Fanfic su artisti musicali > Marilyn Manson
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Autore: The queen of darkness    05/12/2012    2 recensioni
Ok, lo so che non dovrei con altre storie in corso, ma non ho proprio resistito. Naturalmente non ho nessun diritto di manipolare le vite di questi stupendi musicisti e so che sarà uno strazio, quindi ci tengo a sottolineare che tali eventi non sono mai accaduti sul serio, ma sono solo frutto della mia mente perversa e malata. Detto questo, spero vi divertiate
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per poco non si sgozzò con il rasoio. 
Lo fece cadere ansimando sul lavandino, prima di decidere a buttarsi un po' di acqua fresca in faccia. 
Gli fece subito bene: la crisi passò immediatamente. 
Ormai capitavano sempre più spesso, e sperava che non gli succedesse anche al lavoro, soprattutto durante il suo primo giorno. 
Buttò l'occhio sull'orologio alla parete spoglia, bianca e banale; avrebbe dovuto prendere la metro tra poco. 
Aveva sempre odiato i mezzi pubblici, perchè lo facevano sentire vecchio, anche se non lo era. 
Pigiarsi in mezzo a tutte quelle persone sudate e affaticate dai bagagli, impomatate e strette nei loro abiti lindi e stirati da mogliettine premurose, agitati e maleducati, pieni di fretta ed impazienza. 
Aveva passato una settimana vagando tra un sedile e l'altro, per abituarsi al susseguirsi delle linee e delle destinazioni. Perdersi, infatti, non faceva parte dei suoi doveri di insegnante. 
L'abbonamento giaceva abbandonato sul letto. Lo infilò nella tasca della giacca, facendo una lista mentale di ciò che avrebbe dovuto portarsi dietro. 
Indossò il suo cappotto a cui, nonostante tutto, non aveva voluto rinunciare, sistemò gli occhiali e spense la luce. 
L'appartamento preso in affitto era squallidissimo: grigio, triste e spoglio, una moquette rovinata color vomito, giusto l'essenziale per sopravvivere per quanto riguardava mobilio e una piccola credenza in cui aveva trovato una tazza con scritto "you're welcome" a caratteri cubitali, quasi fosse una presa in giro. Si era subito rifiutato di berci dentro, comprandone una nera più sobria al supermercato lì sotto.    
Era un mese che ci abitava, e gli pareva ancora di stare in una stanza d'hotel. Non si fidava a disfare le valigie, e le aveva lasciate quasi intatte. Come faceva negli alberghi, sistemava su un asciugamano solo la biancheria, in un cassetto vicino al letto, ma i vestiti li tirava fuori giorno per giorno, osservandone poi il pigro moto nell'oblò della lavatrice alla lavanderia a gettoni. 
Non voleva arrendersi ad essere finito così, sperava ancora in un ritorno alla sua vita, alla Vera Vita, quella che lo riempiva di passione e che si godeva fino in fondo. 
Quando ancora si sentiva appagato; finito, consumato, ma appagato. Non poteva credere di barattare un vestito pulito con una mezz'ora di sguardo fisso al volantino giallo "4 $ di pura freschezza!". 
Nessuna chiaccherata interessante: o meglio, nessuna chiaccherata in generale. Non aveva mai incontrato una persona con cui si fosse fermato a dire qualcosa, a parte una volta, quando tramite telefono pubblico, fissando il numero di alcune prostitute incollato alla parete, ascoltava il suo ex-bassista descrivergli il casino che gli aveva lasciato.                 
Non aveva trovato compagnia nei suoi vicini di casa. Uno spacciatore mancato, che usciva prestissimo e tornava tardissimo, circondato da un'aria torva e circospetta; una casalinga di circa dieci anni più di lui sposata ad un uomo, che non aveva mai visto, la cui vita sessuale era molto attiva, soprattutto quando Brian cercava di dormire; una vecchietta che teneva il volume della TV alzato al massimo negli orari più strani e che lo guardava di traverso da quando aveva saputo che era un'insegnante; un uomo d'affari vagamente allucinato, che viveva solo, forse cliente del vicino; infine una donna anoressica, che sembrava uno scheletro e portava sotto braccio un topo spacciato per cane, dagli occhietti isterici e sporgenti.
Di certo una combriccola interessante, ma dalle abitudini strane. Forse nel tentativo di sedurlo, la ragazza tutta ossa lasciava le tendine spalancate del bagno in modo che l'uomo, dalla camera da letto, potesse ammirarne la pelle grinzosa e precocemente vecchia. 
Motivo per cui teneva le tende serrate in modo vagamente maniacale.      
Fece due giri di chiave e scese le scale, uscendo nell'aria fredda di fuori: l'inverno era arrivato prima del solito. Era sempre stato molto sensibile ai cambiamenti climatici, ma non ci aveva più fatto tanto caso con la scusa dei dischi e dei viaggi. 
Ora era molto più attento. 
Mentre formulava questo pensiero, si rese di nuovo conto di non sapere il vero motivo per cui aveva abbandonato tutto. 
Certo, il non riuscire a reggere era una scusa più che sufficiente, ma non bastava. Era quella l'esistenza a cui era abituato, nessun'altra, ma forse il desiderio di sedentarietà lo aveva spinto alla rivoluzione. 
Si sentiva vecchio, vecchio e stanco, con bisogno di stabilità.  
Le relazioni occasionali e i tradimenti di una notte avevano smesso da tempo di renderlo felice, perchè avevano perso il fascino del proibito. 
Alla sua fidanzata smise di importare, dopo un po', e anche a lui. 
Non succedeva raramente di svegliarsi impastato di cocaina in mezzo a ragazze sconosciute.             
Svoltò a sinistra, come decine di volte aveva fatto in quei giorni. Continuava a domandarsi perchè avesse voluto continuare a mantenere il proprio nome, nonostante fosse mutato tutto il resto. 
Boh, chi lo sa. 
Gli rendeva più familiare il nuovo ambiente? Era parte di lui? 
Non si può vivere per quarantatré anni in un modo e cambiare all'improvviso. Già vedersi come docente gli pareva strano.        
In fila alle scale mobili, una vaga inquietudine lo disturbò: e se qualcuno mi riconoscesse? 
Si diede dell'idiota. Impossibile; anche quando lo credevano struccato in pubblico, in realtà era più conciato di tutte le loro mogli messe insieme. Quindi, no, nemmeno questo problema esisteva. 
Fece un gioco con se stesso: se avesse trovato dieci buoni motivi per tornare alla sua esistenza di prima, lo avrebbe fatto, per quanto incasinato sarebbe stato. 
Salì sul vagone assieme ad un centinaio di altri sconosciuti. 
"4 $ di pura freschezza!". 
In fondo, cos'aveva da perdere?
  
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