… avevamo un maestro, io e mio fratello. Ci ha insegnato tutte le danze tradizionali delle grandi feste di corte…” sbuffò, alzando lo sguardo al cielo “…dove passavamo le ore a ballare con noiosissime Maharajakumari!”
Mamoru sorrise, ricominciando a camminare e trascinandoselo dietro.
“Vedrete, Vostra Altezza, adesso vi mostrerò una vera festa popolare. E sono sicuro che vi piacerà!”
Si inoltrarono per altri vicoli di quella Città che sembrava essere un gigantesco labirinto. Poi, il vociare e la musica si fecero più vicini, fino a che non sbucarono in un cortile circondato da abitazioni alte fino a due, tre piani ed addobbate di luci e nastri, lampade coloratissime e fili svolazzanti, appesi ai balconi. Lunghissime tavolate erano state apparecchiate lungo un lato del perimetro trapezoidale di quello spiazzo, e ricoperte di ogni ben degli Dei. Su di una piccola ribalta, suonava quella che si sarebbe potuta definire un'orchestra, ma decisamente arrangiata, che, tuttavia, non era affatto male.
E poi c’era la gente. Tantissima gente, in variopinti abiti, che parlava e rideva e ballava.
Yuzo rimase ad osservarli con la bocca semiaperta e leggermente frastornato da tutta quella allegra confusione. “Ma… che succede?” domandò a voce alta per farsi sentire.
“E’ un matrimonio!” rispose Mamoru con un sorriso “Una coppia di amici si è finalmente sposata… e questi sono tutti gli invitati accorsi per festeggiarli!”
“Accidenti! Sembra di essere ad uno sposalizio regale… solo che c’è più rumore!”
Il cadetto rise. “Perché sanno come divertirsi! Venite, vi presento un po’ di gente!” e, sempre tenendolo per mano, si immerse nella fiumana in festa.

 

Continua…


[1]RYOMA: Ryoma Hino compare nei volumetti del World Youth Hen, e nella parte di anime conosciuta come Tsubasa J. E’ metà uruguayano e metà giapponese, ed è l’eterno rivale di Kojiro Hyuga! Per poter avere sempre la Tigre come avversario, decide di entrare nella nazionale uruguayana, dove gioca anche Ramon Victorino.

[2]BUNNAKU: Bunnaku Shinprusatt compare nei volumetti del World Youth Hen e nella parte di anime conosciuta come Tsubasa J. E’ un giocatore della nazionale thailandase, grande, grosso e piagnone!XD. Pratica la thai-boxe per questo, un pugno suo, ti ammazza!XD.

[3]PAGRI: è uno dei tanti modelli di turbante indiano. Ovviamente ce ne sono diversi a seconda dell'occasione, della classe sociale, della stagione. (Esempio: *clicca*.)


 

...E poi Bla bla bla...

*_* adoro re-inventare i ruoli dei personaggi! Soprattutto quelli meno utilizzati nel fandom!
XD spero abbiate apprezzato il nuovo ruolo di Bunnaku, Ryoma e Ramon! Io già immagino un tipo come Bunnaku: grande e grosso, col lacrimone facile, che fa il tagliagole!XDDDDDDDDDDDDDDDD
Io mi farei rapinare solo per non farlo piangere!!!



Nota di servizio: è in arrivo anche il 9° capitolo di Huzi, un po' di pazienza. E' dalla mia Be(t)ta *_*Y.

   
 
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