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Autore: Alkimia    07/12/2012    7 recensioni
[CONCLUSA]
***SEGUITO di "A series of unfurtunate events"***
Ognuna delle opzioni possibili è rischiosa e potrebbe danneggiare Nadia. Per non parlare dell'altra faccenda in ballo: qualcuno vuole distruggere la Terra... tanto per mantenersi nel solco della tradizione.
Nadia è in America per cercare, insieme allo S.H.I.E.L.D, un rimedio ai danni provocati dall'energia della pietra. Loki è prigioniero sul pianeta dei Chitauri ma ha ancora dei piani. Eppure, ancora una volta, troppe cose non vanno come lui sperava. Vecchi nemici tornano da un passato lontano che lui continua a rinnegare, costringendo gli Avengers a tornare in campo; episodi e sentimenti inaspettati lo porteranno a dover decidere da che parte stare. E non è detto che la decisione finale sarà quella giusta...
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Loki, Nuovo personaggio, Tony Stark/Iron Man
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A waltz for shadows and stars'
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Capitolo undicesimo
Brainstorming


«Tu sei il campione delle pessime idee, ma devo ammettere che questa volta hai superato te stesso» sbotta Pepper, guardando Tony da sopra il coperchio del portatile che tiene appoggiato sulle ginocchia.
«Senti, è la mia festa e invito chi voglio. Non vorrai farmi festeggiare il compleanno senza i miei amici?» borbotta lui arricciando le labbra in un'espressione offesa.
«Hai degli amici?» esclama Nadia, fingendosi sorpresa.
«Compagni di gioco» puntualizza il signor Stark.
Pepper poggia il computer sul tavolino, nel timore forse che le venga da scalciarlo via in un moto di nervosismo, o di lanciarlo contro il suo compagno.
«Puoi dare una festa per il tuo compleanno e invitare chi vuoi. Ma al party ufficiale, dove verrà anche il signor Hope, non puoi portarti dietro i tuoi amici, ok?»
«Se lo sapesse il dottor Banner che non lo vuoi alla mia festa, potrebbe diventare irritabile».
Sul viso della donna passa una sfumatura di rosso agitazione.
«Non è la tua festa, è un party aziendale in concomitanza con il tuo compleanno»
«Non colgo la differenza».
Nadia mordicchia la cannuccia infilata nel suo brick di succo di frutta, cercando di assumere un'aria quanto più neutrale e disinteressata possibile. La verità è che le sta venendo da ridere e che rischia di spruzzare succo di ananas senza zucchero per tutta la stanza.
Sono passati quattro giorni dalla ricomparsa di Loki nel bosco.
Le squadre di ricercatori dello S.H.I.E.L.D. sono sempre a caccia di prove dell'apocalisse, con l'ausilio del dottor Banner e la compagnia del Capitano Rogers a fare da supporto morale. Thor non si sa se abbia messo piede fuori dall'appartamento di Jane Foster; sono tutti propensi a credere che lei non lo abbia fatto nemmeno uscire dalla camera da letto. Loki si sta ancora riprendendo dalle ferite riportate sul pianeta dei Chitauri e mantiene inalterato il suo ph 1.5 bisticciando con Clint e, probabilmente, tentando di irritare Natasha o chiunque gli capiti a tiro.
E Tony organizza la sua festa di compleanno.
Lei, semplicemente, aspetta. Aspetta di avere il fegato di rivedere Loki dopo l'incidente durante il loro ultimo incontro. Aspetta notizie. Aspetta una nuova crisi che forse non tarderà ad arrivare, visto che in quei giorni ha smesso di allenarsi e di scaricare energie.
«Pensavo che ti piacessero, i ragazzi» borbotta Tony rivolto alla sua compagna. «A chi non piacciono gli Avengers?».
«Naturalmente, io li adoro, ma ho paura di quello che potresti fare tu ad un party ufficiale con loro al seguito»
«Se ti preoccupi del fatto che potrei far ubriacare Rogers e convincerlo a fare uno streap... beh, lui non si ubriaca!»
«E neanche Thor si ubriaca» interviene Nadia. «Me lo ha spiegato una volta, a Venezia... se il problema è l'alcol, credo dovremmo stare attenti a Natasha più che altro»
«Non ti ci mettere anche tu, ti prego» mugugna Pepper massaggiandosi le tempie con quel suo fare un po' nevrotico che viene fuori ogni volta che una discussione con Tony si protrae oltre i trenta secondi.
Il signor Stark estrae una bustina di anacardi sottovuoto da un vano di un mobile. Sta per aprirla quando trilla al nulla la voce di Jarvis.
«Il direttore Fury in linea per lei, signore» annuncia.
Per un attimo le espressioni dei tre presenti si congelano in un'aria allarmata. L'illusione che la vita possa scorrere normalmente è più aleatoria di quanto pensassero, in effetti.
«Passamelo» si limita a rispondere Tony.
«Stark, muovi il culo e vieni qui» la voce di Fury non è particolarmente alterata, questo è solo il suo consueto modo di fare. «Abbiamo trovato qualcosa»
«Qualcosa tipo briciola di Pollicino o qualcosa tipo enorme mostro assetato di sangue?»
«Le dimensioni non sono quelle di una briciola» risponde il direttore dello S.H.I.E.L.D.
Tony è già sulla porta, a infilarsi una giacca di pelle che ha tutta l'aria di essere stata fatta su misura per lui, anche perché c'è una piccola S allungata in rilievo sui bottoni.
Nadia scatta in piedi e lo raggiunge,
«Vengo anche io» esclama.
Lui alza il dito indice con fare ammonitore,
«L'unico motivo per cui ti porto con me è perché so che Nick ne sarebbe irritato» borbotta.
La ragazza sorride e scrolla le spalle. Che facesse come gli pare, basta che non ricominci con le filippiche sul fatto che lei deve starne fuori.
«Oh, stai pensando anche tu quello che penso io?» aggiunge poi Tony, con un sorriso da un orecchio all'altro.
Nadia non capisce e si limita a rivolgergli un'occhiata interrogativa.
«Dobbiamo andare a prendere Thor a casa della sua ragazza! Gli servirà un passaggio» spiega lui, schizzando verso l'ascensore e premendo il tasto che porta al garage sotterraneo.
«Thor vola, più o meno»
«Dettaglio del tutto trascurabile, Colombina».

Quando arrivano sul pianerottolo dell'appartamento di Jane, Nadia non sa se mettersi a ridere o provare a trascinare Tony via da lì. Ma ormai è tardi, lui ha già suonato il campanello e sono tutti e due in ascolto dei rumori ovattati che provengono da dietro il battente della porta.
La dottoressa Foster apre senza sganciare la catenella di sicurezza – di cosa avrà mai paura una che si tiene in casa il dio dei fulmini?
Quando li vede dallo spiraglio aperto, trasalisce.
«Oh, Gesù!»
«Non proprio, ma grazie del complimento» ghigna Tony.
«Ciao Jane» interviene Nadia. «Scusa il disturbo, Thor è presentab... ehm, è in casa? Dovremmo andare allo S.H.I.E.L.D e abbiamo una certa fretta».
Sembra una barzelletta raccontata male.
La donna sbatte le palpebre, perplessa, poi sgancia la catenella e apre la porta. Nadia si chiede se sia sintomatico degli astrofisici apparire sempre come se fossero caduti dalle nuvole.
La casa ha i pavimenti di moquette e da una piantana dell'ingresso penzola il mantello di Thor, lasciato lì chissà da quanto. Le scatole vuote di barrette ai cereali impilate sul tavolino hanno un che di coreografico.  
«Lei... lei è il signor Stark» trilla Jane, a metà tra l'imbarazzato e l'ammirato. «Io, dove lavoravo cioè, avevo molti dispositivi prodotti dalle sue industrie le sue applicazioni e i suoi software per le scienze sono veramente notevoli  e io penso che siano davvero davvero molto parecchio... wow!»
«Grazie, dottoressa Foster. Me lo sento dire spesso, in realtà, ma nessuno me lo aveva mai detto dimenticandosi di respirare».
Per fortuna Thor emerge dai meandri della casa, vestito – grazie al cielo – con un jeans e una camicia di flanella rossa.
«Amico mio, sembri patito» dice Tony, osservandolo con un ghigno malizioso. Nadia è costretta a dargli una rapida gomitata, per evitare che Jane collassi.
«Ci sono problemi?» domanda il dio del tuono, che al momento di divino ha ben poco, a parte la sua smagliante bellezza.
«Nick Fury ha suonato la campana dell'adunata, siamo venuti per darti un passaggio»
«Andiamo, allora»
«Vengo anche io» dice Jane, rimediandosi un'occhiata perplessa dagli altri presenti. «Insomma, se c'è Nadia posso esserci anche io... se c'è un'altra civile, intendo».
La ragazza trattiene a stento una smorfia. In quel frangente non crede di essere proprio una civile e non pensa nemmeno di essere sullo stesso piano di Jane Foster. Non che le importi molto, comunque, e di certo non è il momento di discutere la questione.
Un minuto dopo sono in macchina.
La guida sportiva di Tony sembra divertire Thor e mettere a dura prova lo stomaco di Jane.

*

Clint fissa lo schermo, massaggiandosi il mento con aria pensosa.
«Fury ha detto di smetterla di rimuginare su Loki» dice Natasha, alle sue spalle. «E io penso che abbia ragione, lui non è un problema adesso».
C'è stato qualche istante, in quei quattro giorni, mentre il dio era avvolto nelle medicazioni, in cui Clint ha pensato la stessa cosa. È riuscito a convincersi che quel figlio di puttana poteva non essere una minaccia, poteva non avere in mente qualche piano diabolico o un qualche losco secondo fine. Ma quei pensieri adesso evaporano e si trasformano in uno strano timore, il nervosismo della gazzella che fiuta per caso la presenza di un leone acquattato tra le sterpaglie.
Certo, lui non è una gazzella, ma Loki è parecchio bravo a immedesimare la parte del leone. E adesso che Clint lo vede con addosso i suoi abiti da principe delle stelle, adesso che vede di nuovo quegli occhi di ghiaccio brillare di quella luce sinistra, come brillavano nella sua mente mentre era sotto l'effetto dell'incantesimo dello scettro, l'agente dello S.H.I.E.L.D. non riesce a zittire i suoi dubbi e nemmeno il suo odio.
Non gli importa se a Venezia è stato d'aiuto a salvare quelle persone – e comunque lo ha fatto perché non aveva scelta, non gli importa se aveva tanta energia in corpo da massacrarli tutti e non ne ha approfittato. Loki è un lembo di deserto coperto di sabbie mobili, da un momento all'altro può farti mancare il terreno sotto i piedi, inghiottirti, soffocarti, annientarti.
Natasha gli si avvicina e gli posa una mano sulla spalla. Nei suoi occhi verdi si riflette l'immagine dello schermo. La telecamera inquadra una stanza rettangolare simile a una cella, Loki è lì da un giorno e non ha detto una parola, né ha fatto nulla. A Clint sembra sospetta anche la calma con cui il dio ha accettato quella mezza prigionia.
«Ti fa così paura?» chiede Natasha. C'è una punta di stupore nella sua voce dal suono vellutato.
Una domanda scomoda per uno nella sua posizione.
«Perché non dovrebbe?» mormora lui.
Una volta ne hanno parlato, lui e Natasha, della paura. Sono giunti alla conclusione che è la caratteristica principale per chi svolge il loro mestiere: avere sempre paura aiuta a essere sempre prudenti. Per molto tempo però Clint si è chiesto di cosa dovesse avere davvero paura. Di morire? No, quella è una paura talmente comune da non poter nemmeno essere presa in considerazione. Del dolore? Ha riportato così tante ferite e subito così tanti incidenti che ormai il dolore quasi non lo sente più.
Ha scoperto la paura vera solo quando è stato ipnotizzato da Loki, quando ha sentito artigli di luce azzurra scavare dentro di lui e arrivare alla sua mente, e manipolarla, sondarla, giocarci come se fosse plastilina. Forse è per questo che detesta così tanto Loki e non riesce a andare oltre quello che lui gli ha fatto, lo odia per avergli insegnato la dimensione della sua paura, per avergli messo davanti agli occhi i suoi limiti più grandi. Perché certe cose, una volta conosciute, non possono essere dimenticate.
«Ehi, cosa sta succedendo lì dentro?» esclama Natasha, strappandolo alle sue riflessioni.
Clint alza di scatto la testa e guarda lo schermo.
Qualcuno è entrato nella stanza di Loki. Sono due agenti, quelli del turno di guardia di quell'ora.
«Di' un po', figlio di puttana, quanti nostri compagni hai ucciso durante la tua ultima visita?» chiede uno di loro, aspro.
Loki alza lentamente lo sguardo, indolente.
«Non mi sono dato la pena di contarli» risponde con aria annoiata di sufficienza.
«Cazzo!» sbotta Clint, alzandosi in piedi. «Lo avranno capito che ha ancora i suoi poteri e che non hanno a che fare con il serial killer di bambini da pestare all'ingresso in prigione?».
«Muoviamoci» esclama Natasha, ed è già nel corridoio a correre a perdifiato.
Loki meriterebbe una lezione con i fiocchi. E no, dannazione, quello che ha avuto sul pianeta dei Chitauri non conta. Ma quei due imbecilli che sono piombati nella sua stanza hanno dimostrato una tale stupidità che quasi lui vorrebbe suggerire a Natasha di fermarsi e di lasciare che abbiano ciò che si meritano. Il problema poi però sarebbe spiegarlo al direttore Fury...
Clint e Natasha aprono di schianto la porta della stanza e fanno appena in tempo a vedere i due agenti volare a mezz'aria e urtare con un tonfo secco contro il muro dal lato opposto.
Rumore di ossa rotte...
I due si accasciano sul pavimento, privi di sensi. Per sicurezza, Natasha gli tasta il collo e tira un mezzo sospiro di sollievo. Poi lei e Clint guardano Loki.
Non si è nemmeno alzato dalla branda su cui era seduto.
Il dio ora li scruta accigliato,
«So che lo avreste preferito, ma lasciarmi malmenare mi è diventato ancora più sgradito dopo la mia ultima vacanza» dice lui, con un sorriso malevolo. «È stato per legittima difesa ma, se posso permettermi, l'idea di tenermi in gabbia si è sempre rivelata pessima sotto diversi punti di vista, in più di un'occasione».
«Cosa ti aspetti, che ti affittiamo una stanza al Ritz?» borbotta Clint, reprimendo a stento l'impulso di gettarsi sul dio per cancellargli dalla faccia quel sorrisetto diabolico.
«Mi aspetto che non vi disturbiate a chiudere le serrature. È solo una questione di buon senso».
L'agente Barton prende un grosso respiro, l'aria freme nella gola come il suono delle spire di un serpente per quanto veleno sente di avere in corpo al momento,
«Mi devi ancora un bulbo oculare» sibila.
Tutto quello che ottiene è che Loki allarghi ancora un po' il suo sorriso. Il bagliore di quei dannati occhi azzurri fa sentire Clint come uno incastrato dentro un'auto che sprofonda in acqua.
In quel momento sentono il fruscio provenire dalle loro ricetrasmittenti. È Fury, dice che devono raggiungere il laboratorio 14b della base.
Quando il direttore ordina di portare con loro Loki, Clint sente l'irrefrenabile impulso di picchiare un pugno contro la parete.

*

Ha voglia di ridere, stenta a crederlo ma la risata scalpita contro le costole e lui deve fare un grande sforzo per trattenerla. Quello non è il momento di provocare ulteriormente l'agente Barton con uno scoppio di ilarità, Loki è troppo curioso di sapere qual è il motivo della convocazione di Fury per creare un'occasione di ritardo.
Barton e la Romanoff lo precedono, facendogli strada per i corridoi. Ovunque è una pioggia di sguardi ostili, come quando fu portato in manette sulla grande fortezza volante di Fury, ma Loki non ci bada, ha altro per la testa.
Tanto per cominciare, pensa a quando rivedrà Nadia. Ha bisogno della ragazza, gli serve ancora attingere energia dalla pietra.
Il trucco di poco prima è stato faticoso, è stato il primo tentativo fatto da quando si è ristabilito. Stuzzicare la mente umana solo con l'ausilio della magia che si possiede nel proprio corpo richiede molto potere. Ma ne è valsa la pena, ed è stato gratificante punzecchiare la mente di quei due idioti, andare a scovare il rancore e usarlo a suo vantaggio, mettendogli in testa l'idea di entrare nella stanza per fargli del male. Doveva solo accertarsi che Barton e la Romanoff vedessero e che fossero consapevoli che non era stata colpa sua, che si convincessero che lui si era solo difeso.
Quella messinscena aveva giusto lo scopo di mettere in chiaro due cose, senza che gli venisse attribuita alcuna accusa. Doveva far capire ai suoi solerti ospiti che non era un cagnolino ammaestrato che potevano tenere in una cuccia e che, soprattutto, era inutile ritenere di doverlo trattare come se fosse in un carcere, perché lui ha ancora i suoi poteri e può fare qualsiasi cosa, aprire qualsiasi porta. Ha dovuto farlo; può forzare qualsiasi serratura, ma se sono loro a consegnargli la chiave risulterà meno minaccioso, potrà guadagnarsi una briciola di fiducia che gli occorre per avere sufficiente spazio di manovra senza che ad ogni suo passo spuntino supereroi a brandire armi e a declamare minacce e promesse di vendetta.
Tuttavia, la piccola messinscena è stata una fatica troppo grande per lui, e adesso si sente stanco. Stanco, ma divertito e, soprattutto, soddisfatto.
Raggiungono il luogo dove Fury li ha convocati. È un laboratorio ingombro di macchinari e schermi luminosi.
In piedi accanto al tavolo rettangolare c'è il direttore dello S.H.I.E.L.D, attorniato dalla squadra dei Vendicatori al completo, come un re con i gioielli della sua corona, e in più ci sono due ospiti a sorpresa la cui presenza fa gonfiare di nuovo la risata nel petto di Loki.
C'è Nadia, ovviamente, attaccata al suo amato Tony Stark. La ragazza sembra incapace di alzare lo sguardo su di lui, a quanto pare non ha ancora superato il turbamento per l'incidente avvenuto durante il loro ultimo incontro. Ma la sua presenza è un bene, perché questo vuol dire avere la pietra abbastanza vicina da poter assorbire energia.
E poi c'è quell'insulsa donna per cui Thor ha smarrito quel po' senno che possedeva, l'umana di cui nemmeno ricorda il nome. La scienziata ha un piccolo sussulto quando Loki posa lo sguardo su di lei, e si avvicina un po' di più al fianco di Thor come a cercare protezione. Oh, quanto ha desiderato incontrarla di persona. Naturalmente nei suoi desideri, le circostanze dell'incontro erano notevolmente diverse. Ad ogni modo, cosa pensa di fare lì la donna di scienza?
«Ho fatto fare dei rilevamenti nella zona in cui è stato registrato il warmhole» dice Fury, catturando subito su di sé l'attenzione dei presenti, così che i Vendicatori smettano di lanciare vaghe occhiate di disagio in direzione del dio dell'inganno. «Questo è tutto quello che abbiamo trovato».
Il direttore apre una scatola e mostra una lucida striscia di metallo grigio scuro.
«Un pezzo di ferro?» dice scettico Stark.
«No, non è ferro» spiega Banner. «Lo hanno analizzato, confrontandolo con tutti i materiali esistenti in natura e con tutte le leghe metalliche. Non è qualcosa che si trova sulla Terra. Sappiamo che è pesante, molto resistente alla fusione e con i bordi estremamente taglienti, ma non sappiamo cos'è»
«Il forestiero ha qualche idea?» chiede Fury, lanciando verso Loki il pezzo di metallo.
Il dio lo afferra la volo, guarda bene l'oggetto e lo soppesa sul palmo della mano.
«È il materiale di cui sono fatte le armi dei Chitauri» dice dopo qualche secondo. «Se lo aveste confrontato con lo scettro, che immagino abbiate in custodia, ve ne sareste accorti».
«Quello scettro non è qui» risponde Fury. Loki finge di non prestare attenzione all'affermazione, ma prende mentalmente nota della notizia.
Dannazione...
«Hanno trasportato armi attraverso il warmhole?» domanda Rogers. «Dovrebbe essere questa la nostra ipotesi?»
«Se hanno trasportato delle armi, devono anche avere l'esercito che le userà» osserva Thor.
«Questo dipende dal tipo di armi» aggiunge Stark.
Loki passa tutti loro in rassegna con lo sguardo. Pensa che quando era nella città sull'acqua ha sopportato una situazione ben peggiore, è rimasto giorni chiuso in una casa minuscola con quegli individui. Il suo odio non è diminuito di un grammo e se potesse li annienterebbe tutti, in quel preciso momento, tuttavia ci sono delle priorità. Salvaguardare il suo momentaneo porto sicuro è una di queste.
Il dio sente su di sé lo sguardo di Nadia e la fissa di rimando. La ragazza sembra chiedersi a cosa lui stia pensando e dall'aria crucciata che ha, sembra anche averlo indovinato.
Lascia cadere il pezzo di metallo sul tavolo,
«Quando lasciai Venezia, mi rifugiai in una sorta di isola al limitare di questo universo» spiega. «È lì che i Chitauri mi hanno catturato. Quando gli chiesi come avessero fatto a raggiungere quel luogo mi fu detto che avevano nuovi alleati che avevano fornito loro dei mezzi. Devo spiegarvi cosa potrebbe significare?».
«Con che cosa si viaggia nello spazio, di solito?» domanda la Romanoff, come se stesse pensando ad alta voce.
«Con i nostri mezzi, di Asgard» risponde Thor, grave.
Lui e Loki si scambiano una breve occhiata e tra i presenti cala il silenzio.
«Aspettate» borbotta Fury. «State dicendo che qualcuno ha rubato i vostri giocattoli? Ve ne sareste accorti»
«Difatti. Non credo che li abbiano rubati, li hanno riprodotti, o almeno ci hanno provato» asserisce Loki.
«Non possono riprodurre le nostre tecnologie» protesta Thor. «Non funzionerebbero, è Asgard stessa che dà energia ai nostri manufatti, niente che non venga da lì può funzionare a dovere».
«E infatti non funzionano a dovere» interviene Nadia. «Mi sembra ovvio, se funzionassero avrebbero già messo in moto qualcosa di enormemente distruttivo come il potere del Bifrost... me ne hai parlato una volta a Venezia, Thor. E poi i Chitauri avrebbero viaggiato ben oltre i limiti della nostra Galassia... c'è qualcosa che non torna, ai loro dispositivi manca qualcosa».
«Hanno riprodotto l'arsenale di Asgard, usando materie prime più cazzute prese dal pianeta dei Chitauri, ma gli manca la giusta quantità di energia per farle funzionare» conclude Barton.
«Questa cosa dell'energia che serve per far funzionare diavolerie apocalittiche mi fa tornare in mente un certo episodio» borbotta Stark. «A te no, Bambi?».
«Mirano al reattore Arc?» sospira Banner.
«Quando finirà di piovere gente dal cielo per venire a ficcare il naso tra i miei giocattoli? Odio che si tocchino le mie cose» esclama l'uomo di metallo, strabuzzando gli occhi.  
Certo, tutto quadra, fino a quel momento. Ma è solo una piccola parte della faccenda. Ammesso che le loro elucubrazioni, fino a quel punto, siano giuste restano ancora molte domande irrisolte.
«Sono il solo che si sta chiedendo chi c'è dietro a tutto questo?» osserva Rogers. Domanda intelligente, con un tale movimento di cervelli c'è da stupirsi che non si sia ancora verificato un terremoto.
«Thor, illuminaci» incalza Fury.
«Possibilmente senza usare il martello» lo canzona Stark.
Il possente e valoroso dio del tuono scuote la testa in segno di resa. Non ha la più pallida idea di cosa dire, non è riuscito a formulare nemmeno un'ipotesi vaga su chi possa avercela con lui al punto da attentare al benessere del pianeta di cui si proclama paladino.
«Io davvero non so...» mormora con un sospiro dispiaciuto.
Questo è il colmo. Loki chiude gli occhi cercando di imporsi la calma ma è impossibile.
«Una gioventù trascorsa a far guerra a chiunque respirasse deve pur aver urtato la suscettibilità di qualcuno!» sbotta il dio dell'inganno, sgranando gli occhi.  
Thor sembra quasi intimorito dal sentirlo alzare la voce in una simile circostanza e per fare una simile affermazione.
«È passato tanto tempo, fratello, tu non crederai...»
«Non usare quella parola». Sembrano tornati ragazzi, quando lui lo aiutava a fare i compiti che il precettore aveva loro assegnato. È già abbastanza indisposto senza che ci si metta anche l'ottuso affetto di Thor.
«Va bene, calmiamoci. Bisticcerete dopo voi due» interviene Nadia. «Mi sembra ovvio che chiunque sia il nostro nemico è una vostra vecchia conoscenza e qualcuno che non è esattamente un indigeno delle nostre parti, proviamo a...»
«Aspettate». È la donna di Thor a parlare, facendosi timidamente avanti, riemergendo da dietro le spalle del dio dove sembrava essersi nascosta per tutta la durata della conversazione. «Se con il warmhole che ho registrato io sono arrivate le armi, vuol dire che chi le ha fatte costruire era già qui. Vuol dire che chiunque sia sta portando avanti questo piano da molto molto tempo... vuol dire che quasi sicuramente è qualcuno che nel frattempo è vissuto sulla Terra, una specie di infiltrato»
«È plausibile» ammette la Romanoff.
Fury si massaggia il mento,
«È plausibile anche che siano un gruppo relativamente folto di individui. Forse dovremmo fare una ricerca su spostamenti di grandi gruppi di persone nel corso dell'ultimo anno. Qualsiasi informazione può essere utile» dice, poi prende la ricetrasmittente e dà una serie di istruzioni all'agente Hill. «Intanto, Stark, devi rendere inutilizzabili i tuoi reattori Arc, smantellali se è necessario. Non vorrei una replica dello spettacolo che ci ha offerto qualche tempo fa il nostro ospite», aggiunge indicando Loki con un cenno del capo.
«A Pepper verrà un infarto» mormora Nadia all'orecchio di Stark.
«Ma prima ne farà venire uno a me...» borbotta lui scuotendo la testa.
«Ehm... voi vi rendete conto che tutte queste cose sono solo supposizioni, vero?» dice Banner, grattandosi la nuca. Loki si sente fremere al pensiero che dentro il corpo di quell'uomo così innocuo c'è la creatura che lo malmenato. «Cioè, abbiamo seguito il filo logico di un ragionamento che è logico sì, ma potrebbe anche essere sbagliato».
«Da qualche parte dobbiamo pur cominciare» osserva Rogers. «Forse ci stiamo sbagliando, ma se cominciamo a fare delle ricerche, anche partendo dai presupposti sbagliati, troveremo qualcosa che ci porterà sulla strada giusta»
«Fantastico! Sono aperte le iscrizioni al fan club dell'ottimismo» esclama Stark.
«Su una cosa penso che non possiamo esserci sbagliati» osserva l'agente Barton con un mezzo sorriso di incoraggiamento. «Qualsiasi cosa questi tizi vogliono usare contro di noi, hanno davvero bisogno delle giuste risorse di energia, ed è evidente che fino ad ora non le hanno trovate».

Fury dichiara sciolta l'assemblea e loro escono dal laboratorio.
Loki si ferma accanto a una finestra, a guardare il cielo plumbeo pesare sulla città. I Vendicatori si fermano accanto a uno di quei distributori elettrici di bevande e cibarie e si chiudono a cerchio attorno alla donna di Thor. Evidentemente quello è il momento delle presentazioni ufficiali.
Il dio dell'inganno osserva la scena da lontano, poggiandosi con le spalle contro il davanzale. È tutto talmente stucchevole che non riesce nemmeno a sentirsi davvero disgustato, semplicemente si sente estraneo e distante, la cosa non lo riguarda e nemmeno l'odio per quelle persone riesce a smuoverlo in quel momento. Certe volte sanno essere così noiosi...
Ed ecco che Nadia si stacca dal crocchio e viene verso di lui. Naturalmente, lo aspettava quel momento. È curioso di sentire la ragazza cosa avrà da dirgli, se avrà qualche scusa per averlo lasciato a marcire in una stanza chiusa nel cuore di una base dello S.H.I.E.L.D.
Perché non avrebbe dovuto?
Perché forse ora lei è in debito più di quanto non lo sia lui. Lei non ha idea di quanto gli sia costato partecipare alla piccola adunata di poco prima.
Perché dovrebbe importarle?
Perché lui non è disposto ad accettare di non avere importanza per lei, non è disposto ad essere dimenticato come un abito smesso. Perché ora avranno da passare del tempo insieme ed è bene che lei impari come ci si comporta con un dio...
«Sei di nuovo tutto intero?» domanda Nadia un po' in imbarazzo, affiancandolo.
«Così pare, malgrado tu abbia cercato di far accadere il contrario». Questo è giocare sporco, ed è la cosa che gli riesce meglio e che più lo diverte.
«Sai che non l'ho fatto di proposito»
«Ne sei certa?»
«Non essere odioso!»
«Pare sia la mia natura».
Lei sbuffa, ma gli concede di avere l'ultima parola. E Loki tuttavia trova irritante che il contenuto di quella testolina boriosa sia così imperscrutabile in certi momenti.
«Mi sembri molto a tuo agio in mezzo a tutto questo» dice il dio, allargando le braccia come a indicare l'intera base. «Era quello che auspicavi per te stessa quando dicevi di voler lasciare l'albergo della tua famiglia?».
«No» dice lei scuotendo il capo, poi il suo sguardo si posa sui Vendicatori e si addolcisce. «Non tutto, almeno. Ma tre mesi fa tutto quello che mi riservava il futuro erano ore dietro a una reception. Adesso sto dando un minuscolo contributo a salvare il mondo. E poi ci sono loro».
«Sì, immagino l'entusiasmo»
«Ah-ah. L'umorismo non è mai stato il tuo forte»
«Come al solito direi, dopotutto non è cambiato niente».
Lo sguardo di Nadia si incupisce,
«Era una promessa?» chiede, leggermene piccata.
«Credo di sì».
Sì, è una promessa. La promessa che il suo odio non si è estinto, che non si estinguerà per nessuna ragione. La promessa, forse, che un giorno le loro strade potrebbero tornare a incrociarsi e che quel giorno probabilmente saranno diventati nemici perché quell'odio è rivolto a persone che Nadia ama più di se stessa, per le quali deve certamente provare un affetto più grande di quello che prova per lui.
Eppure adesso la ragazza sta sorridendo, in quel modo un po' furbo e un po' indisponente, che la prima volta che Loki le vide quell'espressione in viso pensò di stringerle le mani attorno alla gola fino a cancellargliela una volta e per sempre. Quel sorriso una volta gli faceva rabbia, adesso gli fa quasi paura perché è il sorriso di chi ha capito, di chi sa. E il modo in cui Nadia, talvolta, riesce a comprenderlo lo spiazza, non riesce ad abituarcisi.
«E che valore devo dare a una promessa fatta dal dio della menzogna?» mormora lei, prima di voltarsi e allontanarsi verso le scale.  







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Note:
Il discorso sulla paura c'era anche nella storia precedente, in uno dei paragrafi dal POV di Natasha. Ho voluto dare anche la versione di Clint, per par-conditio e perché anche lui doveva avere la sua voce... mai dare ai propri personaggi occasione di essere scontenti XD

La scorsa settimana ho avuto un momento di grazia scrittoria veramente notevole, nel senso che ho scritto molto e molto facilmente. Attualmente sul mio pc ci sono 18 capitoli belli e pronti ed è solo una parte di tutto quello che c'è da raccontare in questa storia. Mi sono resa conto, con un po' di sgomento, dell'enormità di questa STYDI, che a sua volta è il prosieguo naturale di un'altra fanfiction. Ci sono tanti passaggi che si sono aggiunti in fase di scrittura, dialoghi e scene che si sono letteralmente scritti da soli. E io sto amando il lavorare a questa cosa. In buona parte è anche merito vostro e del vostro sostegno. GRAZIE!


Per domande e curiosità: HERE
(Grazie a Kashmir, la scorsa settimana ho inaugurato il profilo formspring **)

A venerdì prossimo :-)

Nota bis: La buona notizia è che sono riuscita a buttare giù una scaletta decorosa per la parte di storia che devo ancora scrivere e penso che la fanfiction sarà di circa 27/28 capitoli (contando anche il prologo e l'epilogo). La cattiva notizia è che potrebbe esserci una terza puntata della vicenda.
    
   
 
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