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Autore: M4RT1    07/12/2012    7 recensioni
Chi, dopo il finale della terza serie, non ha pregato che ce ne fosse una quarta?
Chi non ha immaginato come prosegue la storia? Come continua tra Lucia e Orlando, che fine ha fatto Bart?
Bene, io ho dato una mia interpretazione alla cosa U_U
Tra indagini, rapimenti, nuovi arrivi e storie d'amore, ecco qui la mia versione della quarta serie più attesa :D
SCRITTA IN COLLABORAZIONE CON S_LILY_S *_*
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quella mattina il sole sorse più tardi del solito, coperto da qualche nuvola nera e minacciosa che prometteva di nuovo mal tempo. La fastidiosa umidità dei giorni precedenti tornò ad appannare le vetrine dei negozi e a formare una strana condensa qua e la, sui vetri delle automobili.
 
Quando Orlando arrivò in ufficio, stanco come non mai, erano presenti già quasi tutti. Avevano lavorato, sperimentato, analizzato, riflettuto tutta la notte in cerca di indizi che avrebbero potuto portarli fino al covo dei rapitori.
-Buongiorno – salutò fievolmente, chiudendosi la porta a vetri alle spalle. Daniele, seduto dietro la scrivania, gli fece un cenno con la testa.
-Concluso qualcosa? – domandò Orlando, tirando una sedia accanto a quella del collega e mettendosi a sedere.
-Niente. I risultati dell’analisi del terriccio non hanno nessun nesso con gli altri indizi che abbiamo repertato e la confessione di Mauri non ci ha portato a molto. E tu? Ti sei divertito stanotte?
-‘Avoglia – sospirò il tenente, tirando fuori una pen-drive grigia dalla ventiquattrore: -Il furgone dei rapitori è un Renault master 2.2, abbastanza vecchio come modello ma molto diffuso in campo industriale. Ce ne saranno in circolo un centinaio in questa zona, di quel colore. E’ praticamente impossibile cercare di rintracciare i criminali basandoci sul mezzo di trasporto – sentenziò, inserendo la pen-drive nel computer. Daniele si passò le mani tra i capelli:
-Non hai buone notizie?
-Sfortunatamente no. Ed Emiliano? Come sta?
Daniele gli rispose con un cenno della testa, indicando il fondo della stanza: Emiliano era dietro un pc, la testa poggiata sulla scrivania, visibilmente sconsolato. Con lui c’era Bianca.
-Verso le 5 del mattino ha iniziato a perdere le speranze… e non ha tutti i torti.– aggiunse, fissando le foto del confronto su cui Orlando aveva lavorato quella notte.
-Poveraccio – sospirò il tenente.
Proprio in quel momento fece irruzione Lucia, scortata dalla Antonini. Sembravano tutti sfiniti,ma altrettanto decisi a non abbandonare le indagini. Lo dovevano ad Emiliano.
-Come proseguono le indagini,qui? – domandò, prendendo posto dietro Daniele e Orlando.
-Siamo riusciti ad identificare il modello del furgone utilizzato dalla banda, ma non ci è servito a un granché – sospirò Ghiro mostrando le foto al Capitano, la quale annuì.
-E Bianca?
-E’ con Emiliano.
Lucia rifletté per qualche secondo, poi si alzò e si avvicinò ai due, stretti in un abbraccio.
-Proietti – la richiamò. La ragazza sobbalzò appena, poi si diresse in fretta dal Capitano.
-Novità?
La sottotenente annuì:
-Ho approfondito le ricerche sul terriccio trovato al parco qualche giorno fa: è stato sterilizzato, quindi probabilmente appartiene ad una coltivazione in prossimità di un fiume o un lago. Per ora gli utilizzi dell’acqua dolce sono destinati principalmente per la coltivazione di tabacco, il che potrebbe riportarci alla resina trovata sul luogo del primo rapimento: entrambe le sostanze potrebbero provenire dalla stessa zona – sentenziò Bianca, porgendo dei documenti al Capitano.
-Benissimo, brava – le sorrise Lucia - Adesso… stai vicino a Milo, ti faremo sapere.
-Va bene, grazie.
 
 
 
Passarono poche ore, quando una pioggerellina fitta e fastidiosa iniziò a bagnare le strade di Roma. La gente, colta di sorpresa, fu costretta a ripararsi sotto le tettoie di vecchi palazzi o i balconi sporgenti di qualche casa popolare. Era soltanto primo pomeriggio quando il cielo si oscurò quasi completamente, privando la cittadina della luce del sole.
 
-Lucia, devo parlarti.
-Non ora, Orlando – mormorò Lucia, percorrendo il corridoio a passo svelto.
-Si tratta di noi… è importante!
-Orlando, non adesso. Ho già abbastanza problemi per la testa – concluse il Capitano, facendo nuovamente irruzione nella stanza dove Daniele stava lavorando al computer.
-Ghirelli, svolgi una ricerca sulle piantagioni di tabacco presenti a Roma e dintorni – poi aggiunse, rivolta al marito – tu e Claudia seguitemi, avete un sopraluogo da fare.
Orlando afferrò la ventiquattrore di malavoglia e ripercorse il corridoio fino all’ufficio della Brancato.
-Dunque, dalla confessione di Mauri abbiamo saputo che fungeva solo da tramite tra i bambini e i rapitori – rifletté Lucia, camminando nervosamente dietro la scrivania.
-I criminali non gli fornivano alcuna informazione riguardo il covo né lo scopo dei rapimenti – aggiunse Orlando, fissando la mappa concettuale sul grande schermo luminoso dell’ufficio.
-Però può fornirci gli identikit dei rapitori… e potremmo controllare sul database se ne abbiamo dei dati – concluse la Antonini, per la prima volta collaborativa e quasi in sintonia con il resto del gruppo.
-Beh, andate a fargli una visitina in carcere. E magari cercate di estorcergli qualcosa di più, magari il luogo di incontro che utilizzavano per lo scambio dei soldi.
-Subito Capitano – sospirò Orlando, rivolgendole un’occhiata che la donna schivò prontamente, abbassando lo sguardo. Poi uscì seguito dalla giovane Tenente.
-Capitano – irruppe Daniele, qualche minuto dopo – ho i risultati della ricerca.
-Fammi vedere.
-Le aziende romane che si occupano della coltivazione di tabacco sono circa una decina, di cui la più vicina si trova nei pressi di Via Monte delle Felicite, a qualche isolato dal Teatro. I coltivatori utilizzano la terra che circonda la struttura per le loro piantagioni. Sembra che questa volta ci abbiamo preso – esclamò sicuro Daniele, fissando negli occhi il Capitano.
-Credi che tengano li i bambini rapiti?
-Non necessariamente. Potrebbero esserci delle casupole in zona, che so. Dobbiamo setacciare il territorio.
-Mando delle volanti – concluse Lucia, mettendo mano al telefono.


***************
 
Quando l’auto dei RIS giunse sul luogo, i carabinieri capitanati da Sasso avevano già bonificato la zona:
-E’ vuoto, non c’è più nessuno.- informò Sasso non appena Lucia e Orlando furono scesi.
-Ma qualcuno c’era!- ribattè il tenente, accovacciandosi. –E mi sa che sono loro.- aggiunse, alzandosi con qualcosa stretto in pugno: era una bambola.
-La bambola di Giorgia, la prima bambina rapita.- annuì Lucia, inserendo il giocattolo tra i reperti.
Proseguirono, attenti: l’edificio in rovina era l’unica costruzione nel raggio di cento metri dalla piantagione. Le mura erano scrostate, e il bianco dell’intonaco si era trasformato in marrone e grigio; il tutto odorava fortemente di muffa.
Camminando tra i calcinacci, Lucia constatò che c’erano solo due stanze: una, la principale, era molto grande, completamente chiusa: perfino quelle poche finestre in alto erano state murate, e l’unica via d’accesso era la porta principale. La seconda camera, invece, era piccola e ingombra; sembrava che l’arredamento dell’intero cantiere fosse stato accatastato lì dentro: quattro scrivanie, diverse sedie un po’ ammaccate e cinque materassi riempivano quella che era la stanza più buia che Lucia avesse mai visto. La luce solare filtrava attraverso un finestrino con le grate posto molto in alto, ma anch’esso era coperto da un panno verde.
-E’ qui che li tenevano.- confermò Orlando, accovacciandosi accanto ai materassi: una moltitudine di piccoli oggetti provava la sua tesi: un bottone con su un orsetto disegnato, un cappellino fucsia nascosto dietro un cuscino, due o tre capelli biondi.
-Repertate tutto. Orlando, tu vieni con me: dobbiamo capire dove sono diretti e, soprattutto, cosa vogliono dai bambini.- ordinò Lucia, correndo fuori.
Il terreno era brullo, l’erba scrostata. Passeggiando, Lucia non trovò segni di pneumatici:
-Non possono essere andati via a piedi!- esclamò. –Non con cinque bambini!
Orlando annuì:
-Non l’hanno fatto.
Era poco più lontano, ai margini di quel che sembrava un boschetto:
-Qui c’è qualcosa!- urlò, indicando il terreno.
Lucia si avvicinò di corsa:
-Sono i segni del furgone, ne sono certa! Fotografiamoli!
Si mossero frenetici per un po’, repertando e segnalando quella che era l’unica traccia dei rapitori.
-Se sono partiti da qui con quel furgone, non possono essere andati lontano…- riflettè Orlando, riponendo la macchina fotografica nella sacca. –E’ ingombrante, e il boschetto è folto.
-Già… ma perché scegliere questa strada?- si chiese Lucia. –Loro non sanno che noi abbiamo trovato il covo, e non ci sono posti di blocco!
Si aggirarono ancora un po’ nel covo, camminando avanti e indietro e ricostruendo i passi dei rapitori:
-Dunque… ricapitoliamo.- disse a un certo punto Orlando, fermandosi al centro della stanza più grande. –I due rapitori chiedevano nomi e cognomi a Mauri, poi prendevano i bambini: uno, quello coi capelli ricci…
-… che secondo Mauri si chiama Tony, o Tino.- aggiunse Lucia.
-… guidava e faceva da palo, mentre l’altro prendeva i bambini. Poi li portavano qui, li tenevano in quella camera, tutti insieme.
-Già… secondo Mauri ne volevano cinque.
Orlando si passò una mano tra i capelli, stanco:
-E poi? Perché li hanno portati via? Che cosa ne devono fare?- si domandò, riprendendo a camminare.
-Non lo so, Orlando… non lo so.

 
******************** 

-Abbiamo gli identikit, Bianca.
Daniele mormorò quella frase, quasi preoccupato di poterli svegliare: erano in quell’ufficio da quasi trenta ore, ma nessuno mostrava cenni di cedimento.
-Arriviamo.- annuì il sottotenente, poi si alzò. Emiliano la imitò, e si recarono nell’ufficio accanto.
 
I volti di due uomini erano in bella mostra su altrettanti fogli di carta; il primo, quello che secondo Mauri faceva da palo, era un ragazzo abbastanza giovane, dal viso appuntito e i capelli ricci; l’altro, il capo, era più robusto, aveva la mascella squadrata e una barbetta incolta che gli dava un’aria trascurata. Avevano entrambi gli occhiali da sole:
-Gli occhiali da sole?- saltò su Emiliano, parlando per la prima volta da ore. –Ma come, me state a fa’ ‘n’identikit co’ gli occhiali da sole?
Daniele e Claudia si guardarono, un po’ preoccupati:
-Mauri dice che si presentavano sempre così.- spiegò la donna. –Probabilmente proprio per evitare che in futuro Mauri li riconoscesse.
Emiliano guardò Bianca, cercando sostegno. La ragazza alzò le spalle:
-Mauri ha detto tutto quello che sa, non possiamo fare altro.
-Ma certo…- mormorò il tenente più giovane, abbassando lo sguardo.


*****************
 
-Lucia?
-Dimmi.
-Devo parlarti.
 
Lucia e Orlando erano ancora nel covo, seduti per terra: avevano setacciato ogni anfratto del posto, ma non avevano trovato nulla.
 
-Di cosa?
Orlando respirò e si fece coraggio:
-Di noi.
Lucia lo fissò:
-Non mi pare il caso, Orlando. Non ora… come puoi mettere ancora in mezzo l’argomento?- aggiunse poi, con espressione quasi delusa.
-Non si tratta di quello, Lucia… si tratta di un’altra persona.
Il capitano alzò lo sguardo sull’uomo:
-Un’altra persona?- ripetè, la voce vacua.
-No… non nel senso che pensi tu!- si affrettò a precisare Orlando, poi proseguì: -L’avvocato…
-Ma certo!- lo interruppe Lucia, trionfante: -Come abbiamo fatto a non pensarci prima! E se ci fosse un quarto rapitore?- esclamò, poi si alzò e corse nella stanza dove tenevano segregati i bambini.
-Ma… Lucia!- tentò Orlando, ma la donna non si curò delle sue proteste. –Vieni qui, Orlando!- gridò invece.
Quando il tenente entrò, Lucia gli ordinò di riprendere i capelli repertati:
-Guarda qui!- disse, mostrandogli le tre bustine: -Due di questi sono più corti, appartengono alla figlia di Milo, probabilmente. Ma questo, questo è diverso!
Orlando annuì:
-Dobbiamo portarli in laboratorio!- esclamò.


*********
 
 
-Signor Mauri, lei è sicuro di non sapere altro?
Claudia era seduta di fronte all’uomo, con accanto Bianca.
-Sicuro.
 
Le due si guardarono, sospirando.
-Aspetti qui.- ordinò il tenente, poi uscirono entrambe:
-Non sa nient’altro, ne sono sicura.- confermò Bianca, appoggiandosi alla parete: -Non ha senso continuare a torchiarlo.- si disse, parlando in modo che anche Emiliano la sentisse.
Lui era con Ghiro, stavano analizzando per la centesima volta i video.
 
Lucia entrò in quel momento, seguita da Orlando:
-Abbiamo trovato il covo!- esclamò, mentre i quattro ufficiali la seguivano: -Ma era vuoto.- aggiunse, fissando Emiliano, che scrollò le spalle.
-Però qualcosa c’è: abbiamo repertato tre capelli… Emiliano, ci servirebbe il DNA di tua figlia.- esclamò Orlando, prendendo in mano la situazione.
Il tenente annuì, poi si allontanò.
 
-Bianca, analizza i reperti… Claudia, aiutala.- ordinò Lucia, sedendosi. –Orlando, tu occupati del DNA… porta anche Emiliano. Daniele, io e te analizziamo un po’ di possibili vie di fuga.

 
*************
 
-Questo bottone appartiene a Manuela Ricci, secondo la descrizione degli abiti che portava fornitaci dalla madre.- spiegò Bianca. –A giudicare dai fili, direi che non si è scucito da solo… sembra strappato.
-Proviamo a cercare le impronte digitali.- suggerì Claudia, ma la sua voce apparve come un ordine.
-Sai, non ti farebbe male essere un po’ più gentile con noi.- sbottò Bianca, prendendo i guanti.
Claudia stette zitta, poi bisbigliò:
-Me lo dicono in molti.
-Accetta il consiglio, no?
Ci fu ancora qualche minuto in cui l’unico rumore fu quello della polvere spalmata sul bottone e il ticchettio dei tasti del computer di Ghiro, poi Claudia ruppe di nuovo la quiete:
-Sai perché mi comporto così, Proietti?- domandò, mentre il computer confrontava l’impronta trovata con quelle nel database.
-No…
-Perché…- cominciò la donna, ma proprio in quel momento arrivarono i risultati: -te lo dico dopo.- la donna concluse la chiacchierata bruscamente, girandosi verso la stampante: il foglio che ne usciva diceva chiaramente che le impronte erano troppo parziali per essere identificabili.
-Niente…- mormorò Bianca, passando avanti.
Lavorarono per due ore: la bambola, il bottone, il cappello.
 
***************

-Lucia, abbiamo finito.
-E…?- domandò il capitano, speranzoso.
-E niente.- la voce di Bianca era sconfortata: -Il cappellino era di… di Marika, mentre sulla bambola non ci sono impronte che non siano quelle di Giorgia Castelli.
-E noi non capiamo da dove vogliano fuggire!- ribattè Lucia con stizza, puntando lo sguardo sulla mappa su cui erano stati segnati i posti di blocco.
-Noi invece abbiamo qualcosa!- esclamò Orlando, trascinando Emiliano con sé:
-I capelli! Due sono di sua figlia, uno invece no.
-E a chi appartiene?
-Non lo sappiamo, ma dalle analisi che abbiamo effettuato, in base all’acqua bevuta, possiamo dire che frequenta la Garbatella.
-E’ già qualcosa.- annuì Lucia, ma Emiliano scosse la testa:
-Non è niente. Siamo a un punto morto.
Lucia non volle ammettere che aveva ragione.
 
*PROMO*

Trovare gli assassini...
Orlando: hanno tutto quel che gli serve, aspettano solo di poter scappare altrove.
...e il loro nascondiglio...
Bianca: Qui ci sono tracce di pneumatici. Sembrano fresche.
...può risultare più difficile del previsto.
Daniele: Questa pista non ci porta da nessuna parte.
Ris Roma 4, in prima assoluta qui su EFP nei prossimi giorni. Non mancate :3

*FINE PROMO*


NdA: Sssssssalve:3
Questa volta a scrivere le note d'autore sarà l'altra autrice della storia: S_Lily_S, ma potete chiamarmi Lily *fa un inchino*
Come sempre, speriamo che anche questo capitolo vi sia piaciuto e vi abbia lasciato col fiato sospeso c:
Ci terrei a precisare che tutte le ricerche che riguardano coltivazioni, tabacchi e aziende varie sono state svolte dalla sottoscritta, mentre Marty perdeva tempo ewe *si prepara ad essere uccisa*
Beh, io ritorno a preparare il prossimo capitolo. Questi ultimi sono cruciali çwç
Un bacione da entrambe, vi aspettiamo :3

  
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