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Autore: Winry977    04/12/2012    1 recensioni
E se i componenti di una band si interessassero a una ragazza incinta incontrata a un loro meeting dopo un concerto?
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un paio di giorni più tardi dal mio compleanno accadde l'inevitabile.

Dopo un po' di tempo, mi capitò spesso di pensare a Luke. Non sapevo perché ma mi suscitava pena, anche perché prima di andarmene dall'ospedale avevo saputo che era uscito dall'incidente conciato proprio per le feste. Mi raccontarono che dopo essere volato dall'altra parte della macchina venne addirittura schiacciato, letteralmente, da due motorini, che gli sfrecciarono sopra gli arti superiori, procurandogli gravi fratture. All'inizio mi ero autoconvinta che se lo meritava, ma nemmeno io riuscivo ad essere convincente con me stessa: mi faceva pena, quasi come se fosse colpa mia pure il fatto che due motorini avevano “sgommato” sulle sue braccia. Un cipiglio mi perseguitò per parecchio tempo, finché non decisi che sarei andata a chiedere sue notizie.

Ovviamente decisi di parlarne con Andy, e la notizia suscitò un certo scalpore.

-Dimmi che stai scherzando, Sam.- disse lui serio mentre riordinava la cucina dopo aver cenato. -Vuoi andare a trovare quell'uomo? Ti ricordo che è stata una grande fonte di problemi per te e per Nadia. Non credo proprio sia il caso di andare a trovare quel pazzoide.

-Andy, non vado a fare una visita di piacere. E poi, mettiti nei miei panni: è anche colpa mia se ora è ricoverato in quel campo di limoni.

-No, Sam. Non è colpa tua, ma dei suoi istinti maniacali!- cominciò ad agitarsi. -Non sono d'accordo. Per niente, Sam.

-Cosa sei? Geloso? Non credo neanche che sia in grado di muoversi dal letto, cosa pensi che possa fare, eh?- mi accigliai, cominciando a seccarmi.

-N...Non sono geloso!

-Già la tua contraddizione lo mette ancora più in evidenza!

-Non è vero!- gli scivolò un bicchiere di mano, che finì per fortuna nel lavandino metallico. -Senti, non voglio e basta, ok?

-Me lo stai ordinando?- inarcai un sopracciglio.

-Io non ordino nulla a nessuno, e lo sai! Sam! Per l'amor di Dio! Apri gli occhi! Ricordati tutto quello che ti ha fatto passare! Come puoi provare della pena per lui?! Se lo merita!

-Può pure essere una punizione karmatica, non mi interessa! Se provo pena per lui, ed ho la curiosità di vedere in che stato si trova, non ci posso fare nulla!

-Lo sai già in che stato si trova! Ma cosa avrai intenzione di fare una volta che lo avrai trovato e avrai constatato la sua mala salute? Gli pagherai pure i debiti perché ti farà più pena di prima?!- eravamo paonazzi, tutti e due, ed io non riuscivo a smettere di serrare la mia mascella. Perché tanta gelosia? Gli avrei fatto una visita e basta. Neanche di piacere. Non capivo perché doveva farsi tutti quei film mentali.

Sospirai arrabbiata e lui continuò a parlare. -Sai che ti dico? Vai! Va' a farti fregare da quel pazzo! Va' a fare la crocerossina per lui! Non hai idea della cosa masochista che hai intenzione di fare!- questo era troppo. Mi alzai con rabbia, presi la giacca e me ne andai nell'altro appartamento, senza Nadia, che tra l'altro dormiva già nel letto di Ashley, senza la mia roba e senza niente. Volevo sbollire, stare da sola. Mi richiusi la porta della casa alle spalle mentre dall'altro capo della strada Andy mi chiamava dicendo che dovevo smetterla di comportarmi in quel modo e che doveva dirmi una cosa. Ma niente, ero troppo furiosa.

Quella sera mi addormentai sul mio letto con tutti i vestiti. Nella furia del momento non avevo neanche considerato l'opzione di mettermi addosso le coperte, e quindi mi autocostrinsi a passare la nottata in balia della casa fredda e di sogni completamente disconnessi tra loro.

 

Il mattino dopo fu un trauma completo.

Non mi alzai alle luci della mattina o con la mia sveglia o con qualcuno accanto, ma con lo squillare del campanello. Mi alzai a fatica e andai ad aprire, trovando davanti al cancello Jake con in braccio Nadia addormentata e due borsoni. Mi accigliai, stropicciandomi gli occhi e aprii il cancelletto, che scricchiolò rumorosamente.

-Ehi Sam... Ieri te ne sei andata senza dire nulla. Ma che è successo?

Storsi un angolo della bocca. -Niente, una discussione con Andy.

-Riguardo cosa? Se posso chiedere...- disse lui aggrottando la fronte.

-Mah... niente... sciocchezze ospedaliere...

-Ospedaliere?- si sorprese. -Non ti ha detto nulla di oggi?

-Oggi? Che deve succedere oggi?

Sospirò, gettandosi un'occhiata alle spalle, verso la casa. -Ecco perché stamattina non ha neanche aperto bocca. Era cupo in volto e appena gli si chiedeva qualcosa non rispondeva e se lo faceva era pure brusco...- scossi la testa, già spazientita. -Sam, il punto è un altro. Mi dispiace che lui non te ne abbia parlato, ma... noi stiamo partendo.

Un fulmine a ciel sereno. Ecco cos'era stata quella notizia. Ero sconcertata e arrabbiata allo stesso tempo, e un senso di nausea mi colse lo stomaco.

-Cosa?- mormorai io, fissando spaesata il mio amico.

-Partiamo in tour...- mi mise in braccio Nadia, che emise un mugolio ma non si svegliò.

-Ma per quanto tempo? E perché Andy non me l'ha detto? E dov'è ora?- il mio sguardo vagò alle spalle di Jake, ma non vidi altro che una macchina priva di gente al suo interno.

-Per due mesi...

-Due?! E quando aveva intenzione di dirmelo Andy?!

-Eh.. ieri sera... ma a quanto ho capito te ne sei andata senza lasciarlo parlare...- sospirammo all'unisono. -Comunque, gli altri sono già partiti. Io mi sono alzato tardi, quindi mi hanno lasciato il compito di portarti Nadia e di avvisarti della nostra partenza.- era amareggiato, ma non quanto me.

-Mi sa che perderò il volo, se non mi muovo. Sam... mi dispiace, davvero. Spero di sentirti per telefono, come lo speriamo tutti, ma non so neanche se si potrà parlare al telefono...-

Deglutii, e involontariamente mi scese una lacrima. Una sola. Che fu colta dal chitarrista. -Non piangere. Due mesi, se ben occupati possono volare. A presto, Sam.- mi diede un bacio su una guancia accennando un timido abbraccio, per non svegliare Nadia, e dopo essere salito in macchina mi fece un ultimo cenno con la mano, e partì.

Rimasi lì, davanti il portone di casa mia, sotto shock, e con Nadia che nel sonno sussurrava il nome di Ashley.

  
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