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Autore: Samurai Riku    04/12/2012    0 recensioni
Prima dell'agenzia tuttofare, dopo il termine della guerra per l'espulsione dei barbari.
Scorcio della vita di Gintoki separatosi dai suoi compagni, dopo aver conosciuto una giovane ragazza che gli ha offerto il suo aiuto, andando contro le leggi Amanto. Perché i samurai non si fermano davanti a simili inezie, un samurai non abbassa la testa...
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Gintoki Sakata, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il resto della giornata procedette senza intoppi, o altri eventi particolarmente significativi, così dopo aver sistemato la faccenda in giardino ci mettemmo entrambi sotto al kotatsu, per scaldarci un po’. Il tepore della coperta riscaldata era così piacevole che finii con l’addormentarmi.
Non ricordo cosa sognai… in effetti non mi ricordo quasi mai i sogni che faccio, che cosa triste… ma quando mi svegliai la luce nella stanza era cambiata, i raggi del sole filtravano bassi attraverso lo shoji di carta di riso, disegnando deboli rettangoli rossicci sul tatami e sul basso tavolino, ma più della luce del sole calante, o il calore del kotatsu, fu la voce alterata di mio padre a strapparmi dal sonno.
-Cosa diamine hai fatto?!- sentii da oltre la porta. La voce di mio padre mi giungeva distante e ovattata, come se prima di riuscire a penetrare lo shoji avesse rimbalzato su tutte le pareti della casa.
Mi misi subito a sedere, lasciandomi la coperta alle spalle e andando alla porta. Quando sono rientrati? Perché Gintoki non mi ha svegliata, maledizione!!
Aprii uno spiraglio e sbirciai nel corridoio. L’ombra ben eretta di mio padre si proiettava sul pavimento e sul muro di legno, di fronte a lui l’ombra del mio amico era china ai suoi piedi, in segno di scusa.
-Ha ragione…- disse Gintoki con calma -ho esagerato, ma credo che sappia bene anche lei che non se ne sarebbero andati tanto facilmente.-
-Ed era necessario ucciderli a quel modo??-
Sgusciai fuori dalla stanza, lungo la parete, arrivando a sporgermi due porte accanto, dove i due uomini stavano discutendo… o meglio, dove mio padre stava sbranando Gin con le parole…
-Ho cercato di proteggere sua figlia e la sua casa.- rispose senza guardarlo negli occhi. Io lo vedevo, lo capivo… cercava di mantenere un atteggiamento remissivo, ma gli bruciava il fatto che mio padre non capisse le sue ragioni.
E bruciava anche a me.
-Proteggere?!- ringhiò mio padre -Ma se è solo per causa tua che mia figlia è stata in pericolo!!-
Serrai i pugni lungo i fianchi.
Basta…
-Se proprio volevi fare qualcosa per proteggerla dovevi consegnarti, così non ci sarebbero state altre conseguenze!!-
Basta, basta…
-Ti hanno riconosciuto, giusto? Adesso sì che la mia casa e la mia famiglia sono in pericolo!! Sei solo un pazzo assassino!!
Adesso basta!!
-Fini…!!- ero pronta ad intervenire, a difendere Gintoki e a fare stare zitto per una buona volta mio padre, ma prima che riuscissi a gridare, prima che potessi entrare in quella stanza, Gintoki puntò uno sguardo di fuoco su mio padre, zittendolo.
-Credi davvero che senza di me si sarebbe evitato tutto questo!? Credi che continuando a essere sottomessi agli Amanto e pagarli come se fossero Yakuza che chiedono il pizzo salverebbe la tua bella casa e la tua famiglia?!-
Per un breve istante lessi lo shock e del mero stupore negli occhi di mio padre.
-Non voglio una medaglia al valore, o un monumento…!!- Gin si alzò senza distogliere lo sguardo acceso da mio padre -Ma vorrei che aprissi gli occhi, e che ti rendessi conto che agendo come fai tu, facendo il bravo cittadino sottomesso e ubbidiente non verrai risparmiato! Né tu, né la tua famiglia!!-
-Aah, sta zitto!!- ringhiò.
-Sei solo un ipocrita!! Non vorrai farmi credere che al mio posto te ne saresti stato zitto e buono mentre si portavano via tua figlia!!-
-Se fossi stato al tuo posto niente di tutto questo sarebbe successo per il semplice fatto che gli Amanto non vogliono la mia testa perché mi sono fatto un nome in guerra!!-
-E questo cosa c’entra?! Che fai, neghi la realtà adesso?? Questo è uno stupido pretesto per accanirti su di me! Ho difeso tua figlia, dovresti almeno essermene grato!!-
A questo punto mio padre afferrò i bordi dello yukata di Gin, strattonandolo -Ora chiudi quella bocca, non ti permetto di alzare la voce con me in casa mia!!-
Gintoki non era per nulla intimorito, ormai si era lasciato alle spalle l’atteggiamento remissivo del ‘chiedo perdono se ho arrecato disturbo in questa casa’.
-Invece continuo a parlare, e non mi interessa se tu…!!- finì a terra dopo il destro diretto di mio padre. Steso sul tatami, sollevato sui gomiti e una mano premuta su naso e bocca continuava a fissarlo, ricambiando il suo sguardo di odio e rabbia con determinazione e orgoglio.
-Fuori da questa casa.-
-… me ne vado, ma non perché me lo ordini tu. Mi dispiacerebbe davvero se una bella famiglia come questa si dividesse per colpa mia.-
-Sparisci dalla mia vista, all’istante!-
-No!!- mi ero stancata di stare lì a guardare e mi misi davanti a Gintoki.
-Riku…-
-Spostati Riku, non è cosa che ti riguarda.-
-Invece mi riguarda, papà, lo sai benissimo.- sì… abbiamo lo stesso carattere. La nostra è una sfida a chi ha la testa più dura -Oggi volevo chiederti delle spiegazioni, volevo sapere perchè ogni due settimane dai dei soldi agli Amanto, e perché non mi hai mai detto niente. Dopotutto faccio parte anche io di questa famiglia, e non sono più una bambina ingenua che va protetta dal mondo! Però… ho deciso di lasciar perdere, perché ho pensato che forse avevi le tue ragioni e Gintoki mi ha convinta nel dirmi che probabilmente lo hai fatto solo per non mettermi in qualche guaio.-
Nessuno dei due uomini parlò.
-Quindi adesso ascoltami bene perché non voglio affrontare ancora questo argomento! Gintoki è un mio amico, forse il primo vero amico che ho,- forse anche più di un amico, ma queste non sono cose da dire al proprio padre in momenti del genere –mi ha difesa più volte da quando lo conosco e voglio fare qualcosa per ringraziarlo, quindi non se ne andrà di casa, almeno non finchè l’inverno non sarà finito, perché, codice dei samurai a parte, è disumano lasciare un uomo a morire assiderato quando invece si ha la possibilità di aiutarlo.- mio padre fece per aprire bocca e dire qualcosa, ma lo precedetti continuando la mia arringa -Sa anche lui di aver esagerato, e che probabilmente non era necessario ucciderli a quel modo, ma mi ha difesa… un’altra volta. Ha fatto una cosa giusta, e non devi preoccupati di future ripercussioni degli Amanto, perché credo che sapendo che c’è lui in questa casa ci penseranno due volte prima di avvicinarsi a darci ancora fastidio. Tu non hai visto quello che ho visto oggi, di cosa è capace Gintoki, e se proprio non riesci a fidarti di lui, fidati almeno di me. Sono pur sempre tua figlia, giusto?-
Il mio amico, nonché maestro di spada, non proferì parola.
Papà rimase un istante in silenzio a guardarmi, poi chiuse gli occhi, si riassettò lo yukata e si voltò verso l’uscita della stanza -Sì… sei proprio mia figlia. Solo per l’inverno, e se si ripete una cosa del genere non voglio sentir ragioni, se ne andrà all’istante. Chiaro?-
Avvertii un improvviso sollievo al cuore sentendo le parole di mio padre, e non potei fare a meno di sorridere -Sì, chiaro… sono certa che comunque non si ripeterà, vero Gin?- gli chiesi guardandolo.
Lui spostò lo sguardo dalla schiena di mio padre al mio volto, annuendo -Sì…-
-Mh…- papà se ne andò, richiudendosi la porta di shoji alle spalle.
Non ci credo… mi stupisco di me stessa certe volte! L’importante è che nessuno sia stato buttato fuori di casa!
-Hai visto??- feci rialzare Gin, sorreggendolo con una mano sulla schiena, anche se credo che quel singolo pugno non gli avesse fatto nulla -Te lo avevo detto che lo avrei convinto!!-
Lui abbozzò un sorriso, pulendosi con il dorso della mano il rivolo di sangue che gli colava dal labbro tagliato e dal naso -Sembravi uno di quegli avvocati del nuovo telefilm…- commentò -Mancava solo che ti mettessi a citare qualche articolo del codice penale!-
-Ahahahah, ma che dici?!-
-Comunque, grazie per avermi difeso.- mi guardò rasserenato.
-Figurati! Sto saldando il mio debito con te!-
-… ma tu non hai…-
Prima che potesse terminare la frase, la porta scorrevole si aprì di nuovo ed entrò mia madre con un vassoio tra le mani.
-Mamma…-
Senza dire niente si mise in ginocchio sul tatami accanto a noi e passò un fazzoletto bagnato a Gintoki -Pulisciti per bene.- disse, con quel tono che solo una madre abituata ai graffi e alle sbucciature che si fa il proprio figlio sa avere -Vi va del thè verde?- ci chiese, poi, versando la bevanda calda dalla teiera alle tazze.
-Sì, certo! Grazie mamma!-
Gin annuì -… grazie signora Komatsu.-
Al contrario di mio padre, la mamma aveva subito accettato Gintoki… anzi, lei mi aveva quasi messo fretta nel portarlo a casa prima che la stagione diventasse insostenibile. A lei non interessava chi fosse, voleva solo evitare che si sentisse male… come ho detto, se si ha la possibilità di aiutare qualcuno, non c’è motivo per non farlo, no? La mamma è fatta così… e qualche volta capitava che mi chiedessi come avesse fatto una donna come lei a finire con un testone come mio padre…
Porse una tazza a Gin e una a me -Non preoccuparti Gintoki, farò una bella ramanzina a mio marito e vedrai che ti lascerà un po’ in pace.-
-Non deve disturbarsi, ma grazie comunque…-
-Oh, non è un disturbo, è un dovere! Amo mio marito, ma delle volte è davvero un uomo impossibile!- disse -Non fraintendere, non è una cattiva persona, ma… non vuole correre rischi.-
-Posso comprendere.- rispose lui, bevendo un sorso d thè.
-Lo hai sposato per pietà, vero mamma?-
Al mio commento buttato lì senza preavviso si mise a ridere divertita, tanto che spuntarono piccole lacrime agli angoli dei suoi occhi azzurri -Oh no, pover’uomo!!  Da giovane era un ottimo samurai, dal temperamento un po’ acceso, ma era un combattente di prim’ordine… non biasimarlo per le sue scelte, Riku,- mi accarezzò il volto, la sua mano era tiepida e delicata -con il tempo cambiano le priorità, e cambiano anche le persone.-
Annuii mesta -Ho capito… forse.-
-Con lei posso scusarmi senza alzare la voce, mi dispiace se ho creato dei problemi.-
Mia madre posò ora la mano in testa a Gin, accarezzandogli i capelli -L’importante è che hai protetto Riku, e so che lo farai ancora, Gintoki.-
Alzò lo sguardo stupito su di lei.
-Un samurai mantiene sempre fede alle sue promesse, giusto?-
Annuì, sorridendo -Giustissimo!-
Venne da sorridere anche a me.
La mamma riusciva sempre a rasserenare le persone, come se avesse chissà quale potere speciale. Mi piaceva per questo, era sempre calma e composta e serena, ma quando era necessario riusciva a far valere le proprie idee, come una vera padrona di casa. Spero che crescendo prenderò almeno una piccola parte del suo splendido carattere.
Appena finimmo di bere il nostro thè la mamma ripose le tazze sul vassoio -La cena è quasi pronta, Riku potresti darmi una mano a preparare le ultime cose?-
-Certo mamma!-
-Posso aiutarvi anche io?- si offrì Gin.
-Oh, non è necessario Gintoki…-
-Lo è per me… per favore.- guardò mia madre con estrema convinzione, come se la sua vita dipendesse dal dare una mano in cucina.
Mia madre sospirò, comprensiva -Va bene, come vuoi. Lo sai, non devi guadagnarti la nostra ospitalità.-
-Non voglio nemmeno essere un peso. Non so fare molto, ma imparo in fretta… se ha bisogno di un aiuto in casa sono disponibilissimo! Fate così tanto per me, non credo neanche di meritarmi tanto…-
-Non dire così, Gin! Non è vero che non te lo meriti!- dissi.
La mamma sorrise -Ti ringrazio per la gentile offerta… ma poi se ti faccio lavorare Riku si impigrisce!- commentò ironica.
Io la guardai un po’ stizzita. Insomma, che considerazione ha di me…
Gintoki di tutta risposta abbozzò un sorriso e quasi con orgoglio disse -Non c’è pericolo, signora, io sono un maestro esigente e severo!-
-Allora falla rigare dritto!-
-Ehi, cos’è questo clima di complicità?! Io sono qui, avete finito di parlarmi alle spalle?!-
Lasciammo Gin all’Irori, così che si occupasse dello stufato e non lo lasciasse bruciare, mentre io e la mamma andammo alla dispensa a pendere gli ultimi ingredienti da mettere in pentola.
-È davvero un bravo ragazzo!- commentò ad un certo punto mia madre.
-… eh?- come se ne era uscita con questa esclamazione? -Be’, sì… gli dispiace anche che finisco con lo scontrarmi con papà per lui. Dice che non vuole essere la causa della rottura della mia famiglia.-
-Questa famiglia non si romperà per qualche battibecco.-
Annuì -… mi chiedo se lui abbia una famiglia, o se almeno l’abbia mai avuta.- mi voltai. Dalla nostra posizione era appena visibile la stanza con l‘irori, e con lo shoji aperto si intravedeva la pentola sospesa sulla brace, e Gintoki che inginocchiato sul tatami, mescolava lo stufato -Ha sempre un’espressione triste e malinconica in volto… anche quando sembra più sereno e sorridente. È come se un cupo presentimento non lo lasciasse mai.-
-Ognuno ha i suoi personali tormenti, Riku. Qualsiasi cosa abbia passato Gintoki vedrai che con il tempo si sentirà meglio. La guerra per l’espulsione dei barbari è stata terribile, già solo quell’esperienza deve averlo segnato… poi, non so cos’altro possa essergli capitato, ma il tempo è la migliore medicina, per tutto.-
Parlò con tanta risolutezza che non potei fare altro che acconsentire. Aveva pienamente ragione, come sempre. Alcune volte arrivavo ad invidiare la capacità di mia madre di affrontare tutto con la più totale calma e compostezza, come una vera signora giapponese. Sembrava che niente potesse spezzarla.
-… anche se qualche volta una brava infermiera più aiutare!- aggiunse poi, con tono leggero e spensierato.
-Come…?- la guardai al quanto perplessa, non capendo cosa voleva dire.
-Su Riku, ormai sei grandicella! Pensi anche tu che sia carino, vero?- mi chiese sorridendo come un’adolescente.
Feci un balzo di lato dallo stupore -Eeeh?? Cosa dici, mamma!!- non so se ero più stupita dalla facilità con cui mia madre aveva tirato fuori quell’argomento, o dal fatto che considerasse il mio amico e maestro ‘carino’.
-È di bell’aspetto, anche se ha una capigliatura assurda, ed è un uomo tutto d’un pezzo, di questi tempi è raro trovare uno così, sai?-
Il tuo discorso è assurdo!!
-Sarebbe un ottimo partito se non fosse un vagabondo senza nulla, ma se resta a vivere qui forse riesce anche a trovarsi un lavoro e può darsi che tuo padre inizi a vederlo di buon’occhio!!-
-Ma cosa stai dicendo?? Come ti vengono certe idee!!-
È sentendo discorsi come questi che mi crolla il mito della signora giapponese tanto a modo…
-È un ragionamento più che logico, Riku!- aggiunse quasi offesa perché la sua figlioletta la guardava come una stralunata.
-No che non lo è!!-
Inutile, riprese a narrarmi le sue fantasie -Più vive qui più in fretta diventerà un membro della famiglia, no? Ci vorrà poco prima che cominci a chiamarci Okaa-san e Otoo-san! E dato che sei la nostra unica figlia femmina cambierà cognome così la casata non andrà persa!-
-Cerchi di organizzarmi il matrimonio, adesso!? Non ti sembra un po’ presto?!-
-Non sto facendo niente di simile, Riku!- disse, allontanando le mie accuse con un gesto della mano -Sono normali pensieri che una madre si pone prima o poi!-
A me sembrava un po’ troppo ‘prima’… dopo questo splendido discorso, col cavolo che andavo a raccontarle del piccolo episodio di oggi. Temevo che sarebbe andata a parlare con Kanbee per la celebrazione di un vero matrimonio buddhista.
-Delle volte mi preoccupi…-
-Aah, non mi hai ancora risposto, lo trovi carino o no??- mi chiese infine con il sorriso sulle labbra.
-N-non ci ho m-mai fatto caso, sinceramente!!- e cercando di nascondere l’imbarazzo raccattai la verdura e tornai all’irori, accovacciandomi accanto a Gin, gettando il tutto nella pentola.
-… tutto bene?-
-Sì, certo, certo, perché?- mi affrettai a rispondere.
Lui alzò le spalle -Così… hai una faccia strana.-
-Non è strana, è la mia faccia!! Non hai idea di che cosa si è messa a dire mia mamma…-
-Perché, che ha detto?-
Ci misi un attimo nel realizzare che riferirgli le bellissime congetture di mia mamma era fin troppo imbarazzante -Meglio se lasci stare, va…!!- tagliai corto.
Rimase un attimo ad osservarmi in silenzio, poi tornò a mescolare lo stufato -Delle volte sei proprio strana.-
-Anche tu sei strano.-
Infondo… era davvero carino.
La cena si consumò in silenzio, tranquillamente. Mio padre non ritirò fuori nessun pretesto contro Gintoki, o i rivoluzionari, o gli amanto e lo shogunato… anche un brontolone come lui si stanca di criticare e arrabbiarsi qualche volta.
Gintoki ed io sistemammo il tutto a cena conclusa, e dopo essere rimasti un po’ a chiacchierare sotto il caldo del kotatsu andammo a dormire… non dopo che mia madre venne a darci la buonanotte facendomi l’occhiolino e uno strano sorrisetto.
Aaaah… che famiglia strana che ho. Spero che Gin non si sia fatto idee strane…
  
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