Videogiochi > Professor Layton
Segui la storia  |       
Autore: REAwhereverIgo    06/12/2012    4 recensioni
è passato un anno dall'addio definitivo di Layton a Claire, dalla partenza di Luke e dall'ultimo caso del professore... A un certo punto Lisa, giovane neolaureata, diventa la sua nuova assistente.
Il suo comportamento fin da subito suscita curiosità in Layton... Che cosa nasconde davvero? Hershel avrà il coraggio di lasciar andare il passato per darsi un'altra opportunità?
Per chi ama la coppia laytonxclaire (come me! quanto ho pianto alla fine del gioco!) mi odierà, ma ero così triste nel pensare che quella fosse la fine per Hershel, che mai più nella vita avrebbe trovato l'amore, che ho deciso di dargli un'altra possibilità! Probabilmente sono stata un po' OOC, vi chiedo scusa... spero che la storia vi piaccia!
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

6

 

Lisa sentiva il cuore battere forte, così tanto da rimbombarle nelle orecchie e farle venire il mal di testa. Mise una mano sulla maniglia della porta e deglutì. “Forza, dobbiamo entrare!” si disse.

“Buongiorno” la salutò il professore da dietro. Sobbalzò spaventata.

“Oh, B-buongiorno…” ricambiò, arrossendo. Non riusciva nemmeno a sostenere il suo sguardo, tanto era nervosa.

“Stamani ti senti meglio?” le chiese, entrando nel suo ufficio. Lei annuì, in silenzio.

“Bene, questo mi fa piacere. Mi ero preoccupato, sabato, dopo che ti avevo vista fuggire in quel modo” ammise.

“M-mi scusi, non mi sono comportata affatto bene con… con tutti voi, in realtà. Volevo… volevo chiedere scusa anche a Luke e Flora se… se possibile” disse imbarazzata. Layton sorrise.

“Sei fortunata: più tardi verranno qua a farmi visita. In realtà, Luke voleva venire con me anche stamattina, ma suo padre l’ha chiamato per dirgli di andare un attimo a casa e quindi non mi ha potuto seguire” raccontò.

“O-ok”

Lisa si mise a raccogliere i vari fogli che servivano quel giorno al professore, cercando di non pensare alla spilla.

“Senti, posso chiederti un favore?” le chiese Layton.

“Certo, professore. Di cosa ha bisogno?”

“Ce la fai a decifrare questo messaggio per me?” disse, passandole il foglio che gli aveva dato il ragazzo.

“Che cos’è?” s’informò la ragazza, incuriosita. L’uomo si alzò e si mise a passeggiare per la stanza, con una mano sul mento.

“Sono quasi certo che si tratti di un indizio lasciatoci per ritrovare un gioiello antico. Me l’ha portato Luke dal suo viaggio, perché nel nuovo paese dove ha vissuto ci sono state delle sparizioni ultimamente. Pare che alcuni studiosi di filosofia della Harvard University siano stati rapiti. I loro studi erano incentrati sull’antica Grecia e sulla mitologia romana. Hai mai sentito parlare della Spilla di Venere?” domandò. Lei sbiancò visibilmente, e dentro di sé il professore esultò: aveva avuto ragione.

“N-no, mai” negò.

“Si tratta di un cimelio antichissimo. La leggenda dice che sia un dono di Nettuno alla neonata Venere. Al suo interno si celano le gocce di acqua che la Dea aveva sul corpo subito dopo la sua nascita e si narra che possano rigenerare la vita” le spiegò, ma Lisa tutto questo lo sapeva bene.

“Ciò che non si sente mai nominare nei libri, quei pochi che riportano delle informazioni su questo gioiello, almeno, è la maledizione che sembra sia stata scagliata su chiunque ne entri in possesso” aggiunse. Quella frase attirò l’attenzione della ragazza, che lo guardò.

“Ma… maledizione?” balbettò impaurita. Layton annuì pensieroso.

“Con il passare del tempo quel cimelio è stato rubato più e più volte, sia per motivi materiali che per motivi spirituali. Quello che avrebbe dovuto essere un dono di prosperità e fortuna, era diventato un motivo di problemi e di lotte tra le persone. Per questo un sacerdote, uno dei pochi sacerdoti pagani dell’epoca, nel medioevo scagliò una maledizione sulla spilla: chiunque ne fosse entrato in possesso avrebbe sì potuto decidere di restituire la vita, ma solo pagandola con la propria. Secondo alcune fonti, la maledizione si è avverata negli anni successivi; secondo altre, la spilla non è mai stata magica e quindi non aveva senso la maledizione del sacerdote; infine, altre ancora dicono che a causa della minaccia di quell’uomo la spilla sia stata nascosta da qualche parte, per paura che le sue parole fossero vere e portassero solo disgrazie nel mondo” le spiegò. Lisa deglutì, incapace di parlare.

“E… e lei che ne… pensa, professore?” chiese infine, con un filo di voce. Lui ci pensò, poi la guardò un attimo.

“Io sono convinto che non ci sia nessuna maledizione, su quella spilla, e che anche la leggenda delle gocce che porterebbero la vita sia completamente inventata” rispose. Non aggiunse del suo incontro con il gioiello, né della perdita del suo amico, ma era meglio non farlo al momento.

“Capisco” disse la ragazza. Guardò il foglio che aveva in mano.

“E questo?” domandò poi.

“Nell’appunto che hai in mano, e che è stato ritrovato da Luke in una biblioteca pubblica, c’è scritta l’ubicazione della spilla. Puoi decifrarlo per me?” la invitò gentilmente.

Le sue mani tremarono leggermente, poi annuì.

“Posso provarci” rispose.

Guardò il foglio: c’erano delle lettere, intervallate da alcuni numeri.

 

S4U3L2L1EC4O3S2T1ED1IM4A3D2R1EP4T3R2I1AN4E3L2L1EG5R4O3T2T1EN7A6S5C4O3S2T1ED2A1LM3A2R1ES1IT4R3O2V1AL1AS5P4I3L2L1AD1IV5E4N3E2R1E

 

Le venne il mal di testa solo a dare un’occhiata a quei simboli. Non ci capiva niente, assolutamente.

“Professore, è sicuro che sia un indizio? Io vedo solo tanti numeri messi a caso, intervallati dalle lettere” osservò. Layton sorrise e si avvicinò a lei.

“Guarda le cose con una prospettiva diversa” le suggerì. Si mise alle sue spalle e poi le allungò le braccia in avanti, circondandola con le proprie. La ragazza arrossì e sentì il fiato mozzarsi in gola.

“Ecco, adesso vedi il trucco?” le domandò. Avrebbe voluto rispondere che no, non vedeva nulla perché aveva la testa annebbiata dai battiti del suo cuore, ma si contenne e strinse gli occhi per concentrarsi meglio. “Trova il trucco” si disse. E poi, come se fossero colorate in modo diverso, le lettere si staccarono dal foglio e si unirono davanti a lei, formando parole ben precise, una frase sensata e intera. Cercò di focalizzarla ancora meglio, escludendo i numeri da quella serie.

“Sulle… sulle coste di madre… patria”> iniziò a sillabare. Prese un foglio e ci scrisse sopra il messaggio. Alla fine guardò la frase.

“Sulle coste di madre patria, nelle grotte nascoste dal mare, si trova la Spilla di Venere” lesse. Layton si staccò da lei e sorrise compiaciuto.

“Brava, ti faccio i miei più  sentiti complimenti” si congratulò. Lisa lo guardò e sorrise a sua volta.

“Grazie!” rispose. Quando sorrideva era carina.

Si fissarono per un momento, poi la ragazza si riscosse.

“Comunque non significa nulla questa frase” commentò.

“Ne sei sicura?” le chiese incrociando le braccia.

“Sì. Non da un luogo preciso. Madre patria può significare qualsiasi cosa” spiegò. Il professore si mise a camminare per lo studio. Lisa aveva notato che era un suo comportamento frequente, come quello di incrociare le braccia e portare una mano sotto al mento per pensare.

“Io non penso. Sono convinto che chi ha scritto questo appunto ci volesse indicare un luogo preciso. Pensiamoci un attimo, ti va?” le propose. La ragazza si sedette sul divano rosso e lo ascoltò, interessata.

“Sappiamo che la Spilla di Venere richiama la mitologia romana, giusto?”

“Perché non quella greca?”

“Nella mitologia greca Venere si chiamava Afrodite, la Dea della bellezza” le spiegò.

“Ha ragione, è vero” ammise lei.

“Quindi possiamo dedurne che parliamo dell’antica Roma. Ora, la madre patria per Venere può essere solo un posto” le disse. A quel punto, Lisa iniziò a capire. E si sentì male.

“L’Italia” sussurrò. Casa sua.

“Esattamente. Le coste di madre patria sono evidentemente un richiamo alle spiagge italiane, con molta probabilità quelle situate nei pressi di Roma” spiegò. La ragazza avrebbe voluto piangere.

“E… e quindi?” chiese infine.

“Luke mi ha chiesto una mano per venire a capo di questo mistero, perché suo padre era amico dei filosofi scomparsi. Adesso dobbiamo solo decidere una data” rispose.

“U-una data?” squittì lei. Nella sua mente già sapeva la risposta, purtroppo, ma non voleva ammetterla.

“Dobbiamo andare in Italia per aiutare quelle persone. Come mia assistente, tu devi venire con noi” spiegò. Lisa chiuse gli occhi per fermare le lacrime, tentata di fermarsi un secondo. Ma il suo respiro affannoso fece sì che la testa le girasse. Riuscì a risvegliarsi solo un paio d’ore dopo.

 

“Papà… mamma… PAPA’! MAMMA!” gridò. Si svegliò col respiro affannoso e il cuore che batteva a mille, senza sapere cosa fosse successo o dove si trovasse.

“Ferma, non muoverti” le sussurrò la voce di Layton, dolcemente. Si voltò a guardarlo.

“P-professore… dove sono?” gli chiese, disorientata.

“Ti ho portata a casa. Ti sei sentita male nel mio studio e ho pensato fosse meglio riportarti nel tuo appartamento” le spiegò. Le mise una pezza bagnata sulla fronte e poi si sedette su una sedia.

“Siamo… siamo a casa mia? Come mi ci ha portata qua?” domandò. La voce le tremava ancora un po’.

“Ma che domande! Con la Laytonmobile!” rise lui, in risposta. A Lisa venne da ridere, ma si trattenne.

“Ho capito”

Rimasero in silenzio e la ragazza iniziò a sentirsi un po’ in imbarazzo: erano soli, nel suo appartamento, nella sua camera da letto.

“Quanto tempo è passato?”

“Da cosa, cara?”

“Da quando sono svenuta”

“Non più di un paio d’ore, in verità. Appena Luke e Flora sono arrivati nel mio studio mi sono fatto aiutare a trasportarti sulla macchina, così ti ho potuta portare qui. In realtà, il fatto che tu sia piccola ci ha aiutati molto” spiegò.

Lei rimase zitta, arrossendo: si era ricordata il motivo per il quale era svenuta. E non le faceva piacere.

“Posso farti una domanda?” disse Layton. Lei annuì.

“Tu hai detto di essere italiana, giusto? Da dove vieni?” indagò.

“Io vengo dal mare. Abitavo vicino Roma, in un paesino sperduto sulle coste tirreniche”

“Lisa, io non ti ho chiesto per caso di venire con me in Italia” ammise infine. Si alzò e si mise di nuovo a girare per la stanza, come faceva sempre.

“I-in che senso?” balbettò lei.

“Il punto è che io conoscevo benissimo la Spilla di Venere anche prima che me ne parlasse Luke. Avevo degli appunti, in ufficio, ma devo averli persi” iniziò. La ragazza deglutì: erano quelli che aveva lei, nascosti nel cassetto dei maglioni.

“E quindi?” lo spronò.

“Devi sapere che molti anni fa feci un viaggio in Italia, proprio dalle parti di Roma. Un mio vecchio amico viveva là e mi aveva chiamato per chiedermi aiuto su una questione delicata. Incuriosito, mi recai là per vedere se c’era qualcosa che potevo fare. Quando arrivai, lui mi accolse con tanto calore e mi portò a casa sua, dove sua moglie e i suoi figli ci stavano aspettando. Una volta che i bambini furono fuori portata di orecchio, il suo sguardo s’incupì. Mi disse di essere incappato in un problema mille volte più grande di ciò che avrebbe mai potuto affrontare e di non sapere come fare per venirne fuori” ricordò. Aveva lo sguardo concentrato, perso nel vuoto.

“Durante un’escursione, lui e sua moglie si erano imbattuti in una setta, L’Occhio di Venere, e avevano visto cose che non avrebbero dovuto vedere: i membri di questo gruppo avevano rapito un uomo per costringerlo a trovare la Spilla di Venere. Quel nome non era nuovo al mio amico, ma inizialmente non ci fece caso. Una volta tornato a casa, gli venne in mente: suo padre, un vecchio minatore, aveva parlato a lui e al fratello del gioiello quando erano piccoli. A quel punto, l’unica cosa che poteva fare era ritrovare il diario del padre e sperare che qualcosa fosse scritto lì” raccontò.

Fece una pausa e i suoi occhi si incupirono.

“Io fui chiamato solo per aiutarlo a decodificare ciò che c’era riportato nel quaderno, niente più, ma capii subito che c’era qualcos’altro che disturbava il mio amico. Alla fine, mi disse che era quasi sicuro che l’Occhio di Venere fosse a conoscenza del fatto che loro due avevano visto tutto e che temeva per i suoi figli” Layton si interruppe, malinconico.

“Io dovetti ripartire e non potei aiutarlo in alcun modo, nonostante sentissi che aveva bisogno di me. L’anno dopo mi arrivò la notizia che lui e la moglie erano scomparsi, e i due figli erano stati adottati da un uomo poco raccomandabile” sospirò. Si sentiva in colpa e si capiva benissimo, ma Lisa continuò a stare zitta, con la paura di interrompere un momento importante.

“Sapevo benissimo che tu venivi dallo stesso paese di quel mio amico. L’ho immaginato quando mi hai detto di essere italiana e ne ho avuto la conferma prima, quando sei svenuta. Quindi ho bisogno del tuo aiuto” ammise infine.

“I-il mio… aiuto?” chiese lei, confusa.

“Sì. Ho bisogno che tu mi aiuti a ritrovare quei due fratelli. Devo parlare con loro della spilla” spiegò.

La ragazza fissò il soffitto un secondo, poi annuì.

“D’accordo, le darò una mano” decise infine. E i sensi di colpa che provava nei confronti del professore si moltiplicarono in maniera esponenziale.

 

 

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Professor Layton / Vai alla pagina dell'autore: REAwhereverIgo