CAPITOLO 4
Con un botto micidiale mi ritrovo a terra,
seduta sul freddo pavimento.
“Accidenti! Che dolore! Cos’è,
questa volta l’atterraggio non ha funzionato?” domando
guardandomi intorno. Però evito di protestare oltre perché mi accorgo di
non essere nella mia camera, né tanto meno nella mia casa! Il luogo in cui mi trovo ha un arredamento decisamente
retrò. Non so perché, ma mi viene in mente il film Via col vento.
Storco il naso a quel pensiero e comincio a
camminare in cerca di una qualche uscita.
Esco dalla camera in cui sono e mi ritrovo
davanti un quadretto familiare. Osservo le quattro persone sedute su di un
divano porpora (una donna e un uomo di un
certa età e due ragazzi) e con disappunto noto i loro strani
vestiti: sembrano usciti da un ballo in maschera stile ‘800.
Sussulto quando la donna si volta e si accorge
della mia presenza. Resto immobile anche se ho tanta voglia di scappare mentre lei attira
l’attenzione di quello che sembra suo marito e dei suoi figli sulla
sottoscritta. L’uomo si alza e mi viene incontro con aria minacciosa anche se prende a parlare pacatamente.
“Chi siete? Che ci fate in casa nostra?”
Prendo a guardarlo
in preda al panico e, cercando di non far tremare la voce, rispondo come posso: “Io... non... non era mia
intenzione entrare in casa vostra, anzi, a dire la verità, stavo cercando
l’uscita!” accenno un sorriso mentre l’uomo mi squadra dalla testa ai piedi
“Perché siete vestita in quel modo?” mi chiede ancora
non mostrando la minima fretta di mandarmi via. Noto, nella sua voce, un debole
accento tedesco e mi stupisco un po’ dal
momento che, ormai, sembra che parlino tutti la mia lingua!
“Io... nel mio
Paese vestono tutti così!”
Il signore si gira
indietro, guardando i familiari
“Deve essere molto
lontano il suo Paese, vero?” chiede la donna avvicinandosi
“Beh...”
(Come faccio a sapere quanto è lontano se non so
dove mi trovo?) prendo a fissarmi le scarpe nell’imbarazzo più completo
“Ha bisogno d’aiuto?”
chiede ancora la donna.
Alzo lo sguardo su
di lei e noto che la sua espressione si è fatta
dolce. Questo mi da coraggio e, dopo un bel respiro, chiedo “Dove siamo?”
“Stati Uniti
d’America!” risponde gentilmente la signora
ma, evidentemente, devo aver fatto un’espressione strana a quelle
parole perché il suo viso si fa preoccupato
“Sta... Stati
Uniti!” sussurro incredula “Accidenti... sto
girando il mondo!”
Comincio a
ridacchiare istericamente
“Si sente bene,
signorina?”
Alzo la testa e
guarda l’uomo con aria confusa
“Ehm… non lo so…devo ancora decidere…!”
Un rumore
improvviso mi fa sobbalzare. Ci guardiamo tutti intorno ma non riusciamo a trovare la fonte. Abbasso
lo sguardo e vedo che la tasca dei miei jeans è illuminata
“Oh, cavoli! Il cellulare!”
Prendo l’oggetto in
mano mentre i presenti mi
guardano sconvolti, e rispondo
“Si?”
“Dove sei?”
“Patty? Perché mi hai chiamata?”
“Volevo essere
certa che stessi bene!”
“Grazie del
pensiero ma hai scelto decisamente
un brutto momento!”
“Perché? Ho
interrotto qualcosa?” La sua voce trasuda ironia da tutti i pori
“Affatto, è solo
che in questo momento sono negli Stati Uniti e… e non sono affatto sicura di essere nel XXI secolo!”
“ Cosa vuol dire che non sei sicura?”
Lancio una rapida
occhiata alle quattro persone che non hanno più osato parlare… vengo invasa da una strana
sensazione… come se…
“Caspita…sembra assurdo ma è come se…come se fosse
un deja vu!” penso senza
riuscire a capire cosa stia succedendo…
“Ehi! Sei ancora
lì?” La voce della giovane Gatsby
mi riscuote
“Ehm… si, si, sono
ancora qui! Ascolta! Non ho idea di dove sono finita precisamente e non so se è
meglio andar via o restare!”
“Andar via o
restare dove, precisamente?...
Oh, senti, secondo me è meglio se rimani lì dove sei… aspetta lo scorrere degli
eventi!”
Dall’altro capo del
telefono si sente una risatina soffocata
“Cos’è, mi stai
prendendo in giro?”
“Chi? Io?
Assolutamente! Ma tu hai
un’idea migliore?”
“Ok, mi hai… persuasa… addio!”
Interrompo
bruscamente la chiamata e guardandomi intorno, con un sorriso poco convinto
domando “Ehm... sarebbe
troppo chiedervi ospitalità per... diciamo uno o due giorni?”
I coniugi si
fissano…non sono ancora del tutto sicura
che abbiano capito cosa sia successo nei minuti precedenti… poi la donna
chiede, sospettosa “Ma non voleva andar via?”
“Beh, si, però non
avevo valutato le cose a fondo... molto a fondo…
non vi darò fastidio, chiedo solo ospitalità per 24 ore, niente di più. Nel
frattempo me ne starò buona in un angolo senza arrecare disturbo!” La donna
lancia un’occhiata poco convinta al marito
ma esclama
“Se è così, va bene… qui non neghiamo l’aiuto a
nessuno…!” Ringrazio con un cenno del capo non riuscendo ancora a credere alla
fortuna sfacciata che sto avendo da un po’… sembra che finalmente la mia buona
stella abbia deciso di farsi viva per darmi una mano!
Mi presento
evitando particolari superflui e riesco a rilassarmi sono quando il gruppo distoglie l’attenzione dalla
mia figura e si dedica alle attività giornaliere; in questo modo, sono libera
di guardarmi intorno e gironzolare un po’ per il vasto salone osservando i
bizzarri oggetti sparsi sui mobili e i bei quadri appesi alle pareti…
“Caspita, dove
accidenti sono finita?!”
Scuoto il capo con
aria rassegnata
“E poi non capisco come sia possibile che il cellulare
funzioni? È assurdo! Che
situazione!”
“ Da dove
arrivate?” chiede una voce all’improvviso, facendomi voltare.
Uno dei due ragazzi
mi si avvicina e guarda con mal celato interesse, le scarpe da ginnastica che
indosso (modestamente sono molto belle!)
“Perché indossate dei vestiti così… buffi? Portate i pantaloni anche se siete una ragazza?”
Sorrido e scuoto la
testa
“Vedi, è difficile
da spiegare, ma, da dove vengo io è
una cosa normale! Tutti indossano jeans e le ragazze preferiscono i pantaloni
alle gonne….sono decisamente
più comodi!”
“Dev’essere strano il posto da cui
arrivate?”
Rifletto un po’
sulla risposta da dare
“Hm…si, diciamo che ci sono parecchie cose
strane lì!” faccio spallucce e continuo a guardarmi intorno
“E, se posso chiederlo, cos’è quell’oggetto che avete usato prima?”
“Ecco… è… è un
oggetto per parlare con le persone lontane!” esclamo d’un colpo,
irrigidendomi, in attesa della reazione del ragazzo
“Potrei vederlo?”
Guardo con sorpresa
il biondino e, senza dire nulla gli porgo il telefono cellulare.
Il giovane prende a
girarselo fra le mani, curioso.
“Cosa fai, Teddy,
non dare fastidio!”
La voce fa girare
entrambi verso l’altro ragazzo che, in quel momento sta entrando nella stanza
zoppicando leggermente.
“Stavo solo
guardando questo strano oggetto!”
“Tranquillo, non mi sta affatto dando fastidio!”
“Qualcuno sa perché
la zia mi ha fatto venire qui?”
L’arrivo di una
ragazza attira l’attenzione di tutti i presenti.
“Penso sia per
quello che è accaduto quando lei e il babbo non erano a casa!”
La giovane apre la bocca ma non dice nulla, annuendo
solamente… di nuovo la sensazione di deja
vu… scuoto il capo,come per cercare di allontanarla
“Ehm… scusa…”
comincio poggiando leggermente la mano sul braccio del biondino che si gira e
sorride leggermente.
“Ted, il mio nome è Ted!”
Inarco le sopracciglia leggermente turbata
ma cerco di non darlo a vedere…
“Ehm…che ne dici di
mostrarmi i dintorni?”
“Certo, con
piacere!”
“Ah, che bello!”
esclamo stiracchiando le braccia e respirando profondamente
“Tutto questo verde
mette allegria! Deve essere fantastico vivere qui!”
Il giovane annuisce mentre continuiamo a
camminare lungo il prato che circonda
“Per quale motivo siete voluta uscire?” domanda
improvvisamente Ted
fissando l’orizzonte.
Aspetto qualche secondo prima di
rispondere.
“Ecco, non lo so,
ho solo pensato che, forse ero
di troppo!”
L’altro scoppia a
ridere “Scusatemi ma… forse
non avete compreso la situazione!”
Alzo le spalle
“Poco importa…è decisamente più bello qui fuori!”
La giornata
trascorre piacevolmente e quando giunge la sera, mi sembra quasi tutto normale…
anche il fatto che tutti mi si rivolgono dandomi del Lei.
Verso una certa
ora, la signora mi accompagna al piano di sopra, in una stanze da letto e, dopo
aver augurato la buonanotte, va via in silenzio. Resto assorta nei miei
pensieri per un po’.
“Certo che è
proprio tutto strano!”
Mi infilo sotto le coperte restando a fissare
il soffitto della stanza per un tempo indeterminato addormentandomi senza
accorgermene.
L’indomani il tutto
procede tranquillamente, anzi, a dirla tutta, mi annoio anche un po’ perché non
c’è granché da fare. Inoltre dalla mattina piove insistentemente e non posso
curiosare fuori.
“Uffa, che noia!
Non ne posso più!” penso tra me, mentre uno sbadiglio mi fa chiudere gli occhi
“Non esiste una
radio, non esiste una tv…non si può fere
nulla! E poi dove sono
spariti tutti?”
Prendo a
gironzolare per la casa e scorgo la padrona di casa impegnata a scrivere.
“Posso entrare o
disturbo?”
La donna alza gli occhi dal foglio “Prego, entri!
Ha bisogno di qualcosa?”
“No, niente,
grazie! È solo che …beh, non sono abituata a
tutta questo silenzio!”
“Le manca la sua
casa?”
“Hm, più che altro
il mondo in cu vivo…!”
“Capisco, però non
ho ancora compreso perché non può farvi ritorno!”
Sospiro sconsolata
“La situazione è complessa, ma spero che si risolvi tutto al più presto!”
La donna annuisce e
ritorna a scrivere.
“Ehi, venite qui!” le urla di Ted arrivano alle nostre orecchie
e ci fanno precipitare nel salone.
“Cosa c’è?” chiede preoccupata la signora.
“Guardate dalla
finestra!”
“Oh, caspita!”
esclamo mettendo le mani nei capelli
“Sa cos’è?” mi
chiede il ragazzo con aria speranzosa
“Credo proprio di si: il mio mezzo per il ritorno!
Avevo detto che sarei andata
via nel giro di un giorno! “ Fisso la macchia luminosa che pulsa in lontananza
e mi avvio verso il portone d’ingresso.
“Non vorrà uscire
con questo tempo!” esclama la donna “ È
l’unico modo per tornare a casa! Grazie per l’ospitalità, addio!”
Esco fuori mentre una raffica di vento
mi lancia addosso una quantità esagerata d’acqua.
“Porca miseria!” impreco mentre comincio a correre
sul terreno bagnato infangandomi le scarpe e parti dei jeans.
In poco mi ritrovo
completamente fradicia mentre
la luce è ancora lontana.
“Sembra che il
servizio di trasporto stia peggiorando! Prima mi schianto a terra, ora sono costretta a correre sotto
la pioggia… una vera fregatura!”
Durante la corsa avverto una leggero tonfo a terra
ma non si faccio caso.
Giungo a
destinazione ansimando e deglutendo a fatica ma non appena infilo la mano nel
bagliore, il paesaggio intorno a me scompare
mentre tutto diventa color oro.