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Autore: Scarlett_92    08/12/2012    2 recensioni
“ Mentre i mali uscirono e presero il loro posto in mezzo agli umani, la Speranza non lo fece, aggrappandosi al fondo del Sacro Scrigno di Pandora; per millenni rimarrà lì, e nessuno potrà mai impadronirsene. Tuttavia, un giorno un essere divino rinuncerà alla sua immortalità per amore di un mortale, e, quando alla loro porta verrà appeso un fiocco rosa, il vaso si aprirà un’ultima volta, lasciando che la sua unica ospite raggiunga la sua Custode.
La dinastia degli immortali sparirà poco dopo il lieto evento, ma il dono della Speranza non morrà, chiuso al sicuro nell’ultima degli esseri Potenti, destinata a portare la salvezza: la mezza dea. ”
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 45.
 

 
Dopo aver udito quelle parole, Ghish non potè far altro che rimanere in silenzio. Dopotutto, non era la prima volta che Noel anteponesse le decisioni di Zeus a lui; avrebbe dovuto aspettarselo.
Senza dire nulla, si allontanò da Noel e continuò a camminare da solo per le strade di San Pietroburgo, lasciando la ragazza davanti alla cattedrale, che capì dal suo gesto che non era il momento per seguirlo.
 
Passarono molte ore, durante le quali Ghish si allontanò di un bel po’. Mentre camminava senza una meta precisa, la rabbia furente cominciò a spandersi dal suo cuore ferito fino ai polmoni, al fegato, al cervello. Tant’è che dovette scaricarsi dando un forte calcio ad un malcapitato albero nei paraggi.

<< Chto vse v poryadke , malʹchik? >>
A quelle parole dal significato sconosciuto, Ghish si voltò di scatto.
Di fronte a lui, in piedi, v’era un giovane uomo alto, forse sui 25 anni, con un berretto grigio scuro in testa e un caldo giaccone nero.
Prima di soffermarsi sui sui tratti somatici più del dovuto, afferrò in fretta il suo vocabolario per decifrare la frase dello sconosciuto.
 
“Oh,”si disse “vuole sapere se è tutto ok..”
 
Trovò l’elenco delle frasi fondamentali di uso frequente alla fine del blocco, fino a trovare quella giusta, guardandolo negli occhi.
<< Da, spasibo. [Sì, grazie.] >>
L’uomo sorrise.
Questa volta Ghish si soffermò su ciò che si intravedeva al di sotto del berretto grigio.
Qualche ciocca di capelli castani e poi..
E poi due occhi ambrati, incredibilmente uguali ai suoi.
Facendoci caso, anche i lineamenti erano meticolosamente fotocopiati.
Sembrava una sua copia più grande. Avrebbe detto che fosse un Ghish del futuro, se non fosse stato per i capelli castani quasi riccioluti e la costituzione più muscolosa.
 
La domanda fu d’obbligo.
<< Sluchayno vas zovut Aleksandr Petrov ? [Per caso si chiama Aleksandr Petrov? ] >>
 
L’uomo inarcò un sopracciglio. Diamine, perfino la stessa mimica facciale.
<< Da. Kak vy znayete? [Sì. Come fai a saperlo? ] >>
 
Incredibile ma vero. Si trovava di fronte all’unico legame umano rimastogli. Suo fratello.
Strano il destino. Pensare che non lo stava neppure cercando…
 
L’uomo sembrò accorgersi del suo tentennamento. Guardò il vocabolario che aveva Ghish in mano, poi si rivolse a lui.
<< Giapponese? >> chiese. Ghish ebbe bisogno di un po’ di tempo prima di elaborare che avesse parlato nella sua lingua.
 
<< …P..parla la mia lingua? >> disse allora, tentennando.
 
<< Da. Non molto bene, però. Madre era Giapponese, portò me a Tokyo tanti anni fa. >>
 
<< Ah.. capisco. >>
 
Stettero un po’ in silenzio, poi Aleksandr riprese a parlare. << Perché non viene a casa mia? Tuo giubbotto è molto leggero, congelerai. Andiamo, ti offro tè caldo! >> esclamò, prendendo il ragazzo per un braccio e trascinandolo con sé verso la sua auto, senza accettare obiezioni.
 
In poco più di un quarto d’ora arrivarono all’ingresso della casa che aveva già visto poco prima.
 
L’uomo estrasse le chiavi e aprì, chiamando a gran voce “Dana”, evidentemente sua moglie.
 
Infatti, la donna fu subito all’ingresso, stavolta senza il fagottino in braccio, accogliendo il marito con un tenero sorriso.
Poi rivolse uno sguardo a Ghish.
<< V kontse kontsov vy vstretilisʹ s nim! [ Alla fine lo hai incontrato!] >>  Esclamò.
 
<< Vy yego znayete ? [Lo conosci?] >> chiese Aleksandr. << Da. E ' byl zdesʹ , chtoby uznatʹ nekotoroye vremya nazad. Ona byla s podrugoy. On , dolzhno bytʹ, poteryal. [E’ stato qui, poco fa. Era con una sua amica. Deve essersi perso.]  >> << Ponimayu. [Capisco.] >>
 
Poco prima che Aleksandr potesse rivolgersi a Ghish, Dana trattenne il respiro.
Li vide uno accanto all’altro, per un attimo, con la stessa espressione sul volto. La loro somiglianza, facendoci caso, era impressionante.
Aleksandr si accorse dell’espressione della moglie << Chto proiskhodit ? [Che ti succede?] >> le chiese.
<< Eto stranno. Mne nravyatsya mnogiye i nazyvayut Ghish . Dazhe vozrast sovpadayet. Kogda on byl zdesʹ, zovet tebya. Eto ne mozhet bytʹsovpadeniyem. [E’ strano.Ti somiglia tantissimo e si chiama Ghish. Anche l’età coincide. Quando è stato qui ha chiesto di te. Non può essere una coincidenza. ] >>
 
A quel punto, Aleksandr si voltò verso Ghish, guardandolo dritto negli occhi e riconoscendo, questa volta, gli occhi di suo padre –nonché i suoi- e quello strano colore castano-verdone che era lo stesso della sua nonna materna. Possibile?
 
<< Kisshu? >> chiese, tentennando, portandosi le mani alla bocca e con una espressione ancora incredula. << No, non può essere tu! Kisshu morto con miei genitori… lui.. lui scomparso da 17 anni…Non può… Eto ne vozmozhno. Eto ne vozmozhno! [Non è possibile. ] >>
 
Resosi conto di essere stato “scoperto”, Ghish indietreggiò automaticamente. Non era pronto. Proprio no.
<< Io… Volevo solo conoscere le mie origini. Neanche sapevo di avere un fratello… io… >>
<< Oddio! Oh mio Dio! Sei davvero Kisshu? >>
 
Ghish indietreggiò ancora. Poi prese coraggio e sorrise al fratello << Non cercarmi, ok? Ho una famiglia e sono felice. Mi ha fatto piacere conoscerti. Do svidaniya. >> e, detto questo, uscì da quella casa e corse via, mentre Aleksandr fissava l’uscio di casa senza parole.
 



*                                         *                                         *                                           *                                         *               




<< Ares.. hai visto anche tu? >>
<< Sì, Eris. La rosa è quasi completamente bianca. >>
 
La dèa della Discordia guardava con aria combattuta il suo interlocutore. << Come faremo? Non ci resta molto tempo prima che torni pura, e il giorno della battaglia è ancora lontano! Se dovesse imparare ad utilizzare l’Arma  prima di allora noi saremmo spacciati! >>
 
Ares si passò una mano tra i capelli, cercando di trovare una soluzione. << Non puoi provare un altro dei tuoi giochetti? >> << Non servirebbe a nulla. I sentimenti di Noel sono tornati a galla, ed essendo destinati la mia magia non può far nulla per creare un astio talmente forte da separarli! Non abbiamo scampo! >>
 
<< Ci resta solo una cosa da fare. >>
<< Sarebbe? >>
<< Chiama qui tutti i nostri alleati. Sfrutteremo l’elemento sorpresa. Appena in Giappone sarà l’alba, attaccheremo. >>
 


 
*                                         *                                         *                                           *                                         *
 
 
 
 
<< Che faccio, che faccio, che faccio! >> esclamava Noel, in preda ai dubbi e alle domande che le riempivano la testa, camminando avanti e indietro per la piazza di fronte alla Cattedrale.
Era davvero combattuta.
 
Si fermò, spostando lo sguardo verso l’orizzonte. In Giappone in quel momento mancava poco tempo prima che il sole cominciasse a sorgere. Era praticamente passata una intera giornata e di Ghish aveva completamente perso le tracce. Chissà, forse era già tornato a casa. Era molto arrabbiato, ed in effetti non aveva tutti i torti.
 
Lei Ghish lo amava, lo amava sul serio. Ma a cosa sarebbe servito tornare insieme, se a distanza di pochi mesi sarebbe tutto finito per sempre?
Non aveva scampo. Andare contro il volere di Zeus era impossibile, a conti fatti.
Ma doveva pur esserci un modo per deviare le sue decisioni e costringerlo a cambiare idea.
Il problema era: come?
 
Tempo fa Fos le aveva spiegato che quando Zeus impartiva un ordine, era impossibile sfuggirvi e non obbedire. Diventava un obbligo categorico, al quale non c’era scampo. Disse che era un po’ come quando Ares giurò di riportare indietro Blaine..
 
<< Un momento. >>
 
Di scatto, la ragazza cominciò a correre, chiamando con forza Ghish.
 
 
 
 
*                                         *                                         *                                           *                                         *
 
 
 
 
Tutti gli dèi alleati ad Ares si riunirono nel punto prestabilito, aspettando che il dio della Guerra parlasse.
 
<< Miei cari alleati! >>, iniziò, << Abbiamo aspettato abbastanza. Se concedessimo ancora i mesi promessi ai nostri avversari, la mezza dea avrà un vantaggio immane su di noi e finiremo col perdere miseramente. Riunitevi e preparatevi, perché è giunto il momento di attaccare! >>
 
Nel brusio generale due dèi si fecero avanti. Erano Athena e Apollo.
 
<< Non essere precipitoso, Ares! >> esclamò la dea della Saggezza, << Abbiamo un patto da rispettare. Anticiparci sarebbe sleale, va contro i nostri princìpi! >>
<< Va contro quelli di Zeus, semmai! Non rimanere ancora legata a certe formalità, Athena! >>
<< Lei ha ragione. >> questa volta fu Apollo a parlare. << Se proprio vogliamo essere sinceri, io non capisco perché dobbiamo provare tutto questo astio, Ares. Potremmo risolvere tutto pacificamente! >>
 
Tutto ciò che ottenne in risposta fu una guardataccia del dio della guerra.
<< Non ascoltarli, amico mio. >>
Un'altra voce uscì allo scoperto, innalzandosi sulle altre. Era Ade.
Si avvicinò ad Ares e gli diede una pacca sulla spalla, per poi voltarsi verso gli altri dèi. << Ormai è deciso. Non vogliamo più aspettare e lasciare che Zeus prenda ancora il comando su di noi! Chi non è con noi può anche andar via, non vi giudicheremo. >>
 
 
 
 
 
*                                         *                                         *                                           *                                         *
 
 
 
 
Ghish comparve all’improvviso alle spalle di Noel, mentre lei, imperterrita, girava per le stradine adiacenti alla Cattedrale sperando di trovarlo.
 
<< Ti serve qualcosa? >> le disse, brusco, facendola sobbalzare.
Noel si voltò, scontrandosi col suo sguardo freddo e… sì, deluso.
<< Devo parlarti. >> << Non voglio ascoltarti. Torniamo a casa. >>
 
Noel afferrò l’ex-alieno per un braccio. << Andiamo, Ghish! Stammi solo a sentire per un attimo, poi prometto che ti lascerò in pace! >>
 
Il ragazzo le lanciò un’occhiataccia, poi sbuffò e si fermò di fronte a lei, incrociando le braccia.
<< Sentiamo. >>
 
 
 
*                                         *                                         *                                           *                                         *
 
 
 
 
<< Athena, che fai? Non dovresti essere qui senza preavviso, potrebbero scoprirti! E perché c’è Apollo con te? >> chiese Fos, trovandosi di fronte l’amica e il dio del Sole.
 
<< Non c’è tempo per le formalità, Fos. Non abbiamo più tempo. >>
<< Che vuoi dire? >>
<< Chiama Zeus, e tutti i nostri alleati. Attaccheranno all’alba, Fos, tra poco più di mezz’ora. Il patto è saltato, non hanno più intenzione di aspettare. >>
 
 
 
 
*                                         *                                         *                                           *                                         *
 
 
 
 
<< Ti muovi, mezza dea? Sto aspettando. >> disse nuovamente Ghish, incitandola a parlare per poi togliersela di torno.
 
Noel prese un respiro profondo, poi afferrò le mani del ragazzo con forza.
 
<< Che fai? >> chiese quello, titubante, osservando quella stretta improvvisata.
 
<< Guardami. >>
 
Ghish inarcò un sopracciglio, obbedendo.
 
Si ritrovò dinanzi uno sguardo determinato, solenne, che in Noel non aveva mai visto.
 
 
 
 
*                                         *                                         *                                           *                                         *
 
 
 
 
Tutti gli alleati di Zeus si mossero in fretta, dirigendosi nel luogo dello scontro. Erano arrivati con qualche secondo di anticipo, tuttavia erano assolutamente impreparati di fronte a ciò che stava per accadere così in anticipo.
 
<< Ragazzi miei! >> esclamò all’improvviso Ares, cogliendoli di sorpresa mentre ancora bisbigliavano tra loro in cerca di una soluzione.
 
<< Traditore, vigliacco che non sei altro! Dov’è finita la tua dignità, il tuo onore? >> Urlò Zeus, mantenendo il suo atteggiamento imponente.
 << Abbassa la cresta, vecchio! Siete pronti a morire? Perché, vi avverto, non sarà per nulla gradevole! >>

 
 
 
*                                         *                                         *                                           *                                         *
 
 
 
 
<< Io ti giuro, Ghish, sulla mia stessa vita, che qualunque, qualunque cosa accada, resterò al tuo fianco per sempre. >>
<< C..cosa? >>
 
 
E, in quel preciso istante, sotto gli occhi ancora increduli di Ghish, una luce accecante li travolse.
 





 
 
 
 
Salve a tutti!
Questo capitolo è un intreccio di conversazioni separate tra loro…spero di aver reso l’idea!
Che dire? Il conto alla rovescia è scaduto: siamo arrivati alla battaglia finale!
Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando!
Un abbraccio a tutti,
Scarlett.
  
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