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Autore: libertyclaim    07/12/2012    2 recensioni
Era stanco. Stanco di nascondersi, stanco di fingere, stanco di recitare. Voleva solo iniziare a vivere...vivere insieme a lui.
harry styles, louis tomlinson.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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alla Well, che mi manda a fuoco l'orecchio dopo ore  di telefonate,
che trova sempre il modo di farmi sorridere, 
che mi aiuta ad essere me stessa. 

 

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Sopra quel palco davanti a milioni di persone.

Sotto quel palco un’infinità di ragazze moriva per un suo sguardo.

Adesso persino quel palco gli faceva paura.

Quello che era sempre stato la sua casa, il suo rifugio, adesso era uno dei luoghi più infimi in cui era costretto a stare. Là, di fronte a quelle persone sconosciute che credevano in realtà di conoscerlo, ma no.
No che non lo conoscevano.
Milioni di pensieri lo assalivano ogni istante della sua vita, milioni di “ma”, “perché”, “come” e “se”, tutti che rimbombavano nella sua testa, gridavano, lo graffiavano e lo squartavano.
Ma lui rimaneva in silenzio.

Avrebbe tanto voluto tornare indietro.
Tornare quel sedicenne riccioluto, non perché doveva esserlo, ma perché i suoi capelli erano sbarazzini e non riusciva a districare i nodi con la spazzola.
Voleva di nuovo la sua pancina, là proprio sotto lo stomaco, quella pelle morbida da ragazzo.
Voleva i suoi brufoli grandi e rossi e le sue croste, voleva smettere di cospargersi di creme che tappavano ogni poro della sua pelle e riempirsi di fondotinta che non lo lasciava respirare.
Voleva cantare sotto la doccia, tornare a casa a piedi da scuola, voleva passare un giorno sui libri, semplicemente guardandoli senza alcuna voglia di leggere cosa c’era scritto, come aveva sempre fatto.
Voleva pranzare ogni giorno con la sua famiglia ad Holmes Chapel e poi rifugiarsi in camera, quella sua, quella con i poster attaccati, i vestiti sparsi, i libri aperti, gli spartiti per terra.
E cantare.
Cantare perchè ama farlo, cantare perché si sente libero, cantare perché è l’unica cosa che lo fa stare bene.
E voleva sorridere. Quanto voleva sorridere!
Liam spesso gli si avvicinava e con la dolcezza che solo la sua voce poteva trasmettere gli sussurrava: “lo sai che mi mancano le tue fossette, Haz?” e lui cosa poteva rispondere? Mancavano anche a lui quelle fossette. La sua pelle si era ormai irrigidita. Era diventata ruvida, secca, cementata dal salato delle lacrime. Era un dolore così acuto e pungente sorridere.
Ma la cosa che gli mancava sicuramente di più era la libertà.
La libertà di urlare.

Di correre

Di ridere
Di tagliare i capelli
Di cambiare vestiti
Di non andare in palestra
Di restare a casa
Di dire ciò che voleva
Di vivere.
Di amare.

E un modo di trasmettere tutto questo, di ricordare il proprio dolore, di segnalare un problema, di cercare aiuto, lo racchiudeva nei suoi tatuaggi.
Erano urla quei tatuaggi.
Urla altissime, urla strazianti, urla lacerate, urla da vittima.
Ma forse gli altri non le sentivano. Forse vedevano solo un ragazzo che correva e piangeva e si metteva le mani nei capelli, un ragazzo che sembrava pazzo con la bocca aperta come a riprodurre un suono che però non usciva.
E lui le sentiva quelle urla e lo uccidevano e si chiedeva il perché non venissero placate, il perché nessuno riuscisse a percepirle, il perché nessuno metteva fine a quello strazio e semplicemente gli tappava la bocca.
E così continuava ad urlare sempre più forte con la speranza di farsi sentire e si muoveva e si contorceva e piangeva e le sue guance avevano due solchi enormi che venivano poi ricoperti da chili di trucco.
Urlava sempre lui e non capiva perché la sua voce non finisse mai. Forse aveva paura di smettere, ormai quelle urla di terrore erano la colonna sonora della sua vita. 

Forse non voleva tornare indietro, non voleva cancellare tutto. Perché una persona che riusciva a placarle, quelle urla, lui l’aveva trovata.
Aveva visto in quegli occhi azzurri che sarebbe stata la persona giusta, il suo cuore aveva perso un battito e aveva sorriso, il più bel sorriso che avesse mai fatto.
E aveva ricevuto una risposta, un altro sorriso, che non dimentica mai, nemmeno quando i suoi pensieri graffiano la sua anima, nemmeno quando è ubriaco per cercare di alleviare il dolore, nemmeno quando sta urlando.
Ed è quel sorriso che ogni volta lo salva dall’oblio, dal cadere, dal crollare.
Una mano leggera e soffice sulla spalla, un incoraggiamento sussurrato con le labbra che premono delicatamente sul suo orecchio, un debole sorriso comprensivo, da chi ha già affrontato quella situazione, quel periodo, da chi sa che però non vi è scampo, da chi sa che è facile ricadere.
E quegli occhi azzurri che li incatenarono per la prima volta hanno ancora lo stesso potere.

Sono il mare calmo in cui ama farsi cullare.

Sono il cielo di un giorno d’estate in cui può essere libero.
Sono la coperta del letto della casa ad Holmes Chapel.
Sono gli occhi di sua madre.
Sono lo sfondo della sua audizione per XFactor.

Là dove due estranei sono diventati una cosa sola. Là dove ogni emozione era positiva.
Là dove era se stesso. Là dove lo aveva incontrato.

Dove aveva incontrato Louis Tomlinson.


E forse quello era l’unico palco che non riusciva veramente ad odiare.











spazio autrice:
primo capitolo, concentrato sulla figura di harry e sulla sua 
interiorità, scritto in un'ora perchè harry lo sento dentro di me,
come se fosse me; riesco a capire ogni emozione che prova,
a leggere i suoi sguardi, a catturare le paure, o almeno questo
è quello che credo.
spero vi sia piaciuto, che continuiate a seguire la storia
e thank you thank you per tutte le visualizzazioni
al progolo agsdhkasjs
un bacio

  
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