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Autore: londonici    04/12/2012    1 recensioni
Hayley, sedicenne di Beverly Hills, sembra la tipica ragazza che mette il broncio giusto per essere diversa. Una grande passione per i Paramore e un gruppo di amici eccezionali la aiuteranno a superare i primi "piccoli" problemi della sua vita. Ma poi si aggiunge Hitch, un rapper diciannovenne di fama mondiale, e tutto cambierà all'improvviso...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Tipico di Jenna.

La casa era già piena fino all'inverosimile. Dovevo aspettarmelo.

Bryan era sparito in tempo, beato lui.

Io, intanto, me ne stavo in giardino, vicino alla piscina, con Jamie e Travis. Sorseggiavamo cose rigorosamente non alcoliche (non volevo finire di nuovo nel letto sbagliato, non ora che tenevo sul serio ad Adam) standocene al bordo della piscina.

Mi ero messa un vestitino verde smeraldo, con un nastrino nero che partiva proprio sotto il taglio del seno. Peccato che le décolleté non fossero comodissime. Insomma, mi ero messa in ghingheri, ma non per la festa.

«Hayley», mi salutò la voce falsa di Dana.

Sorrisi altrettanto finta. «Ma che bello. Ciao, Dana. Ciao, Bree», salutai inespressiva.

«Ma che bella festa», commentò Bree con la sua vocetta isterica.

«Non è merito mio di sicuro», risposi. Jamie stava sbuffando, così come Travis.

«Senti, forse è il caso che noi mettiamo in chiaro due cosette», iniziò Dana come se volesse minacciarmi.

«Ah, sì?», dissi scoppiando a ridere. I gemelli fecero un verso assurdo con la gola, tentando di non ridere così spudoratamente.

«Esatto. Credo che tu dovresti stare alla larga da noi».

«Io?», feci ridendo ancora di più. «Io non...». Mi ricomposi. «Io non ho la benché minima intenzione di vedervi, figuriamoci di starvi intorno. Non me ne frega proprio, non so se avete recepito il messaggio».

Travis non ce la fece più e rise a crepapelle, io ricominciai a ruota, portandomi dietro anche Jamie.

«Che maleducati», commentò Bree.

Diedi due colpi ai gemelli, che cercarono di tornare seri. Ma anche io ero poco credibile.

«Scusate. Allora, ricapitoliamo: a voi brucia perché sto attirando tanta attenzione, la vostra attenzione. Ma a me proprio... Sapete, non me ne frega niente di voi due. Vi starò alla larga, se volete, anche se è quello che ho sempre fatto... Comunque. C'è altro?». Mi sforzai di non ridere di nuovo in modo disumano.

«Hayley, ci conosci bene. Sai che se ci metti i bastoni tra le ruote, noi te la faremo pagare», minacciò di nuovo Dana. E Bree la spalleggiava in modo ridicolo.

«Mettere i bastoni tra le ruote? Esattamente, per fare cosa?», mi anticipò Jamie. Dana lo guardò con fare da Reginetta Delle Stronze e rispose:

«Se c'è una cosa che Dana vuole, Dana la ottiene». Ci voltò le spalle e iniziò a sculettare come una modella mal riuscita, seguita da Bree. Non appena furono più lontane, scoppiammo a ridere come dei deficienti, ma era davvero impossibile trattenersi dopo quella sceneggiata. Erano patetiche, e facevano passare me per la stronza! Beh, a loro spettava il premio per la fantasia.

Avevo anche capito cosa – o meglio, chi – volessero le due vipere: Adam, ovvio. Poverette.

Proprio mentre scherzavo con i gemelli, sentii qualcuno respirarmi sul collo e spostarmi i capelli sciolti dalla spalla.

«Ciao, Smitty», sussurrò all'orecchio. Jamie guardò Travis con un'occhiata che doveva dirla lunga e insieme si volatilizzarono.

Mi voltai e trovai le sue braccia attorno alla mia vita. Con delicatezza, sciolsi l'abbraccio.

«Ciao, star».

Mi scrutò con attenzione. «Non dirmi che non vuoi farti scoprire da Jenna».

Ma come diamine faceva?! Come?

«Beh, è esattamente quello che stavo per dire. C'è anche tuo zio, non credo sia una buona idea».

«L'ultima volta che tua madre e Frank erano nello stesso luogo, anche noi eravamo impegnati», disse abbozzando un sorriso e guardando altrove.

«Sì, suppongo di sì».

«Ma, scusa, se non vuoi dare nell'occhio, perché ti sei vestita così? Credi che mi tratterrò?». Fece un passo indietro e mi guardò così intento a scorgere ogni particolare da farmi sentire imbarazzata.

Allora anche io fissai lui.

Era elegante: camicia nera, cravatta bianca, pantaloni scuri e capelli spettinati al punto giusto.

Corrugai la fronte.

«Certo, Adam, anche tu potevi vestirti in modo meno... attraente». Sapevo che non se lo sarebbe aspettato. Infatti sgranò gli occhi.

«Hayley, ammetto che tra ieri e oggi mi stai dando alla testa. Prima mi baci in quel modo – e io mi ricordo bene come – adesso mi parli con questo tono da donna matura... Stai crescendo o giochi a un gioco che mi piace?».

Scrollai le spalle. «Tu limitati a fare il bravo. Non dare nell'occhio e fingiti solo un amico. Poi vedremo se giocare o no». Sorrisi appena e mi allontanai, lasciandolo a bocca aperta. Veramente avevo stupito anche me stessa: non credevo di poter essere così spavalda.

Vidi con la coda dell'occhio Dana e Bree confabulare, o forse mi stavano solo sputtanando. Pazienza.

Dopo nemmeno due minuti, Adam mi comparve di nuovo alle spalle, ma solo per dirmi velocemente: «Okay, allora giochiamo. La sfida si riapre». Non ebbi il tempo di rispondergli: era già sparito tra la folla.

«Hayley!», chiamò una voce dalla parte opposta. Mi voltai.

«Ciao, Chris!», lo salutai allegra. Sembrava proprio che tutto stesse tornando al posto giusto.

«Però, come siamo belle stasera...», mi fece i complimenti.

«Beh, anche tu sei tutto in ghingheri, o sbaglio? Vuoi fare stragi di cuori?». Sorrise e mi fece l'occhiolino.

«Hey, comunque... Per quel che riguarda i giorni scorsi...». Avevo già capito.

«Non fa niente, Chris. Figurati, mica ce l'ho con te. Non ce l'ho con nessuno, okay?», lo tranquillizzai. Si rilassò appena, perché il suo cellulare squillò. Guardò il numero e fece una faccia strana.

«Pronto?», iniziò attento. «No, dai, non è il caso. Hai...», e mi guardò di sfuggita, «... lo hai fatto di nuovo? Insomma, basta! Non sei un bambino». Mi accorsi che non diceva il nome dell'interlocutore apposta per non farmi capire di chi si trattasse. Allora poteva esserci solo una persona dall'altro capo del telefono. E quella persona mi odiava. «No, i tuoi genitori sono stati invitati, non tu. No, credimi non è una buona idea. Come? Che diamine significa che sei già qua fuori?».

«Okay, è Jess, l'ho capito», dissi piano a Chris. Avevo parlato troppo presto. Tutto stava tornando al posto giusto, vero? Come no.

Alzò gli occhi al cielo, scusandosi senza voce. Poi riprese a parlare: «Jess, ascolta. No, questo non è vero. Se la pensi davvero così, perché mi hai chiamato? Allora non hai capito! Io non sto dalla parte di nessuno, d'accordo? Nessuno».

Non so perché, ma incitai Chris a porgermi il cellulare. Fece cenno di no un paio di volte, poi mi stancai e glielo strappai dalle mani.

«Jess», tuonai.

Qualcuno rise in modo sguaiato dall'altra parte.

«Jess?», ripetei più cauta.

«Hayley!», esclamò con una voce stranissima. Oddio, era sbronzo.

«Jess, spiegami cosa diamine ti dice il cervello. Hai bevuto?».

«Potrebbe essere, sì», rispose ridendo.

«E adesso dove sei?». Era inutile, non sembravo per niente arrabbiata. Anzi, se mai mi sentivo colpevole.

«Sul vialetto di casa tua... Seduto per terra!». E scoppiò in una risata fragorosa.

«Da solo?».

«Credo di sì... Non importa, sai? Tu stai pure a goderti la tua festicciola con il milionario di MTV, dai... Non ti preoccupare...». Adesso biascicava.

«Stai lì», ordinai ripassando il cellulare a Chris, che mi guardava straniato.

Camminai rapidissima attraverso la folla, e Jamie mi fu subito accanto.

«Che succede?», mi chiese stando al mio passo, ma senza intralciarmi.

«Succede che abbiamo Jess ubriaco sul vialetto di casa mia, e non mi va di lasciarlo lì».

«Di nuovo?», fu tutto quello che mi rispose.

«Di nuovo cosa?». Adesso sì che mi stavo scaldando.

«Ubriaco. Non è la prima volta».

«E posso sapere cosa stavate aspettando a dirmelo?».

«E posso chiederti cosa avresti risolto? Semmai avresti solo peggiorato la situazione. Sarebbe stato meglio tenerti fuori. Conosci Jess anche tu».

«Purtroppo sì», ammisi. Aveva ragione Jamie, come al solito.

Uscimmo da casa mia e percorremmo tutto il vialetto praticamente di corsa.

Jess era davvero seduto in un angolo appartato per terra, con una bottiglia di non so cosa in mano.

«Cristo Santo», feci arrivandogli contro. Gli presi la bottiglia di mano e la diedi a Jamie. «Cosa cazzo stai facendo, Jess?», gridai a bassa voce.

«Hayley». Sorrise come un beota. «Ciao. Non sei con il rapper?».

Gli diedi uno schiaffo.

«Stupido. Non sei lucido, faresti meglio a stare zitto».

«Invece quando si beve si è molto più sinceri del solito, sai?».

«Aiutami a portarlo in camera mia», dissi a Jamie. Io avevo un solo braccio a disposizione. «Passiamo dall'entrata sul retro».

Jess continuò a blaterare fino a che non fummo dentro di nuovo. Jamie tentava di zittirlo, ma era una vera impresa. Come impedire a un muto di stare zitto.

Aprii la porta.

Oh, no.

OH, NO.

Adam se ne stava affacciato alla mia finestra, dandoci le spalle.

«Eccolo, il campione!», fece Jess. Lo lasciai andare e lo feci traballare. Jamie lo mise a sedere sul letto, io chiusi la porta a chiave.

Mi voltai a fissare Adam con faccia eloquente.

«Lui. Lui è qui?», mi chiese deluso e infuriato. Quando aveva la voce così bassa e profonda non era buon segno. Non in quelle circostanze, perlomeno.

«Non per mia volontà. È sbronzo e mi sta facendo andare il sangue al cervello, giuro», sibilai.

«Jess, questa roba è troppo pesante per te, avevi detto che non avresti più fatto il cretino», lo rimproverò gentile Jamie.

«Io giuro che non volevo... Ma è colpa sua», disse indicandomi.

«Bella scusa, bastardo che non sei altro. Si fa presto a risolvere i problemi come fai tu», rispose Adam infuriato.

«Hayley...», disse Jess allungando una mano verso di me. Incrociai le braccia al petto e lo fissai incavolata. «Hayley, ma perché mi hai fatto questo? A me piaci tu, mi piaci come nessun'altra. Credevo di piacerti anche io...».

«Era così», risposi fredda.

«Ma poi è arrivato questo qui... Mi avevi detto che non c'era da preoccuparsi di lui».

«Questo l'avevi detto tu», lo corressi scattando sulla difensiva.

«Ma tu me l'avevi confermato! E poi hai iniziato a dirmi tantissime bugie, una dopo l'altra...». Poi si rivolse ad Adam. «Sai, se fossi in te starei attento. Mente mooolto spesso. E lo fa bene, così bene che nemmeno ce ne si accorge. O forse ero io troppo vincolato da non volerci credere...».

Sbuffai. E Adam non lo contraddisse. Lo fulminò con lo sguardo e basta.

Fu Jamie ad intervenire: «Hayley ti mentiva perché eri insopportabile, ecco perché».

«Ma a me importava troppo di lei! Mi ha ucciso! Ero io il suo Principe Azzurro e lei mi ha pugnalato! Hayley!».

«Che c'è, adesso?», risposi brusca.

«Hai fatto sesso con lui e non con me... Mi hai tradito, hai fatto la troia», disse serio e imbronciato. Era partito sul serio.

«Non era sesso», fu l'unica cosa che mi venne da dire.

«Ah, no? E cos'era? Petting spinto?».

«Jess. Jess, per favore. Sei sbronzo, non capisci. Domani nemmeno ti ricorderai di quello che stai dicendo».

«Non ti ho ancora perdonata, sai?», proseguì senza ascoltarmi. «Vuoi che ti perdoni, Hayley?».

Sbuffai e mi strinsi nelle spalle.

«Allora fai sesso anche con me!», propose senza ridere. «Perché io ti amo, lui no! Lui presto se ne andrà e resterò solo io ad amarti sul serio, Hayley».

Adam, in silenzio, sgattaiolò via dal mio fianco e uscì da lì. Lo guardai andarsene senza dire una parola. Mi stavo impegnando a non piangere, quindi non potevo spiccicare parola.

«Capisci, Hayley? Io ti amo sul serio».

All'improvviso sentii un rumore sordo. Jess si lamentò. Aveva uno zigomo tutto insanguinato.

Jamie si teneva la mano chiusa a pugno.

«Jamie!», esclamai.

«Non ho potuto farne a meno. Scusa, Hay, ma sta proprio delirando, e io sto sentendo parecchie cazzate negli ultimi tempi. Mi è scappato il pugno, scusa».

Sorrisi senza volerlo e diedi un fazzoletto a Jess, che si stava ancora lamentando.

«Va' a chiamare Chris e Travis, lo riportiamo a casa noi. Tu vai da Adam, okay?», propose Jamie.

«NO! No! Hayley, non andartene da me! Non di nuovo!», protestò Jess. Mi bloccai sulla soglia della porta.

«Vuoi un altro pugno, signorino?», minacciò il mio migliore amico. Poi si rivolse a me: «Forza, vai pure. Non dare ascolto a un ubriaco».

Poco convinta, annuii e scesi le scale.

Travis e Chris erano nei paraggi e mi stavano già cercando. Li mandai in camera mia senza troppe spiegazioni.

Io avevo altro da fare.

 

Lo chiamai sul cellulare almeno sette volte, e tutte le volte mi deviò la chiamata. Non aveva spento il cellulare, ma non mi rispondeva di proposito.

Sbuffai e mi guardai intorno.

Un dito mi picchiettò sulla spalla. Mi girai speranzosa.

«Stai cercando qualcuno?», mi chiese questo ragazzo. Era moro, gli occhi grandi e di un azzurro limpidissimo. Non lo avevo mai visto prima, ma non aveva un'aria nuova.

«Sì», risposi a disagio. Lo scrutai meglio. Capelli lunghetti, stile emo. Oddio. Sarebbe anche stato passabile se mi avesse permesso di guardarlo in faccia, sotto tutti quei capelli.

«E dalla tua espressione deduco di non essere io il fortunato, giusto?», disse ridendo. Aveva denti bianchissimi e un sorriso plastico. Ma non lo conoscevo proprio. Un clone di Zac Efron, ecco chi era.

«Già». Mi strinsi nelle spalle, senza sapere cosa dire.

«Magari posso aiutarti lo stesso», propose amichevole.

Oh, no. Che palle.

Questo ci stava provando alla grande. Ci mancava solo questa.

«Non so, hai visto un ragazzo...?». Mi ricordai all'improvviso che Adam era una star, uno famoso, uno che se lo vedi... Insomma, ci si ricordava di lui. Voglio dire, era famosissimo. «Ecco, hai per caso visto Hitch?», dissi infine.

«Il rapper, eh?», mi prese in giro. «Beh, no. Non l'ho visto qui». Sembrava mi stesse prendendo in giro. O che non mi credesse.

«Allora scusami tanto, ma è proprio lui che sto cercando. E se non lo hai visto, allora non puoi essermi utile». Mi stava infastidendo il suo sorrisetto strafottente.

«Forse la tua ricerca frutterà un gran poco, sai?», continuò prendendosi gioco di me.

«Senti un po', belloccio, perché non torni alla festa e mi lasci in pace?». Mi stavo innervosendo parecchio, finché una voce seria e profonda (troppo profonda) chiamò il mio nome alle mie spalle.

«Hayley».

Mi voltai di scatto. Grazie a Dio, Adam. ADAM!

Volevo sul serio vedere la faccia di mister Sì-Certo-Come-No-Un-Rapper-A-Casa-Tua, ma lasciai perdere. Gli corsi incontro.

«Adam, cosa diamine...?». Mi bloccai e tentai di tenere le distanze, almeno in pubblico. «Posso sapere perché mi hai deviato le chiamate?», chiesi a bassa voce.

«Hayley, Jess ha ragione. Vai da lui, io vado a casa». Mi diede subito le spalle.

«Cosa? Non ti azzardare!», lo ammonii alzando la voce. Chissene di tutti gli ascoltatori indiscreti.

Mi fissò come se si sentisse superiore. Come se non potessi capire perché troppo stupida.

«Avanti, Hayley, sii razionale».

«Ti va se ne parliamo in un luogo più consono?», proposi arrabbiata e con finta gentilezza. Ero così nervosa che decise di non contraddirmi.

Finimmo nascosti dietro un cespuglio, vicino alla porta sul retro. Lì non c'era nessuno.

«Okay. Cosa diamine ti dice quel fottuto cervello?», iniziai scorbutica.

Adam rise amareggiato. «Lui ti ha detto che ti ama, e lo ha fatto di fronte a me. Lo ha fatto prima di me, forse perché ci crede più di me. Lui ti ha detto “ti amo” e io me ne sono rimasto impalato. Me ne sono andato. Okay, va bene. Ha ragione lui. Io me ne andrò, lui resterà qui. Lui ti ama, io non posso. Devi andare da lui prima che sia troppo tardi. Con il Principe Azzurro che ti ritrovi, non andare a innamorarti del pirata, Hayley».

Lo fissai schifata. Chiusi gli occhi nauseata.

«Si fa presto a risolvere i problemi come fai tu, eh? Vero? Era così, no? Comunque, se è davvero questa la considerazione che hai di me, vattene pure. Se davvero mi rispetti così poco, se davvero credi così poco in me, allora sì che non vedo nessun motivo per cui dovresti trattenerti. Ma c'è solo una cosa che non capisco». Aspettai una sua reazione.

«E cioè?», si arrese infine.

«Spiegami perché fai il rapper e non l'attore, Adam. Perché me ne hai dette di cose... E tutte erano balle, allora. Sai, me le ero bevute. Tutte, dalla prima all'ultima. Tutte quelle cazzate sul “non posso starti lontano, sei la mia opportunità, noi non facciamo solo sesso e blablabla”. Vaffanculo, tientele per te la prossima volta, tutte queste cazzate esistenziali. Sei un montato come tutti gli altri, anzi più degli altri. Dici che ti basta un'occhiata per capire tutto della gente e poi sei il più meschino di tutti. Sei un bugiardo, Hitch. Anzi, sei un attore con i fiocchi. Tu e la tua carriera del cazzo, lo so io dove devi mettertela la tua carriera. Con queste manie di vittimismo, devi proprio fare l'attore. Ci sei portato».

Girai i tacchi e feci per andarmene. Una presa ferrea mi bloccò il braccio senza gesso.

Non mi ero accorta di avere le lacrime agli occhi.

«Dico solo che è meglio per te», disse piano.

«Questo lascialo decidere a me», risposi con la voce rotta.

«Ma non posso lasciare a te la scelta. Faresti quella sbagliata. Anzi, quella cattiva».

Sciolsi la sua presa e iniziai a dare libero sfogo alle lacrime.

«Potevi pensarci prima. Dannazione, proprio ieri pensavo di stare bene, credevo di aver trovato un appoggio stabile. Dio, quanto ti odio!». Lo colpii sul petto un paio di volte, dapprima piano, poi con più forza. «Sei uno stronzo, io ti odio! Ti odio! Ti odio!».

Fu abbastanza scaltro da trasformare i miei colpi in un abbraccio. E – diciamoci la verità – non avevo le forze necessarie a rifiutarlo.

«Sei andato in confusione per colpa di uno sbronzo. Sei più stupido e influenzabile di quanto credessi, stronzo!», continuai nella sua presa.

«Hayley», tentò di dire sconsolato. «Se già adesso è così... No, io non posso. Prenditi del tempo e ragionaci. Avanti».

All'improvviso sciolse l'abbraccio e fece due passi indietro. Lo fissai stravolta. Mi stava respingendo.

«Tempo? TEMPO?», ringhiai sentendomi montare una furia dentro. «E proprio tu mi vieni a parlare di RAGIONARE?».

«Sì», rispose così freddamente da farmi restare congelata.

«Stai solo perdendo tempo, Adam. Potresti – potremmo – goderci questi mesi».

«Tu potresti goderteli. E poi? Avanti, Hayley, e poi?». Adesso il suo tono era crudele. Sinceramente crudele.

«Fino ad allora ne possono succedere di cose». Nemmeno immaginavo quali e quante.

Sorrise beffardo e indietreggiò ancora. «No, non sono il tipo che si affida agli imprevisti. Mi spiace, Hayley, ma adesso faresti meglio a sistemare quello che puoi. Vai da Jess».

Per un attimo non credevo stesse dicendo sul serio, ma poi, guardandolo negli occhi, scorsi quella durezza tipica della verità amara. Mi fissava come se volesse sbranarmi, come se fossi io la cattiva.

Restai disarmata.

Con il passare dei secondi diventavo sempre più consapevole. Quindi era così che finiva. Non mi rimaneva che accontentarmi di essere stata una piccola cotta passeggera di un rapper famoso. Una delle tante. Una tra un milione.

Ma come? Pochi minuti prima eravamo d'accordo. Il giorno prima filava tutto liscio come l'olio. E adesso era come una mazzata in fronte. Quegli occhi verdastri mi fissavano e mi facevano male, perché più cercavo di trovarci dentro una menzogna, un piccolissimo barlume di speranza inutile, più capivo che mi sbagliavo. Di grosso.

Com'era? Stava tutto tornando al posto giusto?

Sì, sì. In quale universo?

Raccolsi le ultime forze, quelle che aveva avuto la pietà di lasciarmi.

«Spero che tu bruci all'inferno». Gli voltai le spalle e camminai lontano dal prossimo Oscar per la crudeltà.

 

 

 

   
 
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