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Autore: KittyPryde    27/06/2007    0 recensioni
"I ciliegi che da sempre decoravano la tenuta di casa Kuchiki avevano smesso di fiorire cinquant'anni prima"
[Byakuya/Hisana]
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Byakuya Kuchiki
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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temi:
risveglio, primavera, malattia, maternità, famiglia, terra
famndom: Byakuya/Hisana

Era la stessa mattinata di cinquanta anni prima, opprimente e afosa, nuda, incolore e il capitano Kuchiki, rapito dal caldo straziante e dall'affanno dovuto alla convalescenza, si lasciava cullare dalla temperatura che aumentava di ora in ora, ipnotizzato dal passato che tornava, quel giorno più di altri, attraverso il sorriso onnipresente della moglie che tanto aveva amato. Il giardino della villa sarebbe rimasto perpetuamente immobile e solenne, nei pensieri di Byakuya così come nel lento scorrere di quell'ennesima primavera sfiorita, come se quel luogo rappresentasse qualcosa di sacro, il santuario del ricordo di Hisana, la memoria inattaccabile di colei che da molto tempo non abitava più quelle stanze.
Quando Hisana, poco prima di morire, aveva pregato il marito di renderla ancora una volta felice, il solo pensiero che aveva attraversato la mente di Byakuya era stato quello di regalarle un ultimo momento di serenità permettendole di andarsene senza tristezza, allontanandola dal buio della sua camera perché vedesse ancora quel sole vivo e ardente che abbracciava il Seireitei durante la bella stagione, filtrato dai maestosi rami degli alberi che dominavano la sua proprietà. La schiena esile di Hisana, che anche vestita da abiti sontuosamente ricamati appariva semplice, sobria come quando la aveva incontrata la prima volta nelle polverose strade di Rukongai, e il suo sguardo smarrito, rivolto al tramonto furono le uniche immagini che Byakuya riuscì a concretizzare nella sua mente addolorata e stanca quando vide la moglie esanime e tranquilla anche nel momento della morte; per cinque felici primavere Byakuya aveva potuto osservarla, sempre voltata di spalle, mentre salutava i ciliegi che fiorivano, soave nei suoi kimono dalle tinte pastello; sembrava essere davvero felice solo in quei rari momenti, rilassata quando lui le sfiorava le spalle e appoggiava, senza far notare la sua presenza, la punta del naso tra i suoi capelli corvini e profumati... per questo, quando in punto di morte Hisana lo aveva pregato di portarla via, aveva ordinato che il suo giaciglio fosse spostato sul patio che si affacciava sul giardino, per poterla vedere un'ultima volta davvero felice.
Da quel giorno nessuna delle primavere che vennero vide il fiorire degli imponenti alberi di casa Kuchiki; eppure, la spiegazione di quel tetro fenomeno non si trovava in una maledizione o in qualche leggenda, ma soltanto nel profondo cordoglio che aveva accompagnato la monotona vita di Byakuya negli anni successivi alla scomparsa di Hisana e nel disinteresse che aveva maturato nei confronti di ciò che un tempo lo rendeva felice; senza più poter beneficiare delle cure del proprio padrone, gli alberi erano cresciuti selvaggi e trascurati nel terreno arido che circondava la tenuta.
Era una mattina assolata nelle terre del Seireitei, una primavera come ve ne erano state altre prima di quella, ma quel giorno, così perseguitato dai ricordi e dalle ninnananne dolci di Hisana che gli avvelenavano il sonno, Byakuya pensò per la prima volta che qualcosa, nei suoi accurati e devoti progetti per onorare la propria famiglia e il proprio cognome, dovesse essere incredibilmente sbagliato; con cinquanta lunghi anni di ritardo, le semplici e pungenti parole di un ragazzino insolente come solo Ichigo Kurosaki avrebbe potuto essere, erano riuscite a ferire il nobile animo del capitano Kuchiki e a condizionare le sue inviolabili convinzioni; Ichigo gli aveva sputato in faccia le sue verità senza riguardo, riuscendo a far vacillare la fermezza di Byakuya e influenzando i suoi pensieri al punto da fare in modo che fosse lui stesso ad infrangere ogni suo voto e sfidando le regole che aveva giurato di difendere per riuscire a parlare a Rukia con una sincerità fino ad allora sconosciuta.
Per la prima volta pensò che fosse giusto porre fine a quella spirale di indolenza e apatia che lo stava trascinando a fondo e, con uno sforzo irripetibile, cercò di aprire quei suoi occhi ormai abituati al buio del riposo e quando la luce lo colpì violentemente, pensò che probabilmente, quegli occhi erano rimasti chiusi troppo a lungo. Quando le sue pupille stanche si furono finalmente abituate alla luce accecante del sole, Byakuya alzò le mani dalle ginocchia e si fermò ad osservarne la pelle livida, trasparente, le dita sempre più magre...
non erano trascorsi pochi giorni da quando il Seireitei era stato rovesciato e Rukia aveva rischiato di morire, ma settimane, mesi forse; Byakuya si accorse che durante tutto quel tempo aveva solo cercato di convincersi di avere ancora bisogno di riposo, persuadendosi che non fosse passato molto tempo, che le sue ferite necessitassero di pazienza per guarire, ma non era così. Con le mani deboli, esangui, scivolò sulle cicatrici che segnavano il suo corpo, e cercò di calcolare per quanto la sua mente era rimasta imprigionata tra i ricordi, ferma nel tempo come i ciliegi del suo immortale giardino; forse, come una logica conseguenza alla sua lenta e ignorata agonia, si sarebbe ammalato anche lui della stessa malattia che aveva portato via Hisana, della stessa tristezza che la aveva consumata a poco a poco, forse sarebbe morto silenziosamente dopo aver corretto tutti gli sbagli degli ultimi cinquanta anni, forse... ma c'era ancora Rukia ad abitare grandi stanze dell'antica villa dei Kuchiki, c’erano le mani di Hisana strette tra le sue, promesse ancora da mantenere e di tutti i suoi sbagli ce n'era ancora uno al quale non aveva rimediato.
Non seppe quali tra questi pensieri gli diede la forza di alzarsi, con quelle gambe stanche e quella mente arida, avvilita, ma mosse lentamente i suoi nudi passi sul patio e rientrò in casa per raggiungere la sorella.
Quando Rukia lo vide arrivare, inaspettatamente in piedi e saldo sulle sue gambe, si alzò di scatto salutandolo con sorpresa ed evidente entusiasmo per l'improvvisa guarigione, ma si riprese subito, cercando di darsi un contegno con dichiarato imbarazzo, ma quando la ragazza si rivolse a lui con quello slancio sincero, Byakuya non riuscì a vedere in lei soltanto la sorella di Hisana e la bambina che anni prima aveva accolto nella sua famiglia, bensì tutto ciò che rimaneva della sua famiglia
« Rukia » le aveva sempre parlato con un torno autoritario e freddo, nelle sue parole e nella sua voce non vi era mai stata traccia di quel sentimento fraterno che Hisana gli aveva chiesto di dedicare alla sorellina come lei non era riuscita a fare, ma quel giorno la sua voce sembrava meno ostile e si scioglieva via via, diventando più gentile; forse Byakuya non sapeva come essere un bravo fratello, ma quando incontrò lo sguardo meravigliato di Rukia, si convinse che avrebbe potuto imparare
« devo assentarmi per qualche ora » la voce bassa, vellutata e calda come mai Rukia l'aveva sentita prima « se dovessero cercarmi, ti prego di riferire che sono impegnato » Rukia annuì fedele e servile, ma con una forza totalmente diversa da quella grazia innata che possedeva la sorella maggiore, nei gesti di Rukia c'era una sorta di deferenza marziale, un'obbedienza propria soltanto di un sottoposto al proprio capitano.
« si » rispose con prontezza.
Da quando il fratello le aveva raccontato i segreti che riguardavano il suo passato, Rukia aveva cominciato ad affezionarsi a lui incondizionatamente, dimenticando tutto quello che era accaduto in precedenza e considerando Byakuya da un nuovo punto di vista, più pulito e obbiettivo e così facendo, osservandolo con tenerezza e attenzione, aveva imparato a conoscere tutte le sue piccole abitudini, aveva prestato un interesse ai suoi gesti e alle sue ossessioni e, in quel momento, seppe perfettamente dove il fratello sarebbe andato.
L'altare commemorativo di Hisana era un a stanza vuota, immacolata e inaccessibile dove Byakuya custodiva gelosamente le sue memorie, era un posto bianco e pieno di luce; il capitano rimase fermo qualche istante davanti al cancello che custodiva le reliquie della moglie, poi aprì le ante con solennità.
Avrebbe voluto chiederle perdono, forse, ma non riuscì a trovare le parole per farlo, avrebbe voluto dirle che da allora in poi avrebbe imparato ad ammettere i propri sbagli futuri e rimediare a quelli passati, ma ciò che avrebbe fatto da allora in poi sarebbe valso più di ogni promessa; toccò il bordo legnoso della cornice dove la donna sorrideva ancora mestamente
« Hisana » disse soltanto « ora c'è qualcosa che devo fare »
   
 
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