Serie TV > Doctor Who
Ricorda la storia  |      
Autore: Shari Deschain    08/12/2012    2 recensioni
[Ten/Martha]
I momenti come questi sono i più belli ma, probabilmente, anche i più tristi. Perché in questi momenti Martha ha il tempo di pensare. E di immaginare. E di domandare.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10, Martha Jones
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Warnings: One-side;
Word Count: 886 (fdp)
Disclaimer: Nah. Mi piacerebbe, ma non c'è niente di mio.
N/A: Scritta per il Santa Fest @ maridichallenge, prompt “Ten/Martha Jones, "Avrei avuto una possibilità? Una sola. Se non ci fosse stata lei. Avrei avuto almeno una possibilità?"” e per la maritombola, prompt #40. Buio/Luce.
─ Scritta anche per la Staffetta in Piscina @ piscinadiprompt, prompt “J'ai vu encore tellement de voyages /Finir par faire naufrage {trad.Ho visto ancora talmente viaggi/ Da finire per far naufragio } [La vie passe– Le Roi Soleil OST]” e per 500themes_ita, prompt #3. Sprazzi di euforia.
─ ...Cosa? Il crossposting salva un sacco di spazio e di neuroni!






Chiaroscuro





L'alba del terzo sole di Marte VII è appena cominciata, ma nessuno dei due ha il tempo di accorgersene davvero, troppo impegnati a correre a perdifiato lungo i vicoli stretti che si diramano come tante vene scure nel tessuto meccanico della città. E se anche non fossero troppo presi da quella rocambolesca fuga, tutt'intorno a loro si innalzano enormi grattacieli, neri e imponenti come grandi torri, così alti da nascondere il cielo al di sopra di essi.
L'unica luce che hanno a disposizione mentre corrono è quella artificiale delle lampade, che però illumina solo a scatti le loro falcate veloci, mentre il rombare dei motori copre i loro respiri pesanti e il fumo scaricato dagli antichi macchinari sotterranei crea ombre minacciose che riempiono gli angoli delle strade di figure da incubo.
Eppure, correndo, ridono entrambi.
Ridono perché anche questa è un'avventura: una di quelle avventure meravigliose e pazzesche, inaspettate e sempre più sorprendenti, condite con quel tanto di pericolo che basta a far battere il cuore due volte più veloce del normale. E, naturalmente, è anche una di quelle avventure che richiedono un ridicolo quantitativo di corse a rotta di collo.
Si tengono per mano mentre corrono.
È un'abitudine che nessuno dei due si è mai accorto di aver preso, e di cui entrambi sentirebbero moltissimo la mancanza se, per qualche motivo, dovesse venire a mancare. Ma finora non è mai successo.
Quando infine riescono a raggiungere il limite della città, sembra quasi di passare da un mondo ad un altro in tre lunghi, velocissimi passi.
Il sole li accoglie nel suo abbraccio luminoso, troppo debole per accecarli davvero, ma abbastanza forte da far lacrimare gli occhi dopo tutto quel buio.
Sotto le suole delle scarpe il rumore dei loro passi cambia, perché cambia la superficie: dalle lastre di metallo caldo e lucido della città, si trovano ora a correre su un prato di erba fresca e impregnata di rugiada.
Il Dottore urla, euforico, e la sua risata sembra riempire la pianura.
Su una delle alture una macchia blu spicca nel verde e nell'oro della mattina, e la TARDIS ammicca leggermente nel sole, come salutandoli.
Dei loro inseguitori non c'è più traccia. Non si avventureranno nell'erba, non è l'habitat ideale dei robot, umanoidi o meno che siano.
Martha e il Dottore continuano a correre comunque, fino a raggiungere le sporadiche macchie di fiori che, simili a tanti piccoli campanelli colorati, tintinnano al loro passaggio.
Il Dottore si lascia cadere all'indietro, ancora ridendo, gli occhiali storti sul naso e i capelli scompigliati e macchiati di olio di motore.
«Questa volta abbiamo rischiato grosso, vero? Credevo ci avrebbero fulminati per esserci introdotti nella sala macchine. Hai visto la faccia di quel robot di guardia quando ci ha visti?», domanda, ansimando e ridendo forte nel tentativo di riprendere fiato.
«Faccia? Quale faccia? Quel coso non aveva una faccia!», replica Martha, anche lei col respiro pesante, lasciandosi cadere seduta accanto al Dottore.
«Certo che aveva una faccia, Martha Jones! Era la lampada blu, come hai potuto non riconoscerla?»
«Aveva lampadine che gli spuntavano da tutte le parti!», ribatte lei, quasi indignata. Poi ride, e prima che lui possa lanciarsi in una dissertazione sull'anatomia robotica, scuote la testa e lo anticipa. «Lascia perdere, prendo per buona la tua parola, dopotutto sei tu l'esperto, no?»
Il Dottore sembra abbastanza lusingato da lasciar cadere l'argomento.
Martha sorride e gli si distende accanto, il più vicino possibile, con la guancia che quasi poggia sulla spalla di lui. Le loro mani non sono più unite, ma sono ancora vicine abbastanza da sfiorarsi.
Senza stare a pensarci troppo su, Martha prende di nuovo la mano di lui nella sua e chiude gli occhi, assaporando il profumo della sua giacca mischiarsi a quello dell'erba, mentre il calore del sole le scalda le guance e fa evaporare la rugiada, e mentre il cuore le batte ancora fortissimo nel petto.
I momenti come questi sono i più belli ma, probabilmente, anche i più tristi. Perché in questi momenti Martha ha il tempo di pensare. E di immaginare. E di domandare.
«Avrei avuto una possibilità?», chiede adesso, con gli occhi ancora chiusi. «Una sola. Se non ci fosse stata lei. Avrei avuto almeno una possibilità?»
Se il Dottore è sorpreso da quell'interrogativo a bruciapelo non lo dà a vedere affatto. Le stringe un po' di più la mano, poi si volta verso di lei. Sta ancora sorridendo, ma i suoi occhi sono seri e, quando incontrano quelli di Martha, non riescono a nascondere quell'ombra di tristezza che, dal giorno in cui lei l'ha conosciuto, sembra rimanere sempre lì in agguato.
«Oh, Martha Jones. Tu avresti la possibilità di conquistare il mondo, se solo lo volessi», le risponde. «Per mia fortuna sei una di quelle persone che il mondo vogliono salvarlo e non possederlo», aggiunge.
Martha sorride, ma non si lascia ingannare dalla gentilezza e dalla convinzione delle sue parole.
Può conquistare il mondo, ma non lui. Non adesso. Non più. È questo quello che lei sente. E fa male. Perché le fa capire che la risposta alla sua domanda è “Sì, certo che sì, ma che importa, ormai?” Rose c'è stata. Rose ci sarà sempre.
Martha torna a fissare il sole nascente e sorride con amarezza, pensando che nessuno le ha mai insegnato a salvare mondi (non ancora, almeno), ma salvare le persone (anche le persone impossibili come altri Dottori) è esattamente il suo lavoro.
E non si arrenderà solo perché non è per nulla facile.




   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Doctor Who / Vai alla pagina dell'autore: Shari Deschain