Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Padmini    06/12/2012    1 recensioni
Maximillian Webb, medico legale al Saint Bartholomews Hospital di Londra, con una fidanzata opprimente e un lavoro che non lo soddisfano totalmente.
Tutto ciò è destinato a cambiare quando incontrerà una donna molto speciale ...
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Violet'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A







My Pain

 

 

 

 

 

 

 

Rain P.O.V.

 

Pioveva forte, quella sera. Ero in attesa del mio uomo da più di un'ora e cominciavo a perdere la pazienza.

“Maledizione” sussurrai sottovoce “Mi sa che stasera non se ne fa niente!”

Ero così vicina a casa … Mi morsi il labbro, indecisa sul da farsi. Puzzavo da far schifo, dopo tutte quelle ore sotto la pioggia. Così, non potendo raggiungere il mio nascondiglio a Brixton, optai per tornare da Max. Sarebbe stato contento di rivedermi, no?

No. No sapevo a cosa stavo andando incontro.

Entrai in fretta. Avevo i vestiti appiccicati addosso e non avevo tempo per inutili convenevoli con Max. Mi diressi subito verso il bagno, ma lui mi bloccò.

“Rain!” mi chiamò. Era arrabbiato “Ti sembra questo il modo di tornare?”

Mi girai lentamente verso di lui. Sollevai un sopracciglio, seccata e mi costrinsi a salutarlo, almeno con un cenno della testa. Ero così stanca …

“Così mi saluti?” mi domandò con ancora più rabbia nella voce.

“Come dovrei salutarti?” domandai. Stavo cominciando a spazientirmi. Ero infreddolita e l'unica cosa che volevo era una bella doccia calda.

“Che ne so!” mi rispose lui “Non torni a casa per due giorni, non ti fai sentire e poi ricompari all'improvviso! Un 'ciao' sarebbe gradito, sai?”

Risi. Non potei farne a meno.

“Te l'avevo detto che sarei stata via per un po'” gli dissi, cercando di calmarlo “Non devi preoccuparti … Inoltre durante gli appostamenti non posso contattare nessuno, dovresti saperlo, ormai!”

“Non mi interessa!” mi urlò contro “Non mi interessa! Mi stai trascurando!!”

Trascurando? Sembrava una mogliettina gelosa. Glielo dissi.

“Sembri una mogliettina gelosa!”

A quel punto presi paura.

Un lampo di rabbia gli balenò agli occhi. Si avvicinò con un solo passo a me e mi prese per il collo. La sua mano me lo stringeva e mi impediva di respirare bene. A quella distanza sentii l'alcool del suo fiato. Era ubriaco.

Senza dirmi nulla, avvicinò la sua bocca alla mia e … oh! La sua lingua … infilò a forza la sua lingua nella mia bocca. Sembrava un verme enorme e spiacevole … una sensazione orribile! Cercai di divincolarmi ma lui mi teneva stretta.

Ero paralizzata dalla paura. Non riuscivo a muovermi.

Mi spinse contro la parete, senza staccare la sua bocca dalla mia. Sentii il muro premere contro la mia schiena e i vestiti bagnati appiccicarsi ancora di più al mio corpo. Facevo fatica a respirare, con la sua mano sulla mia gola, ma all'improvviso mi lasciò e spostò le mani sui miei vestiti. Mi sbottonò la camicia e il reggiseno. Avevo paura. Tanta paura, così tanta da farmi sfuggire piccoli gemiti di terrore.

Mi sfilò il reggiseno e cominciò a palparmi il seno. Lo vedevo godere come un animale selvaggio mentre, pian piano, scendeva lungo i miei fianchi per raggiungere i pantaloni.

No! Non potevo crederci! L'avrebbe fatto davvero?

Sì, l'avrebbe fatto.

Mi abbassò la zip e fece lo stesso con la sua. Restò qualche istante ad ammirare le mie mutande e me le strappò di dosso. Sobbalzai per quella violenza, ma il peggio doveva ancora arrivare. Si sfilò i boxer e fece scendere i pantaloni, poi fece lo stesso con i miei.

Poi lo fece.

Lo fece!

Provai un dolore che mai, mai nella mia vita avevo sentito.

Avevo preso qualche pallottola e perfino una coltellata, ma mai provai tanto dolore in vita mia.

Dolore per la mia verginità perduta in un modo così barbaro. Dolore perché era stato proprio Max, il mio Max, a fare tutto ciò. L'unica persona in cui avevo riposto la mia totale fiducia mi aveva tradita.

Sentii il sangue scendere lungo la coscia e le lacrime lungo le mie guance. Non potevo resistere. Lui se ne accorse ma non si fermò. Spingeva sempre di più. Sembrava un demone assetato di sesso. Mi spingeva contro la parete e a ogni colpo accelerava.

Finalmente raggiunse l'apice. Si staccò velocemente da me e venne fuori. Libera dalle sue braccia, mi accasciai a terra. Mi sembrava di essere una marionetta senza fili. Non riuscivo a smettere di piangere.

Lui mi guardò. Era tornato in sé, finalmente. L'orgasmo doveva averlo allontanato dalla sbronza. Mi guardò con occhi carichi di sensi di colpa. Ero terrorizzata. Non riuscivo a muovermi.

Lui esitò qualche istante poi, con eccessiva fretta, si risistemò i pantaloni senza nemmeno pulirsi, prese la giacca e uscì, lasciandomi sola.

 

Avevo freddo ma non riuscivo a muovermi. Avevo paura ma non c'era nessuno ad aiutarmi.

In qualche modo riuscii a prendere il cellulare dalla tasca della giacca e premetti due volte il tasto verde. Rispose mio fratello.

“Behn ...” esclamai, con la voce rotta dal pianto.

“Mio Dio, Rain! Cosa ti è successo? Stai male?”

“Behn … vieni … vieni qui … ti prego ...”

“Dove sei?”

“A casa … vieni, ti prego ohoh h”

Chiusi la telefonata. Violenti singhiozzi mi scuotevano nel profondo. Continuai a piangere e attesi.

Minuti? Ore? No, dovevano essere passati non più di venti minuti, quando sentii il rombo della moto di Ben sotto casa mia. Il rumore delle chiavi sulla toppa, la porta che si apre … e i suoi passi su per le scale. Aprì la porta di legno con malagrazia e mi vide.

“Rain!” gridò, vedendomi “Cosa ti è successo?”

Continuavo a piangere. Non riuscivo a parlare. Mi osservò bene e capì.

“Vieni” mi disse prendendomi per le spalle “Hai bisogno di una bella doccia. No, di un bagno caldo”

Mi portò in bagno. Mi spogliò e mi fece sedere sulla vasca. Lasciai fare. Avevamo sempre fatto il bagno insieme da piccoli e non mi vergognavo a stare nuda davanti a lui, come lui non si vergognava davanti a me.

Cominciai a rilassarmi mentre lui riempiva la vasca, tenendo il getto dell'acqua calda sulla mia schiena, muovendolo su e giù per riscaldarmi. Mi lasciai andare alle sue cure.

Non voleva rompere quel momento di rilassamento, ma non poté resistere.

“Chi è stato?” mi chiese “Dimmelo, ti prego. È stato Max?”

Sobbalzai. Come faceva a saperlo?

“S … sì” risposi alla fine. Non volevo che Ben lo odiasse. Provavo sentimenti contrastanti verso di lui, ma ancora avevo paura ad ammettere ciò che mi aveva fatto.

Ben sospirò, cercando di trattenere la rabbia.

“Mi fidavo di lui!” ringhiò.

“Ben!” gridai, allarmata. La rabbia dentro di lui saliva. Lo avrebbe picchiato?

“Mi fidavo di lui!” ripeté a denti stretti “Me la pagherà! Ah! Me la pagherà!”

“Ti prego, Benny!” lo implorai “Era ubriaco! Era ...”

“Tranquilla” mi rispose lui “Tu non devi pensare a nulla, ora. Solo a stare bene. Piuttosto, lui dov'è?”

“Se n'è andato” risposi io “Non so dove. Sarà andato al Bart's, credo … che vuoi fare?”

“Nulla, nulla” mi rispose lui, massaggiandomi la schiena con la spugna insaponata “Voglio solo prendermi cura di te e portarti lontano da qui per un po'. Dove vorresti andare?”

lo guardai. In effetti aveva ragione. Dovevo andarmene da lì.

Mi venne in mente un solo posto, in tutto il mondo, dove avrei voluto andare.

“Portami dal nonno”

Furono le uniche parole che pronunciai

 

Non parlai più fino a quando raggiungemmo la casa del nonno. Benedict mi aveva aiutata ad asciugarmi e mi aveva vestita. Mi aveva anche fatto una piccola valigia, mettendo alcuni vestiti in un trolley.

Io lo guardavo spaesata. Ero ancora sotto shock. Ero sotto shock e non riuscivo a crederci. Io! Rain Cumberbatch, sotto shock! Eppure era così. Mi lasciai andare sotto le cure fraterne di Ben. Non poteva portarmi in quelle condizioni con la moto, così andò di corsa a casa a prendere la sua Jaguar e mi raggiunse nel giro di nemmeno mezz'ora.

Caricò le mie cose e mi aiutò a salire in macchina. Dopo due ore di viaggio raggiungemmo la spiaggia.

 

Mentre andava a prendere la macchina aveva chiamato il nonno, che ci aspettava in veranda, con la luce accesa e uno sguardo più che preoccupato.

“Rain” mi disse accogliendomi con un abbraccio “Entra, piccolina, entra. Grazie mille Ben” disse poi, rivolto a mio fratello “Vuoi entrare anche tu?”

“No, grazie nonno” rispose lui posando il mio trolley all'ingresso e passandogli la maniglia “Devo andare. Domani cominciano le riprese per il nuovo telefilm … sai ...”

Il nonno lo guardò e rise.

“Mi somigli proprio!” disse ridendo forte “Hanno fatto un bel lavoro, che ne dici Rain?” mi chiese stringendomi una spalla.

Sorrisi debolmente e annuii. In effetti somigliava proprio al nonno da giovane.

“Bene!” disse Ben, sfregandosi le mani “Vado. Buonanotte nonno, buonanotte Rain e … Rain?”

Alzai la testa, in ascolto.

“Stai tranquilla, sorellina. Tutto si sistemerà”

Annuii e nonno Lock mi strinse ancora di più a sé e mi aiutò ad entrare in salotto dove, accanto al camino, ci aspettavano due fumanti tazze di cioccolata calda.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Padmini