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Autore: puntoeacapo    08/12/2012    5 recensioni
E' il turno della piccola Annie di andare a recuperare il pallone. Mentre corre per riprenderlo si scontra con il capo di Chitaqua.
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione
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Titolo: Il rumore di un sorriso

Conteggio parole: 961

Personaggi: Dean Winchester

Note: Missing moment, 2014!verse, angst, mini-fluff


Trama
 : E' il turno della piccola Annie di andare a recuperare il pallone. Mentre corre per riprenderlo si scontra con il capo di Chitaqua. 

 

Note pressappoco inutili, d’autrice:  Mah, non saprei. Da quando hanno fatto  questa puntata del 2014 ho sempre pensato che ci fosse  ancora un sacco da dire. Gli autori hanno lasciato un portale aperto e ogni tanto la fantasia vola pensando al Chissà come  o  Perchè? 
Questa Shot non ha una trama che sia trama, non ha un romance neanche a  cercarlo col microscopio.
In effetti non ha nulla di preciso.
L'ho scritta solo perchè avevo quest'immagine in testa e era obbligo mettere qualcosa giù, nero su bianco.

 

© Ovviamente nessuno di questi bambocci mi appartiene, eccetera, eccetere, lode a Kripke, peace&love  per Castiel e fratelli Winchester for presidents.
Amen.

 


Il rumore di un sorriso.

Annie sta correndo come una matta: quel pallone di cuoio sgonfio è andato a finire vicino alla rete con l’insegna di benvenuto al Campo e, dato che è il suo turno, è toccato a lei andarlo a recuperare.

Annie non ha neanche sette anni ed è alta poco più di un metro, minuta di costituzione e con i capelli perennemente arruffati in due codini scomposti.
Gli occhi color cioccolato sono  enormi e curiosi, molto speso confusi, ma brillanti e ancora non scalfiti alla realtà di morte del 2014.
Non si ricorda molto di com’era quando non viveva a Chitaqua quindi il più delle volte, quando vede la madre piangere su vecchie fotografie sgualcite, non può fare altro che allungare una manina, stringere la maglia della donna che l’aveva data alla luce e stare in silenzio.

Quando Annie si ferma a prendere fiato, poggiando le mani sulle ginocchia e incurvando la schiena, è quasi arrivata al confine.

La prima cosa che vede aprendo gli occhi, senza cambiare postura, sono un paio di scarponi consumati nascosti da dei jeans sgualciti.
Deglutisce un paio di volte per regolarizzare il respiro ingolfato dalla corsa e si alza in fretta con la schiena; quando incontra un paio di occhi verde scuro riconosce immediatamente l’uomo di fronte a lei.

E’ il capo.
La mamma  ogni tanto ne parla e anche Annie qualche volta lo vede mentre esce con la Gip e gli altri ragazzi.
Prima di quel pomeriggio infuocato nel cielo, però, non lo aveva mai visto da vicino e non l’aveva mai sentito parlare.

Gli occhi di quell’uomo sono tanto stanchi ed Annie se ne rende conto subito. Con ingenuità pensa che, magari, poteva chiedergli se voleva una tazza di camomilla – perché anche lei non riesce a dormire, allora la mamma le prepara un tazzone caldo e fumante  di camomilla e tutto è apposto.

Si guardano negli occhi per un po’ di tempo senza pensare veramente a nulla.
Annie inclina la testa di lato squadrandolo con ingenuità ma senza avere il coraggio di parlare per prima – perché è il Capo e un po’ di soggezione la mette anche a lei, grazie tante.

Quegli occhi verdi sono talmente scuri e profondi che-

Il Capo si è appena accucciato davanti a lei: adesso  sono alti uguale.

“Tu sei Annie, dico bene?”

La voce di quell’uomo è tanto calda e profonda che alla ragazzina ricorda quella del suo papà. Solo che il suo papà non c’è più da un po’ di tempo ormai.

Sgrana un po’ gli occhi e annuisce rapida – e poi si chiede come mai il Capo si ricorda il suo nome.

Non sa che Dean Winchester si ricorda tutti i volti e tutti i nomi delle persone di cui si è preso la responsabilità, fondando il Campo Chitaqua.  Non sa che Dean Winchester si ricorda anche di suo padre, morto sotto fuoco incrociato un paio d’anni prima, e che si ricorda di suo fratello, di sua madre, dei suoi vicini, di chi c’è, di chi ci sarà e di chi non c’è più.

“Cosa fai qui?” Chiede accennando un sorriso che sa di finta tranquillità.

Annie indica dietro di lui con un ditino affusolato e magro, aggraziato, come se le sue mani fossero state create per dipingere o suonare al piano forte.
“Il pallone.” Afferma  “Io, Billy, Kyle e Marta, stavamo giocando ma non ho mai avuto i riflessi molto pronti allora quando Billy me lo ha lanciato non l’ho acchiappato in tempo e toccava a me andarlo a recuperare quindi sono corsa fin qui per riprenderlo.” Spiega a mitraglietta, senza neanche prendere fiato o sbattere le ciglia – e Dean sorride di nuovo, forse con meno finzione.

Allora il Capo si alza in piedi  stiracchiando la schiena, che fa uno strano rumore scrocchiando le ossa. Annie arriccia il nasino infastidita ma ascolta la voce rassicurante  “Ok allora. Aspetta qui.”

 Lui circumnaviga la macchina sporca e rotta di cui la bambina si è sempre chiesta l’origine e ha sempre fantasticato su storie che l’avvolgessero nel mistero – suo malgrado senza mai avvicinarsi di striscio alla verità su cosa, quell’Impala del 67, aveva dovuto realmente vivere con il Team Free Will di un tempo.

Annie vede il Capo sparire, perché si è abbassato, e  dopo qualche mugugno – davvero quella schiena doveva far tanto male. Forse un massaggio sarebbe stato utile; Annie pondera di chiedere al tipo sempre allegro che si faceva chiamare Castiel se poteva fargliene uno al  loro capo. -  l’uomo torna nella sua visuale stringendo tra le mani il pallone infangato.

Torna in fretta davanti a lei e si accuccia una seconda volta per tenere le braccia e invitarla a riprenderselo.

Annie lo guarda con circospezione.
Quello non sembra lo stesso Capo sul quale la mamma borbotta quando è in cucina, non è neanche lo stesso che cammina a passo di marcia con lo sguardo durissimo e severo mentre esce per andare in missione.

Assomiglia al suo papà, davvero,  ed è buono.

Anni allora sorride quasi timida, si allunga per schioccare le labbra sottili a cuoricino sulla guancia ruvida del Capo donandogli un bacetto ingenuo.  

Poi acciuffa  il pallone e comincia a correre per tornare dai suoi amici.

Si gira una volta sola e sorride luminosa prima di gridare un ‘sto arrivando!’ e scappare via - senza sapere di aver donato al Capo che stima tanto, un po’ di forza in più per riuscir ad andare avanti in quel mondo distrutto.

Dean, semplicemente,  torna in piedi e si appoggia con la base della schiena alla sua Impala. Guarda quella bambina filare via. Poi chiude le palpebre lentamente, respirando piano.

Il boato tuonante di un esplosione in lontananza viene ignorato.
Perché, per un misero momento, il rumore di quel sorriso aveva sopraffatto tutto.

   
 
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