CAPITOLO 6
Un gran vociare mi
fa aprire di scatto gli occhi… resto momentaneamente senza parole e… senza
pensieri davanti alla scena che mi si para davanti: vi è un mucchio di persone,
tra uomini e donne, tutti rigorosamente sconosciuti che, incuranti del fatto
che sono appena comparsa nel bel mezzo della stanza, chiacchierano per i fatti
loro… provo a muovere qualche passo ma uno strano
fruscio proveniente dalle gambe mi fa bloccare. Abbasso lo sguardo e scopro di
indossare un pantalone troppo elegante per essere di
mia proprietà.
“Dove
accidenti sono finita?” riesco finalmente a chiedermi.
Mi guardo intorno;
mi trovo in un grande salone e, per quanto mi sforzi,
non riesco a capire dove.
“Ciao!”
Mi volto con uno
scatto e vedo una donna dalla pelle olivastra che mi raggiunge stringendomi la
mano sorridendo.
“Come stai?”
“Ehm…
magnificamente… credo…”
“Mi fa piacere e…,
scusami, devo scappare, ho lasciato i bambini con il padre… e puoi immaginare
in che condizioni sia!”
Sorride nuovamente
e si allontana salutando con la mano. Ricambio il saluto meccanicamente
mentre sibilo tra i denti: “E ora quella chi è?... Mi avrà scambiata per
un’altra persona!”
Comincio
a camminare velocemente in cerca di un’uscita per evitare di essere scambiata
per qualcun’altra… urto violentemente qualcosa che cadendo fa “Ahi!”
“Cavoli! Scusa!”
esclamo guardando a terra dove una bimba con una cascata di riccioli scuri,
tenta di rimettersi in piedi.
“Ti sei fatta
male?”
La piccola mi
guarda sbarrando gli occhi e scuote velocemente la testa.
“Ecco dove ti eri
cacciata!”
La voce di un uomo
mi fa alzare lo sguardo mentre la bambina gli corre
incontro andando a nascondersi dietro le sue gambe.
Fisso il nuovo
arrivato inclinando la testa: “Ma… ma… sei… Roberto Sedhiño!”
“Oh, sei tu! Ciao!”
Mi stringe la mano
con una stretta vigorosa.
“È da quella
faccenda in Brasile che non ci vediamo! Come stai?”
Inarco le
sopracciglia e scandendo le parole esclamo: “Bene… credo… tu?”
“Beh, sai, con tre
bambini la vita è diventata frenetica… a volte è più faticoso di 90 minuti in campo!”
Alza le spalle e
lancia un’occhiata all’altro lato della stanza.
“Scusa, devo
andare, ho appena avvistato un altro dei miei
pargoli!”
Scompare tra la
gente.
“Cosa
diavolo sta succedendo qui?”
Muovo qualche passo
all’indietro e per poco non urto una giovane donna. La fisso
per qualche secondo e noto che si accarezza dolcemente il pancione… mi viene da
sorridere.
“Dalle dimensioni direi che il bebé è in arrivo!”
Accanto a lei vi è
un uomo dai capelli corvini che parla animatamente con un altro giovane,
entrambi con un bimbo in braccio.
“Oh, per la
miseria!” esclamo a bassa voce.
Con uno scatto mi
giro allontanandomi il più velocemente possibile.
“Se resto ancora
qui rischio di impazzi…”
Mi sento afferrare
convulsamente un braccio.
“Anche
questo è colpa tua, lo so!”
Mi giro e mi
ritrovo davanti un Benji accaldato... e decisamente più grande di quando l’ho visto l’ultima volta.
“Cos’hai da
agitarti tanto?” domando cercando di sembrare calma quando,
invece, vorrei solo scappare da quel posto.
“La vedi quella
ragazza lì?” sibila indicando una giovane dai lunghi capelli color petrolio.
“Certo… è carina!”
esclamo con un sorriso.
“Carina un corno! È
la mia fidanzata!”
L’espressione
spaventata che il ragazzo ha, nel fare tale affermazione, mi fa sghignazzare.
“Non credo ci sia
molto da ridere, anzi!”
La voce di Baker ci fa voltare entrambi. Il giovane calciatore ci
fissa con aria calma ma ha il viso pallido.
“Ti senti bene?”
domanda Price vedendolo.
È solo in quel
momento che noto il bambino che ha in braccio…
“Que-quello non sarà…” ho quasi paura a dirlo.
“Penso proprio di si!”
Il
bambini comincia a puntare il dito fra la gente.
“Mamma!” prende a pigolare fra lo sconforto di Tom.
“Ok, calma!” dico a me stessa respirando a fondo.
“Voi restate qui, io vado a cercare Patty!”
Più facile a dirsi che a farsi! Dopo dieci minuti sono ancora in alto
mare.
Vedo un gruppo di
persone tutte in un punto e mi dirigo in quella
direzione. Al centro vi è una ragazza dall’aria vagamente familiare con in braccio un bimbo (stanno cominciando a darmi sui
nervi tutti questi marmocchi!) e, mentre un signore si diverte a fargli le
boccacce, una donna esclama: “Ma guardate che belle gambette
che ha!” afferrandogli gli arti per, poi, proseguire: “Sono sicura che da grande
diventerà un bravo calciatore! Proprio come il suo papà!”
La frase mi fa
rabbrividire.
“Patty… dove sei…?”
“Cercavi qualcuno?”
Due mani mi si
poggiano sulle spalle, stringendo sempre più.
“Patty! Finalmente!”
Mi volto verso la
ragazza e mi becco un’occhiataccia.
“Volevi conoscere
l’erede? Beh, sei stata accontentata!”
“Cos…?”
Tutto comincia ad
apparire più chiaro.
“Oh, cacchio! Vuol dire che… accidenti!”
Fisso la ragazza ed
inarco le sopracciglia chiedendo: “Ma quanti anni hai?”
“Non lo so e non lo
voglio sapere!”
“E…
dov’è tuo… marito?” domando con cautela.
“È di là… si sta
ancora riprendendo… ho creduto che fosse sul punto di perdere i sensi!”
“Beh, se è per
questo, l’altro componente della coppia d’oro non sta
messo meglio!”
La ragazza mi
lancia un’occhiata interrogativa.
“È proprio per
questo che ti stavo cercando… non vorrei che facesse
fare un volo al bambino che ha in braccio! Benji è
con lui…sta cercando di sfuggire alla fidanzata!” ridacchio per poi aggiungere:
“Se ti può consolare, ho visto anche Mark Lenders ed Ed
Warner con i figli… e anche Roberto Sedhiño… sembra proprio che mi conosca!”
“Cosa?
E come mai?”
“Non lo so… ah,
un’altra cosa: sei mai stata in Brasile?”
“E questo cosa centra?” chiede Gatsby
esasperata.
“Non lo so, ma
Roberto ha detto che l’ultima volta ci siamo visti
lì!”
“Va bene,
andiamocene!” esclama risoluta la ragazza afferrandomi per una
braccio e cominciando a incamminarsi da qualche parte.
“Ehi, non fare
così! Prendila con filosofia!” esclamo mentre cerco di
non cadere.
“Non fiatare!”
“E
no! Adesso mi ascolti!” dico inchiodando i piedi a
terra e frenando l’avanzata di Patricia.
“È inutile
scaldarsi, tanto ormai abbiamo capito come funziona!”
“Si, ma perché?
Cos’abbiamo fatto di male?”
“Non ti so
rispondere però…”
“Fatemi uscire da questo incubo!”
Un ragazzo urlante
ci sbatte contro.
“Rob! Che ti prende?” chiede subito
Patty al giovane, che sembra sull’orlo di una crisi
di nervi.
“No, non dirmi che anche tu…” comincio, quasi urlando.
“Anche
io cosa? Se ti stai chiedendo se sono impazzito, la
risposta è si! Devo essere per forza impazzito!”
Denton si guarda intorno
con l’aria da fuggiasco.
“Patty, abbiamo un problema… un grosso problema!”
“Lo vedo!
Recuperiamo gli altri! Ci ritroviamo in quel corridoio lì!”
esclama la ragazza indicando un punto oltre la porta del salone.
Siamo tutti seduti
a terra, nel corridoio che porta alla zona notte della casa.
La porta è stata
chiusa e aldilà si sentono, attutite, le voci delle persone che, ignare di tutto,
continuano a trascorrere la loro piacevole serata.
Con noi c’è anche Rob Denton, con
in volto un’espressione semisconvolta, che sta ancora cercando di
riprendersi dopo tutto quello che gli abbiamo raccontato.
“Però,
ancora non riesco a spiegarmi come mai lui è quello… beh, si… del nostro presente!”
sussurro quasi a me stessa.
“E
poi perché ci siamo sempre e solo noi immischiati in questa faccenda?” domanda Benji nervoso.
“Già…” penso tra
me.
“Comunque
non possiamo allontanarci da qui! Sarebbe un suicidio!”
esclama Tom con aria risoluta.
“Non so… non
possiamo scomparire come se niente fosse…!” dice di rimando Patty
in tono cupo.
“Accidenti che
allegria!” penso inarcando le sopracciglia “Secondo me
l’ottimismo lo conservano per le partite!”
Gatsby si alza e, seguita
da Hutton, rientra nel salone. Anche
Baker si alza.
“Ho bisogno
d’aria!”
“Vengo con te!”
esclama di rimando Price.
Alzo le spalle
dicendo: “Divertitevi!”
I due calciatori
escono e Rob pende a sospirare.
“Avanti! Che ti prende? Il tuo buonumore l’hai dimenticato in Italia?
Lo so che è il paese del sole, però, così esageri!”
Il giovane alza lo
sguardo e sospira nuovamente ritornando a guardare a terra.
“E
dai, Rob, dov’è finito il tuo ottimismo? E proprio
ora che ne abbiamo bisogno? Siete tutti apatici, nervosi, e scoraggiati… eppure avete visto solo quello che
succederà fra un po’ d’anni e a me sembra una prospettiva magnifica! Ecco!”
Sbatto un piede a
terra
“Ed
io cosa dovrei dire? Non ho neppure uno straccio di fidanzato! Bel futuro!
Siete degli integrati, ecco tutto!”
Sorrido e scuoto il
capo.
“E
tu sei solo gelosa!” sbotta Denton ridendo.
“Beh, si, hai
ragione… di la verità, ora va meglio!”
“Si, direi di si!”
“Ma vedi un po’ se
una pessimista cronica come me deve tirar su il morale
ad un ottimista doc! Il mondo ha cominciato a girare
al contrario!”
“No! Ora che il
grande Rob Denton si è
ripreso, tutto filerà liscio come l’olio!”
“Lo spero tanto!”
“ Che facciamo qui, andiamo a goderci la festa!”
Il giovane si alza
e si avvicina alla porta, aprendola.
Guardo l’orologio e
reprimo uno sbadiglio.
“Sono le undici
passate, quando si decidono ad andar via?”
Mi domando
sbirciando nel grande salone, oltre lo spiraglio della
porta.
Dopo circa un
quarto d’ora in mezzo a tutta quella folla, ho preferito fare dietrofront e
chiudendomi nella prima stanza che ho trovato per evitare altri incontri del
terzo tipo.
L’idea, che
all’inizio mi era sembrata fantastica, si è rivelata un fiasco, visto che la
noia è sopraggiunta dopo pochi minuti.
Vado sedermi su una
poltrona e fisso il muro bianco domandandomi che azione deplorevole possa aver compiuto per meritarmi tutto quello…
“Ecco dove ti eri
cacciata!”
Mi volto e vedo
arrivare Patty. Non ha neanche il tempo di dire una
parola che mi ritrovo un bambino in braccio.
“Renditi utile!”
sorride e, senza aggiungere altro va via.
Fisso
dubbiosa il piccolo che ricambia il mio sguardo con aria perplessa.
“Ciao!” esclamo
inclinando la testa.
Il bimbo accenna un
sorriso ma poi comincia a guardarmi con aria torva.
“Ok, baby Hutton,
vediamo di comportarci bene!”
Come tutta risposta
il piccolo comincia a lamentarsi e il viso gli diventa porpora. Sospiro con
aria rassegnata.
“Ho
capito, ora mi alzo!”
Comincio a
camminare con in braccio il rampollo di casa Hutton…
“L’erede della
fatidica frase: il pallone è il mio migliore
amico!” penso tra me non riuscendo a trattenere un sorriso. Entro in un’altra stanza guardandomi intorno.
“Beh, devo
ammettere che la mamma e il papà si trattano bene, vero?”
Osservo i
soprammobili e i quadri alle pareti, per poi fermarmi avanti ad una vistosa coppa.
“Ecco, mi stavo
quasi preoccupando!”
Il bambino allunga
un amano per poter raggiungere l’oggetto.
“Fermo! Sei ancora
troppo piccolo! Per ora devi preoccuparti solo del biberon!...
Ok… vediamo un po’ com’è la situazione dall’altra
parte!”
Rientro nel salone
e mi sorprendo nel vedere all’interno solo cinque
persone, quattro delle quali, con aria assorta.
“Cavoli, non
avranno cacciato fuori tutti, spero!”
Rob si avvicina e
prende il bambino in braccio.
“È la tua
fotocopia, Holly!”
“Ma
come fai a dirlo se a massimo ha tre mesi!”
Il giovane alza le
spalle e sorride.
“Allora, ancora
depressi?” domando con una punta di sarcasmo.
“Se
continui così no ti dirò nulla!” esclama Patty
incrociando le braccia al petto.
“Nulla di cosa?” la
me curiosa comincia a fare capolino.
“Beh, sembra che
più persone del previsto sappiano di questo… diciamo strano fenomeno che ci sta facendo uscire dai gangheri!”
“Sul serio?” chiedo
incredula.
“Certo, pensi che
posso scherzare su una cosa tanto assurda?”
“No, ma, ecco, è
strano che…”
“Anche
noi siamo rimasti piacevolmente sorpresi!” Holly fa
spallucce avvicinando un dito alla piccola manina del suo… futuro pargolo che,
senza farsi pregare, la stringe con aria soddisfatta.
“Ma,
chi è che lo sa?”
“Beh, è quasi
ovvio, no? … Mi ha davvero tirato su il morale sapere che non siamo gli unici a
credere a quello che succede da un po’ di giorni a questa parte! È stato un
sollievo parlare di questo cataclisma con altre persone al di fuori del nostro
gruppo!”
“Gruppo? Noi non siamo un gruppo!” dico scettica.
“E
perché, scusa?” chiede Patty.
“Beh, collaboriamo
solo perché costretti e c’è la più totale mancanza di fiducia!”
“Abbiamo parlato
anche di questo, fino ad ora! Siamo tutti d’accordo sul fatto che siamo finiti
in un casino colossale…e per cacciarci fuori dai guai
dobbiamo essere uniti!”
Guardo la ragazza
senza afferrare bene il significato della frase.
“Ma…
loro sono già uniti! Che diavolo, fanno parte della
stessa squadra di calcio! E tu, Patty,
beh… non c’è neanche bisogno di parlare! L’unica che non centra un’acca sono
io!”
“Appunto!”
Rimango interdetta
fissando i cinque giovani, senza riuscire a capire.
”Ascolta… facciamo un patto: noi cercheremo di farti
sentire a tuo agio, anche se a dire il vero lo sei già, in un paese straniero e
tu cercherai di sopportarci, ok?”
Non riesco a
rispondere, mi sento imbarazzata e prendo a guardare il pavimento.
“Dopotutto l’unione
fa la forza!” esclama Benji con aria molto convinta.
“Ben detto,
diventeremo un gruppo coi fiocchi!” gli fa eco Holly.
“Ok, mi avete convinta, ma, secondo
me sarebbe più appropriato definirci una combriccola, anche se non ha
un’accezione del tutto positiva!” esclamo facendo spallucce.
“Allora vada per
combriccola!” concorda Rob mentre continua a giocare con il piccolo Hutton.
“Hai visto qualcosa
di interessante durante la tua latitanza?” domanda Patty.
“Hm… si, giusto qualcosina!”
Con un sospiro tiro
su le coperte.
Mi guardo intorno:
la luce della bajour emana un tenue chiarore che
rende l’atmosfera nella stanza da letto moto rilassante.
“Beh, almeno, dopo
tanta sfortuna, qualcosa che è andato per il verso giusto! Già temevo di dover
dormire su un divano… per la seconda volta!” non riesco a frenare uno sghignazzo.
Spengo la luce e
poggio la testa sul cuscino sussurrando: “Ecco cosa significa vivere nella casa
di un calciatore famoso… hai degli ospiti imprevisti per la notte? Fa niente, ci sono una dozzina di camere da letto a
disposizione! Eh… va beh… meglio così!”
“Dimmi
che è qui!”
La voce di Patty mi fa svegliare di colpo.
“Chi è qui?” chiedo non ancora del tutto sveglia.
“Il bambino!”
“Chi? Hutton junior? No, non è qui!”
“E
allora dov’è?”
“Hai chiesto a Rob… sembra che ci vada d’accordo!”
“Ho già svegliato
tutti, ma non l’hanno visto!” geme con aria preoccupata.
Mi metto a sedere e
tolgo le coperte.
“Dove l’hai mezzo a
dormire ieri?”
“Nella culla in
camera da letto! Ho dormito io con lui! E poi
stamattina l’ho trovata vuota!”
“Ok, calma!”
Mi alzo al letto ed
infilo le scarpe. Usciamo dalla stanza e raggiungiamo gli altri in quella che
ha tutta l’aria di essere una sala da pranzo.
I ragionamenti che
seguono nei minuti successi, non portano a nessuna conclusione: è fuori
discussione che il bambino sia in grado di andarsene a spasso da solo!
Lo squillo del
telefono ci fa zittire.
“Rispondo io!” Patty aggrotta le sopracciglia e si avvicina ad un piccolo
scaffale, afferrando la cornetta e rispondendo con calma.
Dopo pochi secondo abbassa il ricevitore e rimane in silenzio.
“Patty? Va tutto bene?” chiede Holly avvicinandosi.
La giovane scuote
il capo.
“Io… non è
possibile…” la voce le è diventata un sussurro.
“Dimmi che no è come
penso!” dico con un lamento.
“Patty, avanti, chi
era?” Hutton afferra la giovane per le spalle,
cercando di guardarla negli occhi. Lo sguardo di Gatsby,
però, è fisso a terra.
“Pa…”
“Cosa
accidenti vuoi sapere!” sbotta quasi urlando Patricia, alzando lo sguardo verso
il ragazzo che sobbalza sorpreso.
“Non riesci proprio
ad immaginare cosa possa significare quella telefonata?”
“Io…” comincia Holly, disorientato.
“Quanto?” chiede
all’improvviso Price, prima che il numero 10 possa
dire qualcosa.
“Io… non lo so, non
mi ricordo!” la voce della ragazza ritorna flebile.
“Patty, stai calma e cerca di ricordare che ti è stato detto!” Baker guarda il
capitano e gli fa un segno con la testa. Holly prende
Patty per una mano e la fa sedere su una sedia.
“Non crederete
davvero che… beh, ma come possono… è solo un bamb…”
“È il figlio di un calciatore famoso, e questo
basta!” mi mordo un labbro mentre sento la rabbia
salire.
“Ha parlato di
dollari!” la voce di Gatsby ci fa voltare verso di
lei. “Dollari americani… in contanti, ma… mi dispiace, non riesco a ricordare
la cifra… !” abbassa il capo e riamane in silenzio.
“Non ti
preoccupare! Non è questo l’importante! Qualunque cifra sia,
io… !” Hutton posa una mano sulla spalla della
ragazza e rimane in silenzio.
Per il resto della mattinata la situazione non cambia e l’atmosfera di attesa
diventa quasi febbrile.
Nel pomeriggio, per
cercare di ridurre un po’ l’ansia, penso di fare un giro nei dintorni.
Esco dalla grande abitazione e mi ritrovo, dopo pochi metri su un ampio
viale, che conduce al cancello d’ingresso.
L’intera casa è
circondata da un alto muro sormontato da un’altra inferriata. Tutt’intorno il verde abbonda e un
leggero odore floreale, rende la passeggiata più piacevole.
Continuo a
gironzolare fino ad arrivare sul retro.
“No! Pazzesco!”
esclamo ridendo.
Davanti ai miei
occhi compare un vero e proprio campo da calcio, con reti, bandierine e linee
bianche a terra.
“Quel ragazzo è una cosa assurda… non si smentisce mai!”
Guardo il paesaggio
davanti ai miei occhi e scuotendo il capo inizio a tornare indietro.
“Certo che è
proprio una fissa!Penso che ci giocherà con suo figlio!” in quel momento mi
ritorna in mente il piccolo Hutton…
“Ma
come si fa a rapire un bimbo tanto piccolo?” sospiro ed inarco le sopracciglia,
varcando il portone d’ingresso.
Quando rientro in
sala da pranzo vedo gli altri con delle espressioni
troppo cupe.
“Cos’è successo?” chiedo con cautela.
Patty, seduta sul
divano, alza di poco lo sguardo e sussurra, con calma: “Hanno richiamato… un
milione di dollari… in contanti…”
Non ascolto più la
ragazza cercando di calcolare mentalmente il valore di quella cifra esorbitante
per poi domandare: “Dove accidenti li troviamo tutti quei soldi?”
“Penso di saperlo!”
esclama Hutton con aria risoluta.
“In banca dovranno
esserci dei soldi… e se non si arriva alla cifra richiesta… questa casa varrà
qualcosa?!”
“Certo! Non sono un
esperto ma chiunque lo capirebbe!” esclama Price.
“Benissimo, adesso
devo solo trovare qualcuno che ci aiuti senza fare troppe domande!”
“Hm… l’unico che possa fare al caso nostro, penso sia Roberto Sediño!”
“Roberto?”
Annuisco e riprendo
a parlare: “Per quel che ne so, è la persona più adulta e la più indicata! Non
penso che uno dei vostri genitori vi lascerebbe fare senza chiedere
spiegazioni!”
Guardo gli altri
che annuiscono con aria alquanto truce.
“Ma
come lo contattiamo?” chiede Rob con aria accigliata.
“Ci dev’essere da qualche parte un recapito telefonico!”
esclama Hutton uscendo dal salone e ritornando dopo
pochi minuti con un blocco di fogli in mano.
Prende ad
armeggiare con il telefono fisso.
“Speriamo che non
sia già partito per il Brasile… non sarebbe la prima volta che sparisce senza
salutare…” mi mordo un labbro e fisso il pavimento…
“Roberto?”
La voce del ragazzo
mi fa alzare di scatto la testa.
“Sono
Oliver, ho bisogno del tuo aiuto!”
Dopo circa due ora
e mezza, siamo tutti intenti a guardare una valigetta nera con
all’interno un casino di soldi.
“Non ho idea di
come abbia fatto Holly a recuperare tutto quel denaro
e non lo voglio neppure sapere!” esclamo fra me e me.
Lo squillo del
telefono mi fa sobbalzare.
“Vado io!” esclama
il… padrone di casa.
Pochi istanti e il
giovane riaggancia sprofondando nel divano, accanto ad
una Patty decisamente in ansia.
“La consegna
avverrà domani. Il luogo lo conosco, è a qualche chilometro da qui… una zona
isolata, come da manuale… “ sospira, riprendendo: “Vogliono solo me…”
A quelle parole Tom e Benji si alzano di scatto.
“È fuori
discussione!”
“Non puoi!”
“Ragazzi, non ho
voglia di discutere!”
Il giovane passa
una mano fra i capelli, continuando a guardare a terra.
“No e poi no!”
Price si siede
violentemente sulla sedia incrociando le braccia al petto.
“Ma
cosa ti aspettavi? Che chiamassero tutti a raccolta?”
La voce di Hutton è calma ma allo stesso
tempo dura.
Benji lo guarda torvo.
“No, certo che no,
però…”
Il n.1 sbuffa e non dice più nulla.
Becher gli lancia
un’occhiata, per poi guardare il capitano.
“Holly, è rischioso, siamo solo
preoccupati… deve esserci un altro modo…”
“Io sono d’accordo
con Oliver!”
Patty, che fino a quel
momento è rimasta in silenzio, parla con aria decisa.
Stringe le mani a
pugno e guardando nel vuoto respira a fondo.
“Sono le loro
condizioni, e non credo che siano disposti a trattare… e noi… e noi siamo solo una
banda di ragazzi in balia degli eventi…” la sua voce ha un tremito.
“Quel bambino… non
possiamo rischiare di… beh, si, avete capito… quindi, se vogliono Holly da solo, e lui è d’accordo, io… ha il mio appoggio!”
“Si, ma nessuno ci
vieta di organizzarci!”
L’attenzione di
tutti si sposta su Rob che, appoggiato allo stipite
della porta, sorride con aria quasi diabolica.
“Cosa
intendi dire?” chiede Patty preoccupata.
“Beh, Holly deve andare a consegnare la valigetta da solo, ma noi
potremmo sempre appostarci e…”
“Frena
l’entusiasmo, Denton, e dimentica quello che avevi intenzione di fare!”
Le parole di Hutton colpiscono il n.20 come
una doccia fredda e la sua espressione raggiante si smorza
all’improvviso.
“Però…”
sussurro mentre un’idea malsana mi attraversa la mente.
“Rob, scorrazzi sempre per Milano in bici?”
Il giovane mi
guarda con aria interrogativa.
“Si, certo, ma cosa… ?”
“Hai presente gli
agenti in borghese?” chiedo, non riuscendo a frenare un sorriso.
Il ragazzo fissa il
vuoto senza riuscire a capire…
“Vuoi chiamare la
polizia?” chiede Patty con aria allarmata, mentre Holly è sul punto di esplodere.
“Assolutamente, la
mia idea è…”
“Fattibile!” Denton conclude la mia frase
annuendo con aria molto seria.
“Dici
che si può fare?”
“Beh, non so tu
cos’hai in mente, ma per ora non ci sono idee migliori!”
“Hm… si, anche se
avrei preferito un piano di riserva!”
Mi mordo un labbro
e prendo a torturarmi le mani.
“Si può sapere
cos’hanno partorito le vostre menti malate?” chiede Benji
con aria tragicomica.
“Per ora è solo
qualcosa di nebuloso…”
“Ah, beh, questo mi
fa sentire meglio!” esclama Holly, alzandosi ed
uscendo dalla stanza.
Lancio uno sguardo
in direzione di Gatsby.
“La vedo tragica…”
“Dici
che funzionerà?”
Parlo a bassa voce
lanciando occhiate furtive verso Hutton che,
sprofondato sul divano, fissa con aria indecifrabile, la valigetta che ha sulle
gambe.
È ritornato nella
stanza dopo circa un quarto d’ora e non si è più mosso, né ha proferito parola.
Patty è seduta al suo
fianco e lo scruta con aria corrucciata mentre Baker
e Price, parlano fitto fitto
seduti intorno al tavolo.
“Allora?” chiedo di
nuovo ad un Denton perso nei suoi pensieri.
“Beh, si, però
dovremmo procurarci una bici, no?”
“Credo che questa
sia la cosa più facile da fare… pensi di farcela? Sei
allenato?”
Comincio a sentirmi
un po’ ansiosa. Inizialmente la mia idea era sembrata la cosa
più ovvia da fare, ma, più passano gli interminabili minuti di quella
strana sera, più le mie certezze di riuscite si affievoliscono… dopotutto non
si tratta di uno scherzo… o di un gioco!
“Si, certo, non
dimenticare che stai parlando con Rob Denton!”
Alzo gli occhi al
cielo, scuotendo la testa.
“È proprio questo
che mi preoccupa! E poi gli altri non sanno nulla… e
questa cosa mi mette ancora più ansia!”
“E
dai, un po’ di…”
“Ottimismo, si, Rob, lo so!”
“E
allora?”
Sospiro e guardo il
pavimento…
“Dai, che ne dici
se ne discutiamo tutti insieme?” chiedo quasi
implorando.
L’altro fa
spallucce ed indica Holly con lo sguardo.
“Capisco…
è diventato intrattabile nelle ultime ore… irriconoscibile… può far
concorrenza a Lenders… uffa!”
Mi alzo e,
schiarendomi la voce, esclamo: “Noi avremmo un piano! Ma
se per voi non va bene, non se ne fa nulla!”
Gli altri guardano
nella nostra direzione mentre Hutton
è come se non avesse sentito perché non muove un muscolo, rimanendo nella sua
posizione precedente.
Inarco le
sopracciglia all’ennesima prova di fiducia, ma continuo: “Dunque, l’unica cosa
di cui abbiamo bisogno è di una bici. L’idea è sempre quella del tipo “agente
in borghese” che, in questo caso sarebbe Rob!” indico
il giovane con un cenno del capo e faccio una pausa in
attesa di commenti che, però, non arrivano.
“Hm… bene… ehm… si,
quindi, lui dovrebbe, ecco, gironzolare lì intorno e…” Abbasso lo sguardo
mentre comincio a sentire la gola secca… avverto tre paia di occhi
addosso e non riesco più ad andare avanti.
“Quello che sta
cercando di dire, è che l’idea è super!” esclama Rob
con rinnovato entusiasmo.
“Oddio, adesso non
esagerare!” sussurro un tantino scettica.
“Beh, se siamo i
primi a non crederci, in questa cosa, è logico che sarà un fiasco, no?”
Fisso il giovane
che ha incrociato le braccia al petto.
“Va bene, allora
fateci capire cosa avete in mente!”
Baker si alza dalla
sedia e rimane in attesa.
“Hm… e va bene, ma
dovrete promettere di non ridere!” dico, quasi con aria implorante.
“Se
proprio dobbiamo…”
Benji ha già l’aria di
uno che si prepara ad ascoltare una barzelletta, ma cerco di non farci caso.
“Allora, l’idea è
questa… e scusate se è banale, ma non siamo agenti segreti…”
“Fai
attenzione!”
Patty guarda Holly e gli posa una mano sul braccio.
“Farò del mio
meglio!” esclama con aria dura e, senza dire altro, apre il portone d’ingresso
e si allontana con in mano la valigetta, in direzione
di un’auto di grossa cilindrata.
Mi guardo intorno e
sospiro con aria preoccupata.
“Speriamo vada
tutto per il meglio… Holly ha preso questa questione molto più seriamente di quanto mi aspettassi… sembra
maturato tutto d’un colpo… o forse invecchiato… bah…” scuoto la testa e mi
volto, raggiungendo il salone e sprofondando in un divano.
Gli altri sono
ancora nell’atrio e nella stanza regna il silenzio.
“Chissà cosa starà
combinando quell’altra testa calda… ormai è andato via da più di mezz’ora… povera me!” prendo la testa
fra le mani con fare melodrammatico e sospiro.
Il ritorno degli
altri non contribuisce certo a tirarmi su il morale, anche perché non sono quella che ne ha più bisogno.
“Quando
questa storia sarà finita, rimarrò a letto per una settimana! Sto spendendo
energie per un intero anno!” la voce di Patty è quasi
un sussurro, ma riesce a farmi sorridere.
“E
dobbiamo sempre ringraziare la stessa persona…”
Sbuffo con aria
annoiata.
“Price,
stai cominciando a diventare ripetitivo! Vedi di cambiare un po’ il tuo
repertorio, ok?”
“Io dico solo la verità! E quella non
può essere cambiata a piacimento!”
“Si, ma, continuare
a lamentarsi non cambierà la nostra situazione!” esclama Baker
con fare laconico.
“Siamo costretti a
stare qui, con le mani in mano, senza poter essere di aiuto
a nessuno! Non so voi, ma io mi sento frustrato!”
“Ben detto!”
Il silenzio ritorna
a farsi sentire, mentre ognuno ritorna ai propri
pensieri… lo squillo del telefono ci fa sobbalzare contemporaneamente. Gatsby si alza con uno scatto mentre
sussurro: “Ma quanto tempo è passato?” guardando contemporaneamente l’orologio.
“Pronto?”
Un
attimo di silenzio e la voce di Tom, mi alzare di
scatto lo sguardo sulla ragazza.
“Cos’è successo?”
Patty ha il volto pallido ma, con rapidità sorprendente le va in fiamme.
Un attimo e vedo Benji che le si avvicina come in
attesa di un mancamento, mentre Baker si alza
all’improvviso con tutta l’aria di volersi precipitare fuori dall’abitazione.
La ragazza
riaggancia e rimane in silenzio.
Mi alzo e mi
avvicino con cautela.
“Patty? Tutto be…”
La giovane Gatsby mi afferra convulsamente un braccio, con
un’espressione spiritata in volto.
“Ma…
io… cos…?”
“Come ti è venuto
in mente di mandare lì quell’esaltato di Rob?”
La
fisso senza capire e senza riuscire a dire nulla.
“Ha seguito la
macchina!”
“Quale macchina?”
“Quella con la
valigetta!”
“Que…” continua a fissare Patty
senza capire: la macchina con la valigetta è quella di Holly!
Quel ragazzo è un
portento!” esclama Price scoppiando a ridere
Ora è lui che
guardo senza capire.
“Ti ha detto dove
si trova?” domanda Baker.
“No…”
“Ma, come ha
chiamato?” chiedo cercando
di schiarirmi le idee
“Non lo so… la telefonata si è interrotta
prima che potessi chiedere spiegazioni! Ha detto solo di raggiungerlo lì!”
I due calciatori, a
quelle parole, scattano verso la porta.
“Cos… ma… voi due,
fermi dove siete!”
Inarco le
sopracciglia e mi avvicino ai ragazzi.
“Qualcuno, per
favore, ha la bontà di chiarirmi la situazione?”
“Rob ho avuto la pazza idea di seguire la macchina dei
sequestratori e…”
“Che
cosa?” rimango immobile, senza sapere se ridere o piangere.
“Già, questa volta
ha superato se stesso!”
Sospiro e passo una
mano sulla fronte.
“Ok, quindi li raggiungiamo?!”
I due annuiscono
all’unisono e Patty si avvia, a passo spedito, fuori dalla stanza.
La macchina si ferma in una stradina secondaria, dopo la quale, si apre la
campagna.
Scendiamo e, subito
vediamo Holly, seduto sul ciglio della strada che,
con aria avvilita, guarda nel vuoto.
“Holly!”
Patty si avvicina al
ragazzo e gli si accoccola affianco posandogli una mano sulla spalla.
“Tutto ok?”
L’altro la guarda
per qualche istante senza dirle niente per poi sospirare sorridendo.
“Spero di si! Quando ho visto Rob che
gironzolava avanti e indietro con quella bicicletta e quel casco assurdo in
testa, mi è quasi venuta voglia di buttarlo giù da qualche dirupo, però… beh…
forse ci sta tirando fuori dai guai! Ha una forza
nelle gambe non indifferente! Non sono sicuro che sia riuscito ad avere la
stessa andatura della vettura per tutto il tragitto, ma a m sarebbe sembrata
fuor questione anche il solo fatto di provare a seguire quella
cavolo di macchina!”
Si porta una mano
sul viso e comincia a sghignazzare. Poi sospira e si alza con un espressione soddisfatta in volto.
“Come mai siete arrivati qui?”
“E…
ecco…” mi giro verso Patty che subito risponde: “Rob! Ha chiamato a casa e ha detto di raggiungerlo qui!... A proposito, perché non si vede ancora?”
“Come ha fatto a
chiamare?”
“Questo è un
mistero anche per noi!”
“Sono pieno di
risorse, ecco, come ho fatto!” La voce di Denton ci
giunge alle spalle. È ancora in sella alla bici e ha il respiro affannoso.
“Rob!” il capitano gli va incontro con aria raggiante:
“Allora, sei riuscito a vedere dove stavano andando!”
L’altro sorride
furbescamente.
“Ho fatto di
meglio; so dove si nascondono!”
Neanche 5 minuti di
macchina (dove stiamo un po’ strettini, ma meglio
questo che niente!) e ci troviamo di fronte ad un sentiero di campagna.
Scendo e mi guardo intorno un po’ perplessa.
“Scusa, Rob, ma come ci sono entrati lì con la macchina?”
“In
effetti prima era parcheggiata proprio qui!”
Il giovane si
massaggia la nuca e si incammina sul sentiero fra le
canne d’avena.
Aspetto che gli
altri si siano incamminati e li seguo.
Continuo a
guardarmi intorno con aria nervosa.
“Questa storia
non mi piace… questo posto non mi piace… ma perché mi
devo sempre cacciare in queste situazioni?”
Sospiro e
continuo a camminare… “Ahi!”
Mi mordo un
labbro subito dopo aver cozzato la testa contro le schiena
di Patty che si è fermata di botto.
Sposto la testa
da un lato per cercare di capire cos’è successo e vedo, in lontananza, una
vecchia costruzione, dall’aspetto abbandonato.
“Saranno lì?” mi
chiedo fra me e me.
“Noi andiamo,
voi, restate qui e se non ci vedete tornare… beh, inventatevi qualcosa!”
Le parole di Hutton mi distolgono dai miei pensieri e, quando vedo lui, Tom e Benji, che si allontanano,
rimango alquanto perplessa. Inarco le sopracciglia e domando: “Ehm, ma che
stanno facendo?”
“Non chiederlo a
me, mi sono dissociata!”
Patty scuote la testa
e va a sedersi poco distante seguita da Rob.
“Tranquilla, Patty, vedrai che fra poco torneranno!”
“Si, certo, per
te è sempre tutto così facile!”
Il giovane alza
le spalle e sorride, voltandosi verso la costruzione.
Nessuno parla più
e, nel giro di pochi minuti, la tensione comincia a farsi sentire… il silenzio
quasi surreale non fa presagire nulla di buono!
Mi guardo intorno un po’ per ingannare il tempo e un po’ per non
pensare a quello che può star succedendo a poca distanza. Guardo il terreno e
tento di strappare un filo di avena… qualche tentativo
e mi ritrovo in mano un lungo filamento color paglia. Alzo lo sguardo verso il
cielo nuvoloso mentre comincio ad avvertire qualche
brivido di freddo.
Un rumore…
qualcosa di molto simile ad un vagito, ci fa sussultare e scattare in piedi…
quasi fossimo sicuri di dover cominciare a correre.
“Pensate che…” Patty non conclude la frase e muove
qualche passo incerto.
Un pianto
insistente che si avvicina ci fa guardare l’un l’altro,
con aria perplessa.
“Shh… per piacere non fare baccano!”
La voce di Hutton ci fa sospirare con sollievo.
“Holly!”
Patty non riesce ad
attendere oltre e si precipita verso il trio che si sta avvicinando...
“È andato tutto
bene, suppongo?!” azzardo inarcando le sopracciglia.
“Non c’era
nessuno… hanno preso i soldi e sono andati via!”
risponde Baker con un’alzata di spalle… baby Hutton, nel frattempo non ha smesso un momento di frignare.
“Quando siamo entrati era già in questo stato… forse è stato
questo a metterli in fuga!” Price sospira con aria esasperata.
“Forse ha fame!”
suggerisce brillantemente Denton, osservando con aria
critica il bebé, che è passato fra le braccia di Gatsby.
“Forse è meglio
se torniamo indietro!”
Gatsby ci fissa con
aria avvilita, non riuscendo a far calmare il bambino.
“Ok, si, penso sia la cosa migliore!” esclama Hutton con aria stanca, passando una mano sugli occhi.
Fisso il giovane
e mi viene da sorridere mentre penso: “Aveva ragione
Roberto quando ha detto che è meno stancante giocare una partita di calcio che
stare dietro a dei bambini! Holly sembra
traumatizzato!”
Scuoto la testa e
sto per accodarmi agli altri quando un debole bagliore
mi fa fermare…