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Autore: piperina    24/06/2007    6 recensioni
ULTIMO CAPITOLO
"Niente amore tra noi, Granger."
"Ci sto, Malfoy."
Un patto di apparente comodità trascina Draco ed Hermione tra le spire dell'amore. Ma non hanno fatto i conti con loro stessi, la gente intorno a loro e, soprattutto, i Mangiamorte che minacciano di tornare.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Ginny Weasley, Il trio protagonista | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Draco&Hermione -Leather&Libraries'
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- Così non va-

- Cosa?-

- Tutto questo… noi… la situazione ci sta sfuggendo di mano-

Hermione Granger teneva la testa sul petto ben formato del Principe di Serpeverde Draco Malfoy, intento a giocare con i riccioli di lei.

- Sì, hai ragione- ammise – Cosa vuoi fare?- gli occhi dorati della Gryffindor incontrarono quelli argentei dello Slytherin – Vuoi che finisca qui?-

Uno strano lampo di luce attraversò gli occhi del biondo.

Rispose senza neanche pensare.

- No-

- E allora…-

- E allora per stasera va bene così. Da domani sarà solo sesso, come è stato finora-

Le rivolse uno sguardo che lei non sapeva come interpretare. Eppure, dentro di sé, sentiva di poter capire perfettamente i sentimenti del Serpeverde.

Oh, sì che li capiva…

Sorrise, gli accarezzò una guancia e disse – Allora, solo per stasera… chiamami per nome…-

- Sì…- rispose guardandola intensamente – Hermione…- sussurrò prima di chinarsi su di lei e baciarla.

Quella notte, Draco ed Hermione fecero l’amore. Solo amore, chiamandosi per nome.

Perché sapevano che, in quel momento, non erano Malfoy e Granger, purosangue e mezzosangue, Slytherin e Gryffindor.

Solo Draco ed Hermione. E si amavano.

 

*

 

E l’anno scolastico giunse al termine. I bagagli di tutti gli studenti di Hogwarts erano ormai pronti per essere caricati e portati nelle rispettive dimore.

Intanto, in Sala Grande, dopo il discorso del Preside Albus Silente, si stava consumando il solito banchetto di fine anno, ricco di pietanze deliziose ed invitanti.

A un tratto, una figura si alzò dal tavolo di Serpeverde e si diresse a passo deciso verso quello di Grifondoro.

- E quello che vuole?-

- Granger, ti devo parlare-

- Sono impegnata, Malfoy-

- Giusto, furetto… perché non te ne vai?-

- Zitto, Sfregiato! Granger… ho detto che ti devo parlare- fece, imperioso, guardandola dritto negli occhi – E’ importante…-

Hermione colse il suo sguardo. C’era qualcosa di particolare… capì che non era il caso di fare la sostenuta e si alzò.

- Lo Schianto e torno- sorrise agli amici, strappando una smorfia e un’imprecazione al biondo, prima di seguirlo.

Si allontanarono insieme, lui davanti e lei che lo seguiva. Girarono l’angolo e sparirono oltre l’enorme porta della Sala Grande.

Percorsero un corridoio poco illuminato.

- Cosa devi dirmi?- chiese dopo un po’ Hermione.

Il biondo non rispose. La fece entrare in un’aula vuota e bloccò la porta. La spinse contro la parete fredda e le prese le labbra in un bacio impaziente.

Si staccò da lei dopo qualche minuto, appoggiò la fronte sulla sua spalla e sussurrò – Mi sei mancata…- sentì le mani di lei accarezzargli dolcemente i capelli.

- Non poterti toccare per una settimana è stata una tortura…- disse, stringendola a sé e baciandole il collo.

Effettivamente, dopo la sera del ballo non si erano più visti in privato, soprattutto per gli esami di fine anno e anche perché non avevano più una scusa ufficiale da affibbiare a chi li vedesse in giro insieme.

Vedersi, in quei giorni, sarebbe stato troppo rischioso.

Hermione era dello stesso parere.

Avvicinò le labbra al suo orecchio e sussurrò – Ti voglio…-

Erano due semplici parole, ma per loro erano… speciali. Se le dicevano spesso. Erano particolarmente affezionati alla quelle due parole che racchiudevano tutti i loro sentimenti e le emozioni che provavano quando erano insieme.

Draco non perse tempo.

Con un colpo di bacchetta fece apparire alcuni grandi cuscini in mezzo alla stanza su cui stese la riccia e lui sopra, coprendola di baci infuocati.

La passione che provavano esplose e li invase.

Entrambi erano impazienti. Si volevano, e sapevano che non si sarebbero visti per tutta la durata dell’estate… e forse anche di più. Non avevano mai parlato di cosa fare alla fine dell’anno scolastico.

Non avevano progetti loro due.

Appassionati, desiderosi l’uno dell’altra…

 

*

 

Vedendoli tornare in Sala Grande da soli, nessuno avrebbe potuto immaginare che, fino a pochi minuti, erano abbracciati uno nell’altra, infiammati da un desiderio incontrollabile.

- Tutto a posto- squittì Hermione, mentre si sedeva accanto ai suoi amici.

Ginny colse un certo luccichio nei suoi occhi, e capì. Si scambiarono uno sguardo d’intesa.

Hermione era contenta di poter dividere quel segreto con la sua amica, ma non lo era molto del fatto che Ginny, dandole una semplice occhiata, riuscisse a capire quando era stata o no con il suo amante.

 

 

 

 

 

Luglio. Estate a Londra. Casa Granger.

Hermione sedeva distrattamente sul suo letto. Indossava una canottiera azzurra e un paio di pantaloncini bianchi. Giocava con i capelli con una mano, mentre con l’altra reggeva il telefono.

Parlava con Harry, il suo migliore amico. Anche se, dalla confidenza che hanno, sembravano più fidanzati che amici. Baci, abbracci, effusioni particolari che rendevano sempre più unito il loro rapporto.

Per fortuna appartenevano entrambi al mondo babbano e ne conoscevano il funzionamento.

A differenza di Ronald…

<< Perché ridi? >>

- Mi è venuto in mente Ron…-

<< Ah sì? E perché? >>

- Beh… ricordi quando gli hai dato il tuo numero di telefono? Cioè… quello dei Dursley >>

<< Sì, ricordo… >>

Il Bambino Sopravvissuto iniziò a ridacchiare, al ricordo di quello che era successo.

Ron aveva telefonato a casa Dursley… e, purtroppo, la prima comunicazione telefonica babbana l’aveva avuta niente meno che con Vernon, l’arcigno e tarato zio di Harry.

<< Ricordo ancora le urla di zio Vernon… >>

- Eh sì… quando me l’avete raccontato non riuscivo a smettere di ridere! –

Mentre parlavano, però, un gufò entrò dalla finestra aperta della stanza della Grifondoro, posandosi sul letto accanto a lei. Aveva un biglietto legato ad una zampa.

Non l’aveva mai visto, pensò Hermione. Continuando a parlare con Harry, liberò la zampetta dell’animale e prese il pezzo di pergamena.

<< A proposito di Ron… l’hai sentito in questi giorni? >>

- No… per quando è prevista la partenza per la Tana?-

<< Un paio di settimane circa >>

- Uff… mi sento sola… mi mancate…- rispose sorridendo.

<< Dai, ci siamo visti due giorni fa! Comunque anche tu mi manchi molto… >>

- Non vedo l’ora di tornare alla Tana!-

<< Già… anch’io… scusa un attimo >>

Si sentirono delle voci dalla parte di Harry. Probabilmente lo stavano chiamando. Cioè… sbraitavano come sempre, i suoi zii, quando non erano impegnati a straviziare il loro unico figlio-maialino-decerebrato Duddy… o Dud… o CiccioBelloDiMamma e così via…

<< Scusa, Herm, devo staccare… >> fece dispiaciuto lui.

- Non preoccuparti. Ci sentiamo in questi giorni, ok?-

<< Ok! Ti chiamo domani! >>

- Perfetto. Ti voglio bene Harry-

<< Anch’io>>

 

Dopo aver riagganciato la cornetta del telefono con un sorriso in viso, Hermione dedicò le sue attenzioni al pezzetto di pergamena ancora chiuso che rigirava tra le dita.

Chissà chi le aveva scritto?

Lentamente lo aprì. E lesse.

<< Ti voglio >>

Bastarono quelle due parole scritte con una grafia estremamente elegante a far battere il cuore di Hermione. Sapeva chi le aveva scritte. Era lui. Lui, il suo amante segreto.

- Anch’io ti voglio…- sussurrò, gli occhi fissi su quelle due parole stese in verde.

- Lo so-

Una voce fresca e cristallina, alle sue spalle, la fece sobbalzare e voltare di scatto.

No, non poteva. Non voleva credere ai suoi occhi.

Ma davvero, non poteva essere…

- Draco!- esclamò, dopo averlo guardato per qualche secondo.

Un sorriso le si dipinse involontariamente sul volto, mentre balzava già del letto facendo cadere a terra la pergamena, per gettare le braccia al collo del suo autore.

Lo strinse forte a sé come per essere sicura che fosse davvero lui.

Per tutta risposta, il biondo non le diede il tempo di proferire un’altra parola, che con un movimento che tradiva le sue emozioni si chinò su di lei e la baciò.

Quanto avevano aspettato? Da quanto tempo desideravano baciarsi in quel modo? Troppo, troppo tempo…

- Draco… che ci fai qui?- chiese Hermione, iniziando a sbottonargli la camicia blu.

Malfoy sorrise compiaciuto, nel vedere che non solo lui aveva una certa idea in mente.

- Passavo di qui…- rispose con noncuranza.

Hermione alzò un sopracciglio, per nulla convinta. Draco prese a guardarsi intorno.

- Piuttosto… non è che i tuoi genitori babbani sono in giro?-

- Sono fuori per il week-end. Tornano fra due giorni.-

- Beh, in questo caso…- sogghignò maliziosamente il biondo, spingendola piano verso il letto e facendola sdraiare.

Non aveva molto di che spogliarla, ma nel giro di pochi minuti erano già nudi sul letto.

Era decisamente troppo tempo che non si vedevano. Avrebbero potuto restare inchiodati lì per un mese intero. L’idea non era da scartare, si disse il biondo.

 

*

 

- Non hai risposto alla mia domanda-

- Quale?-

- cosa ci fai qui? E non dire che passavi per caso…- ridacchiò ammonendolo – Credevo fossi a Malfoy Manor -

- Non resistevo più…- confessò, chiudendo gli occhi.

- Volevi vedere me o semplicemente far sesso?-

Un sorriso alla Malfoy fu la risposta che riservò alla riccia sdraiata accanto a lui.

- Se ti va… puoi fermarti qui. Per questi due giorni, dico…-

- Mh…-

- Anche se una casa babbana non è degna di un principe viziato come te-

- Più che in casa, preferirei restare a letto…-

Si girò su un fianco, incrociando gli occhi d’oro di Hermione, e fece scorrere lascivamente due dita lungo il suo profilo, dalla gamba alla spalla.

- Porco…- rispose lei ridendo.

Dio, quanto era bella quando sorrideva, pensò Draco. Come aveva fatto a non accorgersene, in tutti quegli anni? Avrebbero potuto combinarne di tutti i colori, insieme. Ma, si disse, avevano recuperato bene.

A quel punto Hermione scese dal letto e iniziò lentamente a rivestirsi. Il rumore di un accendino, però, la fece voltare di scatto verso il Serpeverde.

- Potresti evitare di fumare?-

- E perché?-

- Perché sei in casa mia, e non voglio che si impregni tutto dell’odore delle tue sigarette. Mio padre si strapperebbe i capelli se sentisse odore di fumo qui dentro-

Con varie imprecazioni poco carine, il biondo si costrinse a rimettere la sigaretta e l’accendino nel pacchetto.

- Comunque… hai fame?-

- Vuoi avvelenarmi?-

Un cuscino lo prese in pieno.

- E’ un’idea…- rise la riccia – Ma guarda che io cucino bene!-

- Dici?-

- Signorino Malfoy, mi sta forse sfidando?- lo canzonò, sedendosi a cavalcioni sulle gambe del ragazzo, che nel frattempo si era seduto.

- Non mi permetterei mai…-

- Buon per lei, perché perderebbe-

E no, questo non lo poteva mica sopportare! La afferrò per i fianchi e invertì le posizioni, sdraiandola sul letto e sdraiandosi a sua volta su di lei.

- Vediamo cosa sai fare ai fornelli, allora- le disse a un soffio dalle sue labbra.

- Mi pregherai di cucinare ancora- rise Hermione passandogli una mano tra i capelli.

Quanto li adorava…

- E tu mi pregherai di fare altro…-

- Il solito porco…-

- Beh, diciamo che non è una cosa gratuita-

- Ah no? E, sentiamo, signorino Malfoy- ridacchiò – Quale sarà la mia ricompensa?-

- Vedrai…- ghignò, prima di baciarle il collo.

Poco dopo erano vestiti e in ordine in cucina. Draco stava comodamente seduto mentre Hermione era indaffarata tra ingredienti, pentole e tegami, piatti e tutto il resto.

Trascorsero molto tempo tra fornelli, posate, baci rubati e battute maliziose.

- Peccato che non ci siano panna e fragole-

- Mezzosangue, non ti facevo così-

- Così come?-

- Erotica-

Hermione avvampò. Draco era seduta, i gomiti appoggiati al tavolo e il mento sulle dita intrecciate. La guardava con il capo leggermente inclinato, e i capelli gli ricadevano un po’ sul viso.

Altro che panna e fragole, pensò Hermione.

Draco non poté non pensare che, quando arrossiva –e non lo faceva spesso davanti a lui, maledetto orgoglio di Grifondoro!- Hermione era davvero carina.

Provava come un moto di… protezione. Sì, istinto protettivo nei suoi confronti.

La Mezzosangue. La sua Mezzosangue.

 

*

 

- E’ commestibile- disse a un tratto il biondo a metà pranzo.

- Perché non dici semplicemente che è buono?- si lagnò la riccia.

- Ti sembro uno che dispensa complimenti a destra e a manca?-

- Ma io non sono “a destra e a manca”- sbuffò.

No, effettivamente lei non era una qualunque. Non era una delle tante che si era portato a letto e di cui non ricordava nemmeno il nome.

Finirono tranquillamente di pranzare, ed Hermione si prodigò nello sparecchiare.

- Ok… lo ammetto. Cucini bene- disse il biondo a denti stretti.

Hermione si voltò di scatto e lo guardò stupita.

- Era un complimento?-

- Ricordalo bene, Mezzosangue, perché non mi ripeterò-

La Gryffindor sorrise.

- Lo so che sono brava- ridacchiò, andando al tavolo per prendere un piatto- Quindi, la mia ricompensa sarà adeguata, immagino-

- Aah… ho capito dove volevi andare a parare, Mezzosangue…-

Malfoy si alzò, ghignando maliziosamente in un modo che faceva letteralmente impazzire tutti gli esseri viventi di sesso femminile da lì a chilometri di distanza.

L’irresistibile sorriso malizioso di Draco Malfoy.

Le si avvicinò lentamente ma in modo deciso, come un predatore che si approssima alla sua vittima. Girò intorno al tavolo e la raggiunse.

Per un lungo istante di guardarono negli occhi. Oro e argento. Uno sguardo che sostenevano sempre. Nessuno dei due abbassava gli occhi. Il loro rapporto era una sfida continua, un altalenante susseguirsi di confronti e alternarsi di ego dominanti.

Ma avevano tuttavia trovato una sorta di equilibrio.

Qualcosa esplose in Draco. Di colpo spostò tutto quello che c’era sul tavolo, in modo da avere abbastanza spazio. Afferrò Hermione per i fianchi e la posò sul tavolo senza fatica.

- Che… che fai?- chiese lei allarmata.

- Come, che faccio? Non lo vedi da te?-

- Ma… sul tavolo…!- rispose imbarazzata.

- Granger, non mi pare il caso di imbarazzarsi- ghignò liberandosi della camicia e facendo altrettanto con la canottierina di lei.

- Ma io…-

- Granger. L’abbiamo fatto praticamente ovunque, a scuola- le lanciò un’occhiata maliziosa, abbassandosi la zip dei pantaloni.

Hermione arrossì ancora di più. Perché doveva sempre essere così dannatamente diretto? E perché, alla fine, aveva sempre ragione lui?

Sospirò, allacciandogli le gambe alla vita e tirandolo a sé per baciarlo.

 

*

 

Quel pomeriggio, Malfoy stava prendendo lezioni di Babbanologia. Era terribilmente snervante spiegargli cose semplici come la televisione, la radio, o le semplici prese della corrente. Senza contare gli intercalari fissi che usava il ragazzo, solitamente insulti rivolti ai babbani e alla loro stupidità.

Hermione aveva abbandonato quella materia alla fine del terzo anno.

- Certo che voi babbani siete troppo complicati…-

- E tu sei troppo viziato. Non sai fare niente senza bacchetta-

- Anche tu la usi, Granger. Vorrei fartelo notare-

- Sì, ma io…- il biondo la zittì con un bacio.

Lo guardò, e rise.

Stava per ribattere, quando sentirono suonare il campanello di casa. Hermione sbiancò.

- Oh… cielo… chi sarà?-

- Non lo so… apri-

- Draco, vai su! In camera mia!-

- E perché, scusa?- replicò piccato.

- Come, perché? E me lo chiedi? Potrebbero essere i miei! Oppure i vicini! Qualcuno che ti ha visto… o, peggio, che ci ha sentiti!- riprese un po’ di colore in viso, giusto perché stava arrossendo.

- Probabile, a giudicare da quanto godevi…- ridacchiò il biondo, mentre lei lo spingeva verso le scale.

- Se è per questo, anche tu- ribatté – E ora, vai su!-

Malfoy ubbidì solo per non mettersi di nuovo a litigare con lei, pur non avendo assolutamente voglia di andarsene.

Sbuffando, iniziò a salire le scale.

Sentì Hermione camminare fino alla porta, aprire e lasciarsi sfuggire un’esclamazione.

- Oh!-

E poi, una voce che odiava. Che prese a odiare da quel preciso istante.

- Herrmioni-

Si bloccò lì, sulle scale, le mani in tasca e una gamba a mezz’aria tra un gradino e un altro.

- Vicktor!-

 

 

 

   
 
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