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Autore: Lady Moonlight    05/12/2012    1 recensioni
New York, anno 2012.
In una città contesta tra Nephilim e Vampiri, una minaccia sconosciuta incombe su tutti loro.
Chimera, così è stata soprannominata la creatura che ha scosso l'intera popolazione newyorkese, spargendo ovunque la stilla del terrore.
Astaroth, il Master di New York è morto.
Sebastian è l'unico vampiro in grado di fare ordine nel caos che si è generato, ma è anche l'ultima cosa che il famoso attore internazionale desidererebbe fare.
Alle prese con una bizzarra orologiaia che afferma di conoscerlo, senza però averlo mai visto; un Angelo Decaduto privo di senno; un gruppo di Nephilim adolescenti, oltremodo invadenti; un'umana convinta di amarlo e un altezzoso principe tedesco, dovrà fare i conti con un passato che credeva essersi lasciato alle spalle.
[...] "Ombre mescolate a luci." Raziel girò i palmi delle mani e tra le sue dita, dal nulla, comparve un grosso tomo che sfogliò riluttante. C'erano parole scritte in ogni tipo di lingua e dialetti esistenti. "È questa la natura delle anime."
Prequel di Contratto di Sangue-L'Ombra del Principio
Genere: Avventura, Dark, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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04

≈*≈*≈*≈*≈

Master di New York

Nomen omen.
Il nome è destino.
{Detto latino.}

 

 

Il quinto piano dell'edificio, di cui Pierre era il proprietario, era tutt'altro che ordinario. Era stato pensato come una piccola riproduzione della reggia di Versailles, dunque non mancavano eleganti candelabri dorati che pendevano dal soffitto e affreschi che portavano ancora su di sé il fresco profumo della pittura.
Drappi di stoffa colorata adornavano porte e finestre in maniera quasi soffocante.
Sui mobili in stile barocco erano state poggiate candele profumate.
"Ti sarà costato una fortuna arredare questo piano." osservò Sebastian. Le mani sfiorarono le tende di velluto, quasi volessero saggiarne la qualità. "Alcuni mobili sono autentici."
"Sì, li ho fatti arrivare con me da Parigi quando ho lasciato la Francia." spiegò Pierre, intento a sostenere l'altro vampiro. Fece scivolare il corpo su una poltrona, spostando un cuscino sotto il capo di Wilfred.
"Trattalo bene." disse Sebastian. "Mi serve vivo."
Lo vide annuire, ma non gli prestò veramente attenzione. La sua mente doveva ancora elaborare i fatti di quella sera.
Astaroth, il grande Astaroth, era morto. Migliaia di anni di conoscenza trasformati in polvere. Una creatura sconosciuta e letale si aggirava indisturbata tra le strade di New York, e una strana orologiaia pretendeva di conoscere il suo passato.
"Potrebbe rovinarsi." lo avvisò, indicandogli la poltrona.
Pierre si strinse nelle spalle. Probabilmente, aveva già messo in considerazione quell'evenienza.
"Il sangue sta arrivando." replicò, andando ad aprire la porta di un corridoio laterale.
Sebastian gli diede le spalle, guardando fuori dalla finestra. Aveva nuovamente ripreso a piovere e sul vetro strisciavano serpentelli d'acqua. Vi appoggiò sopra la mano, specchiandosi nel suo pallido riflesso.
Capelli d'ebano e occhi argentei, con pallide sfumature verdi. Lo stesso colore appartenuto alle iridi di sua madre prima della caduta dall'Eden.
L'odore di sangue fresco dall'aroma speziato lo indusse a voltarsi e ad allungare i canini. Solo in quel momento si rese conto di quanto era affamato.
Il problema si presentò quando un cameriere, un vampiro, gli infilò tra le mani un calice di cristallo e ci versò all'interno il liquido cremisi che tanto agognava.
"Disgustoso." ebbe la forza di commentare di fronte a quell'affronto.
"Davvero?" Pierre si portò il suo bicchiere alle labbra e ne assaporò il contenuto. "Pino e Lavanda." commentò con un sospiro entusiasta. "Il donatore è un ragazzo di Miami." gli si avvicinò.
Sebastian chiuse gli occhi, respirando aria di cui non aveva alcun bisogno. Quando liberò i polmoni per poter parlare, le sue parole avevano acquisito la stessa consistenza del metallo. Pesanti, glaciali e dure.
"L'evoluzione, quel processo che voi umani tanto decantate, ha provvisto i vampiri di zanne per un motivo. Lacerare, strappare le carni... Sostanzialmente..." continuò con ironia. "Per nutrirsi degli esseri umani."
Pierre ingoiò quella predica amara senza interromperlo. "La nostra razza è infinitamente superiore agli uomini. Eppure, per qualche motivo a me ignoto, i vampiri moderni tendono a voler emulare il genere umano dimenticandosi della loro natura. Di questo passo, finiremo per fare di Edward Cullen un santo."
Pierre distolse lo sguardo riponendo su un tavolino il suo calice.
"Sfortunatamente." riprese Sebastian. "Il sangue è sempre sangue ed io ne ho bisogno." puntualizzò, inghiottendo la sua cena. Dovette ammettere con se stesso che non era poi così spiacevole.
"Nutri il nostro ospite." ordinò, celando le sue emozioni. 
 

 

Il pallore del viso di Wilfred risultava più che evidente alla luce artificiale che illuminava la stanza. In contrasto con i suoi corti capelli castani, le labbra rosse come ciliegie e gli occhi grigi come nubi cariche di pioggia, la sua pelle era avorio cristallizzato nel ghiaccio.
Quando si era risvegliato il suo sguardo aveva continuato a saettare da una parte all'altra del locale, finendo sempre con il soffermarsi in quello di Sebastian.
Lui lo guardò mentre beveva ogni singola goccia di sangue che Pierre gli aveva offerto. Si nutrì allo stesso modo di un assetato nel deserto.
Ci vollero trenta minuti prima che terminasse il suo pasto e quasi altrettanti affinché la ferita all'addome migliorasse.
Quando il suo incarnato accennò ad assumere una colorazione più simile a quella umana, che a quella di un cadavere, Sebastian decise che fosse giunto il momento per interrogarlo.
Erano quasi le cinque del mattino e lui non aveva telefonato a Jennifer per avvertirla della situazione. Tornato a casa, lei gli avrebbe fatto una scenata che avrebbe potuto insignirla di un premio Oscar.
"Dov'è il mio Signore?" mugolò Wilfred.
A Sebastian, la sua voce acuta e lamentosa ricordò il verso di un animale ferito. Fastidiosa, quanto le melodie delle canzoni moderne.
"Chi è il tuo Signore?" intervenne, ignorando la domanda. Era evidente che quel redivivo era un seguace di Astaroth, ma in ogni caso era preferibile avere una conferma.
"Mio Signore!" La supplica insita in quel richiamo era evidente.
"Rispondi!" tuonò Sebastian, avanzando minaccioso nella sua direzione.
Il vampiro si rannicchiò su se stesso, tremante di paura. Aveva portato le braccia sul volto come a volersi proteggere dalla sua furia.
"Patetico." lo insultò, afferrandolo per i vestiti e portandolo di peso ad un passo dal suo volto.
"Dimmi il suo nome." gli alitò in faccia. "Il nome!" ripeté scuotendolo con violenza.
I piagnucolii che Wilfred cominciò ad emettere in seguito finirono con il privarlo di tutte le buone intenzioni che poteva aver avuto in precedenza.
"M-Master." lo chiamò Pierre da dietro. La sua voce esitante non aiutò affatto a migliorare la situazione.
"Fa silenzio, Pierre."
I balbettii senza senso di Wilfred lo stavano infastidendo oltre ogni dire. Era stata una giornata troppo intensa per poter mantenere la calma.
"Chi era il tuo Master?" formulò, sforzandosi di abbassare il tono di voce. "Voglio quel nome e lo pretendo qui e ora." lo ammonì, stringendo una mano intorno alla sua gola.
Forse, Wilfred si rese conto del pericolo che stava correndo il suo corpo immortale, perché all'improvviso si dimostrò piuttosto collaborativo. Le parole che morivano sulle sue labbra acquisirono un senso compiuto e i gesti convulsi delle mani di acquietarono.
"As... Astar... Astaroth." riuscì a pronunciare dopo qualche tentativo.
Sebastian lo lasciò cadere sul pavimento. Poi, cominciò a percorrere con lunghe falcate l'intero perimetro della stanza aumentando la velocità ad ogni giro.
Strinse le mani tra loro quasi a voler testare la sua forza.
Ormai non c'erano più dubbi sul fatto che Astaroth era caduto.
"Maledizione!" imprecò dando un calcio alla poltrona su cui era stato posto Wilfred.
"Dannazione! Dannazione!" esclamò tirando indietro la testa e sfogando in quel modo la sua frustrazione.
"Mio Signore... Padrone." invocò Wilfred, scosso dai tremiti.
Sebastian si voltò, le dita protese in avanti. L'avrebbe ucciso, decise. Non poteva reggere oltre alla vista di quel patetico vampiro.
"Master!"
Pierre si era messo tra lui e la sua preda, mentre Wilfred aveva preso a camminare in ginocchio cercando speranzoso il suo Alfa. "Cos'è successo?"
Quell'unica domanda sembrò avere la forza necessaria per fargli riprendere il controllo di sé.

 

 "Morto?"
Sebastian annuì di fronte all'espressione stupefatta di Pierre. Si era liberato dell'altro redivivo inducendolo in un sonno prematuro, così da non dover sopportare oltre le sue piagnucolose lamentele.
"Le porgo i miei omaggi, Master."
Sebastian lo zittì con un cenno della mano. Era evidente che Pierre aveva frainteso la situazione.
In un passato recente, i vampiri Purosangue avevano combattuto e si erano uccisi tra loro per la conquista del potere. Per quel motivo, Pierre era giunto alla conclusione che fosse stato lui ad uccidere Astaroth. La verità era che lui non sarebbe mai potuto giungere a tanto e che non sapeva cosa dover fare per scoprire chi fosse l'uccisore del Master di New York.
"Ciò che ti dirò ora dovrà rimanere un segreto. Chiaro, Pierre?"
Lo vide annuire. Se Pierre avesse detto una sola parola su quel loro incontro sarebbe stato lui stesso ad ucciderlo. Gli aveva dato la vita e allo stesso modo gliela poteva togliere.
"Inchinati, Pierre." ordinò. La voce era sicura, fin troppo, per ciò che stava per dire. "Ora sono io il nuovo Master della città."
Suo padre, se fosse stato lì, probabilmente si sarebbe complimentato dandogli una pacca sulla spalla e con qualche parola arrogante. Avrebbe levato in alto Exaniha, la sua spada, e avrebbe affermato che potere e comando scorrevano nelle sue vene.
L'erede di Lilith, il prediletto di Lucifero.

 


Trovò Jennifer ad attenderlo, seduta sul divano e con gli occhi pieni di lacrime. I lunghi capelli ramati erano un groviglio di nodi e il viso tanto gonfio che ci sarebbe voluto un miracolo per nascondere il suo stato pietoso. Nemmeno i trucchi delle migliori marche e dieci dei truccatori più esperti di Hollywood avrebbero potuto fare qualcosa.
Gli corse incontro con un gemito soffocato e lui spalancò le braccia per poterla stringere a sé. Con gesti lenti e delicati le massaggiò le spalle, tentando anche di districare i nodi tra i capelli.
"Ero preoccupata." spiegò lei tra i singhiozzi.
"Lo so."
"Bugiardo." lo interruppe appoggiando la testa al suo petto. "Se lo sapevi mi avresti avvertito." si lamentò.
"Stai tremando." le fece notare accompagnandola verso la camera da letto.
"Sei gelido." gli spiegò, alzando lo sguardo sul suo.
Sebastian non rispose subito. Si limitò a rafforzare la stretta sulle sue spalle ed a spingere Jennifer sull'orlo del letto. Lei non oppose resistenza e piegò le ginocchia per accompagnare quella lieve pressione.
"Nutrirmi di sangue freddo ha avuto questo effetto sulla mia temperatura corporea." Le sfiorò una ciocca di capelli e le baciò la fronte. Un gesto innocente che gli ricordò il periodo in cui lei era solo una bambina impaurita da tutto e da tutti.
Il respiro affannoso di Jennifer si calmò, mentre ubbidiente si infilava sotto le coperte.
"Ora dormi." ordinò perentorio.
"Voglio restare con te, parlare di..."
"Quanto è successo questa notte?" Il suo tono di voce era divertito, ma manteneva comunque un gelido distacco dalla realtà.
Jennifer gli afferrò la mano, stringendola in modo tanto disperato che lui si zitti. A volte se ne dimenticava. Dimenticava che per Jennifer lui era ogni cosa. Famiglia, vita, dolore.
Ma per lui cos'era Jennifer, esattamente?
La bambina che aveva salvato all'età di sette anni, la ragazza delle scuole medie che lo pregava per uscire con gli amici o la giovane attrice che sedeva tra morbide coperte di velluto in quello stesso istante?
Jennifer, era come un fiore primaverile che in ogni momento rischiava di poter essere distrutto da una gelata improvvisa. Se il ghiaccio fosse lui o il mondo in cui vivevano, quello era tutto da capire.
In ogni caso, quando aveva deciso di salvarla si era anche fatto carico del suo futuro e per quanto fragile potesse essere la vita umana, lui doveva riuscire a preservare la sua.
Era un pensiero piuttosto buffo per un vampiro del suo lignaggio che di morti e battaglie ne aveva fatto un credo.
Sua madre trovava quel suo attaccamento ridicolo e inutile, ma Lilith, per quanto tentasse di nasconderlo, adorava gli umani molto più di lui. Più di suo padre, invero, che gli aveva amati tanto da essere cacciato dal Paradiso, dall'Eden.
"Ne parliamo domani." intervenne, allontanando la mano.
"Non torneremo a Londra tanto presto." la sua era un'amara constatazione che non aveva bisogno di alcuna risposta.
"No, infatti." detestava deluderla, ma non c'era altra soluzione per il problema.
"Posso comprare un nuovo abito da sera?" gli chiese.
Sebastian sospirò, leggermente rilassato. Spendere il suo patrimonio in vestiti, era il modo più carino che Jennifer aveva trovato per prendersi una rivincita sulle promesse che lui non riusciva a mantenere.
"Facciamo tre." la assecondò con un fugace sorriso.
"Qualcuno ha lasciato un biglietto per te. L'ho messo in soggiorno." lo avvertì lei girandosi su un fianco.
"Un messaggio?" non riuscì a nascondere la perplessità della sua voce.
Jennifer sbadigliò, nascondendo la testa sotto le lenzuola e decretando a quel modo la fine della conversazione. 
 

 

Master di New York.
Congratulazioni per la recente nomina a Guida di tutti i vampiri newyorkesi.
Le notizie viaggiano in fretta in questa fredda metropoli americana, anche quelle che si tentano di nascondere.
La morte di Astaroth è giunta alle mie orecchie alla stessa velocità di quella delle altre vittime mietute dalla Chimera. Un termine appropriato, non credi? Lo utilizzerò da qui in avanti per indicare la creatura a cui darai la caccia, presumo, facendoti carico delle responsabilità di Master.
Abbiamo un nemico comune. In virtù di questa considerazione, desidero incontrati per poter esporre il nostro futuro piano d'azione.

Il chiarore della luna illumini la via ai Discendenti.
Che il loro destino possa tornare a brillare sulle ali del sole.

 P.S: Porgi i miei saluti a Vlad e all'adorabile Lilith.

 Nevhiel

 

 
C'era solo una persona che poteva unire un lessico ricercato con uno più propriamente moderno. Un essere dalla mente deviata, che aveva perso il senno insieme al trascorrere dei secoli. Un Angelo Decaduto, più demone che creatura celeste: Nevhiel, la Luce del Tramonto.
Uno dei pochi angeli a cui non importava quasi nulla del genere umano, ma che combatteva per ridare ai demoni e alla loro progenie il posto che era stato strappato loro nell'Eden.
"Il chiarore della luna illumini la via ai Discendenti. Che il loro destino possa tornare a brillare sulle ali del sole." mormorò. L'angelo aveva fatto di quelle parole il suo motto ufficiale. Aveva radunato attorno a sé una schiera di sostenitori umani selezionati. Uomini che, essendo stati sottoposti a una "rieducazione", come lui sosteneva, potevano ambire ad un posto nell'Eden.
Più probabilmente avrebbero ottenuto un posto nel cimitero di New York, o Nevhiel li avrebbe utilizzati come pasto per gli stolti vampiri che davano credito alle sue parole.
Desiderava, davvero, riportare gli angeli divenuti demoni al Paradiso. Chiamava fratelli tutti i vampiri, la stirpe che per ovvie ragioni aveva mantenuto caratteristiche simili a quella angelica.
Era un folle che aveva perso la ragione. Si diceva che avesse amato Lucifero in modo così intenso, che dopo il suo tradimento aveva giurato di riportarlo nell'Eden. Per quel motivo gli era caro il destino dei vampiri.
Accartocciò il messaggio e lo gettò tra le fiamme del camino.
Pensava davvero che Vlad e Lilith sarebbero stati lieti dei suoi saluti? I suoi genitori ridevano della sua pazzia.
In ogni caso trovò curioso che si fosse riferito alla Stella del Mattino con il nome che aveva adottato nel quindicesimo secolo. Amava Lucifero così tanto che era arrivato ad accettare quel nuovo nome?
"Dopotutto, un nome rimane pur sempre solo un nome."
E chi meglio di lui poteva saperlo?
Semiael era davvero morto o era in agguato da qualche parte?

 




 
Capitolo gentilmente betato da: KumaCla
Mi trovate su Twitter: Qui  

 

Note: Dunque, questa volta non ho molto da dire xD Pian piano stiamo entrando nel vivo della vicenda e spero davvero che possa piacervi! :D Grazie a chi ha aggiunto la storia tra seguiti-preferiti ^^ Spero vorrete dirmi cosa ne pensate, giuro che non mordo e mi fareste davvero felice. :)

  • Se vi va di farmi domande in merito alla storia o di altra natura potete farle in forma anonima, oppure registrandovi: Qui

By Cleo^.^



 

   
 
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