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Autore: Samurai Riku    04/12/2012    0 recensioni
Prima dell'agenzia tuttofare, dopo il termine della guerra per l'espulsione dei barbari.
Scorcio della vita di Gintoki separatosi dai suoi compagni, dopo aver conosciuto una giovane ragazza che gli ha offerto il suo aiuto, andando contro le leggi Amanto. Perché i samurai non si fermano davanti a simili inezie, un samurai non abbassa la testa...
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Gintoki Sakata, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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A quanto pare Gintoki mi stava cercando per tutta la casa, perché quando aprì la porta scorrevole della stanza  celebrativa esordì dicendo -Ah, sei qui… non hai intenzione di allenarti oggi?-
-Dopo che ho finito di sistemare il kagami mochi!!- risposi sorridente, preparandomi ad adornare il tokonoma della stanza.
Venne a sedersi accanto a me, poggiando sul tatami la spada di legno presa nella palestra di casa -È vero, si avvicina la fine dell’anno.-
-Proprio così!! Ed è meglio non fare arrabbiare le divinità!- sistemai i due mochi, uno più grande e uno più piccolo, sul ripiano rialzato del tokonoma, e giunsi le mani a preghiera, chinando leggermente il capo davanti al piccolo altarino appena creato. Vidi con la coda dell’occhio Gin fare lo stesso, poi abbozzò un sorriso malinconico, restando ad osservare i dolcetti in silenzio.
-Cos’hai da sorridere?-
-Ah, non è niente… mi sono appena ricordato che una volta da piccolo rubai i mochi dall’altare e me li mangiai.-
Lo guardai un attimo scandalizzata, poi scoppiai a ridere -Cos’hai fatto?! Ahahahah!!-
-Be’, avevo fame… e i dolci mi sono sempre piaciuti! Quante ne ho prese quella volta…!!- aggiunse poi quasi con rammarico, coprendosi il volto con una mano.
Ora che ci penso, quella è stata la prima occasione in cui lo sentivo dire qualcosa sul suo passato, sulla sua infanzia. Ero tentata di chiedergli altro, ad esempio chi lo avesse picchiato dopo un gesto tanto sacrilego, ma innocente per un bambino, ma preferii trattenermi… avevo la sensazione che facendo una qualsiasi domanda sull’argomento avrei spezzato quel velo di nostalgia misto a gioia e rimpianto che rivestiva il suo sorriso.
Eppure volevo sapere… volevo disperatamente sapere qualcosa in più su di lui.
-Adesso mi è venuta voglia di dolci…- commentò di punto in bianco.
-La mamma ha comprato qualche altra leccornia per lo Shogatsu, in questi giorni possiamo abbuffarci a volontà!! E poi la notte del trentuno di dicembre andremo al tempio a festeggiare, e mangeremo soba e mochi a volontà!!- dissi tutto d’un fiato, ormai trasportata dall’entusiasmo che mi infondeva sempre quel periodo dell’anno.
-Sei proprio esaltata! Ma i mochi si mangiano nell’anno nuovo, scusa!!-
-Allora mangeremo altri dolci!!- niente poteva abbattere la mia felicità.
Gintoki sorrise scuotendo leggermente il capo, poi prese la spada di legno e mi diede un colpetto in testa -Adesso alleniamoci!! Approfittiamone finchè tuo padre è fuori casa!-
-Ahio…!!-
La notte dello Shogatsu, il Capodanno, arrivò in un lampo. Uscimmo di buon’ora senza cenare, dato che prevedevo davvero un abbuffata al tempio! Per questa celebrazione tanto importante indossai il kimono… sì, lo so, ho sempre detto che il kimono nn è roba da veri samurai, e che è da donnine, ma insomma… è una festa, e per le feste ci si veste al meglio, no? Era verde, nn troppo acceso, con qualche decorazione floreale rossiccia, come l’obi. Mamma diceva sempre che mi metteva in risalto il colore degli occhi e dei capelli. Come se i miei capelli avessero bisogno di farsi notare ancora di più.
Il kimono di mia madre invece era blu, semplice, ma elegante, e la obi leggermente più chiara. Mio padre indossava i classici ‘indumenti importanti’, come li chiamavo io… kimono maschile da cerimonia e l’haori scuro sopra. Anche Gintoki aveva un kimono e un haori! Gli avevamo dato degli abiti smessi di mio padre, senza badare alle sue lamentele infantili, e comunque erano ancora ben tenuti e tenevano caldo. Il kimono era un po’ stinto, ma sempre elegante, blu scuro a righe verticali, e l’haori era nero.
Salimmo le scale del tempio, ed era tutto pieno di colori. Le lanterne luminose erano appese ovunque, e irradiavano un delicato e magico bagliore. Le bancarelle offrivano cibi freddi o cotti sul posto, e il profumo di soba caldi e sakè mi travolse come una piacevole ventata; le persone passeggiavano tranquillamente, emanando felicità e serenità. Le coppie si tenevano per mano, i bambini correvano spensierati divertendosi e i commercianti gridavano bonariamente per attirare clienti.
I monaci del tempio sembravano entità a parte, silenziosi e sempre ben messi, ma riuscivano lo stesso a mescolarsi perfettamente con questa atmosfera vivace, ad essere parte del tutto.
Così mi sentivo, parte di tutto questo.
Presi Gin per un braccio, trascinandolo verso un banchetto -Andiamo, andiamo!! Prima un piatto caldo, poi i dolci!!-
-Non spendete un’esagerazione, i soldi sono sempre i miei!- borbottò mio padre, ma alla fine anche a lui piaceva tutto questo.
-Non si preoccupi…- disse Gin, cercando di mitigare il suo animo, ma io lo trascinai via, debellando il monito di papà con un gesto della mano e una risata.
Ci prendemmo la nostra porzione di soba e ci incamminammo lungo la strada
-Sono squisiti, vero?!-
Gintoki mandò giù un boccone aiutandosi con le bacchette, annuendo -Ottimi!-
-Ah, guarda!! Dopo andiamo anche noi a fare il karaoke?-
-Coosa??- sembrava avessi detto chissà quale blasfemia -Non ci penso nemmeno!!-
-Ti prego! Ti prego, ti prego, ti prego!!-
-Non so cantare!!-
-E chi se ne frega, l’importante è divertirsi!!- esclamai -È questo lo spirito di noi Edochiani, no??-
Speravo di trasmettere almeno una piccola parte dell’allegria che provavo a Gintoki, desideravo che almeno in quel giorno di festa anche lui riuscisse a sentirsi per una volta completamente felice e sereno. Dentro di me pregavo le divinità di esaudire questa piccola ma importante richiesta.
… chissà se agli Dèi sta a cuore la felicità di un Demone…
-Mmh…- lui stortò le labbra, non molto convinto della mia proposta, ma poi si illuminò in un largo sorriso -Prima i dolcetti!!- e corse via.
-Ehi!! Aspettami!! Dai, mi si rovescia tutto per terra!! Gintoki!!!- gli gridai dietro mentre cercavo di raggiungerlo senza diventare un soba ambulante.
E come previsto andai a sbattere contro qualcuno; io finì per terra e la mia cena sugli abiti di quella persona.
-Ohi, ohi….- poi alzai lo sguardo sul danno estremo -… oh-oh… mi-mi dispiace tanto!! Mi scusi, non volevo!!- farfugliai rimettendomi in piedi, non sapendo come rimediare.
-Non preoccuparti… può succedere.- disse con voce calma, come se non fosse accaduto nulla. Per un attimo temetti di aver travolto un bonzo… mi sarei tirata addosso l’ira degli Dèi, non poteva iniziare peggio di così l’anno nuovo. Eppure, guardando meglio quell’uomo, i capelli lunghi, trattenuti da una leggera coda, il sugegasa in testa e il suo volto, ero sempre più convinta che non fosse davvero un bonzo.
-Davvero, cercherò di rimediare!! Mi perdoni di nuovo!!- ripetei, come un mantra salvifico, inchinandomi.
-Ho detto che non importa, finiscila.-
Poi sentendo la voce di Gin alzai di riflesso il capo.
-Cos’è successo? Tutto bene?-
Lo sconosciuto si volse verso di lui -… Gintoki?-
Lessi lo sgomento nei suoi occhi, come se quella fosse l’ultima persona che si immaginava di incontrare -… Zura?-
-Mi chiamo Katsura, smettila con quel soprannome assurdo, lo sai che mi da fastidio.-
Un momento… si conoscevano? Zura? Anzi, no… Katsura? Chi era quest’uomo?
-Tu qui…? Cosa… cosa fai?-
-Partecipo allo Shogatsu, mi sembra evidente.-
Sì, era palese che si conoscevano. Gintoki pareva seriamente sorpreso e colpito, mentre quell’altro, quel Zura… no, Katsura, era calmo, come se si fosse incontrato con un compagno di scuola.
Un compagno… ehi, vuoi vedere che…
-Come te la passi, Gintoki? Non ci vediamo da parecchio.-
Lui si limitò ad alzare le spalle.
-Avevo sentito delle voci sul Demone Bianco, ma non credevo davvero che anche tu fossi da queste parti.-
-Voci?-
Avevo visto giusto…
Katsura annuì -Gli Amanto sono la fonte principale delle mie informazioni, ma  non farti strane idee, non lavoro certo con loro.-
-Sarebbe l’ultima cosa che mi aspetterei da te.-
Forse era solo una mia impressione, ma l’atmosfera si era fatta un po’ più tesa.
-Perché non vieni con me?-
-Con te? E dove, scusa?-
-Non sarebbe prudente dire dove mi nascondo…-
Gin lo guardò accigliato -Cosa stai combinando, Zura?-
-Niente, ma è davvero rischioso farmi vedere in giro come se nulla fosse, e lo è anche per te.- poi mi guardò.
Fu una questione di pochi istanti, ma da quello sguardo capii chi mi trovavo di fronte. Quello era un samurai.
-Va tutto bene, per ora. Non ho intenzione di fare niente di diverso da ciò che faccio adesso.-
-Perché, cosa stai facendo?-
-Seguo la mia strada, come tu segui la tua. Tutto qui.-
-Da quando le nostre strade si sono divise?-
-Da quando è finita la guerra.- rispose risoluto, guardandolo dritto negli occhi.
La Guerra per l’espulsione dei barbari… tutto ruotava intorno a quella guerra.
-Ti sbagli Gintoki, non è finito un bel niente. Solo perché non siamo più su un campo di battaglia ti arrendi senza combattere? Non è da te, Gintoki. Proprio tu mi avevi detto di non mollare mai.-
-La guerra è finita, devi smetterla di vaneggiare, Zura…-
-Gintoki, unisciti a me. Come hai vecchi tempi, fianco a fianco, e guidiamo lo Joi a…-
Katsura non ebbe il tempo di terminare il discorso che Gintoki lo assalì a parole
-Lo Joi?! Non c’è più lo Joi!!-
-L’ho ricreato io, esiste ancora!! Te l’ho detto, non è finito proprio niente!-
… lo Joi…
-Joi?! Il gruppo per l’espulsione dei barbari?!- guardai allibita Katsura, poi il mio maestro -Gin, tu…-
-Gintoki era il nostro Capitano.-
-Hai detto bene. Ero.- teneva le iridi rubino fisse sul compagno d’armi -Non voglio più saperne nulla, quindi… vedi di non coinvolgermi nelle tue assurde idee. Mi ha fatto piacere rivederti, ma lasciami in pace, Zura.-
-Andiamo, non puoi gettare la spugna in questo modo! Continua a combattere con noi!!-
Nell’udire quelle parole scattò qualcosa in Gintoki. Qualcosa di pericoloso.
Afferrò Katsura per i bordi del kimono, avvicinandolo a sé, ringhiando -Ho combattuto e a cosa è servito?!-
L’altro non parlò.
-Ho combattuto per il Paese, per il codice, per l’onore…!! A cosa è servito, Katsura, eh?! Ce l’hai una risposta da darmi?!- v’era il fuoco nei suoi occhi. Per un attimo temetti che poteva aggredire il suo amico, ma Gin non lo avrebbe mai fatto… no, lui non fa del male a chi vuole bene… sperando che Katsura fosse un suo buon amico.
Lo lasciò, scostandolo -Lascia che combatta a modo mio, d’ora in poi. Lasciami provare a cambiare.- detto questo voltò le spalle a Katsura, voltò le spalle a me e svanì lentamente nella folla.
… non era certo questo lo spirito dello Shogatsu che avevo in mente…
-Tu chi sei, ragazzina?- mi chiese, dopo aver perso di vista la schiena di Gin.
-… un’amica.-
-Ho sentito che la strage che ha fatto si è verificata in un dojo. È il tuo, per caso?-
-Di mio padre, sì.- non so nemmeno perché rispondevo così meccanicamente alle domande di quello sconosciuto. Se conoscevo poco Gin, conoscevo ancora meno Katsura.
Katsura. Solo il suo nome.
Annuì -Capisco… se puoi, non perdere di vista quel samurai. Credo che sia iniziato un cambiamento.-
-… cosa?- mi voltai per chiedergli spiegazioni, ma si stava già incamminando. Come se nulla fosse, come se non fosse macchiato di soba, come un bonzo qualunque.
-È stato bello salutarti, Gintoki… e dire addio al demone che ti porti dentro.- disse, lasciando che le sue parole si disperdessero nel freddo vento che si alzava silenzioso tra le vie affollate.
Trovai Gintoki in un’area solitaria del territorio del tempio, seduto sulle gradinate di un piccolo santuario di pietra.
Con quell’aria fredda anche lui sembrava di pietra. Immobile, silenzioso, spento, triste… chissà a cosa pensava.
Divinità, abbiate pietà dell’anima di un uomo, combattuto tra la vita terrena e l’esistenza demoniaca.
Come se questa volta gli Dèi avessero sentito la mia preghiera, nello spazio iniziarono a risuonare i rintocchi delle campane.
1… 2… 3… 4… 5…
Andai davanti a Gintoki, porgendogli sotto al volto incupito e chino una confezione di mochi.
Alzò piano lo sguardo su di me -… si mangiano nel nuovo anno.-
-Non importa!- presi un dolcetto, dandogli un morso -Non vedo perché una cosa così buona non debba essere assaggiata in un periodo così bello! Non trovi anche tu?-
Distolse lo sguardo -Ti tirerai addosso l’ira degli Dèi.-
-Non mi importa neanche di questo!- mi sedetti accanto a lui -Ci sei tu che mi proteggi!-
-Un demone può solo fare arrabbiare di più gli Dèi.-
-Non un samurai!!- esclamai, mostrandogli tutta la mia sincerità con un sorriso.
Mi guardò di nuovo, un po’ spaesato, come l’altra volta, dopo l’uccisione degli Amanto.
-Devi insegnarmi a diventare una brava samurai, non un demone!!-
-… ma…- di nuovo non sapeva cosa dire.
… 23… 24… 25… 26… 27…
-Le senti? I monaci stanno suonando le campane. I centotto rintocchi della purificazione.- chiusi gli occhi, volendo assaporare con tutta l’anima quel suono.
Chinò il capo, ma questa volta parve riflettere. Avevo l’impressione che il velo di malinconia non lo aveva ancora abbandonato; mi dava una tale tristezza vederlo così abbattuto, perso in quel freddo inconsolabile.
… 39… 40… 41… 42… 43…
-Le campane vengono suonate centotto volte per liberare gli uomini dai centotto pensieri mondani, e per purificarli dai peccati commessi durante l’anno. Sono il simbolo di una svolta, e il loro è il suono melodioso del cambiamento.-
-Non sentivo le campane da più di un anno, non so se questi centotto rintocchi bastino a cancellare i miei peccati.-
-Da qualche parte si dovrà cominciare, no?- lo abbracciai di getto, posando il viso contro la sua spalla. Lo sentii sussultare, colto di sorpresa -Pregherò le divinità affinché ti diano un cammino astio e pieno di difficoltà.-
-… non dovrebbe essere il contrario?-
Scossi la testa, tenendomi sempre stretta a lui -No, perché è quando si tocca il fondo… quando si ha tutto il mondo contro che gli uomini danno il meglio di loro stessi, combattendo per rialzarsi e per non spezzare la propria anima.-
Speravo di aver fatto breccia in quel manto freddo con le mie parole, di aver risvegliato la sua anima, perché tutto ciò era la realtà. Il Paese è in ginocchio, ma ci sono uomini come quel Katsura che continuano la loro guerra fuori dal campo di battaglia. I barbari invasori spaziali dominano su tutto, ma le persone hanno ancora voglia di uscire di casa con il freddo e festeggiare tutte assieme la fine di un anno, e la nascita di un nuovo periodo d vita. L’epoca dei samurai sembra essere giunta al suo declino, ma ci sono ancora uomini come Gintoki, decisi a percorrere a testa alta e schiena dritta la propria strada.
Sorrideva… anche se non potevo vederlo, ne ero certa, stava sorridendo -Allora che mi crolli il mondo addosso. Non ho intenzione di camminare con la schiena storta!-
-Così si parla!!!- gli rivolsi un sorriso che fu ricambiato.
Prese un mochi, e mi abbracciò, stringendo un braccio attorno alle mie spalle -Sono più buoni con il suono delle campane.-
-Te lo avevo detto.-
… 75… 76… 77… 78… 79…
-Perché ti sei appiccicata così?-
-Anche tu mi stai appiccicato!! E poi fa freddo!!- semplicemente avevo voglia di stargli vicino… tutto qui.
-Sì, sì, fa freddo!!- mi strinse di più a sé.
Be’… dopotutto era un bel Shogatsu.
Una voce giunse a noi assieme a dei passi un po’ confusi nella neve -Ehi, ehi, che fate qui tutti soli soletti?! Oh… Riku, sei tu!-
Appena si avvicinò lo riconobbi subito -Kanbee!! Ma sei ubriaco…?-
-Che? Ubriaco io?! Macchè, sono un monaco serio!!-
Era ubriaco… ogni Shogatsu che ho festeggiato in questo tempio è accompagnato dal ricordo di questo bonzo brillo. Altro che monaco serio!
-Be’, che fate qui? Ah, tu sei… aspetta, sei il samurai che vagabondava per il tempio fino a qualche tempo fa…-
-Gintoki.-
-Ecco, Gintoki…!!- batté le mani, quasi sbilanciandosi per lo sforzo di spostare il baricentro, poi accennò un sorrisetto -Alloooora, che facevate qui imboscati?!-
Ci staccammo all’unisono, scattando in piedi.
-Non siamo imboscati, non dire fesserie, Kanbee!!!- sbraitai.
-Va bene, va bene! Tanto non dirò nulla al vecchio Komatsu, sta tranquilla!!-
-Anche perché non c’è niente da dire!!-
-Ceeeerto!!-
-E finiscila con quel tono!!- quanto mi irritava in queste circostanze…
-Andiamo…- esordì Gintoki -Raggiugiamo il tempio, non vorrei perdermi gli ultimi rintocchi.-
Già, le campane… che suono armonioso. È ancora più bello nell’aria fredda dell’inverno.
… 83… 84… 85… 86… 87…
-Ehi, vi va un po’ di sakè caldo?- propose Kanbee mentre ci avviavamo.
-Sono minorenne!!- obbiettai.
-A me andrebbe, sì!-
-Anche tu sei minorenne, Gin!!- ma non mi diedero retta.
Kanbee gli porse la bottiglietta che aveva attaccata alla cintola -Ecco a te, amico! Questo sì che rinfranca lo spirito!-
-Ma mi state a sentire, voi due?! Non potete bere, tu sei troppo giovane, e tu sei un monaco…!!-
Gin mi tappò la bocca con un mochi -Silenzio!- disse, ma non pareva davvero seccato
-Il sakè e i dolci sono più buoni in inverno! È un peccato non assaggiare cose così buone in un periodo così bello, no?- sorrise.
-Giusto!!- concordò Kanbee.
Ecco, mi aveva rinfacciato le mie stesse parole. Ora sorrideva, era davvero più sereno e allegro, nel vero spirito del Capodanno.
Era questo lo Shogatsu che avevo in mente di festeggiare.
… 103… 104… 105… 106… 107…
-Se torni a casa ubriaco papà ti fa dormire per strada!-
-Non mi ubriaco, tranquilla, tranquilla!!-
… 108.
Akemashite omedetou!
  
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