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Autore: instamartys    05/12/2012    5 recensioni
Una profonda amicizia lega Martina, Max, Tom, Jay, Siva e Nathan da sempre.
Ma in tutto questo lei è innamorata profondamente di uno dei cinque ragazzi.
Cosa succederà? Riuscirà a dichiarare i suoi sentimenti o l'amicizia prevarrà sull'amore?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Max George, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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LIVERPOOL.
Erano circa le sette del mattino, eravamo sul bus e ci stavamo dirigendo vero Liverpool, la prossima tappa del tour. Il bus era immerso nel silenzio. I ragazzi erano tornati dal locale circa un’oretta prima e quindi adesso dormivano beati nelle loro cuccette. Jane stava leggendo un libro mentre Martin aveva le cuffie alle orecchie e gli occhi chiusi. Io ed Elena eravamo sedute al tavolino e stavamo sorseggiando un tè. La sera precedente eravamo ritornate in hotel abbastanza presto, avevamo dormito un bel po’ però ci sentivamo stanche lo stesso. Forse era un po’ l’effetto del tour. Si partiva presto, si andava a dormire tardi ed inoltre dovevi spostarti di città in città e dovevi rimanere seduta nel bus per ore intere. E oltre a questo la noia ti assaliva. Oltre ad ascoltare un po’ di musica, a leggere un libro o guardare la tv non si poteva fare più niente. Era straziante. Avevi un enorme voglia di uscire, di camminare e di stiracchiarti ma non c’era la possibilità. Io ed Elena ci guardavamo e sorridevamo, evitavamo di parlare per non svegliare i cinque rincoglioniti che avevano deciso di fare baldoria tutta la nottata rientrando alle prime luci del mattino. Non ero nemmeno riuscita a dormire tanto bene, ero in pensiero per quei cinque, per questo mi sentivo ancora più stanca.
Quando Max era rientrato in camera, un’ora prima, si era sdraiato accanto a me sul letto e aveva cominciato a baciarmi il collo per farmi svegliare. All’inizio avevo fatto finta di dormire ma quando poggiò le sue morbide labbra sulle mie non potei fare altro che spalancare gli occhi e ricambiare il bacio. Mi aveva sussurrato parole dolci e mi aveva incitata ad alzarmi per potermi preparare perché alle sette precise saremmo dovuti salire sul pullman per partire.
Saremmo arrivati a Liverpool entro le cinque del pomeriggio, quindi avevamo tutto il tempo per sonnecchiare e riposarci per affrontare un’altra nottata. Si perché quella sera stessa i ragazzi avrebbero dato un altro concerto, dopo di che avremmo pernottato in un albergo durante la nottata per poi partire la mattina presto alla volta di una nuova tappa, la terza, la penultima.
Mi alzai e mi diressi verso il lavabo per poggiare la tazza sporca. Improvvisamente sentii provenire dalle cuccette un tonfo. Perfetto, James aveva cominciato a russare!
Mi diressi verso la cuccetta dove stava sonnecchiando Max e mi abbassai su di lui.
Aveva gli occhi chiusi e le labbra leggermente dischiuse, era bellissimo.
Mi stesi accanto al lui sul piccolo letto e lui emise un mormorio.
“Dormi, è presto.” Gli sussurrai all’orecchio
“Che ci fai qui?” Mi domandò con la sua voce roca e sexy
“Avevo voglia di stare accanto a te.”
Aveva gli occhi chiusi e vidi i suoi angoli delle labbra alzarsi in un bellissimo sorriso.
Mi mise una mano sul fianco e mi strinse a lui.
Aveva la testa nell’incavo del mio collo.
Sentivo il suo respiro caldo sulla mia pelle candida.
“Amo il tuo profumo.” Sussurrò
“Shh, dormi.” Lo zittii e gli lasciai un bacio leggero sulle labbra.
Mi sentivo così protetta nelle sue braccia forti, quello era il mio posto, il mio paradiso personale.
Stare tra le sue braccia mi faceva sentire così bene e rilassata che in un batter d’occhio mi addormentai.
Improvvisamente sentii dei chiacchiericci che mi portarono ad aprire gli occhi.
Aprii gli occhi a due fessure e vidi sagome sfocate, che non riuscii ad identificare, che mi erano vicine ad un palmo dal naso e che mi stavano fissando.
Poi riconobbi i riccioli di Jay e la carnagione scura di Siva.
“Cosa cavolo avete da guardare voi due?” Domandai con la voce impastata dal sonno
“Volevamo constatare che fossi ancora viva.” Affermò Jay ridacchiando
“Ah-ah, quanto siete divertenti di prima mattina.”
“Prima mattina? E’ ora di pranzo, Gilbert!” Rise Siva
“Oddio, ma seriamente?!” Esclamai alzandomi di scatto dal letto
“Ma ben alzata, principessa!” Mi diede il buongiorno Nate
“Buongiorno a te, Nathan.” Mi alzai e mi andai a buttare a peso morto su Sykes.
“Ehi, ehi, Martina. Senza offesa, ma pesi !” Esclamò ed io ridacchiai
“E’ che mi sento stanca ed ho ancora sonno.” Mi lamentai
“E allora vai a dormire di nuovo, scema.” Mi consigliò Tom che si era appena alzato e si era avvicinato
“Ciao, Tom!” Mi staccai dalle braccia di Nathan e mi buttai tra le braccia di Thomas.
“Ciao anche a te, Martina.” Rise carezzandomi la schiena
Mi staccai da Tom e mi buttai a peso morto sul divanetto dove era seduta anche Elena, che stava sfogliando un libro.
“Cosa stai leggendo?” Le chiesi
“Nicholas Sparks.” Mi rispose senza staccare gli occhi dal libro
“Mi piace come scrittore, ma in ogni fottuto romanzo c’è sempre qualcuno che muore, che è morto oppure qualcuno che è in coma.”
“Nah, non tutti, idiota.” Mi apostrofò la mia migliore amica e mi diede uno scappellotto dietro la testa ridacchiando.
“Cazzo, ho una fottuta fame.” Mi lamentai
“Bonjour, finesse!” Rise
“Sai che se dormo male o non dormo per niente prendo le sembianze di uno scaricatore di porto, quindi non mi urtare le pall..” Mi guardò male “.. i testicoli.” Risi
Mi alzai dal divanetto e lasciai stare la mia amica alla sua lettura.
Jay e Tom stavano trafficando con il computer, molto probabilmente erano su twitter; Siva era al telefono e Nathan si stava contemplando allo specchio, tipico di lui.
Ma.. Max dov’era?
“Ragazzi.. ci manca una testa pelata, dov’è?” Domandai guardandomi in giro
“Sta fumando una sigaretta giù.” Mi rispose Nate facendomi un segno con la testa.
Cavolo, il bus era fermo e non me ne ero nemmeno accorta.
Ero messa davvero male, molto male.
Attraversai il bus per poi scendere i pochi scalini che ci dividevano dal suolo.
Era girato di spalle, e stava fumando.
Indossava una maglietta a mezze maniche aderente che metteva in mostra tutti i suoi muscoli, e il jeans abbastanza stretto fasciava bene i glutei facendomi venire voglie poco caste e pure.
Avanzai in punta di piedi per non farmi sentire e gli coprii gli occhi con le mani.
Inizialmente cercò di ribellarsi ma poi decise di stare al gioco.
“Chi sono?” Chiesi alterando il mio tono di voce facendolo sembrare almeno un tantino maschile.
“Una bella ragazza che si è appena svegliata.” Sussurrò.
Si tolse la mie mani dagli occhi e si girò verso di me.
Gettò per terra il mozzicone di sigaretta e mi prese il viso tra le mani e poi avvicinò le sue labbra alle mie.
“Dormito bene?” Mi chiese
“Meravigliosamente.” Risposi sarcastica e lui ridacchiò
“Il mio petto non è abbastanza comodo come cuscino?” Rise
“No, non è per questo. Anzi, il tuo petto è fin troppo comodo.” Dissi e mi mordicchiai il labbro inferiore “E’ solo che quando interrompo il sonno e poi lo riprendo mi sento sempre un po’ spaesata e mi ci vuole un po’ per riprendermi.” Gli spiegai lui annuì con il capo e mi baciò di nuovo.
“Ti sei ripresa, adesso?” Mi domandò
“Ehm, me ne serve un altro.” Ridacchiai e lui mi baciò di nuovo, questa volta con più passione.
“E adesso?” Disse mordendosi il labbro inferiore
“Si, decisamente meglio, mi sono ripresa del tutto.” Risi e lui con me
“Sei davvero unica.” Mi sorrise e mi abbracciò stretta al suo petto.
Si, avevo deciso.
Quello era il mio posto, tra le sue braccia.
Avevo una fame che non ci vedevo più.
Aprivo le varie ante dei mobili, ma non riuscivo a trovare niente che mi andava a genio, e quindi consecutivamente non facevo altro che sbuffare.
“Mi dici perché sbuffi?” Domandò Nathan
“Ho fame.” Sbuffai di nuovo
“E allora mangia.” Mi ripose
“Capitan ovvio, Sykes.” Lo guardai di sbieco “Non trovo niente che mi piaccia.” Dissi storcendo il naso. “El, mi accompagni al supermarket per comprarmi qualcosa di decente da mangiare?” Le proposi. Lei alzò gli occhi dal suo libro e sbuffò. “Dai, stai leggendo da questa mattina. Non ti costa niente accompagnare la tua migliore amica a comprare qualcosa per potersi sfamare.” Lei mi guardò male “Ti compro uno Starbucks.” Le offrii.
“Ok, ok, ci vengo!” Ripose il libro e si alzò.
Adoravo corromperla con lo Starbucks.
Entrammo nel supermercato e mi fiondai direttamente al reparto dei dolci.
Buttavo nel piccolo cestino pacchi di biscotti di tutti i tipi, tavolette di cioccolata e muffin.
Avevo una tremenda voglia di dolce.
“Tu mi vuoi male, vero?” Mi domandò Elena
“Avanti, non fare la scema. Sei magrissima, non c’è alcun bisogno che tu faccia la dieta! Credimi, sei perfetta.” La rassicurai
“Si, lo so che sono magra. Però ho una tremenda paura di ingrassare di nuovo, sai cosa intendo.” Mi disse.
“Hai ragione, scusa. Ma penso che non ci dovresti dare troppo peso, così non ti riesci a godere niente.” La rassicurai con un sorriso ed una carezza sul braccio e lei mi ricambiò il sorriso.
Elena aveva una brutta storia alle spalle.
Quando era più piccola era molto in sovrappeso, faceva diete in continuazione, ma non riusciva a perdere più di un certo limite di chili. Facendo delle analisi accurate poi aveva scoperto di avere una disfunzione alla tiroide che gli causava l’aumento del peso. Quindi i medici gli diedero una cura. Infatti ogni mattina Elena era obbligata a prendere una pillola che avrebbe dovuto continuare a perdere per sempre. Grazie a questa pillola, una buona dieta e tanta attività fisica, era riuscita a perdere tutti i chili in eccesso. Ed adesso stava bene, aveva un fisico davvero bellissimo.
Ma da allora aveva sempre quella paura costante di riprendere tutti i chili persi e per questo continuava sempre a trattenersi dal mangiare dolci e cose molto caloriche. D’altronde quella che conduceva lei era una dieta equilibrata, una dieta da cui prendere esempio.
Arrivammo alla cassa pronte per pagare tutte le schifezze che avevo messo nel carrello e lo Starbucks alla cannella che Elena stava sorseggiando.
Improvvisamente, mentre stavamo facendo la fila per la cassa, Elena cominciò a tossicchiare. Mi girai verso di lei e la vidi puntare lo sguardo dietro di me e si dava colpetti al petto per smettere di tossire.
“Ehi, cos’è successo?” Le domandai preoccupata dandogli dei colpetti dietro la schiena
“N-niente, mi è andato un sorso di traverso.” Disse tra un colpo di tosse e l’altro.
Era diventata nervosa tutta ad un tratto, non si dava pace, era diventata irrequieta. Spostava il peso del corpo da un piede all’altro e continuava a guardare dietro di me. Mi girai anch’io e seguii il suo sguardo per vedere cosa la stava mettendo così in agitazione. Ma non notai nulla di che, fino a quando lei non si mise davanti la visuale e mi sorrise con il suo sorriso nervoso, quello con il quale cerca di nascondermi qualcosa.
“C’è qualcosa che non va?” Le chiesi
“N-no, niente.” Mi rispose lei prontamente.
Continuava a guardarsi dietro, mi stava nascondendo qualcosa.
Dietro di lei c’erano gli scaffali con tutte le riviste.
“Spostati.” Le ordinai
“Ma cosa..?” Cercò lei di protestare.
La presi violentemente per un braccio e la spostai.
Guardai più attentamente le riviste che nascondeva dietro le sue spalle.
E poi notai una foto, sulla copertina.
Mi cadde il cestino per terra per la sorpresa, non potevo crederci.
C’era Max. C’era Sophie. Erano insieme. E i loro visi erano vicinissimi. Si stavano sorridendo a vicenda. La foto era stata scattata ieri in quel locale, al ‘Buddha’.
Sapevo che prima o poi sarebbe successa una cosa del genere.
C’era da aspettarselo.
Il fatto era che da lui non me l’aspettavo.
Lui mi amava, o almeno questo mi era sembrato.
Tutte le persone che erano nel negozio cominciarono a fissarmi. Elena si abbassò e raccolse il cestino che mi era caduto di mano e io presi una copia di quella rivista e la pagai.
Elena mi volgeva il suo sguardo preoccupato e ansioso.
Non vedeva l’ora di poter uscire da quel dannato negozio per potermi chiedere come mi sentivo.
Pagò in fretta e furia e poi ci fiondammo fuori.
Camminavo spedita verso il bus, e non accennavo a rallentare.
“Martina, aspetta!” Urlò Elena dietro di me che non riusciva a tenere il mio passo. “Ehi, come stai?” Mi chiese quando mi raggiunse.
“Come vuoi che stia, Elena?! Ho appena visto una foto dove c’era il mio ragazzo che flirtava con una troia!” Urlai in mezzo alla strada.
Gli occhi cominciarono a pizzicarmi, segno che da lì a poco sarebbero cominciate a scendere le lacrime. Ma dovevo essere forte, non dovevo farmi vedere debole. Ricacciai dentro le lacrime e continuai a camminare.
“Hai ragione, tesoro, scusami.” Disse Elena
“No, scusami tu. Tu non centri niente, mi sono alterata con te per niente.” La rassicurai sorridendole.
“Adesso cosa succederà?” Mi chiese preoccupata
“Non ne ho la minima idea. Sono solo delusa.” Sussurrai più a me stessa che alla mia amica
Arrivammo al pullman.
Giù c’erano Jane e Martin che stavano vedendo delle carte, e c’erano anche lui e Nate che stavano facendo dei passaggi con una palla.
Lui mi sorrise ma io non ricambiai.
Salii sul pullman e gettai la busta piena di leccornie sul tavolo con violenza.
Il mio respiro improvvisamente era diventato affannato, il cuore mi andava a tremila all’ora e stavo cominciando anche a tremare e molto probabilmente ero diventata pallida.
“Ehi, stai bene?” Mi domandò Tom venendomi vicino
“No, non mi sento bene.” Serrai gli occhi e cominciai a fare dei respiri profondi per calmarmi.
“E’ diventata pallida e sta tremando.” Osservò Siva che si era avvicinato con Jay
“Ehi, va tutto bene, stai tranquilla.” Mi sussurrò Jay mettendomi le mani sul viso facendomi piccole carezze con il dorso della mano.
“Cos’è successo?” Domandò Tom.
Improvvisamente cominciò anche a girarmi la testa e mi veniva da vomitare.
Elena gli porse la rivista.
“Porca puttana.” Sussurrò Tom più a se stesso che agli altri.
Erano saliti sul pullman anche lui e Nate.
Notai il suo solito sguardo preoccupato e si avvicinò a me.
“Ehi piccola, che succede?” Mi domandò avvicinandosi sempre di più a me.
Stavo per avere una crisi di nervi.
Avevo voglia di urlare, di spaccare tutto.
“Non chiamarmi ‘piccola’!” Urlai con la mia voce strozzata dal pianto.
Mi prese il viso tra le mani ma io subito feci per allontanarle.
“Non mi toccare!” Urlai ancora.
Il suo sguardo adesso era interrogativo e questo mi faceva incazzare ancora di più, come se non sapesse la notte scorsa cosa aveva fatto.
Aveva rovinato tutto.
I ragazzi mi guardavano con aria preoccupata, odiavo quegli sguardi.
Erano sguardi di compassione, ed io odiavo gli sguardi di compassione.
“Io… io devo andare a vomitare..” Dissi tenendomi una mano sullo stomaco e mi fiondai in bagno chiudendomi la porta alle spalle.
Mi sedetti per terra e abbracciai il water.
Vomitai tutto quello che avevo in corpo, vomitai anche l’anima.
Mi sentivo vuota.
Mi faceva male il cuore.
Ero seduta a terra, accanto al water, e poggiavo la testa sulla parete.
Volevo sfogarmi, volevo piangere, ma non ci riuscivo.
Era da tanto tempo che non piangevo, mi ero dimenticata come si faceva, mi ero dimenticata cosa si provava.
“Martina, apri questa porta.” Gli sentii urlare e prendere a pugni la porta “Apri la porta, ti prego!” Continuava ad urlare.
“Lasciami da sola, ti prego.” Piagnucolai e lui smise.
Poi risentii bussare alla porta. “Voglio solo stare da sola, è possibile?!” Urlai
“Martina, sono Jay. Puoi aprirmi, per favore?”
Strisciai per terra fino ad arrivare alla porta e a girare la chiave nella serratura.
“Grazie al cielo, pensavo di trovarti con una lametta tra le dita.” Ridacchiò
“Non sei divertente, Jay.”
“Si, hai ragione, scusami.” Disse.
Si sedette anche lui per terra a gambe incrociate e si teneva la testa tra le mani e mi fissava.
“Come stai?” Domandò
“Ma perché continuate tutti a farmi la stessa domanda!?” Risi in modo nervoso
“Hai ragione, è una domanda stupida.” Mi sorrise.
Cavolo quanto adoravo il suo sorriso. “Allora, cosa vogliamo fare?” Mi domandò ma non risposi. Era una domanda stupida anche quella.
Stava facendo il cretino per farmi sorridere, lo conoscevo come le mie tasche, James.
“Se vuoi possiamo continuare a fissarci in silenzio, a me va bene.” Sorrise ancora.
“Posso abbracciarti, Jay?” Gli domandai con la voce un po’ tremante
“Non dovevi nemmeno chiedermelo.” Disse ed allargò le braccia.
Mi sedetti sulle sue gambe ed intrecciai le mie braccia al suo collo.
Avevo il viso nell’incavo del suo collo. Profumava, profumava di pino.
Le sue braccia erano ancorate ai miei fianchi e mi stringeva forte e mi dava baci sulla tempia.
“E’ strano il fatto che tu non sia ancora in lacrime.” Sussurrò
“E’ strano, vero?”
“Si, a questo punto saresti dovuta già essere scoppiata in lacrime.”
“Non ci riesco.” Sussurrai
“A fare cosa?” Mi domandò
“A piangere, non riesco a piangere.”
“Ehi, sei diventata una vera dura.” Ridacchiò
“Già.” Ed emisi una piccola risata anch’io.
Stemmo per minuti infiniti in quella posizione.
Stavo bene tra le braccia di Jay, mi sentivo bene tra le sue braccia.
“Quanto manca per arrivare a Liverpool?” Domandai
“Circa un’oretta e mezza.” Disse controllando il suo orologio da polso “Prima o poi dovrai uscire da questo bagno.”
“Non voglio farlo.”
“Perché?”
“Non voglio vederlo, non adesso.”
“E se qualcuno deve fare la pipì?” Domandò
“Se la trattiene.” Risi
“Sai che Tom è un po’ incontinente, non la riesce a trattenere.” Cominciò a ridere e non potei fare a meno di ridere anch’io. “Seriamente, usciamo da questo bagno.” Disse.
Ebbi un attimo di tentennamento, non sapevo che fare. “Ci sono io con te.” Mi disse guardandomi negli occhi per rassicurarmi, e mi porse la mano per aiutare ad alzarmi.
Cavolo, quanto adoravo i suoi occhi blu.
Annuii con il capo e presi la sua mano.
Emisi un respiro profondo ed uscii dal bagno.
Improvvisamente mi ritrovai gli occhi di tutti addosso, soprattutto i suoi.
Si alzò dalla poltrona dove ero seduta e mi venne vicino.
“Martina, guarda che ti posso assicurare che non è…” Partì spedito
“Non è come sembra?” Domandai “Ho indovinato?” e un sorriso amaro comparve sul mio viso
“Se magari tu mi lasciassi spiegare…” Cercò di parlare
“Non c’è niente da spiegare. La foto dice tutto. Voglio solo essere lasciata in pace, da sola. Voglio solo stare un po’ da sola per pensare, ok?” Dissi con voce tremante.
Odiavo vederlo in quelle condizioni.
Aveva il viso crucciato e gli occhi lucidi, pieni di lacrime.
Ma non era colpa mia, era lui che aveva rovinato tutto.
Finalmente dopo circa un’oretta arrivammo nell’adorabile Liverpool.
Ero seduta sul divanetto con affianco Elena, entrambe avevamo in mano una tazza fumante lei di the ed io di camomilla.
C’era un’aria tesa nel pullman e non vedevo l’ora di poter scendere e rifugiarmi in camera.
Max mi lanciava ogni tanto occhiate furtive e io cercavo in ogni modo di non ricambiare lo sguardo, mi faceva male vederlo così.
Avevamo da poco passato il cartello con su scritto ‘Welcome to Liverpool’, emisi un sospiro di sollievo.
“Quanto manca per arrivare all’albergo?” Chiesi a Jay, che era al mio fianco e che non si era mosso di lì nemmeno per un attimo.
“Non molto, non preoccuparti.” Mi sussurrò all’orecchio e vidi con la coda dell’occhio, Max stringere forte i pugni.
Arrivammo finalmente all’albergo, non ne potevo più di stare rinchiusa ne pullman, era straziante. Scendemmo tranquilli, fortunatamente questa volta non c’era nessuna folla inferocita di fans che ci aspettava all’entrata.
Max fortunatamente aveva colto la mia richiesta di prendermi un attimo di riflessione, e da quando aveva cercato di parlarmi e spiegarmi non mi aveva più rivolto la parola si soffermava solo a guardarmi, e il suo sguardo, quello da cane bastonato, mi chiedeva scusa.
Entrammo nell’albergo e ci dirigemmo alla reception per prendere le chiavi delle stanze.
Sentivo l’esigenza di fumare e di stare un po’ da sola con i miei pensieri.
“Ehi, io sono fuori che mi fumo una sigaretta, ok?” Avvisai Jay
“Si, certo. Vuoi che ti faccia compagnia?” Mi domandò
“No, non preoccuparti.” Gli sorrisi e mi diressi fuori.
Tirai dalla mia borsa il mio pacchetto di sigarette e me ne accesi una.
Quando cominciai ad aspirare un po’ di fumo cominciai a rilassarmi e tutti i miei pensieri si dissolsero. Non pensavo più a niente, se non al piacere che stavo provando. Mi sentivo leggera.
“Oh Dio. Ma tu sei Martina, la ragazza di Max George, vero?”
Andai per girarmi e notai che alla mia destra c’era una ragazza.
Era davvero carina: non molto alta, capelli castano scuro che le arrivavano all’altezza delle spalle, occhi di un bellissimo color nocciola e delle belle labbra piene.
Mi aveva chiesto se ero la ragazza di Max..
“Ehm, si sono io.” Le risposi sorridendo
“Io sono una grande fan dei The Wanted.” Mi rivelò emozionata
“Come ti chiami?” Le domandai
“Chiara, mi chiamo Chiara.” Mi sorrise e si avvicinò porgendomi la mano
“Piacere di conoscerti, Chiara. Hai un accento strano, non sei inglese, vero?” Le domandai
“No, sono italiana, infatti.” Mi rispose con fierezza
“Oh, io adoro l’Italia.” Le confidai “Sei qui per il concerto di questa sera?” Le domandai
“Veramente no, non sono riuscita a trovare i biglietti però sono venuta lo stesso con la speranza di incontrarli.” Fece spallucce.
Mi venne un idea meravigliosa.
Improvvisamente, con un gesto veloce, presi la mano di Chiara e la trascinai all’interno dell’albergo dirigendomi verso i ragazzi, lei non oppose resistenza, ovviamente.
Stavo per far realizzare il sogno di una fan, mi sentivo bene.
“Ehi, ragazzi!” Li richiamai all’attenzione e tutti si girarono verso di noi “Abbiamo un biglietto e un pass per lo backstage per la nostra amica Chiara?!” Domandai
“Ma certo!” Rispose Nathan avanzando “Piacere di conoscerti Chiara, sono Nate.” Disse porgendogli la mano “Loro sono Tom, Jay, Siva e Max.” Li indicò uno per uno e gli altri la salutarono con un cenno della mano ed un sorriso.
“Penso di star per svenire.” Sussurrò la ragazza che tutt’un tratto divenne rossa in viso.
“Ecco qui biglietto in prima fila e pass per lo backstage.” Gli porse i biglietti Jay e le fece un occhiolino.
“Oh mio Dio, grazie. Io non so come ringraziarvi, per me è un sogno, non ci posso ancora credere!” Ringraziò l’italiana che quasi stava per piangere.
Era tenerissima quella ragazza.
“Non preoccuparti, è un piacere!” Rispose Tom e l’andò ad abbracciare
“Allora ci vediamo più tardi, Chiara.” La salutò Siva con un abbraccio.
Nathan non smetteva di fissare Chiara.
A quanto pareva la nostra italiana aveva fatto breccia nel cuore del nostro Nathan.
I due si guardavano a vicenda.
Nathan come al suo solito sfoggiava uno dei suoi sguardi sexy, e Chiara arrossiva.
“Ehm, grazie ragazzi, a più tardi.” Ci salutò con un cenno della mano e si avviò verso l’uscita
“Ehi, Chiara!” La richiamò Nate “Posso offrirti uno Starbucks?” Le chiese
“Ma certo.” Accettò la ragazza.
Nath la raggiunse con una piccola corsetta e si avviarono insieme verso l’uscita.
“Ehi ragazzi, ci siamo giocati Nathan!” Disse Siva e ci fece ridere tutti.
Tutti quanti ci avviammo verso le rispettive camere.
“Ehi Siva, posso chiederti un favore enorme?” Gli chiesi
“Si, dimmi, tesoro.” Si mise ad ascoltarmi
“Non è che per questa sera potresti dividere tua la camera con Max e io vado in stanca con Jay e Nathan?” Gli chiesi
“Si, non preoccuparti, a me va bene.” Mi sorrise
“Grazie mille, Seev.” Lo abbracciai
“Figurati, tesoro. Non è un problema.” Mi sorrise e mi baciò sui capelli.
Io e Jay entrammo nella nostra camera e poggiammo poco delicatamente le valigie sul letto.
C’era un letto matrimoniale ed un lettino singolo.
“Il lettino piccolo lo diamo a Nathan.” Disse Jay indicandolo
“Questo vuol dire che vorresti dormire con me?” Gli domandai
“Ti da fastidio? No, perché altrimenti non fa nient..”
“Ehi, ehi, riccio con calma. Stavo scherzando!” Mi avvicinai al riccio dagli occhi blu e l’abbracciai. “Grazie mille Jay, non so come ringraziarti, davvero.” Gli dissi
“Ma tu non devi ringraziarmi. Sei la mia migliore amica, avresti fatto lo stesso per me.” Mi sorrise ed io l’abbracciai ancora più forte.
“Quando dovete andare al teatro?” Chiesi
“Beh, praticamente adesso. Facciamo prima le prove e poi facciamo tutto lì. Tu sei pronta o hai bisogno di un po’ di tempo?” Mi domandò
“No Jay, io non vengo.”
“Come non vieni?” Disse sgranando gli occhi
“Non me la sento. A parte il fatto che mi sento stanchissima e poi la situazione con Max.. è un casino. Io ci voglio dormire su, ho bisogno di un po’ di tempo da sola per pensare.” Gli dissi
“Sei sicura di voler stare da sola, se vuoi rimango con te.” Propose
“Si, e poi dove la trovano una controfigura bella come te da mettere sul palco?!” Risi
“Giusto, non troveranno mai un ricciolino naturale come me, devo presentarmi per forza, mi dispiace.”
“Oh, non preoccuparti. Tu va’!” Gli feci l’occhiolino. “Ah, avvisa tu Elena. E se vuole rimanere anche lei a tutti i costi con me dille quello che ti ho detto, così verrà con voi.”
“Si, certo. Ciao, piccola.” Mi salutò, mi diede un bacio sui capelli e poi uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.
Mi buttai a peso morto sul letto e sospirai.
Mi sentivo stanca, stanchissima, sia fisicamente che psicologicamente.
Decisi di farmi una doccia rilassante.
Andai in bagno e lasciai sciogliere i miei muscoli tesi sotto l’acqua bollente che scrosciava su tutto il mio corpo. Dopo di che uscii, mi asciugai il corpo ed indossai l’intimo. Asciugai per bene e con calma i capelli ed indossai il pigiama.
Mi sedetti al centro del letto matrimoniale con le gambe incrociate.
Mi sentivo tremendamente sola.




I’M BACK, BITCHEEEEES!
no, ok, faccio la seria.
SONO TORNATAAAAA!
ebbene si, non ho fatto nessuna brutta morte e non mi hanno rapito gli alieni o quant’altro.
sono di nuovo qui a rompervi le scatole, lalala c:
ovviamente, ma non è una novità, sono in un SUPER-MEGA-RITARDO #perdonatemi
a mia discolpa posso dirvi che vi avevo avvisate e che ovviamente la scuola mi sta impegnando molto, (quest’anno non hanno nemmeno occupato a scuola, vi rendete conto che cosa grave?!) e poi è colpa dell’ispirazione.
beh, quella bitch dell’ispirazione non voleva proprio venire D: #bastardadiunispirazione u.u
cosa ne pensate di questo capitolo? :D
voglio delle belle recensioni, a meno che non vi siate messe d’accordo tutte insieme di non recensire per punirmi del super-mega-ritardo #speropropriodino D:
allora.. COLPO DI SCENA !
i maxina hanno litigato ! D: #disaaaastro
beh, dovevo pur far succedere un qualcosa del genere, o non sarebbe stato un colpo di scena.
non ve lo aspettavate, vero? muahahahah oppure si?
non potevo dare di certo la colpa del litigio a quella santa di martina because she’s a good girl (?) e quindi ho deciso di dare la colpa a quella testa calda e pelata (?) di maximillian.
anche questa volta ringrazio tutte le bellissime personcine che hanno questa ff tra le seguite/ricordate/preferite, siete davvero importanti, e voi che recensite beh, anche voi siete importanti e vi amo da impazzire. mi commuovo ogni volta che in ogni recensione vedo i vostri bellissimi complimenti sulla trama della storia e su come scrivo, davvero ne sono onorata, non potrei avere soddisfazione più grande c’:
P.S. la storia di elena, quella raccontata quasi all’inizio che parla della suo problema con la tiroide, è tratta da una storia vera, ovvero la mia. (non so nemmeno io perché l’ho scritto, nemmeno vi interessa, è sicuro, sto divagando, ok.)
P.P.S. la fan che descrivo, chiara, beh, ho preso ispirazione dalla mia migliore amica, anche lei fan sfegatata di questa banda di cinque rincoglioniti, e va pazza per baby nath, e le ho voluto fare una sorpresa dandogli una piccola parte in questa modesta ff di questa modesta scrittrice c: QUINDI CHIARA, SE STAI LEGGENDO, SAPPI CHE TI AMO DA IMPAZZIRE, ASDFGHJKL <3
P.P.P.S. l’angolo autrice più lungo che abbia mai fatto in tutta la mia vita D: #sosoddisfazioni
P.P.P.P.S. ovviamente, non so quando ritornerò ad aggiornare, ma mi auguro con tutto il cuore di riuscire a farlo il più presto possibile. ci saranno altri due capitoli e poi ci sarà l’epilogo che penso dividerò in due o tre parti.
GRAZIE OH BELLISSIME ANIME CHE AVETE LETTO L’ANGOLO AUTRICE FIN QUI, VI STIMO u.u E VI RINGRAZIO ANCORA UNA VOLTA <3
TANTO AMOOOORE, MARTY !
  
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