Il
Predatore
Abbiamo tutti un Predatore
che vive
dentro le profondità delle
nostre anime.
Il sapore del suo
sangue ancora lo tormentava. Credeva di essere ormai oltre tutto questo.
Credeva, finalmente, di essere riuscito a controllare il Predatore. Invece No!
Da troppo tempo non si nutriva più di sangue umano. Cristo, come era appagante
il sapore dolce della paura delle sue vittime. L’aveva quasi dimenticato! Il
Predatore oggi era riemerso, quasi a ricordargli chi e cosa fosse realmente lui.
Un Vampiro. Oh si, certo! un vampiro con l’anima, ma oggi aveva rischiato di
perdere il controllo.
Per salvarla, diceva l’anima. Per saziarti di lei, rispondeva il
Predatore.
Da quanto tempo
non si nutriva più di sangue umano? L’ultima volta era stato.. beh, l’ultima
volta, a ben ricordare, non era stato un atto predatorio. L’ultima volta era
stato un dono.
Si sentiva braccato adesso. Rivedere Darla, non gli
era stato certo d’aiuto. Lei era tornata ed era umana. Sentiva di nuovo crescere
l’oscurità in lui, come fosse un cancro, una malattia mortale che lo divorava da
dentro. Un predatore pronto a ghermirlo e ad ucciderlo di nuovo.
Come si può uccidere chi è già
morto?
..e lui quante volte era morto? L’ultima volta che
ricordava, era stato due anni prima, quando aveva guardato la sua ragazza per
l’ultima volta, per poi voltarle le spalle e andare via per sempre, avvolto
nella nebbia che lo portava all’inferno, in cui si trovava adesso. Los
Angeles.
A pensarci bene, era morto di nuovo, quando per
salvarla, aveva barattato la sua umanità con la vita di lei. Se fosse morta, a
che gli sarebbe servito, avere in petto un cuore che
batteva?
Era
stanco adesso. Andò verso la poltrona e si lasciò cadere giù pesantemente.
Sospirò. Sulle labbra quel suo sorriso sghembo, intriso di amarezza. Si
ritrovò a pensare a quante analogie fossero presenti in tutte le sue
morti, e quanto esse fossero simili tra loro.
Furono
due donne ad uccidergli l’anima. Anche loro, come le sue morti, si
somigliavano.
Due donne di corporatura minuta, in contrasto alla
loro forza fisica. Carnagione chiara come la luce del sole, la prima.
Chiara come la luna, la
seconda. Due donne bellissime, quasi gli stessi occhi verdi, e quei loro
capelli color del grano maturo, che gli ricordava la sua Irlanda. Loro gli
avevano preso l’anima. Avevano avuto il potere di svegliare il Predatore che era
in lui.
Chiudi
gli occhi,
gli avevano detto. Entrambe.
Con la curiosità nel cuore, lui fiducioso lo aveva
fatto. Era rimasto così, in silenzio davanti a loro, in attesa di qualcosa di
indefinito e poi quel dolore acuto a risvegliarlo. Lo stesso sguardo di sorpresa
nei suoi occhi. Entrambe le volte. La speranza aveva lasciato posto allo stupore
e all’orrore. Riaprendo gli occhi si ritrovò all’ inferno. Tutte e due le volte.
Cosa
era diventata la sua vita con Darla, se non un continuo secolare inferno
quotidiano? Con lei era stato solo morte e distruzione! Sentì il predatore
ruggire dentro lui. La nuova vita che lei, la vampira, aveva promesso di
mostrargli, alla fine era stato
tutto sull’uccidere. Solo sull’uccidere, niente altro
che questo. Sangue ! Morte ! Follia. Perché questo fu. Follia.
Una
folle corsa, in lungo e in largo per l’Europa, durata 150 anni. Poi più niente.
Un rumore secco e cupo fermò quel tempo. Il predatore fu abbattuto, così come si
abbatte un cavallo selvaggio, che non vuol farsi domare. Lui, non più demone, ma
non ancora uomo, cadde in ginocchio davanti allo zingaro che rideva, schiacciato
dal peso del rimorso. Fu un attimo, un solo attimo di pura disperazione e
comprese che la sua corsa era finita per sempre.
Ora
aveva un anima e lo divorava da dentro. Darla non lo volle più con sé. Così quel
mondo crollò, si accartocciò su se stesso e svanì in un istante.
Sorrise
ancora amaramente, cogliendo beffarde similitudini.
Un
solo attimo di pura disperazione, aveva permesso agli zingari di imprigionare il
Predatore.
Un
solo attimo di pura felicità, lo aveva liberato di nuovo.
Ancora
il suo pensiero andò a lei, alla sua ultima vittima. Kate Lockley. Non
poté non notare come i suoi pensieri, fossero tutti rivolti alle donne che aveva
incontrato nella sua vita. Tutte bellissime, capelli color del sole e occhi
color del cielo. Kate non doveva essere lì al museo, ma se lui non l’avesse
morsa, ora sarebbe morta.
L’ho
fatto per salvarla, disse l’anima. Per saziare la nostra sete di sangue,
rispose il Predatore.
Fu vagamente
consapevole di sentire le voci di Gunn, Cordelia e Wesley, provenire da basso.
Sorrise.
Sebbene fossero
preoccupati per lui, al momento avevano ben altro a cui pensare. Cordelia aveva
preso in prestito una collana dal
museo, e non aveva alcuna intenzione di restituirla. Gunn lottava ancora con il
senso di colpa, per aver ceduto al fascino del Sudario di Rahmon.
Abbiamo tutti un Predatore che vive dentro le
profondità delle nostre anime.
Lui ha il
controllo delle nostre vite. Gli esseri umani
sono suoi prigionieri. Il Predatore è nostro Signore e Padrone. Ci ha resi
docili, impotenti. Se vogliamo protestare, sopprime la nostra protesta,
indebolendoci. Se vogliamo agire indipendentemente, esige che noi non lo
facciamo. Siamo prigionieri. Il Predatore ha preso il sopravvento su tutti noi,
perché siamo cibo per lui, ci spreme senza pietà, perché siamo il suo
sostentamento, siamo noi ad alimentarlo e a dargli forza.
Abbiamo tutti un Predatore che vive dentro le
profondità delle nostre anime.
Taluni credono che
il Predatore segni i confini e determini i nostri sistemi di credenze, le nostre
idee di bene e male, la nostra morale sociale. Ma è il Predatore che organizza
le nostre convinzioni, è lui che determina i nostri successi o i nostri
fallimenti. Il Predatore ci ha dato cupidigia, avidità, e
codardia. È il Predatore che ci rende compiacenti verso noi stessi, routinari ed
egomanicali. Al fine di mantenerci deboli e obbedienti, il Predatore si impegna
in una guerra stupenda. Stupenda, naturalmente, dal punto di vista della
stratega di un combattente. Una
manovra orrenda dal punto di vista di coloro che la subiscono. Il Predatore ci
ha dato la sua mente, convincendoci che i suoi pensieri, sono i nostri pensieri.
La mente del Predatore è contraddittoria, cupa, e ci incastra con la paura di
essere scoperti da un momento all'altro.
Angel adesso,
aveva bisogno di mettere a tacere il Predatore, o lui avrebbe vinto ancora. Per
poterlo fare, doveva portarlo allo scoperto, parlare a tu per tu con lui. C’era
una sola persona al mondo che poteva ascoltarlo, senza fuggire lontano. Lei non
aveva paura del Predatore.
Per fortuna aveva
imparato ad usare il cellulare.
“Ciao”
“Ciao”
Quando chiuse la
comunicazione, il sorriso era luminoso e l’animo leggero. Niente caccia
stanotte. Ora, hai solo bisogno di
riposare un po’. Si! Adesso Angel poteva andare a
dormire.
Abbiamo tutti un Predatore che vive dentro le
profondità delle nostre anime.
Ma il mio, pensò Angel, ha un nome.
Angelus.
Lui mi intrappola
tra chi ero e chi avrei potuto essere, ma sono più forte di lui.
Poggiando la testa
sul cuscino, sentì di nuovo la voce di lei..
≈
Angel, sei riuscito a mantenere il controllo, ti
sei fermato in tempo, l’hai salvata.. credo che te ne sarà grata ..e poi
anche con quel lenzuolo.. quel coso mistico di
Raymond..
≈
Rahmon, Buffy.. si chiama Rahmon, e non era un
lenzuolo, era un Sudario..
≈
Va bene, quel coso che ha fatto impazzire tutti, tutti ma non te.. sei riuscito
a bruciarlo, sei riuscito a non subire la sua influenza. Andiamo, tu sei mille
volte più forte di tutto questo .. si,
io sto bene.. è la mamma che mi preoccupa..
≈ Posso venire lì anche subito.. se parto adesso, fra
due ore sarei a Sunnydale..
≈
No, Angel.. anche tu hai i tuoi guai.. ma è
stato bello che hai chiamato. Non pensare più ad Angelus, lui è solo un ombra.
Ora, hai solo bisogno di riposare un po’..
La sua voce lo
cullava dolcemente verso il sonno.. ancora non sapeva, che non l’avrebbe più
risentita. Presto sarebbe morta saltando da quel maledetto ponte.. ma stanotte,
ancora una volta, lei l’aveva salvato. Angelus non faceva più paura. Il
Predatore divenne solo ombra.
≈◦ ≈ ◦ ≈