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Autore: strawberryfield_A    07/12/2012    1 recensioni
Questa è la mia primissima FF c: Ho cambiato titolo e intestazioni almeno un milione di volte, ma adesso spero di aver trovato quelli adatti x) Ah, dimenticavo: non ho preso il titolo da Hunger Games, ma dalla canzone di Alicia Keys (anche se comunque ammetto che AMO alla follia Hunger Games u.u)
Dal testo:
Avevo due anni quando è bruciata la casa, quando mia madre mi spinse tra le fessure di una finestrella della cantina per salvarmi da quell’inferno.
Ho solo un vago ricordo di lei: una figura scura circondata da alte fiamme. Poi col tempo, e grazie alle descrizioni dei miei cugini, sono riuscita a figurarmela meglio: i capelli biondi e infuocati, mentre mi implorava di scappare, con quegli occhi azzurri e fradici di lacrime. L’ho sognata spesso.
"She's just a girl and she's on fire."
(Girl on Fire, Alicia Keys)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio, Peter Hale, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ho impiegato una mattina intera per disegnarmi alla perfezione questo simbolo sul braccio: sono le tre spirali che Derek ha tatuate sulla schiena. Simboleggiano Alpha, Beta e Omega e servono a ricordare che un Alpha può sempre diventare un Beta, o un Omega, e così via. Non so cosa possa significare questo sulla schiena di un licantropo che non è un Omega, ma che non fa neanche del tutto parte di un branco. Ma lasciamo perdere, perché non ho alcuna intenzione di spremermi le meningi a tentare di capire Derek.
Quando spiego a John cosa significano le spirali, diventa silenzioso.
-Qualcosa non va?- gli chiedo.
-Io sono un Omega?
La domanda mi lascia perplessa, perché anche lui come me e Derek non ha un branco.
-Non credo ti si possa definire come tale.- rispondo.
-Ho letto da qualche parte che un lupo è più forte col branco. Vuol dire che siccome io sono solo, se i cacciatori mi prendono, sono… sono fregato.
Il suo tono malinconico quasi mi commuove. –Tu hai me e Derek. Anche se non siamo un branco ci aiutiamo a vicenda…
-Non è la stessa cosa…
-Lo so.- aggiungo in fretta. –Se vuoi puoi iniziare a mordere un paio di persone in città e crearti il tuo branco.
-Sei impazzita?- La mia doveva essere una battuta per sdrammatizzare, ma lui l’ha presa troppo seriamente e io non ne capisco il motivo.
-Che c’è?
-Non augurerei mai a nessuno la mia maledizione, figuriamoci mordere qualcuno!- Ha alzato il tono di voce, ma per fortuna in mensa c’è abbastanza casino.
Io vengo presa in contro piede. –Una maledizione? Dovremmo considerarci fortunati! È una cosa grandiosa questa, perché nessuno se ne rende conto?- Anche io sto alzando la voce, ma non ne posso fare a meno.
John sembra calmarsi. –È Derek che te l’ha detto, vero?
-Il morso è un dono.- ripeto le parole che gli avevo sentito dire a Scott.
Il mio amico alza gli occhi al cielo e sbuffa. –Tu non sai niente di cosa succede le notti di luna piena.- Il suo tono tagliente mi lascia di sasso, tanto che per un po’ sto zitta. –Non hai la più pallida idea del dolore, della fame, del desiderio di uccidere che ti assale ogni mese!- Esita, aspettando una mia reazione, ma io non so proprio cosa dire o fare, così continua: -Sì, io ho imparato a controllarmi, ma i primi anni è stata la cosa più terribile che mi fosse mai capitata! I miei genitori mi dovevano legare in cantina, ed ero io a pregarli di farlo! Perché sapevo che sarei diventato un mostro, che avrei ucciso chiunque, senza pensarci due volte!
A questo punto faccio per prendergli la mano, ma lui si ritrae.
-Non è un dono.- aggiunge più duro che mai.
Non l’ho mai visto così e in parte mi spaventa.
Si alza ed esce dalla mensa, senza dire altro.
Io non riesco a muovermi. Ho passato tutti questi anni a credere che essere un lupo mannaro fosse la più grande delle fortune, che io, anzi, ero sfortunata perché ero solo mezzo licantropo. Non ho mai pensato a come dovesse sentirsi qualcuno che è appena stato morso, anche perché Derek e Laura erano entrambi così dalla nascita.
Quando finalmente ritrovo la forza, non torno in classe, ma vado da Derek. Non so bene perché, ma è l’unica persona da cui andrei in questo momento, dopo una conversazione del genere con il mio migliore amico, il quale probabilmente è arrabbiato con me, o almeno non vorrà vedermi per un po’ di tempo.
Derek deve avermi sentita arrivare, perché lo vedo venire verso di me prima ancora che io abbia raggiunto la casa.
-Successo qualcosa?- mi domanda brusco.
Sospiro e vado subito al dunque. –Ti piace essere così? Un lupo mannaro?
Lui rimane sorpreso. –Perché me lo chiedi?
-Rispondimi.- insisto.
-Sì.- mi risponde allora. –Sì, mi piace.
Io ci rifletto un attimo. –Anche a me.
Lui sembra davvero confuso. –E allora qual è il problema?
-John e Scott pensano sia una maledizione.- Il mio tono è neutro, perché mentre parlo penso anche a cosa può essere successo al mio migliore amico, a come è stato morso, alla sua paura, a quella dei suoi genitori…
-Impareranno ad apprezzare il loro dono.- Fa spallucce, come se la cosa fosse di poco conto. –Sto già aiutando Scott, però, quindi non chiedermi di farlo anche con il tuo amico gay.
La notizia mi lascia talmente meravigliata che all’inizio non mi accorgo del suo tono sprezzante che ha usato mentre pronunciava la frase “il tuo amico gay”.
-Davvero?- Sorrido, contenta. –Cos’hai contro i gay?- continuo poi, corrugando la fronte a mo’ di rimprovero.
Derek ride al mio sbalzo d’umore e non risponde alla mia domanda. –Ora che ci penso non abbiamo più continuato il tuo allenamento…
Non ho sentito neanche per un momento la mancanza di quel quarto d’ora di corsa ininterrotta, e non ho neanche più avuto bisogno di difendermi, avendo sempre a mia disposizione Derek o John. Ma ora che me lo fa notare, capisco che forse sarebbe una buona idea riprenderlo.
-Non sei impegnato con Scott?- chiedo, con ancora un briciolo di speranza.
-No.- rispose sogghignando.
Sospiro e vado incontro all’inevitabile.
 
Non è tanto la fatica del combattimento con Derek che mi fa mancare il fiato, quanto il vedere le 19 chiamate perse di John!
-Che fai?- mi urla mio cugino quando mi vede con il cellulare all’orecchio. -Metti giù il telefono!
Io scuoto la testa, implorandolo con lo sguardo, e proprio in quel momento il mio amico risponde.
-John!- esclamo sollevata.
-Ehi!- Sembra essergli passata…
-Ho visto le tue chiamate… Scusami, mi stavo allenando.
-Tranquilla.- mi interrompe. –Dovrei essere io a chiederti scusa, dopo quello che ti ho detto.
-Non hai niente di che scusarti.- lo consolo. –Io non posso capire, mi dispiace.- Intanto mi sono addentrata nel bosco, dopo che un Derek seccato mi ha rimproverato con gesti e occhiatacce.
-Ti ho trattata male.- continua, deciso. –Sono io che ho torto!
Sospiro. –Io non sono innocente, comunque.- ribatto.
-D’accordo, mi arrendo, abbiamo torto tutti e due, ok?
-Ok.- rido.
Andiamo avanti a parlare per un bel pezzo, quando mi accorgo che Derek mi starà aspettando, e probabilmente mi ucciderà.
-Ora devo andare, ma tra poco torno a casa.
-Va bene, ti preparo la cena?
-No, grazie, ho già cenato.- È una bugia, ma non voglio che si dia tutti questi pensieri per me.
-A dopo!
-Ciao!
Tornata a casa, noto che Derek è sparito. Lo odio quando fa così! Poteva avvertirmi! Lasciarmi un messaggio, qualsiasi cosa!
Sono sulla strada per andare a casa di John, quando mi squilla il cellulare. È Scott.
-Pronto?
-Martha! Tuo cugino è impazzito! Non farmi domande, troviamoci nel parcheggio della scuola tra cinque minuti. Ciao!
Non ho potuto neanche aprire bocca, che già ha riattaccato. Cosa può aver fatto Derek ancora?! E perché a scuola? Mi sto ancora facendo queste domande, quando capisco che è inutile e mi dirigo verso il luogo indicato.
Devo aspettare qualche minuto, prima che qualcuno si faccia vivo. È la jeep azzurra di Stiles, quella che sta arrivando e subito dopo ecco la macchina di Derek.
-Cos’ha fatto?- chiedo ai due ragazzi, quando scendono dalla jeep.
-Crede che il mio capo sia l’Alpha.- mi risponde Scott, squadrandolo.
-Il tuo capo?
-Il veterinario.
A questo punto guardo Derek, ma lui si limita a sostenere il mio sguardo senza proferire una parola. Abbiamo uno strano rapporto, sì.
-E lui?- continua Scott.
-Sta dietro.- Mio cugino ammicca al sedile posteriore e riesco a intravedere una sagoma bianca. –Ora mi spiegate cosa credete di fare?
Anche io sono curiosa, quindi lascio da parte l’argomento “Derek sei un pazzo, dopo ti faccio la predica”, per concentrarmi sul ragazzo.
-Sono collegato all’Alpha.- dice semplicemente Scott. –Vediamo se hai ragione.- Detto questo entra nell’edificio insieme a Stiles, lasciando me e Derek ansiosamente in attesa.
-Perché pensi sia lui?- gli chiedo, riferendomi al veterinario, naturalmente.
-Guarda questa foto.- Mi porge un foglio, sul quale è stampata la foto di un cervo, marchiato da una spirale. Capisco al volo cosa significa: vendetta.
-Ma questo cosa c’entra con il capo di Scott?- continuo senza capire.
-Gli ho chiesto se ne sapeva qualcosa. Ha detto di no, ma mentiva.
Annuisco, poi mi volto a guardare l’uomo seduto sul sedile posteriore dell’auto di mio cugino. Non sembra per niente cattivo, né tantomeno un serial killer!
Dopo qualche minuto di silenzio, sentiamo un lungo e stridulo ululato dagli altoparlanti della scuola. Senza riuscire a trattenermi, scoppio a ridere. Non posso credere che Scott sia davvero così stupido da pensare di chiamare l’Alpha con un… un… miagolio del genere! Sì, miagolio, perché il suo non potrebbe neanche definirsi un ululato.
Anche Derek sembra essersi divertito, ma non abbastanza da fargli dimenticare in che casini ci stanno mettendo quei due.
Poco dopo è un altro il rumore che si amplifica per tutta la scuola, se non per tutta la città: un forte e rauco ruggito.
Appena Scott e Stiles escono, vado loro incontro. –Che vi è saltato in mente?- Non mi rispondo, aspettano di parlare davanti a Derek, quindi torniamo tutti e tre verso le auto.
-Ora ammazzo tutti e due!- urla loro addosso mio cugino.
-Volevate portare tutta la nazione qui a scuola?- continuo.
-Non sapevo fosse così forte.- si giustifica Scott, ma si interrompe, fissando sconvolto la portiera aperta della macchina di Derek: il veterinario non c’è più. –Che gli hai fatto?
Anche lui non se lo aspettava. –Non è colpa mia.
Stiles fa per dire qualcosa, ma Derek lo interrompe con un gesto. Ha sentito qualcosa. Drizzo anch’io le orecchie, ma non sento niente, almeno finché una sagoma scura gli piomba da dietro e lo infilza con i suoi artigli.
Il ruggito dell’Alpha riecheggia nel parcheggio. Io non ho potuto fare a meno di urlare vedendo mio cugino ricoperto di sangue e volare dall’altra parte del cortile, scaraventato da quel mostro.
Istintivamente tutti e tre corriamo verso l’edificio scolastico e ci chiudiamo dentro, credendola l’unica via di salvezza.
  
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