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Autore: Prue786    26/06/2007    1 recensioni
E se ad un tratto qualcosa cambiasse? E se il mondo in cui vi trovate non fosse più lo stesso? E se l'unica cosa di cui foste sicuri fosse la vostra esistenza? E se perfino la vostra identità fosse messa in discussione? Se non riusciste più a distinguere il sogno dalla realtà? Cosa accadrebbe se, quelli che fino a pochi istanti prima credevate dei fotogrammi, improvvisamente diventassero le uniche persone su cui poter contare?
Genere: Generale, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Sorpresa, Taro Misaki/Tom, Tsubasa Ozora/Holly
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 6

CAPITOLO 6

Un gran vociare mi fa aprire di scatto gli occhi… resto momentaneamente senza parole e… senza pensieri davanti alla scena che mi si para davanti: vi è un mucchio di persone, tra uomini e donne, tutti rigorosamente sconosciuti che, incuranti del fatto che sono appena comparsa nel bel mezzo della stanza, chiacchierano per i fatti loro… provo a muovere qualche passo ma uno strano fruscio proveniente dalle gambe mi fa bloccare. Abbasso lo sguardo e scopro di indossare un pantalone troppo elegante per essere di mia proprietà.

Dove accidenti sono finita?” riesco finalmente a chiedermi.

Mi guardo intorno; mi trovo in un grande salone e, per quanto mi sforzi, non riesco a capire dove.

“Ciao!”

Mi volto con uno scatto e vedo una donna dalla pelle olivastra che mi raggiunge stringendomi la mano sorridendo.

“Come stai?”

“Ehm… magnificamente… credo…”

“Mi fa piacere e…, scusami, devo scappare, ho lasciato i bambini con il padre… e puoi immaginare in che condizioni sia!”

Sorride nuovamente e si allontana salutando con la mano. Ricambio il saluto meccanicamente mentre sibilo tra i denti: “E ora quella chi è?... Mi avrà scambiata per un’altra persona!”

Comincio a camminare velocemente in cerca di un’uscita per evitare di essere scambiata per qualcun’altra… urto violentemente qualcosa che cadendo fa “Ahi!”

“Cavoli! Scusa!” esclamo guardando a terra dove una bimba con una cascata di riccioli scuri, tenta di rimettersi in piedi.

“Ti sei fatta male?”

La piccola mi guarda sbarrando gli occhi e scuote velocemente la testa.

“Ecco dove ti eri cacciata!”

La voce di un uomo mi fa alzare lo sguardo mentre la bambina gli corre incontro andando a nascondersi dietro le sue gambe.

Fisso il nuovo arrivato inclinando la testa: “Ma… ma… sei… Roberto Sedhiño!”

“Oh, sei tu! Ciao!”

Mi stringe la mano con una stretta vigorosa.

“È da quella faccenda in Brasile che non ci vediamo! Come stai?”

Inarco le sopracciglia e scandendo le parole esclamo: “Bene… credo… tu?”

“Beh, sai, con tre bambini la vita è diventata frenetica… a volte è più faticoso di 90 minuti in campo!”

Alza le spalle e lancia un’occhiata all’altro lato della stanza.

“Scusa, devo andare, ho appena avvistato un altro dei miei pargoli!”

Scompare tra la gente.

Cosa diavolo sta succedendo qui?”

Muovo qualche passo all’indietro e per poco non urto una giovane donna. La fisso per qualche secondo e noto che si accarezza dolcemente il pancione… mi viene da sorridere.

“Dalle dimensioni direi che il bebé è in arrivo!”

Accanto a lei vi è un uomo dai capelli corvini che parla animatamente con un altro giovane, entrambi con un bimbo in braccio.

“Oh, per la miseria!” esclamo a bassa voce.

Con uno scatto mi giro allontanandomi il più velocemente possibile.

“Se resto ancora qui rischio di impazzi…”

Mi sento afferrare convulsamente un braccio.

Anche questo è colpa tua, lo so!”

Mi giro e mi ritrovo davanti un Benji accaldato... e decisamente più grande di quando l’ho visto l’ultima volta.

“Cos’hai da agitarti tanto?” domando cercando di sembrare calma quando, invece, vorrei solo scappare da quel posto.

“La vedi quella ragazza lì?” sibila indicando una giovane dai lunghi capelli color petrolio.

“Certo… è carina!” esclamo con un sorriso.

“Carina un corno! È la mia fidanzata!”

L’espressione spaventata che il ragazzo ha, nel fare tale affermazione, mi fa sghignazzare.

“Non credo ci sia molto da ridere, anzi!”

La voce di Baker ci fa voltare entrambi. Il giovane calciatore ci fissa con aria calma ma ha il viso pallido.

“Ti senti bene?” domanda Price vedendolo.

È solo in quel momento che noto il bambino che ha in braccio…

Que-quello non sarà…” ho quasi paura a dirlo.

“Penso proprio di si!”

Il bambini comincia a puntare il dito fra la gente.

“Mamma!” prende a pigolare fra lo sconforto di Tom.

Ok, calma!” dico a me stessa respirando a fondo.

“Voi restate qui, io vado a cercare Patty!”

 

Più facile a dirsi che a farsi! Dopo dieci minuti sono ancora in alto mare.

Vedo un gruppo di persone tutte in un punto e mi dirigo in quella direzione. Al centro vi è una ragazza dall’aria vagamente familiare con in braccio un bimbo (stanno cominciando a darmi sui nervi tutti questi marmocchi!) e, mentre un signore si diverte a fargli le boccacce, una donna esclama: “Ma guardate che belle gambette che ha!” afferrandogli gli arti per, poi, proseguire: “Sono sicura che da grande diventerà un bravo calciatore! Proprio come il suo papà!”

La frase mi fa rabbrividire.

Patty… dove sei…?”

“Cercavi qualcuno?”

Due mani mi si poggiano sulle spalle, stringendo sempre più.

Patty! Finalmente!”

Mi volto verso la ragazza e mi becco un’occhiataccia.

“Volevi conoscere l’erede? Beh, sei stata accontentata!”

“Cos…?”

Tutto comincia ad apparire più chiaro.

“Oh, cacchio! Vuol dire che… accidenti!”

Fisso la ragazza ed inarco le sopracciglia chiedendo: “Ma quanti anni hai?”

“Non lo so e non lo voglio sapere!”

E… dov’è tuo… marito?” domando con cautela.

“È di là… si sta ancora riprendendo… ho creduto che fosse sul punto di perdere i sensi!”

“Beh, se è per questo, l’altro componente della coppia d’oro non sta messo meglio!”

La ragazza mi lancia un’occhiata interrogativa.

“È proprio per questo che ti stavo cercando… non vorrei che facesse fare un volo al bambino che ha in braccio! Benji è con lui…sta cercando di sfuggire alla fidanzata!” ridacchio per poi aggiungere: “Se ti può consolare, ho visto anche Mark Lenders ed Ed Warner con i figli… e anche Roberto Sedhiño… sembra proprio che mi conosca!”

Cosa? E come mai?”

“Non lo so… ah, un’altra cosa: sei mai stata in Brasile?”

“E questo cosa centra?” chiede Gatsby esasperata.

“Non lo so, ma Roberto ha detto che l’ultima volta ci siamo visti lì!”

“Va bene, andiamocene!” esclama risoluta la ragazza afferrandomi per una braccio e cominciando a incamminarsi da qualche parte.

“Ehi, non fare così! Prendila con filosofia!” esclamo mentre cerco di non cadere.

“Non fiatare!”

E no! Adesso mi ascolti!” dico inchiodando i piedi a terra e frenando l’avanzata di Patricia.

“È inutile scaldarsi, tanto ormai abbiamo capito come funziona!”

“Si, ma perché? Cos’abbiamo fatto di male?”

“Non ti so rispondere però…”

“Fatemi uscire da questo incubo!”

Un ragazzo urlante ci sbatte contro.

Rob! Che ti prende?” chiede subito Patty al giovane, che sembra sull’orlo di una crisi di nervi.

“No, non dirmi che anche tu…” comincio, quasi urlando.

Anche io cosa? Se ti stai chiedendo se sono impazzito, la risposta è si! Devo essere per forza impazzito!”

Denton si guarda intorno con l’aria da fuggiasco.

Patty, abbiamo un problema… un grosso problema!”

“Lo vedo! Recuperiamo gli altri! Ci ritroviamo in quel corridoio lì!” esclama la ragazza indicando un punto oltre la porta del salone.

 

Siamo tutti seduti a terra, nel corridoio che porta alla zona notte della casa.

La porta è stata chiusa e aldilà si sentono, attutite,  le voci delle persone che, ignare di tutto, continuano a trascorrere la loro piacevole serata.

Con noi c’è anche Rob Denton, con in volto un’espressione semisconvolta, che sta ancora cercando di riprendersi dopo tutto quello che gli abbiamo raccontato.

Però, ancora non riesco a spiegarmi come mai lui è quello… beh, si… del nostro presente!” sussurro quasi a me stessa.

E poi perché ci siamo sempre e solo noi immischiati in questa faccenda?” domanda Benji nervoso.

“Già…” penso tra me.

Comunque non possiamo allontanarci da qui! Sarebbe un suicidio!” esclama Tom con aria risoluta.

“Non so… non possiamo scomparire come se niente fosse…!” dice di rimando Patty in tono cupo.

“Accidenti che allegria!” penso inarcando le sopracciglia “Secondo me l’ottimismo lo conservano per le partite!”

Gatsby si alza e, seguita da Hutton, rientra nel salone. Anche Baker si alza.

“Ho bisogno d’aria!”

“Vengo con te!” esclama di rimando Price.

Alzo le spalle dicendo: “Divertitevi!”

I due calciatori escono e Rob pende a sospirare.

“Avanti! Che ti prende? Il tuo buonumore l’hai dimenticato in Italia? Lo so che è il paese del sole, però, così esageri!”

Il giovane alza lo sguardo e sospira nuovamente ritornando a guardare a terra.

E dai, Rob, dov’è finito il tuo ottimismo? E proprio ora che ne abbiamo bisogno? Siete tutti apatici, nervosi, e scoraggiati… eppure avete visto solo quello che succederà fra un po’ d’anni e a me sembra una prospettiva magnifica! Ecco!”

Sbatto un piede a terra

Ed io cosa dovrei dire? Non ho neppure uno straccio di fidanzato! Bel futuro! Siete degli integrati, ecco tutto!”

Sorrido e scuoto il capo.

E tu sei solo gelosa!” sbotta Denton ridendo.

“Beh, si, hai ragione… di la verità, ora va meglio!”

“Si, direi di si!”

“Ma vedi un po’ se una pessimista cronica come me deve tirar su il morale ad un ottimista doc! Il mondo ha cominciato a girare al contrario!”

“No! Ora che il grande Rob Denton si è ripreso, tutto filerà liscio come l’olio!”

“Lo spero tanto!”

Che facciamo qui, andiamo a goderci la festa!”

Il giovane si alza e si avvicina alla porta, aprendola.

 

Guardo l’orologio e reprimo uno sbadiglio.

“Sono le undici passate, quando si decidono ad andar via?”

Mi domando sbirciando nel grande salone, oltre lo spiraglio della porta.

Dopo circa un quarto d’ora in mezzo a tutta quella folla, ho preferito fare dietrofront e chiudendomi nella prima stanza che ho trovato per evitare altri incontri del terzo tipo.

L’idea, che all’inizio mi era sembrata fantastica, si è rivelata un fiasco, visto che la noia è sopraggiunta dopo pochi minuti.

Vado sedermi su una poltrona e fisso il muro bianco domandandomi che azione deplorevole possa aver compiuto per meritarmi tutto quello…

“Ecco dove ti eri cacciata!”

Mi volto e vedo arrivare Patty. Non ha neanche il tempo di dire una parola che mi ritrovo un bambino in braccio.

“Renditi utile!” sorride e, senza aggiungere altro va via.

Fisso dubbiosa il piccolo che ricambia il mio sguardo con aria perplessa.

“Ciao!” esclamo inclinando la testa.

Il bimbo accenna un sorriso ma poi comincia a guardarmi con aria torva.

Ok, baby Hutton, vediamo di comportarci bene!”

Come tutta risposta il piccolo comincia a lamentarsi e il viso gli diventa porpora. Sospiro con aria rassegnata.

Ho capito, ora mi alzo!”

Comincio a camminare con in braccio il rampollo di casa Hutton

“L’erede della fatidica frase: il pallone è il mio migliore amico!” penso tra me non riuscendo a trattenere un sorriso. Entro in un’altra stanza guardandomi intorno.

“Beh, devo ammettere che la mamma e il papà si trattano bene, vero?”

Osservo i soprammobili e i quadri alle pareti, per poi fermarmi avanti ad una vistosa coppa.

“Ecco, mi stavo quasi preoccupando!”

Il bambino allunga un amano per poter raggiungere l’oggetto.

“Fermo! Sei ancora troppo piccolo! Per ora devi preoccuparti solo del biberon!... Ok… vediamo un po’ com’è la situazione dall’altra parte!”

Rientro nel salone e mi sorprendo nel vedere all’interno solo cinque persone, quattro delle quali, con aria assorta.

“Cavoli, non avranno cacciato fuori tutti, spero!”

Rob si avvicina e prende il bambino in braccio.

“È la tua fotocopia, Holly!”

Ma come fai a dirlo se a massimo ha tre mesi!”

Il giovane alza le spalle e sorride.

“Allora, ancora depressi?” domando con una punta di sarcasmo.

Se continui così no ti dirò nulla!” esclama Patty incrociando le braccia al petto.

“Nulla di cosa?” la me curiosa comincia a fare capolino.

“Beh, sembra che più persone del previsto sappiano di questo… diciamo strano fenomeno che ci sta facendo uscire dai gangheri!”

“Sul serio?” chiedo incredula.

“Certo, pensi che posso scherzare su una cosa tanto assurda?”

“No, ma, ecco, è strano che…”

Anche noi siamo rimasti piacevolmente sorpresi!” Holly fa spallucce avvicinando un dito alla piccola manina del suo… futuro pargolo che, senza farsi pregare, la stringe con aria soddisfatta.

Ma, chi è che lo sa?”

“Beh, è quasi ovvio, no? … Mi ha davvero tirato su il morale sapere che non siamo gli unici a credere a quello che succede da un po’ di giorni a questa parte! È stato un sollievo parlare di questo cataclisma con altre persone al di fuori del nostro gruppo!”

“Gruppo? Noi non siamo un gruppo!” dico scettica.

E perché, scusa?” chiede Patty.

“Beh, collaboriamo solo perché costretti e c’è la più totale mancanza di fiducia!”

“Abbiamo parlato anche di questo, fino ad ora! Siamo tutti d’accordo sul fatto che siamo finiti in un casino colossale…e per cacciarci fuori dai guai dobbiamo essere uniti!”

Guardo la ragazza senza afferrare bene il significato della frase.

Ma… loro sono già uniti! Che diavolo, fanno parte della stessa squadra di calcio! E tu, Patty, beh… non c’è neanche bisogno di parlare! L’unica che non centra un’acca sono io!”

“Appunto!”

Rimango interdetta fissando i cinque giovani, senza riuscire a capire.
”Ascolta… facciamo un patto: noi cercheremo di farti sentire a tuo agio, anche se a dire il vero lo sei già, in un paese straniero e tu cercherai di sopportarci, ok?”

Non riesco a rispondere, mi sento imbarazzata e prendo a guardare il pavimento.

“Dopotutto l’unione fa la forza!” esclama Benji con aria molto convinta.

“Ben detto, diventeremo un gruppo coi fiocchi!” gli fa eco Holly.

Ok, mi avete convinta, ma, secondo me sarebbe più appropriato definirci una combriccola, anche se non ha un’accezione del tutto positiva!” esclamo facendo spallucce.

“Allora vada per combriccola!” concorda Rob mentre continua a giocare con il piccolo Hutton.

“Hai visto qualcosa di interessante durante la tua latitanza?” domanda Patty.

“Hm… si, giusto qualcosina!”

 

Con un sospiro tiro su le coperte.

Mi guardo intorno: la luce della bajour emana un tenue chiarore che rende l’atmosfera nella stanza  da letto moto rilassante.

“Beh, almeno, dopo tanta sfortuna, qualcosa che è andato per il verso giusto! Già temevo di dover dormire su un divano… per la seconda volta!” non riesco a frenare uno sghignazzo.

Spengo la luce e poggio la testa sul cuscino sussurrando: “Ecco cosa significa vivere nella casa di un calciatore famoso… hai degli ospiti imprevisti per la notte? Fa niente, ci sono una dozzina di camere da letto a disposizione! Eh… va beh… meglio così!”

 

Dimmi che è qui!”

La voce di Patty mi fa svegliare di colpo.

 “Chi è qui?” chiedo non ancora del tutto sveglia.

“Il bambino!”

“Chi? Hutton junior? No, non è qui!”

E allora dov’è?”

“Hai chiesto a Rob… sembra che ci vada d’accordo!”

“Ho già svegliato tutti, ma non l’hanno visto!” geme con aria preoccupata.

Mi metto a sedere e tolgo le coperte.

“Dove l’hai mezzo a dormire ieri?”

“Nella culla in camera da letto! Ho dormito io con lui! E poi stamattina l’ho trovata vuota!”

Ok, calma!”

Mi alzo al letto ed infilo le scarpe. Usciamo dalla stanza e raggiungiamo gli altri in quella che ha tutta l’aria di essere una sala da pranzo.

I ragionamenti che seguono nei minuti successi, non portano a nessuna conclusione: è fuori discussione che il bambino sia in grado di andarsene a spasso da solo!

Lo squillo del telefono ci fa zittire.

“Rispondo io!” Patty aggrotta le sopracciglia e si avvicina ad un piccolo scaffale, afferrando la cornetta e rispondendo con calma.

Dopo pochi secondo abbassa il ricevitore e rimane in silenzio.

Patty? Va tutto bene?” chiede Holly avvicinandosi.

La giovane scuote il capo.

“Io… non è possibile…” la voce le è diventata un sussurro.

 Dimmi che no è come penso!” dico con un lamento.

 Patty, avanti, chi era?” Hutton afferra la giovane per le spalle, cercando di guardarla negli occhi. Lo sguardo di Gatsby, però, è fisso a terra.

Pa…”

Cosa accidenti vuoi sapere!” sbotta quasi urlando Patricia, alzando lo sguardo verso il ragazzo che sobbalza sorpreso.

“Non riesci proprio ad immaginare cosa possa significare quella telefonata?”

“Io…” comincia Holly, disorientato.

“Quanto?” chiede all’improvviso Price, prima che il numero 10 possa dire qualcosa.

“Io… non lo so, non mi ricordo!” la voce della ragazza ritorna flebile.

Patty, stai calma e cerca di ricordare che ti è stato detto!” Baker guarda il capitano e gli fa un segno con la testa. Holly prende Patty per una mano e la fa sedere su una sedia.

“Non crederete davvero che… beh, ma come possono… è solo un bamb…”

 “È il figlio di un calciatore famoso, e questo basta!” mi mordo un labbro mentre sento la rabbia salire.

“Ha parlato di dollari!” la voce di Gatsby ci fa voltare verso di lei. “Dollari americani… in contanti, ma… mi dispiace, non riesco a ricordare la cifra… !” abbassa il capo e riamane in silenzio.

“Non ti preoccupare! Non è questo l’importante! Qualunque cifra sia, io… !” Hutton posa una mano sulla spalla della ragazza e rimane in silenzio.

 

Per il resto della mattinata la situazione non cambia e l’atmosfera di attesa diventa quasi febbrile.

Nel pomeriggio, per cercare di ridurre un po’ l’ansia, penso di fare un giro nei dintorni.

Esco dalla grande abitazione e mi ritrovo, dopo pochi metri su un ampio viale, che conduce al cancello d’ingresso.

L’intera casa è circondata da un alto muro sormontato da un’altra inferriata. Tutt’intorno il verde abbonda e un leggero odore floreale, rende la passeggiata più piacevole.

Continuo a gironzolare fino ad arrivare sul retro.

“No! Pazzesco!” esclamo ridendo.

Davanti ai miei occhi compare un vero e proprio campo da calcio, con reti, bandierine e linee bianche a terra.

“Quel ragazzo è una cosa assurda… non si smentisce mai!”

Guardo il paesaggio davanti ai miei occhi e scuotendo il capo inizio a tornare indietro.

“Certo che è proprio una fissa!Penso che ci giocherà con suo figlio!” in quel momento mi ritorna in mente il piccolo Hutton

Ma come si fa a rapire un bimbo tanto piccolo?” sospiro ed inarco le sopracciglia, varcando il portone d’ingresso.

Quando rientro in sala da pranzo vedo gli altri con delle espressioni troppo cupe.

“Cos’è successo?” chiedo con cautela.

Patty, seduta sul divano, alza di poco lo sguardo e sussurra, con calma: “Hanno richiamato… un milione di dollari… in contanti…”

Non ascolto più la ragazza cercando di calcolare mentalmente il valore di quella cifra esorbitante per poi domandare: “Dove accidenti li troviamo tutti quei soldi?”

“Penso di saperlo!” esclama Hutton con aria risoluta.

“In banca dovranno esserci dei soldi… e se non si arriva alla cifra richiesta… questa casa varrà qualcosa?!

“Certo! Non sono un esperto ma chiunque lo capirebbe!” esclama Price.

“Benissimo, adesso devo solo trovare qualcuno che ci aiuti senza fare troppe domande!”

“Hm… l’unico che possa fare al caso nostro, penso sia Roberto Sediño!”

“Roberto?”

Annuisco e riprendo a parlare: “Per quel che ne so, è la persona più adulta e la più indicata! Non penso che uno dei vostri genitori vi lascerebbe fare senza chiedere spiegazioni!”

Guardo gli altri che annuiscono con aria alquanto truce.

Ma come lo contattiamo?” chiede Rob con aria accigliata.

“Ci dev’essere da qualche parte un recapito telefonico!” esclama Hutton uscendo dal salone e ritornando dopo pochi minuti con un blocco di fogli in mano.

Prende ad armeggiare con il telefono fisso.

“Speriamo che non sia già partito per il Brasile… non sarebbe la prima volta che sparisce senza salutare…” mi mordo un labbro e fisso il pavimento…

“Roberto?”

La voce del ragazzo mi fa alzare di scatto la testa.

Sono Oliver, ho bisogno del tuo aiuto!”

 

Dopo circa due ora e mezza, siamo tutti intenti a guardare una valigetta nera con all’interno un casino di soldi.

“Non ho idea di come abbia fatto Holly a recuperare tutto quel denaro e non lo voglio neppure sapere!” esclamo fra me e me.

Lo squillo del telefono mi fa sobbalzare.

“Vado io!” esclama il… padrone di casa.

Pochi istanti e il giovane riaggancia sprofondando nel divano, accanto ad una Patty decisamente in ansia.

“La consegna avverrà domani. Il luogo lo conosco, è a qualche chilometro da qui… una zona isolata, come da manuale… “ sospira, riprendendo: “Vogliono solo me…”

A quelle parole Tom e Benji si alzano di scatto.

“È fuori discussione!”

“Non puoi!”

“Ragazzi, non ho voglia di discutere!”

Il giovane passa una mano fra i capelli, continuando a guardare a terra.

“No e poi no!”

Price si siede violentemente sulla sedia incrociando le braccia al petto.

Ma cosa ti aspettavi? Che chiamassero tutti a raccolta?”

La voce di Hutton è calma ma allo stesso tempo dura.

Benji lo guarda torvo.

“No, certo che no, però…”

Il n.1 sbuffa e non dice più nulla.

Becher  gli lancia un’occhiata, per poi guardare il capitano.

Holly, è rischioso, siamo solo preoccupati… deve esserci un altro modo…”

“Io sono d’accordo con Oliver!”

Patty, che fino a quel momento è rimasta in silenzio, parla con aria decisa.

Stringe le mani a pugno e guardando nel vuoto respira a fondo.

“Sono le loro condizioni, e non credo che siano disposti a trattare… e noi… e  noi siamo solo una banda di ragazzi in balia degli eventi…” la sua voce ha un tremito.

“Quel bambino… non possiamo rischiare di… beh, si, avete capito… quindi, se vogliono Holly da solo, e lui è d’accordo, io… ha il mio appoggio!”

“Si, ma nessuno ci vieta di organizzarci!”

L’attenzione di tutti si sposta su Rob che, appoggiato allo stipite della porta, sorride con aria quasi diabolica.

Cosa intendi dire?” chiede Patty preoccupata.

“Beh, Holly deve andare a consegnare la valigetta da solo, ma noi potremmo sempre appostarci e…”

“Frena l’entusiasmo, Denton, e dimentica quello che avevi intenzione di fare!”

Le parole di Hutton colpiscono il n.20 come una doccia fredda e la sua espressione raggiante si smorza all’improvviso.

Però…” sussurro mentre un’idea malsana mi attraversa la mente.

Rob, scorrazzi sempre per Milano in bici?”

Il giovane mi guarda con aria interrogativa.

“Si, certo, ma cosa… ?”

“Hai presente gli agenti in borghese?” chiedo, non riuscendo a frenare un sorriso.

Il ragazzo fissa il vuoto senza riuscire a capire…

“Vuoi chiamare la polizia?” chiede Patty con aria allarmata, mentre Holly è sul punto di esplodere.

“Assolutamente, la mia idea è…”

“Fattibile!” Denton conclude la mia frase annuendo con aria molto seria.

Dici che si può fare?”

“Beh, non so tu cos’hai in mente, ma per ora non ci sono idee migliori!”

“Hm… si, anche se avrei preferito un piano di riserva!”

Mi mordo un labbro e prendo a torturarmi le mani.

“Si può sapere cos’hanno partorito le vostre menti malate?” chiede Benji con aria tragicomica.

“Per ora è solo qualcosa di nebuloso…”

“Ah, beh, questo mi fa sentire meglio!” esclama Holly, alzandosi ed uscendo dalla stanza.

Lancio uno sguardo in direzione di Gatsby.

“La vedo tragica…”

 

Dici che funzionerà?”

Parlo a bassa voce lanciando occhiate furtive verso Hutton che, sprofondato sul divano, fissa con aria indecifrabile, la valigetta che ha sulle gambe.

È ritornato nella stanza dopo circa un quarto d’ora e non si è più mosso, né ha proferito parola.

Patty è seduta al suo fianco e lo scruta con aria corrucciata mentre Baker e Price, parlano fitto fitto seduti intorno al tavolo.

“Allora?” chiedo di nuovo ad un Denton perso nei suoi pensieri.

“Beh, si, però dovremmo procurarci una bici, no?”

“Credo che questa sia la cosa più facile da fare… pensi di farcela? Sei allenato?”

Comincio a sentirmi un po’ ansiosa. Inizialmente la mia idea era sembrata la cosa più ovvia da fare, ma, più passano gli interminabili minuti di quella strana sera, più le mie certezze di riuscite si affievoliscono… dopotutto non si tratta di uno scherzo… o di un gioco!

“Si, certo, non dimenticare che stai parlando con Rob Denton!”

Alzo gli occhi al cielo, scuotendo la testa.

“È proprio questo che mi preoccupa! E poi gli altri non sanno nulla… e questa cosa mi mette ancora più ansia!”

E dai, un po’ di…”

“Ottimismo, si, Rob, lo so!”

E allora?”

Sospiro e guardo il pavimento…

“Dai, che ne dici se ne discutiamo tutti insieme?” chiedo quasi implorando.

L’altro fa spallucce ed indica Holly con lo sguardo.

Capisco… è diventato intrattabile nelle ultime ore… irriconoscibile… può far concorrenza a Lenders… uffa!”

Mi alzo e, schiarendomi la voce, esclamo: “Noi avremmo un piano! Ma se per voi non va bene, non se ne fa nulla!”

Gli altri guardano nella nostra direzione mentre Hutton è come se non avesse sentito perché non muove un muscolo, rimanendo nella sua posizione precedente.

Inarco le sopracciglia all’ennesima prova di fiducia, ma continuo: “Dunque, l’unica cosa di cui abbiamo bisogno è di una bici. L’idea è sempre quella del tipo “agente in borghese” che, in questo caso sarebbe Rob!” indico il giovane con un cenno del capo e faccio una pausa in attesa di commenti che, però, non arrivano.

“Hm… bene… ehm… si, quindi, lui dovrebbe, ecco, gironzolare lì intorno e…” Abbasso lo sguardo mentre comincio a sentire la gola secca… avverto tre paia di occhi addosso e non riesco più ad andare avanti.

“Quello che sta cercando di dire, è che l’idea è super!” esclama Rob con rinnovato entusiasmo.

“Oddio, adesso non esagerare!” sussurro un tantino scettica.

“Beh, se siamo i primi a non crederci, in questa cosa, è logico che sarà un fiasco, no?”

Fisso il giovane che ha incrociato le braccia al petto.

“Va bene, allora fateci capire cosa avete in mente!”

Baker si alza dalla sedia e rimane in attesa.

“Hm… e va bene, ma dovrete promettere di non ridere!” dico, quasi con aria implorante.

Se proprio dobbiamo…”

Benji ha già l’aria di uno che si prepara ad ascoltare una barzelletta, ma cerco di non farci caso.

“Allora, l’idea è questa… e scusate se è banale, ma non siamo agenti segreti…”

 

Fai attenzione!”

Patty guarda Holly e gli posa una mano sul braccio.

“Farò del mio meglio!” esclama con aria dura e, senza dire altro, apre il portone d’ingresso e si allontana con in mano la valigetta, in direzione di un’auto di grossa cilindrata.

Mi guardo intorno e sospiro con aria preoccupata.

“Speriamo vada tutto per il meglio… Holly ha preso questa questione molto più seriamente di quanto mi aspettassi… sembra maturato tutto d’un colpo… o forse invecchiato… bah…” scuoto la testa e mi volto, raggiungendo il salone e sprofondando in un divano.

Gli altri sono ancora nell’atrio e nella stanza regna il silenzio.

“Chissà cosa starà combinando quell’altra testa calda… ormai è andato via da più di mezz’ora… povera me!” prendo la testa fra le mani con fare melodrammatico e sospiro.

Il ritorno degli altri non contribuisce certo a tirarmi su il morale, anche perché non sono quella che ne ha più bisogno.

Quando questa storia sarà finita, rimarrò a letto per una settimana! Sto spendendo energie per un intero anno!” la voce di Patty è quasi un sussurro, ma riesce a farmi sorridere.

E dobbiamo sempre ringraziare la stessa persona…”

Sbuffo con aria annoiata.

Price, stai cominciando a diventare ripetitivo! Vedi di cambiare un po’ il tuo repertorio, ok?”

“Io dico solo la verità! E quella non può essere cambiata a piacimento!”

“Si, ma, continuare a lamentarsi non cambierà la nostra situazione!” esclama Baker con fare laconico.

“Siamo costretti a stare qui, con le mani in mano, senza poter essere di aiuto a nessuno! Non so voi, ma io mi sento frustrato!”

“Ben detto!”

 

Il silenzio ritorna a farsi sentire, mentre ognuno ritorna ai propri pensieri… lo squillo del telefono ci fa sobbalzare contemporaneamente. Gatsby si alza con uno scatto mentre sussurro: “Ma quanto tempo è passato?” guardando contemporaneamente l’orologio.

“Pronto?”

Un attimo di silenzio e la voce di Tom, mi alzare di scatto lo sguardo sulla ragazza.

“Cos’è successo?”

Patty ha il volto pallido ma, con rapidità sorprendente le va in fiamme.

Un attimo e vedo Benji che le si avvicina come in attesa di un mancamento, mentre Baker si alza all’improvviso con tutta l’aria di volersi precipitare fuori dall’abitazione.

La ragazza riaggancia e rimane in silenzio.

Mi alzo e mi avvicino con cautela.

Patty? Tutto be…”

La giovane Gatsby mi afferra convulsamente un braccio, con un’espressione spiritata in volto.

Ma… io… cos…?”

“Come ti è venuto in mente di mandare lì quell’esaltato di Rob?”

La fisso senza capire e senza riuscire a dire nulla.

“Ha seguito la macchina!”

“Quale macchina?”

“Quella con la valigetta!”

Que…” continua a fissare Patty senza capire: la macchina con la valigetta è quella di Holly!

Quel ragazzo è un portento!” esclama Price scoppiando a ridere

Ora è lui che guardo senza capire.

“Ti ha detto dove si trova?” domanda Baker.

“No…”

“Ma, come ha chiamato?” chiedo cercando  di schiarirmi le idee

 “Non lo so… la telefonata si è interrotta prima che potessi chiedere spiegazioni! Ha detto solo di raggiungerlo lì!”

I due calciatori, a quelle parole, scattano verso la porta.

“Cos… ma… voi due, fermi dove siete!”

Inarco le sopracciglia e mi avvicino ai ragazzi.

“Qualcuno, per favore, ha la bontà di chiarirmi la situazione?”

Rob ho avuto la pazza idea di seguire la macchina dei sequestratori e…”

Che cosa?” rimango immobile, senza sapere se ridere o piangere.

“Già, questa volta ha superato se stesso!”

Sospiro e passo una mano sulla fronte.

Ok, quindi li raggiungiamo?!

I due annuiscono all’unisono e Patty si avvia, a passo spedito, fuori dalla stanza.

 

La macchina si ferma in una stradina secondaria, dopo la quale, si apre la campagna.

Scendiamo e, subito vediamo Holly, seduto sul ciglio della strada che, con aria avvilita, guarda nel vuoto.

Holly!”

Patty si avvicina al ragazzo e gli si accoccola affianco posandogli una mano sulla spalla.

“Tutto ok?”

L’altro la guarda per qualche istante senza dirle niente per poi sospirare sorridendo.

“Spero di si! Quando ho visto Rob che gironzolava avanti e indietro con quella bicicletta e quel casco assurdo in testa, mi è quasi venuta voglia di buttarlo giù da qualche dirupo, però… beh… forse ci sta tirando fuori dai guai! Ha una forza nelle gambe non indifferente! Non sono sicuro che sia riuscito ad avere la stessa andatura della vettura per tutto il tragitto, ma a m sarebbe sembrata fuor questione anche il solo fatto di provare a seguire quella cavolo di macchina!”

Si porta una mano sul viso e comincia a sghignazzare. Poi sospira e si alza con un espressione soddisfatta in volto.

“Come mai siete arrivati qui?”

E… ecco…” mi giro verso Patty che subito risponde: “Rob! Ha chiamato a casa e ha detto di raggiungerlo qui!... A proposito, perché non si vede ancora?”

“Come ha fatto a chiamare?”

“Questo è un mistero anche per noi!”

“Sono pieno di risorse, ecco, come ho fatto!” La voce di Denton ci giunge alle spalle. È ancora in sella alla bici e ha il respiro affannoso.

Rob!” il capitano gli va incontro con aria raggiante: “Allora, sei riuscito a vedere dove stavano andando!”

L’altro sorride furbescamente.

“Ho fatto di meglio; so dove si nascondono!”

 

Neanche 5 minuti di macchina (dove stiamo un po’ strettini, ma meglio questo che niente!) e ci troviamo di fronte ad un sentiero di campagna.

Scendo e mi guardo intorno un po’ perplessa.

“Scusa, Rob, ma come ci sono entrati lì con la macchina?”

In effetti prima era parcheggiata proprio qui!”

Il giovane si massaggia la nuca e si incammina sul sentiero fra le canne d’avena.

Aspetto che gli altri si siano incamminati e li seguo.

Continuo a guardarmi intorno con aria nervosa.

“Questa storia non mi piace… questo posto non mi piace… ma perché mi devo sempre cacciare in queste situazioni?”

Sospiro e continuo a camminare… “Ahi!”

Mi mordo un labbro subito dopo aver cozzato la testa contro le schiena di Patty che si è fermata di botto.

Sposto la testa da un lato per cercare di capire cos’è successo e vedo, in lontananza, una vecchia costruzione, dall’aspetto abbandonato.

“Saranno lì?” mi chiedo fra me e me.

“Noi andiamo, voi, restate qui e se non ci vedete tornare… beh, inventatevi qualcosa!”

Le parole di Hutton mi distolgono dai miei pensieri e, quando vedo lui, Tom e Benji, che si allontanano, rimango alquanto perplessa. Inarco le sopracciglia e domando: “Ehm, ma che stanno facendo?”

“Non chiederlo a me, mi sono dissociata!”

Patty scuote la testa e va a sedersi poco distante seguita da Rob.

“Tranquilla, Patty, vedrai che fra poco torneranno!”

“Si, certo, per te è sempre tutto così facile!”

Il giovane alza le spalle e sorride, voltandosi verso la costruzione.

Nessuno parla più e, nel giro di pochi minuti, la tensione comincia a farsi sentire… il silenzio quasi surreale non fa presagire nulla di buono!

Mi guardo intorno un po’ per ingannare il tempo e un po’ per non pensare a quello che può star succedendo a poca distanza. Guardo il terreno e tento di strappare un filo di avena… qualche tentativo e mi ritrovo in mano un lungo filamento color paglia. Alzo lo sguardo verso il cielo nuvoloso mentre comincio ad avvertire qualche brivido di freddo.

Un rumore… qualcosa di molto simile ad un vagito, ci fa sussultare e scattare in piedi… quasi fossimo sicuri di dover cominciare a correre.

“Pensate che…” Patty non conclude la frase e muove qualche passo incerto.

Un pianto insistente che si avvicina ci fa guardare l’un l’altro, con aria perplessa.

Shh… per piacere non fare baccano!”

La voce di Hutton ci fa sospirare con sollievo.

Holly!”

Patty non riesce ad attendere oltre e si precipita verso il trio che si sta avvicinando...

“È andato tutto bene, suppongo?!” azzardo inarcando le sopracciglia.

“Non c’era nessuno… hanno preso i soldi e sono andati via!” risponde Baker con un’alzata di spalle… baby Hutton, nel frattempo non ha smesso un momento di frignare.

Quando siamo entrati era già in questo stato… forse è stato questo a metterli in fuga!” Price sospira con aria esasperata.

“Forse ha fame!” suggerisce brillantemente Denton, osservando con aria critica il bebé, che è passato fra le braccia di Gatsby.

“Forse è meglio se torniamo indietro!”

Gatsby ci fissa con aria avvilita, non riuscendo a far calmare il bambino.

Ok, si, penso sia la cosa migliore!” esclama Hutton con aria stanca, passando una mano sugli occhi.

Fisso il giovane e mi viene da sorridere mentre penso: “Aveva ragione Roberto quando ha detto che è meno stancante giocare una partita di calcio che stare dietro a dei bambini! Holly sembra traumatizzato!”

Scuoto la testa e sto per accodarmi agli altri quando un debole bagliore mi fa fermare… 

 

   
 
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