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Autore: EmmaHeit_    07/12/2012    17 recensioni
"Harry?"
"Si?"
Da sdraiata mi metto seduta e lo guardo negli occhi. Gli stessi occhi che mi ammaliarono la prima volta che lo vidi.
"Ora non ci vedremo per molto tempo"
Sposto il mio sguardo verso il basso.
"Ti ricorderai di me? Voglio dire anche dopo, quando io e Holmes Chapel non saremo più gli unici a conoscerti."
"Beth me lo avrai chiesto minimo una ventina di volte. Non potrei mai dimenticarmi della mia migliore amica. Poi non è detto che siano tante settimane, magari usciremo al primo turno. Non è detto neanche che diventi famoso, e anche se fosse, ritornerò il solito Harry, quello che lavoro in un panificio e adora stare con la sua migliore amica. Sarò sempre io."
Dal capitolo settimo
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Comincia a piovere più forte e io come un'idiota, per dare ascolto a mia zia, mi trovo sulla strada che a breve mi porterà al centro del paese. Non so in che modo, ma ho i piedi fradici nonostante abbia i stivali che in teoria "non dovrebbero" far penetrare l'acqua, ma in pratica sono una totale fregatura. Finalmente arrivo al cosiddetto "centro". Questi sono tutti matti! Se chiamano "centro" questa piazzetta, non hanno mai visto piazza di Spagna! Poveri illusi! Il famoso centro che la zia tanto elogiava, è composto da circa venti negozi e una chiesa.
<< Non potevo chiedere di meglio! >>
dico in modo ironico e nello stesso momento che finisco la frase, una macchina passa vicino al marciapiede su cui sto passeggiando, e mi ritrovo completamente fradicia, dalla testa ai piedi. Naturalmente il guidatore di quella macchina, invece di guardare la strada, stava rispondendo al telefono e così ha fracicato una povera ragazza che stava passando per la strada e così invece di rallentare ha accelerato. Mi sembra ovvio!
<< questi inglesi sono proprio matti. I miei me la pagheranno di avermi spedito qui, in questo paese di cui non ricordo neppure il nome >>
borbotto tra me e me. Sento il freddo penetrare nei vestiti e nelle ossa, e non riesco a muovermi per il freddo.
<< e questa loro la chiamano estate! >> 
 questa volta non borbotto, anzi quasi urlo. La gente si gira verso di me, ma non sa cosa io abbia detto poiché fortunatamente ho urlato in italiano. Entro in un supermercato, con la speranza che ci sia il riscaldamento. E fortunatamente, grazie a Dio è così. Comincio a gironzolare per le corsie del supermercato per non attirare l'attenzione dei commessi che mi verrebbero incontro per chiedermi se possono essere di aiuto. Dopo aver ormai girato quasi tutto il microscopico supermercato, mi fermo davanti ai scaffali delle caramelle, sono quasi tentata di prendere un pacchetto..
<< io ti consiglio quelle! >>
 dice un ragazzo alle mie spalle indicando un pacchetto di caramelle che si trovano esattamente di fronte a me.
Rimango a bocca aperta senza girarmi per vedere chi avesse parlato.
<< Scusami, non volevo spaventarti. Solo che ho visto che eri impalata qui da circa 20 minuti e così volevo darti un consiglio >>
dice il ragazzo misterioso e devo devo ammettere che ha una bella voce.
Decido di girarmi per guardare negli occhi il ragazzo che mi aveva proposto di prendere il pacchetto di Haribo davanti a me, le quali sono anche le mie caramelle preferite, e incontro due occhi color...non so di che colore siamo, dire verdi sarebbe riduttivo. Ora che ci penso, potrebbero avvicinarsi al color smeraldo, anzi sono quasi sicura che sia così. Abbasso lo sguardo e noto il suo sorriso, semplicemente perfetto. E lo dice una fissata con i denti! Sulle guance noto delle fossettine che rendono il tutto ancora più perfetto. Tutta questa bellezza è contornata da ricci ribelli che profumano di pulito e per un momento mi lascio avvolgere da quel meraviglioso profumo che mi entra nelle narici.
<< ehy? >>
 dice passaandomi una mano davanti alla faccia.
<< figura di merda! >>
 mormoro tra me e me, ma così piano che non riesce a percepire le mie parole.
<< ehm...figurati. Anzi, grazie per il consiglio, sono anche le mie caramelle preferite! >>
 dico allisciando i miei capelli castani con la mano.
<< oh Figo! Un giorno potremmo vederci e mangiare caramelle tutto il giorno. Sarebbe divertente >>
dice con entusiasmo.


<< ehm...quando vuoi! >>

rispondo con un po’ di timidezza. Mi sento in imbarazzo, anzi…la sua bellezza mi mette in imbarazzo. Per un momento ho come l’impressione che non sia un umano, ma che venga da un altro mondo.

<< ora devo andare, mi devo incontrare con una persona. Penso che ci rincontreremo presto, il paese è così piccolo che è strano che sia la prima volta che ti veda qui! >>

dice prendendomi alla sprovvista. Non ha capito che non sono di qui forse perché il mio miglior insegnante di inglese è stato mio padre e così ho un accento puramente inglese.
<< in verità sono nuova, sono arrivata due giorni fa, ma oggi è la prima volta che esco di casa >>
 
rispondo con un filo di tristezza, non voglio che vada via.

<< allora ci vediamo presto, ora devo veramente scappare >>

agita la mano e nel giro di pochi secondi scompare dalla mia vista.

<< A presto. Spero... >>
ma quando lo dico lui è ormai troppo lontano per sentirmi.


Esco dal supermercato con la busta di caramelle che ho deciso di comprare, forse più per il ricordo di quel ragazzo dagli occhi color smeraldo che per la fame.
*suona il telefono*
Vedo la scritta "Zia Tessy”e senza esitare rispondo all'istante.
<< zia, non ci vediamo da appena 30 minuti, abbiamo resistito per 10 anni senza vederci! >>
<< in verità volevo chiederti se puoi prendere un dolce per questa sera, qualcosa da gustare a fine cena. Capito no? >>
<< cara zia, anche se vivevo in un altro paese so cosa è un dolce! >>
 << ok Tesoro, allora ci vediamo dopo >>
mi dice con un tono dolce e familiare. Mi sento un pò in colpa per come prima avevo risposto alla zia, dopotutto cosa c'entrava lei con il trasferimento? nulla. Anzi mi ospita anche a casa sua senza volere nulla in cambio.
<< A dopo zia. Ti voglio bene >> 
 le parole mi escono dalla bocca senza neppure pensarle e sento rispondere dall’altra parte della cornetta un
<< anche io te ne voglio, tanto >>
e per la prima volta dopo il trasferimento, trovo un punto a favore alla decisione dei miei genitori di mandarmi in questo piccolo paese.


Mi affretto verso la pasticceria, prima faccio e prima torno a casa. Ho i capelli un po’ inumiditi e i vestiti completamenti zuppi. Anche il mio cervello è annacquato, riesce a pensare solamente a due occhi color smeraldo. Metto in bocca l’ultima Haribo rimasta nel pacchetto e asciugando i piedi sul tappeto, entro nella pasticceria. La stanza è inondata da così tanti buoni odori, e tutti diversi, che a stento riesco a trattenermi del buttarmi addosso al vetro dei pasticcini. Ho due signori davanti, così mentre mi godo il dolce tepore che mi avvolge, mi siedo su un divanetto. Dopotutto chi mi corre dietro? Posso stare un po’ qui a gustarmi una cioccolata calda e il riscaldamento e poi tornare a casa. Ordino alla signorina dai ricci capelli una cioccolata e un pasticcino da gustarci insieme. Ogni volta che la porta della pasticceria si apre, oltre che a penetrare il gelo, si sente il rumore di una campanella che permette di capire quante persone entrino nel negozio. La porta si apre numerose volte, e quasi mi stupisco dato che nel paese non ci vive tanta gente. Finalmente arriva la cioccolata e poiché è ustionante, la sorseggio lentamente.
<< Ehy >>
Mi ustiono la lingua mentre cerco di capire chi sia. Aspetta un attimo…
<< ciao, sono sempre io, quello delle caramelle. È strano come il destino abbia voluto farci rincontrare >>
 dice sorridendo. Mentre parla cerco di ricompormi e cerco di non mostrare il fatto che mi ero appena ustionata la lingua e nel mio cervello stavo facendo un elenco illimitato di parolacce. Aggiungiamo anche questo all’elenco delle figuracce con questo ragazzo. Ora che ci penso non so neanche il suo nome.
<<  Ehy. Bhè, il destino è sempre imprevedibile >> ridiamo entrambi. Non riesco a sostenere il suo sguardo perfetto, così abbasso lo sguardo sulla tazza di cioccolata e  mi ricordo improvvisamente che non l’ho invitato a sedersi. << Comunque quel posto è libero, e stavo proprio cercando un compagno di chiacchiere, se ti va… >> non finisco la frase che lui si siede di fronte a me e cominciamo a parlare. Per un attimo, come avevo fatto anche al supermercato, penso che non sia un essere umano, ma un alieno. Semplicemente perfetto.





SPAZIO AUTRICE:
SO CHE IL CAPITOLO è UN POCHINO CORTO, MA L'HO FATTO PER ATTIRARE PIU' INTERESSE. SPERO CHE VI STIATE APPASIONANDO ALLA STORIA DI BETH (ANCHE SE SONO SOLO DUE CAPITOLI) E ALLE SUE NUOVE CONOSCENZE. LA STORIA DIVENTERA' SEMPRE PIU' INTRIGANTE, ANCHE SE ALL'INIZIO NON COMPAIONO, CI SARANNO ANCHE TUTTI I RAGAZZI, E SOPRATTUTTO CI SARA' UN VERO COLPO DI SCENA. SIETE CURIOSI? BHE' CONTINUATE A SEGUIRE QUESTA FAN FICTION E NON RIMARRETE CON IL DUBBIO. ORA VI SALUTO E VI INVITO A LASCIARE COMMENTI IN MODO CHE POSSA MIGLIORARE SEMPRE DI PIU'. BACI A TUTTI E BUONA LETTURA.


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