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Autore: The_Ruthless    08/12/2012    3 recensioni
"Buio. Nasconde ciò che sono, mentre nella fredda notte guardo la luna. Mi sento in pace con me stessa per la prima volta da non so quanti anni. Chiudo gli occhi e sospiro. E' ora."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo due: una lama nella neve
 

La sveglia suonò sotto il cuscino, erano le tre di notte e in casa mia dormivano tutti. Uscii dal letto, non avevo chiuso occhio, accesi la luce e mi infilai i jeans e una felpa, recuperai la giacca, la kefiah e scesi nel seminterrato. Aprii la porta della lavanderia, misi le scarpe e feci un passo fuori. Imprecai: aveva nevicato; mi piaceva la neve ma così sarebbe stato più difficile raggiungere il mio dolce antro. Salii gli scalini e arrivai nel giardino, lo attraversai e aprii il lucchetto del cancelletto. Camminai lungo il marciapiedi, corsi sulla strada sterrata e raggiunsi la mia adorata casa. Entrai nella mia stanza preferita al primo piano e mi sedetti sul davanzale di cemento, pieno di neve. C'era la luna piena, iniziavo a sentire caldo nella giacca invernale, me la tolsi e rimasi con la felpa, l'aria fredda della notte mi accarezzò il viso, respirai a fondo. Aria pura, non quella nauseante che sentivo solo io in mezzo alla gente, puzza di stronzi. Presi il coltellino svizzero dalla tasca dei jeans, cominciai a giocarci lanciandolo in aria e prendendolo al volo, mi tagliai e mi sfuggì un piccolo gemito. Una goccia di sangue uscì dalla ferita e cadde sul pavimento, andai in giardino e corsi nel campo pieno di neve, tolsi la felpa e mi ci gettai dentro. Sollievo, da bollente che ero diventai ghiacciata, poi il freddo diventò eccessivo  cominciai a sentire male, schizzai in piedi e urlai una sfilza di parolacce, funzionò, mi sentii meglio. Tornai dentro la casa e recuperai il coltellino, sentii un rumore di passi, poi vidi una luce, fredda e ferma. Era una torcia elettrica. "Che ci fai tu qui?"

Non potevo crederci, non volevo crederci. Cosa diavolo ci faceva lui nella casa a quest'ora della notte? Non lo conoscevo nemmeno, era un ragazzo che vedevo sempre in autobus; doveva avere circa un anno più di me. Abitava vicino a me, ma lo incontravo raramente. Mi fissava scioccato e mi resi conto di essere in canottiera, infilai la felpa, e, contemporaneamente indossai la maschera che usavo di solito, quella crudele; impugnai il coltello:-Vattene-dissi a voce bassa, non si muoveva-Vattene!-ringhiai, non ero sicura di potermi controllare. Feci due passi con l'arma in bella vista, la lama luccicava al chiaro di luna. Lasciò cadere la torcia e corsa via, sentii i suoi passi allontanarsi, il coltello mi cadde di mano e rimbalzò sul pavimento di cemento, appoggiai la schiena al muro
e scivolai a sedere, tenendomi la testa fra le mani, una lacrima mi rotolò lungo il viso, non era di tristezza ma di gioia. Ero da sola, nel mio rifugio felice.

   
 
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