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Autore: Jessy87g    26/06/2007    1 recensioni


''La stirpe dei Ravenswood si estinguerà,
quando l'ultimo erede una morta in moglie chiederà''


Sciocchezze,superstizioni..ecco cosa era quella profezia per Sesshomaru.
Ma quella cantilena,che non smetteva di ripetersi nella sua mente, cominciava ad assumere sempre di più i tristi rintocchi di un requiem.

Liberamente tratta dall'omonimo romanzo di Walter Scott.
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Ormai la situazione è completamente compromessa, grazie soprattutto alle dolce attenzioni di Lady Asthon.
Quale sarà la rezione di Sesshomaru? Buona lettura.


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“Maledetto, maledetto sia l’istante
Che di te, sì che di te, mi rese amante.
Stirpe iniqua... abominata
Io dovea da te fuggir!”




“Rin! Rin!” Ruggì una voce a metà tra l’ira e la disperazione, con un grido sovrumano, che fece impallidire tutti i presenti; i quali si voltarono tremanti in direzione delle urla, chiedendosi chi mai potesse osare interrompere quel matrimonio, senza temere le conseguenze: dopotutto il castello era completamente circondato di soldati armati a causa delle illustri personalità che si trovavano in quel salone e nessun intruso avrebbe potuto sperare di sfuggire alle loro spade.
“E’ lui…è mio marito.” Esclamò Rin, come se quella voce l’avesse richiamata dallo stato di torpore in cui era imprigionata. Si stava per slanciare verso il suo amante, quando fu bloccata da una mano, che le strinse con forza il braccio.
“Madre, madre lasciatemi. Vi supplico. Devo andare da lui! E’ venuto a prendermi, è venuto per me. Lasciatemi!” La pregò con un sussurro soffocato, cercando di liberarsi dalla presa.
“Stai ferma qui.” La minacciò la donna costringendola a sedersi “Non osare correre d lui.”
Poi chiamò Kagome; la quale era ferma, impietrita a pochi passi da lei con gli occhi volti in direzione delle voci concitate che si stavano mano a mano avvicinando.
“Stai con lei.” Ordinò perentoria alla serva “E bada che non faccia gesti avventati. Hai capito?”
La giovane chinò malvolentieri la testa, in segno di assenso; non potendo opporsi ad un ordine della Lady. Si accostò a Miss Asthon e le posò dolcemente una mano sulla spalla per rassicurarla.

Ma ciò che avvenne fece sussultare entrambe.

Una guardia venne sbalzata via da una forza sovrumana e rovinò con un tonfo sordo sul lucido pavimento di marmo.
Sulla porta si stagliò l’imponente figura del signore di Ravenswood, seguito da guardie e servi con le armi snudate; che, tuttavia, non osavano utilizzare, terrorizzati dall’inaspettata forza di quel giovane, già tristemente sperimentata da alcuni loro compagni.
Il volto del demone, contratto dalla rabbia, aveva perduto la consueta espressione stoica e indecifrabile: i muscoli tesi incorniciavano il terribile sguardo irato nel quale aleggiava una sinistra luce rossastra, che oscurava le pupille ambrate.
L’elegante veste, sempre tenuta in maniera impeccabile, ora era sgualcita e sporca. La parte inferiore del mantello e gli stivali erano macchiati di fango, che lasciava scure tracce sopra il candore inamidato del lucido pavimento.
In effetti, da quando aveva appreso, in Francia, la notizia che la primogenita degli Asthon stava per convolare a nozze con il rampollo di una delle più importanti famiglie di Scozia, senza pensarci due volte, si era fiondato sulla prima nave diretta in patria e da lì aveva cavalcato senza sosta, sostenuto solamente dalla propria disperazione, sino al castello, deciso a impedire il matrimonio.

Un silenzio tombale piombò tra la folla: gli strumenti smisero di suonare, gli ospiti si voltarono sbalorditi verso il nuovo arrivato e nessuno, terrorizzato, osava muovere un passo.
Sesshomaru scrutò in silenzio la folla, con uno sguardo indecifrabile impresso sul volto, come se stesse cercando qualcosa…o qualcuno.
Non appena individuò Rin, seminascosta da alcuni uomini, si diresse velocemente verso di lei senza curarsi di essere il bersaglio degli sguardi di centinaia di persone. Tuttavia, dopo un istante che parve un’eternità, Lady Asthon si fece avanti, frapponendosi tra il signore di Ravenswood e la figlia, lanciandogli uno sguardo carico d’odio, che non aveva nulla da invidiare a quello del demone.
“Signore,” sibilò tra i denti, rifiutandosi di chiamare il proprio rivale con l’appellativo di Lord, visto che, a parer suo, la famiglia Ravenswood era solo un lontano e sbiadito ricordo della storia scozzese. “non mi pare siate stato invitato a questo matrimonio.”
“Non ci sarà nessun matrimonio!” Rispose lapidario Sesshomaru, volgendosi verso la donna, con gli occhi ridotti a due fessure “Miss Asthon ha giurato fedeltà a me. Solo a me è concesso di diventare suo sposo. E adesso scostatevi, non ho tempo da perdere con voi!”
Continuò ad avanzare con passo deciso verso la fanciulla, finché una lama lucente puntata alla gola non lo costrinse nuovamente a fermarsi.
Koga Buclaw, dopo un attimo di smarrimento dovuto a quell’intrusione totalmente inattesa, aveva sguainato la spada ed ora lo incalzava minaccioso.
In effetti il giovane non ci aveva messo molto per collegare insieme tutti i tasselli di quella storia e aveva intuito quale fosse il legame tra quella furia e Miss Asthon.
Tuttavia non avrebbe permesso che il signore di Ravenswood gli portasse via la moglie, proprio da sotto il suo naso, senza muovere un dito: era in gioco il suo onore.
E quell’onore,conquistato dopo anni di sofferenze, lo avrebbe difeso a qualunque costo.
“Non osate fare un passo avanti, signore. Altrimenti sarò costretto a battermi con voi.” Disse con tono autoritario, sebbene sentisse nel suo cuore un istintivo timore reverenziale per quel demone, che non doveva essere molti anni più anziano di lui, le cui sfortune erano così incessanti e terribili, da sembrare perseguitato da una maledizione.
“Non osate sfidarmi.” Sussurrò gelido il demone, lanciandogli uno sguardo che lo fece completamente impietrire.
“E voi non costringetemi a farlo.” Ribattè lo sposo, cercando di riprendere il controllo delle proprio emozioni. “Badate…” lo minacciò il signore di Ravenswood, la cui voce era ormai ridotta a un terribile sussurro, avanzando fino a trovarsi faccia a faccia col nemico “la mia rabbia e la mia disperazione sono tali, che potrei uccidere decine di uomini senza riuscire a trovare pace.
Se non vi togliete immediatamente da qui vi strapperò il cuore con le mie stesse mani, senza bisogno di sfoderare la spada! Vi giuro che lo farò.”
Sir Buclaw impallidì a quelle parole, rendendosi immediatamente conto di quanto quelle parole non fossero solamente una inconsistente minaccia: dalla strana luce che brillava negli occhi del demone, infatti, comprese che era pronto a tutto…e non avrebbe esitato.
Inaspettatamente Lady Asthon, la quale dimostrava un grande coraggio, e , in ugual misura, una grande sfacciataggine nel tener testa al signore di Ravenswood, intervenne nuovamente in difesa del genero: “Credo, signore,” esclamò con un sorriso a metà tra l’ironico e il soddisfatto “che non ci sia bisogno che diate prova della vostra natura selvaggia. Rin ormai è di un altro uomo e voi non potrete far nulla.”
“Cosa state insinuando?” Sibilò Sesshomaru, spostando gli occhi da Sir Buclaw ad essa.
Per un istante le pupille dorate del demone e quelle azzurre della donna si fronteggiarono. Poi Lady Asthon gli porse trionfante il contratto di nozze sussurrando gelida: “E’ tutto finito per voi ormai.”
Il signore di Ravenswood prese il foglio in silenzio e lo osservò a lungo.
Quello che lesse lo lasciò completamente senza fiato.

Allora Rin, che era rimasta fino a quel momento a osservare la scena in silenzio, accasciata su una sedia completamente senza forze, si slanciò disperata verso l’amato e cercò di strappargli il documento dalle mani.
Sesshomaru, tuttavia, l’afferrò per un braccio, senza staccare gli occhi dal foglio.

“Cosa significa questo Rin?” chiese, mettendole davanti agli occhi il contratto di matrimonio, con un tono nel quale rabbia, delusione, disperazione, paura combattevano e si fondevano allo stesso tempo.
“Sesshomaru…io…” balbettò la fanciulla, lanciandogli un pietoso sguardo supplichevole.
“E’ tua questa firma?” Chiese con un tono apparentemente calmo, cercando di trattenere tutta la disperazione che lo stava dilaniando da dentro: sembrava che qualcuno gli stesse martoriando il cuore con uno stiletto crudelmente affilato, spillandogli piccole gocce di sangue senza interruzione.
Rin non rispose e abbassò tremante lo sguardo.
“E’ tua?” Ruggì il demone con tutta la forza che aveva nei polmoni, mandando a benedire qualsiasi formalismo: sapeva di conoscere bene la risposta, ma il flebile anelito di una speranza ingannatrice non lo aveva ancora del tutto abbandonato.
L’eco della sua voce rimbombò, assordante, per tutta la sala, gelando il sangue di tutti i presenti.
Strinse con più forza la presa, facendo uscire un piccolo gemito di dolore dalla bocca della fanciulla.
“Sì…” sussurrò riluttante Rin, accasciandosi a terra senza forze.
Il signore di Ravenswood la guardò esterrefatto.
Non poteva essere.
Non poteva crederci.
Non voleva crederci.
La donna che gli aveva giurato amore eterno, l’ultima speranza della sua vita, la ragione per cui aveva affrontato tante sofferenze…l’aveva abbandonato.
Sentì un dolore fitto all’altezza del cuore che lo lasciò senza fiato. Si guardò intorno, completamente stranito; mentre un angosciante senso di vuoto interiore gli lacerava l’anima e rischiava di farlo impazzire.
“Mi hai tradito.” Le sussurrò incredulo, con tono pericolosamente calmo. “Hai tradito il nostro amore.”
“No, no, Sesshomaru, amore mio, ascoltatemi…” cercò di calmarlo la fanciulla, prendendo una mano del demone tra le sue.
A quel contatto la rabbia del demone esplose, facendogli perdere completamente il controllo.

“Al diavolo tu e le tue menzogne!” Gridò con tutta la forza che aveva in corpo, liberandosi dalla sua presa con un violento strattone. “Sia maledetto l’istante in cui ti giurai eterno amore! Sia maledetto il momento in cui ti salvai la vita!
Ma ne avrò vendetta; la mia collera ti seguirà fino all’inferno!”
“Fermatevi, vi prego,” piangeva disperata miss Asthon “non capite…non sapete…”
“Taci, bugiarda! Riprenditi pure il tuo pegno!” Ruggì il demone, prendendo il frammento della moneta che aveva nella tasca e lanciandoglielo contro con disprezzo. Poi, afferratala per una spalla, le strappò dal collo, vincendo senza problemi la sua flebile resistenza, il nastrino al quale era appesa l’altra metà del loro pegno d’amore e lo gettò a terra calpestandolo.
A quel gesto Rin lanciò un grido disperato e svenne tra le braccia di Kagome che era accorsa ad aiutare la padrona.
“Adesso basta!” Intervenne Lady Asthon con tono autoritario “Fuori di qui!”
Il signore di Ravenswood si guardò per un momento intorno con disprezzo e infine tuonò:
“Lurida stirpe abominata, avrei dovuto uccidervi tutti!...Ma lo farò, lo giuro sul mio onore!” alzò il dito puntandolo minacciosamente contro i presenti, che lo guardavano terrorizzati “Morirò, si, forse morirò cercando di estirpare la vostra radice infetta da questa terra; ma vi posso assicurare che insieme al mio scorrerà molto altro sangue!” e, volgendo lo sguardo verso Lady Asthon aggiunse, profetico:
“Che Dio vi disperda, razza dannata!”
Un grido indignato si levò a quelle parole e rimbombò per tutte le pareti. Ma gli astanti non fecero in tempo a sguainare le spade per vendicarsi di tanta presunzione, che attraverso il giardino si sentivano già scalpitare gli zoccoli di un cavallo lanciato al galoppo.
Intanto un lungo rivolo di sangue scendeva lento per la scalinata che conduceva verso l’esterno e un macabro calvario di cadaveri ornava quella sontuosa festa di matrimonio.


  
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