Fanfic su attori > Alex Pettyfer
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Autore: artemisia reight    05/12/2012    0 recensioni
Forse sono stata un pò troppo cattiva con Alex, ma era uno sfigato, ed io ho fatto solo ciò che andava fatto...Non avrei mai immaginato che a distanza di un anno si sarebbe trasformato in un bullo convinto a vendicarsi.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ora.

 
 
 

Saluto i miei compagni come tutti gli anni e senza un minimo di entusiasmo, controllando di tanto in tanto se il mio fidanzato mi ha mandato qualche messaggio. Eh già, mi sono fidanzata. Si chiama Taylor ed è perfetto. Non perfetto per modo di dire, DAVVERO perfetto. E' bello, muscoloso, divertente, intelligente e molto romantico. Ci siamo conosciuti in spiaggia e lui ha cominciato a mandarmi rose nella camera del hotel finché non ci siamo messi insieme. Abitiamo in città diverse ma non troppo lontano. Mi ha assicurato che verrà a trovarmi appena possibile e che non riuscirà a vivere senza di me per tutto questo tempo. Per me amare è una parola molto importante, di quelle che si dicono ad una sola persona per tutta la vita. Ma Taylor è così dolce che credo di amarlo. Uno squillo mi riporta alla realtà, ed ecco il messaggio tanto atteso:

 

" Mi manchi da morire, non riesco a non pensare a te. Vorrei tanto fossi qui.... Comunque giuro che appena posso vengo a trovarti, non vedo l'ora! Divertiti il primo giorno di scuola, io ci proverò ma so già che fallirò.......non posso divertirmi senza te!"

 
 
 

Sorrido compiaciuta, il giusto inizio anno! "Ed ecco a voi lo sfigato dell'anno! Oh, e anche dell'altro anno e di quello prima ancora e di quello prima ancora! Ci mancavi Alex!" una cheerlader fa un finto saluto caloroso alla macchina che prende l'ultimo posto libero nel parcheggio della scuola. E' la solita Alfa del '67 grigio topo, con graffi ripetuti per provare a togliere la vernice che ci spruzzavo praticamente una volta alla settimana. Non è cambiato nulla, tranne colui che è dentro la macchina. Dei capelli ribelli ma perfetti scendono soavi su un viso diverso, più grande, più consapevole, più.....cattivo. Una barba scura ma delicata adorna la sua mascella appuntita. La camicia bianca è sbottonata quel poco che basta per intravedere dei muscoli scolpiti e delle braccia forti. Si guarda intorno, non più spaesato ma tranquillo e sicuro, prima di lanciarmi un'occhiata che mi provoca un tuffo al cuore. Per un attimo la gambe mi cedono e solo la macchina a cui sono appoggiata mi salva da una figuraccia colossale. "Alex Pettyfer?" gli chiede Brad, un belloccio senza cervello della squadra di football, indicandolo con un dito tremante e lo sguardo interdetto. "Sì?" domanda a sua volta lui, come se fosse scontata una trasformazione del genere. Alla fine, sotto l'incredulità dell'intera scuola, gli da una spinta sulla spalla che lo fa quasi cadere a terra e si incammina verso l'entrata proprio mentre la prima campanella dell'anno inizia a trillare. 

 

In pochi giorni, Alex diventa il bullo-strafigo più famoso della scuola e chiunque vuole mettersi con lui. Sembra che tutti abbiano dimenticato tutte le volte in cui lo hanno vittimizzato con spinte, calci o cazzotti o anche solo con qualche battuta.Ora è lui quello che rovescia i vassoi, getta a terra i quaderni di chi si siede ad un posto che a lui piace e picchia gli sfigati. Io, personalmente, penso solo alla reazione che ho avuto quando lui mi ha guardato. E' stata l'unica volta che l'ha fatto, ma non avevo mai provato nulla del genere. Ricordo ancora come mi sono sentita, il suo sguardo mi ha rapito, emozionato, ma anche spaventato, inquietato. Il solo pensarci mi fa venire i brividi e lo incontro così spesso nei corridoi o nelle aule che non riesco a concentrarmi su altro. Il fatto che mi ignori mi fa credere che non gli importi più di me. Forse si è dimenticato quello che gli ho fatto, o forse il suo intento è proprio quello di dimenticare. Per quanto venire ignorata per la prima volta nella mia vita mi irriti, una parte di me spera che sia così, perché vedendo quel ragazzo con le spalle alte e il mento all'insù mi pento quasi del mio comportamento degli anni passati. L'altra parte di me, però, quella più coerente, sa che non può essere così. Che Alex non può aver dimenticato in un attimo tutto quello che gli ho fatto passare. E' più che altro questo a farmi chiedere: come ha intenzione di prendere la cosa? Vorrei addirittura chiedergli scusa, ma so che non posso farlo e per di più, se lui non ha intenzione di parlarmi, potete star certi che non sarò io a comunicare. Il vero problema si presenta a chimica. Il professore non cambia i posti per tutti e cinque gli anni perché crede che se abbiamo problemi a fare amicizie questo è il miglior metodo per stringerne una duratura. Oltretutto, vedendomi perennemente sola, mi considera da sempre uno dei casi che ha più bisogno di aiuto e per questo respinge subito la mia richiesta di cambiare banco con la scusa che "Non vedo molto con la luce della lampada che sovrasta il primo banco e seguirei meglio un pò più in fondo." Il risultato è che entrambi, ossia io ed Alex, veniamo spediti all'ultimo banco, posto che da la privacy sufficiente da impedirmi di fingere di seguire attentamente la lezione invece che evitare spudoratamente lo sguardo di Pettyfer. Di solito, chi è all'ultimo banco gioca a carte, messaggia o chiacchiera con il vicino di fatti totalmente non inerenti alla lezione che si sta svolgendo un pò di metri più in la. Questo non è proprio ciò che fa al caso mio. Per un pò giocherello con le penne e disegno sul banco un fiore dalle origini dubbie che viene poi adornato dalla mia mano incerta fino a diventare parte integrante di un prato fiorito e con tanto di sole. "Wow" commenta Alex accennando alla mia opera d'arte un pò decadente. Senza pensare al fatto che è la prima parola che mi rivolge di sua spontanea volontà da quando ci siamo conosciuti, inarco un sopracciglio e lo guardo interdetta. "Dici sul serio?" gli chiedo, mentre la voce mi si spezza alla fine seguendo a ruota la consapevolezza che si fa strada dentro di me: sto parlando con LUI, e non mi sembra arrabbiato. "bhè" mi risponde fissandomi proprio negli occhi, in un modo che mi costringe a distogliere le sguardo "E' un pò strana, ma è sinonimo di grande personalità. E poi si vede che c'è dietro una mano esperta." continua a fissarmi. Me ne accorgo solo quando provo ad alzare lo sguardo e questo mi fa decidere a concentrarmi sulla lavagna, almeno con gli occhi. Caccio fuori una risatina svogliata mentre in me cresce la tensione e, sussurrando un veloce "Scusami un attimo", chiedo al professore di andare in bagno. Nel corridoio non c'è nessuno perché a quest'ora sono tutti a lezione, così, non appena fuori dall'aula, mi addosso al muro e chiudo gli occhi, riordinando i pensieri. Perché ero così incerta mentre parlavo con lui? Non era semplicemente perché non ero abituata o mi faceva strano. No. C'era qualcosa di più. Nei suoi occhi leggevo fame di vendetta. Mi convinco di aver immaginato tutto e a tornare in classe quando sento la porta della nostra aula aprirsi e richiudersi. Un brivido improvviso mi attraversa la schiena, ma non ne capisco il motivo. Alex avanza verso di me con passo sicuro ed uno sguardo che non gli ho mai visto. Mi sovrasta con la sua stazza e mi tira i capelli verso il basso costringendomi ad alzare il volto e guardare quegli occhi che tanto mi incutono terrore. "Non avrai mica pensato di passarla liscia così, vero?" mi sputa le parole in faccia "Quello che mi hai fatto per tutti questi anni è stato orribile, ma puoi starne certa, quello che ti farò io sarà molto peggio" il dolore alla cute e le sue parole pronunciate con disprezzo mi fanno salire le lacrime agli occhi e lo supplico di lasciarmi andare. "E non piangere" mi da uno schiaffo in pieno viso "Non ne hai ancora motivo!". Così dicendo mi lascia andare e mi fa un cenno verso la porta. "Dopo di lei" mi dice indicandola e facendo un inchino. Io entro reprimendo le lacrime e fingo che sia tutto normale e dopo un paio di minuti anche lui rientra il aula, sorridente e radioso come se nulla fosse successo. "Ed ora, ragazzi, progetterete un piccolo modello di hovercraft tutto da soli!" annuncia il professore tutto contento. "Che bello!" esclama Alex compiaciuto "Ho sempre amato la loro struttura!" e cosi i due cominciano a conversare sui vari modelli ed io mi convinco che tutto è come prima. Anche se in cuor mio so che nulla lo sarà più.

  
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