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Autore: Nymphna    09/12/2012    5 recensioni
[Disney]1-Jasmine~ “Voglio volare” bisbigliò. Il vecchio Joe scoppiò in una risata strana, sguaiata, che sembrava l’abbaiare di un cane.
2-Cindy~ Lui l’aveva riconosciuta. L’aveva cercata. Ma, soprattutto, l’aveva trovata.
3-Ariel~ Quel ragazzo meraviglioso con la risata contagiosa e il viso impertinente l’aveva appena baciata.
4-Belle~ E lei voleva un’avventura? Lei chiedeva di avere qualcosa in più? Proprio lei, che non aveva mai fatto niente.
5-Esmeralda~ Prese un Tennessee Wisky e ne ingollò due grandi sorsi. Poi ripensò a Febo e la preoccupazione prese il sopravvento.
6-Aurora~ “Perché sorridi?” domandò la mora. “Ora ti racconto” disse Aurora, i capelli sciolti che si muovevano al vento “Anch’io ho trovato l’amore”
7-Jane~ "Io non voglio perdere la libertà. Ma soprattutto non voglio perdere papà. E nemmeno te."
8-Meg~ "Sei veramente … fantastica. Una forza” “No. Sono tremendamente sola”
9-Blanche~ "Ma quella sera il baco si era aperto e ne era uscita una meravigliosa farfalla.
10-A Whole New World~ Fine.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 7, Jane.
(da domenica 11 a martedì 13 luglio)

 


Jane stava mordicchiando la gommina della matita con aria meditativa. Certo, non era certo Sharlock Holmes, ma sicuramente in tutta quella storia c’erano più di un paio di lacune. Cambiò la disposizione di alcuni foglietti su cui aveva scritto i nomi dei coinvolti. “Esmeralda” doveva necessariamente essere accerchiata da “Giudice Frollo”, “Quentin”, “Detective Sungood” e da un lato doveva esserci anche “Cindy”.
Lasciò ricadere la testa sul pavimento di marmo, con un tonfo preoccupante.
“Ahia” borbottò, massaggiandosi la fronte. Il soffio d’aria aveva fatto spostare il nome di Blanche vicino ai foglietti di “Esmeralda” e “???”. Li guardò un momento come stranita, e capì improvvisamente di aver avuto un’illuminazione. Si alzò in piedi, corse giù dalle scale e si fermò solo davanti al cellulare. Telefonò a Belle tempestivamente. Aspettò il tu – tuu familiare…
“Pronto, Jane!” esclamò l’amica con tono seccato.
“Ho avuto un’illuminazione!” esclamò la ragazza “Chiunque ce l’avesse con Esmeralda, doveva avercela anche con Blanche Woodson, per forza. E sai perché? Perché non penso sia proprio un caso che sia stata l’unica ragazzina quattordicenne della festa, e guarda caso, proprio a lei succedono certe cose che la fanno finire in coma, in bilico. Io… non so ancora chi può essere stato, ma sicuramente è qualcuno che ce l’aveva con lei, e unendo il voler estirpare la giovane vita della povera Blanche… ecco che si può insinuare qualcuno che somiglia ad Esmeralda. Ma dal momento che il giudice Frollo non conosceva nemmeno la ragazzina, mi viene da pensare che chi ha organizzato tutto questo non fosse solo” prese un profondo respiro, aspettando di sentire la voce dell’amica, rendendosi conto che aveva detto tutto d’un fiato.
“Io penso che tu abbia qualcosa di geniale in quella testa” disse Belle sinceramente colpita “Anche se la maggior parte delle volte non lo mostri”
“Grazie!” sorrise Jane “Comunque, io vado da Sungood a dire la mia. Magari non ci ha pensato”
“Okay. Facciamo che ci vediamo alle sei. Ora sono con Adam” disse dolcemente. Jane capiva l’amore di Belle, proprio per questo non le chiedeva di essere sempre insieme. Era molto triste per il fatto che si dovessero separare, perché lei partiva per la Francia mentre lui aveva una vita in America, ma sperava di poter rimediare in qualche modo. O almeno, offrire un’idea. Chiuse la conversazione, scrisse velocemente su un block notes ciò che le era venuto in mente e afferrò la borsa. Uscì di casa sbattendo la porta.


Quando arrivò alla centrale di polizia e venne indirizzata verso l’ufficio di Sungood, non si aspettava di trovarsi davanti Esmeralda e un ritrattista. Fece un verso di sorpresa, facendosi notare, poi si sedette silenziosa su una panca. Sapeva che il detective aveva rischiato la vita mentre la ragazza era lì, ma lo aveva conosciuto abbastanza bene in quei cinque o sei incontri da capire facilmente che non era uno che demordeva, ecco perché era tornato nello stesso ufficio di prima. Il ritrattista guardava Esmeralda e disegnava il suo viso. Jane capì che Sungood aveva chiaramente pensato che la ragazza che aveva drogato Blanche doveva essere simile all’amica. Era perfettamente lecito quindi farle un ritratto e cercare fra le persone simili. E ora, forse, lei stava per restringere il campo…
“Cosa sei venuta a fare?” domandò Esmeralda acidamente. Jane non replicò. Sulle prime, appena si erano conosciute, ci rimaneva male, ma ora che la frequentava da circa una settimana pensava che in realtà non fosse così terribile. Non era facile da prendere, ma Jane pensava che nessuno fosse facile. Piuttosto, era convinta che ognuno fosse complesso da capire e lei si divertiva a scoprire i lati più reconditi di ogni persona.
“Sono venuta a comunicare un’idea che mi è saltata in testa proprio una mezz’oretta fa” disse guardando la sua pelle olivastra “Credo abbia fondamento. So anche come restringere il campo. Belle ha detto che è un’idea geniale”
“Non vedo l’ora di sentire la tua intuizione” sorrise Sungood, per poi rivolgersi al ritrattista. Prese un tono di voce autoritario, quello che usava per scherzare con le ragazze e per fare il serio con i suoi sottoposti “Ritrattista, sparisci!” l’uomo obbedì subito, mentre Jane scoppiava a ridere ed Esmeralda sogghignava. “Dai, dimmi la tua intuizione” la ragazza si avvicinò al tavolo insieme alla mora.
“Ho pensato” cominciò “Che la persona che ha incastrato Esmeralda, deve avercela per forza con Blanche Woodson. Non è possibile che le due siano collegate in altra maniera, perché Blanche non aveva amiche alla festa, era l’unica sotto i sedici anni e Esmeralda non centrava assolutamente niente, è stata prima con la sua amica e poi con Ali”
“Meg” sottolineò la mora “La mia amica si chiama Meg”
“Si, certo, Meg” ripetè Jane “In ogni caso, è chiaro che sono tutti collegati in qualche maniera. E dal momento che l’unica persona che vuole fare per forza del male ad Esmeralda è il giudice Frollo… allora questo qualcuno centra proprio con lui” il detective sembrò illuminarsi.
“Tu sei un genio!” esclamò con un sorriso, per poi diventare serio “Hai mai pensato alla carriera poliziesca?”
“So che andate d’accordo, ma non è il momento di perdersi in chiacchiere” tagliò corto Esmeralda “Abbiamo capito che è qualcuno che ronza intorno a Frollo, ma chi è e perché dovrebbe andare ad ammazzare proprio Blanche?”
“Perché è una ricca ereditiera” dissero insieme Jane e Sungood. La mora alzò le mani in segno di resa.
“Okay, okay detective Sungood e Porter, so che siete amici e telepatici ma spiegatemi. Io sono solo una ragazza” disse con un sorriso innocente.
“Hai presente il patrimonio dei Woodson?” domandò il detective “E’ praticamente immenso. Hanno miliardi di dollari da qualche parte in banca, una cifra così esorbitante da far vivere chiunque, anche con gli eccessi più eccessi di tutti, per tutta la vita, senza fare assolutamente niente. Tutto ciò che spendi ti tornerà, perché le aziende sono state impostate così bene che sarebbe impossibile guadagnare di meno anche con la peggiore delle crisi.”
“Perfetto, chi non vorrebbe un patrimonio così?” disse Esmeralda stupita. Il detective alzò tre dita.
“Ora, madre morta quando Blanche era ancora piccola” abbassò un dito “Padre morto d’infarto non molto tempo fa” abbassò un secondo dito “Muore la bambina, e chi sta scritto nel testamento prende tutto il patrimonio”
“Se non sbaglio, il vecchio Woodson si era risposato” suggerì Jane “Magari la nuova moglie potrebbe essere la fortunata destinataria” il detective la guardò stralunato.
“Te l’ho già detto che sei un genio?” esclamò. Jane gli sorrise. “Se procediamo su questa strada…” aprì una pagina internet e cominciò a cercare. Esmeralda tirò fuori da una tasca dei pantaloni una sigaretta, se la mise in bocca e l’accese, avvicinandosi alla finestra per sbuffare fuori il fumo. Era molto bella, pensò Jane. Aveva il naso dritto, un profilo fiero, le labbra carnose che la rendevano sensuale da morire, i capelli scompigliati sembravano la criniera di un leone e gli occhi verdi potevano trapassarti da parte a parte. Sospirò, pensando che non sempre bellezza e buona sorte andassero insieme. Le tornò alla mente anche Cindy. Sapeva che c’erano molte cose che le nascondeva, ma non voleva saperne niente se lei non parlava. Jane non era proprio il tipo da mettersi negli affari altrui più di quanto pensasse fosse lecito, da brava inglese.
“Accidenti!” esclamò il detective attirando l’attenzione delle due ragazze “Ha i capelli neri, ma non sembra affatto giovane. Si, è una bella donna, ma non le daresti meno di venticinque anni. Tutti hanno descritto quella che era con Blanche come una teenager.”
“Che si sia servita di qualcuno?” domandò Jane.
“Ovviamente, sennò sarebbe ricaduta tutta su di lei, la possibilità” fece girare la rotellina del mouse, per poi schioccare le dita “A-ha! Una falla. Conosce il giudice Frollo. E’stato lui a presenziare al matrimonio suo e di Woodson. E non solo, è un suo amico, le scrive pure commenti e messaggi su facebook.”
“Si, ma non era nemmeno lui, era una donna!” obiettò Jane “E se non era lei, chi può essere stato? Una sua amica? O una domestica, forse”
“No, hanno solo tre donne delle pulizie, due bionde e una castana” commentò il detective mordendosi un labbro e cercando sul computer una qualche corrispondenza con i fatti “Un giardiniere e un maggiordomo. Li avessi io! Le amiche di Grimilde Woodson sembrano troppo altolocate per andare a una festa di ragazzine, truccate e vestite come loro”
“E se avessero chiesto a qualcuno di farlo?” domandò Esmeralda.
“Ovviamente” concluse il detective “Ma non riesco a pensare a chi, anche pagato, andrebbe a una festa colmo di droga, rischiando di farsi scoprire dalla polizia” la ragazza lo guardò per un lungo momento.
“Qualcuno che non ha niente da perdere.” Disse alla fine, per poi spostare lo sguardo fuori dalla finestra. Jane e il detective si lanciarono un’occhiata, ma presero la teoria per buona. Effettivamente, Jane non sarebbe mai andata a una festa imbottita di droga proprio perché non voleva perdere una certa stima, la libertà, la reputazione. E poi, non avrebbe rischiato di non vedere più la luce del sole solo per soldi, per quanti essi fossero. “Esistono tre generi di persone che non hanno niente da perdere” continuò Esmeralda, senza guardarli ma catturando tutta la loro attenzione “Uno è quello dei mercenari, chi uccide solo per il gusto di uccidere, i serial killer o semplicemente chi non ha scrupoli e viene assoldato da qualcuno di potente per compiere il gesto estremo. Il secondo è quello dei drogati, di chi ha bisogno di una dose e per quella è disposto a dare la vita, la libertà, se stesso, il proprio corpo e le persone amate. E poi, c’è il gruppo delle prostitute. Che dignità c’è in una donna che offre il suo corpo a uomini diversi, solo per soldi? Loro possono maltrattarti, stuprarti, ucciderti, ma tu devi sempre avere l’espressione da ‘mi piace, continua’. Devi farglielo capire con ogni gesto, ogni movimento. Ma alla fine, hai i tuoi soldi.” Tacque.
Jane rimase un momento ferma a pensare alle parole della ragazza. Capì che ne aveva passate tante, che parlava di quei generi di persone solo perché li conosceva. Sapeva benissimo cosa potevano fare, perché. Non li avrebbe distinti così bene se non fosse stata nel giro. Provò un moto di compassione nei suoi confronti, le dispiaceva terribilmente che una ragazza della sua stessa età dovesse subire simili trattamenti. Esmeralda aveva diciannove anni, eppure aveva indossato tante volte una maschera per scappare dalla sua vita. Jane si sentì viziata e fortunata.
“Quindi” disse il detective interrompendo il silenzio “Quindi, chi pensi abbiano assoldato?”
“Non lo so” rispose Esmeralda criptica. Jane si sedette davanti a lui.
“Bene, se questa persona era simile a Esmeralda vuol dire che chiaramente non era una drogata” commentò “I drogati hanno tratti caratteristici, e per essere arrivati a fare qualsiasi cosa per una dose, vuol dire che si è al limite. Chi l’ha vista, avrebbe chiaramente capito che era a quel punto, o no?” il detective annuì, scrivendo le tre parole (drogato, mercenario, prostituta) su un foglio di carta e cancellò la prima.
“Quanto al mercenario” disse picchiettandosi il mento con la matita “Hanno un altro genere di azione, nessuno userebbe una droga. Insomma, è troppo facile essere scoperti, capisci? Se c’è una grande quantità di, non so, eroina, la polizia, quando la trova, sa che questa e quella gang ne fanno particolare uso. Così il campo si restringerebbe troppo e rischierebbe di far scoprire se stesso o il suo datore di lavoro. E se uno mette in pericolo queste informazioni, non è un mercenario. Dev’essere qualcuno che non si riesce a trovare. Qualcuno che ha anche amicizie maschili, perché sette uomini in un colpo solo, scusate ma dev’essere davvero dura riuscire a trovarli”
“Rimane solo una parola” gli fece notare Jane “Prostituta”
“Quindi si tratta di una prostituta assoldata?” domandò Sungood “Sembra proprio strano, ma così tanto da poter quadrare” si appoggiò allo schienale dietro di lui “Serve uccidere una ragazzina, ma prima bisogna attirarla a una festa. E chi avrebbe potuto farlo se non una sua amica? Per essere in confidenza con una ricca quattordicenne devi essere giovane e con un carattere come si deve.” Si prese la testa fra le mani “Allora non abbiamo più una pista” disse infine, demoralizzato.
“Perché?” domandò Jane, sentendosi impotente.
“Perché le prostitute non sono catalogate. Non possiamo andare a cercare fra tutte quelle di New York.” mugolò.
Jane uscì poco dopo. Era sicura che ci fosse un’altra risposta, non poteva finire tutto lì. Certo, cercare prostitute in tutta la città, che corrispondessero al profilo, sembrava piuttosto improbabile. Si chiese troppo tardi se esistessero associazioni con un capo che concedeva le ragazze a ricchi acquirenti. Non poté scendere perché il taxi su cui era salita per andare alla Dream’s House, luogo d’incontro con Belle, era già partito e lei aveva già pagato. Prese il block notes e si annotò tutte le novità, compresa la domanda che voleva fare a Esmeralda.
Se avesse conosciuto qualcuno che avesse sotto di sé svariate ragazze per offrirle all’acquirente migliore, avrebbero ristretto il campo. Ma forse, pensò, forse poteva fare qualcosa anche lei. Conosceva per sentito dire un posto che pullulava di quella gente. Era un luogo non troppo lontano, facilmente accessibile. Quel posto era il Bazar.


Sbattè la porta di casa e si diresse verso la sua camera da letto, ma appena arrivò in cima alle scale si trovò faccia a faccia con uno sconosciuto. La prima reazione che ne seguì, fu che Jane cominciò a urlare, mentre il ragazzo incuriosito le si avvicinava sempre di più. La ragazza brandì il cellulare.
“Non ti avvicinare… non ti avvicinare!” chiuse gli occhi, immaginando ciò che il ragazzo avrebbe potuto farle… ma le mise solamente una mano sul cuore. Jane aprì gli occhi sbalordita.
“Tuo cuore batte forte” disse il ragazzo. Jane lo osservò meglio, cercando di stare calma. Se non l’aveva ancora attaccata, non poteva essere tanto terribile. Era molto alto, un metro e novanta di sicuro, la superava di venti centimetri buoni. I suoi occhi erano blu-verdi, incredibili in un ragazzo dalla pelle abbronzata come lui. Ebbe la sensazione che il ragazzo che le stava davanti fosse in realtà americano, di certo non africano. Aveva conosciuto persone di diverse etnie, seguendo il padre nei suoi viaggi, e questo ragazzo non era certo del Madagascar. Lo guardò profondamente negli occhi, sembrava concentrato a capire cosa lei stesse pensando.
In quel momento spuntò il padre di Jane, un ometto basso e smilzo con un simpatico paio di baffoni sotto il naso, ormai bianchi, così come i radi capelli. Indossava un paio di pantaloncini di flanella che gli arrivavano al ginocchio, alti calzini di cotone e una camicia infilata nei pantaloni. Proprio uno stile da vecchio, pensò Jane illuminandosi. Scostò bruscamente lo sconosciuto e si lanciò ad abbracciare il padre.
“Oh, mia cara Jane!” esclamò il professor Porter “Come stai, tesoro mio?”
“Sto bene, papà! Com’è andata in Madagascar?” domandò Jane con le lacrime agli occhi dall’emozione.
“E’ andata benissimo, tesoro mio, ho il lavoro a tempo indeterminato. Quei dolcissimi primati mi stanno succhiando tutta l’energia” rise “E ho un’altra notizia fantastica per te, Jane: ho contattato un professore che ti può far fare la facoltà universitaria di etologia attraverso il computer… questa maledetta tecnologia è molto meglio di quanto pensassi” Jane era entusiasta “In ogni caso, mia cara Jane, ti presento il nostro nuovo amico, colui che conosce scimmie e primati del Madagascar meglio di chiunque altro! Devi sapere che è l’unica persona che viene accettata nella famiglia di quelle creature. Ecco, lui è Tarzan!” Jane guardò di nuovo lo sconosciuto.
Li stava guardando con una strana aria incredula, come se non fosse abituato a vedere contatti fra gli umani. Aveva le folte sopracciglia castane aggrottate e una piega all’attaccatura del naso, pensoso. Gli occhi erano profondi e colorati, il naso con una leggera gobba gli dava un’aria intelligente. Le labbra erano fini e il collo taurino. Le spalle erano grandi e muscolose… tutto il suo corpo era quasi sproporzionatamente muscoloso. Jane notò che ogni singolo muscolo allungato del ragazzo era anche gonfio e potente senza essere stimolato, la prima impressione della ragazza fu che fosse sempre cresciuto in maniera molto diversa da tutte le persone normali. Ripensò a Clayton, quell’antipatico ignorante amico di Gaston, che frequentava ogni giorno la palestra per sembrare più bello. Era così vanitoso da amarsi più di qualsiasi altra cosa, e con una sorta di malizia Jane pensò che sarebbe stato fantastico mostrargli come un altro ragazzo, uno come Tarzan, potesse avere i muscoli così sviluppati senza essere mai andato in palestra.
Si avvicinò a Tarzan porgendogli la mano per presentarsi, ma lui la guardò senza capire. Jane scambiò uno sguardo con il padre, poi ritirò la mano per appoggiarla sul suo petto.
“Jane” disse sorridendo. Lo straniero la guardò un momento, poi abbozzò un timido sorriso.
“Tarzan” disse indicando se stesso. Allungò una mano verso di lei “Jane”. La ragazza annuì. Tarzan spostò la mano verso il professor Porter “Papà”. Jane scoppiò a ridere. Era divertente sentire la pronuncia del ragazzo ed era fantastico notare come riusciva a captare informazioni qua e là. La ragazza pensò che avesse un’intelligenza sensibile e attenta, forse, addirittura, di tipo imitativo. Lo squadrò ancora un momento. Si, Tarzan poteva essere proprio definito un bel ragazzo dall’aria esotica, complici i rasta che gli scendevano fin sotto le spalle.
“Sai, cara” disse il professor Porter appoggiandole una mano sul braccio “Tarzan non è mai vissuto con gli umani. Per quanto possa sembrarti strano nel ventunesimo secolo, da piccolo è stato abbandonato nella foresta e solo di recente ha cominciato ad avere contatti con quelli come noi. L’ho trovato proprio io, mentre saltava da un albero all’altro proprio come un primato” si portò una mano al mento “Non si sa chi potrebbe averlo abbandonato, bisogna essere proprio senz'anima… i bambini oggi giorno non vengono lasciati così, al loro destino!” guardò Jane con un brillio negli occhi. “Cara, io in questi giorni sarò impegnato in ufficio per tutti i preparativi. Cosa ne dici di prenderti tu cura di lui, nel frattempo? È molto intelligente, sai. Tarzan?” il ragazzo si girò a guardarlo goffamente “Tarzan, saluta Jane… non è buona educazione non salutare” lui aggrottò nuovamente le sopracciglia, poi si girò verso la ragazza.
“Buongiorno, Jane” disse con una strana pronuncia. Jane era estasiata.
“Buongiorno, Tarzan!” rispose sorridendo. Il ragazzo sembrava felice. Lei si girò verso il padre. “Papà, sono piena di impegni. Non sai cos’è successo qualche sera fa, e mi hanno chiesto di scrivere un articolo e…”
“Resterebbe solo…” singhiozzò il professor Porter “Ti prego, non puoi fare uno sforzo?” Jane sospirò.
“Va bene, va bene… però non dovrà causare guai. Capito, Tarzan?” disse rivolgendosi a lui.
“Capito, Tarzan?” ripetè lui con la sua buffa inflessione. Jane rise. Pensò che sarebbero andati perfettamente d’accordo.


Il pomeriggio passò tranquillo. Il professor Porter andò in ufficio, mentre Jane e Tarzan rimasero a casa. Lei telefonò a Belle per proporle il suo piano di andare al Bazar per cercare risposte, per trovare la ragazza somigliante ad Esmeralda. Belle disse che quella sera aveva un appuntamento con Adam e Jane capì perché l’amica preferiva passare il tempo con lui. A breve se ne sarebbe andata e non credeva che sarebbe riuscita a continuare la storia con il ragazzo. Decise di portare Tarzan con sé, per sicurezza. Con tutti quei muscoli, avrebbe intimidito persino un lottatore di Sumo.
Provò a insegnargli il nome di svariati oggetti e scoprì che il ragazzo capiva qualcosa di inglese anche se non era molto bravo a parlare. Suo padre aveva fatto un ottimo lavoro. Notò che ciò che Tarzan non riusciva proprio a capire era la modernità. Odiava indossare abiti, ma Jane lo costrinse a tenerseli, non sopportava le scarpe e si spaventava ogni volta che sentiva il cellulare vibrare. A cena Jane preparò una pizza surgelata, ma Tarzan non ne aveva mai vista una e fu una vera impresa convincerlo che era commestibile. In ogni caso, quando l’ebbe assaggiata, gli piacque moltissimo.
Jane si preparò con una maglietta bianca e una mini gonna bordeaux, pensava di dover essere un minimo vestita bene per andare al Bazar, ma quando vide il paio di tacchi grigi che aveva indossato alla festa di Aurora Reale ricordò anche il dolore e si infilò un semplice paio di All Star. Afferrò la borsetta e l’immancabile block notes, per poi andare a cercare Tarzan. Gli aveva detto di indossare un paio di pantaloni beije e una maglietta nera e fu piacevolmente sorpresa scoprendo che sapeva indossarli. Il problema fu portarlo in macchina.
“Tarzan” disse Jane cauta “Siediti qua”
“Perché? Cosa questo?”
“Si chiama ‘macchina’” gli disse “E’ facile: ‘macchina’. Serve a muoversi” gliene indicò una che passava per strada “Così”
“No piante?” domandò lui perplesso. Jane ridacchiò.
“No, no piante a New York” rispose, indicandogli il sedile “Siediti” Tarzan si sedette e Jane chiuse la portiera. Il ragazzo urlò. Jane spalancò la porta “Per l’amor di Dio, cosa succede?!” Tarzan sembrava sconvolto.
“No aria!” la guardò con occhi imploranti. Jane abbassò il finestrino, poi chiuse nuovamente la portiera. Il ragazzo si stava guardando intorno studiando l’auto. Lei salì dalla parte del conducente e si infilò la cintura di sicurezza. Tarzan urlò di nuovo. “Cosa!”
“Si chiama ‘cintura di sicurezza’” spiegò “Se macchina contro macchina, tu no vola” disse cercando di aiutarsi gesticolando. Lui la guardò senza capire. Lei gli mise la cintura “No paura” gli disse rassicurante. Appena accese il motore e la macchina rombò, Tarzan strillò. “No paura!” esclamò Jane, a cui cominciavano a saltare i nervi.
“Rumore!”
“Macchina fa rumore. Tu parli. Macchina fa rumore” disse lei, partendo e immettendosi in strada. Il ragazzo restò in silenzio per qualche momento, per poi domandare il solito ‘perché’. “Perché macchina parla così” spiegò. Tarzan intavolò una strana conversazione con il cruscotto, arrabbiandosi quando non otteneva risposta. Jane ridacchiava vedendolo così stranito.
Parcheggiò vicino a un bar che non la ispirava affatto ma che le ricordava qualcosa di importante che le era passato di mente, l’Hell’s Fire. Andò in aiuto di Tarzan che non riusciva a sganciare la cintura e si diresse verso il poco lontano Bazar. Aspettò in coda, spiegando al nuovo amico che doveva fare il bravo e non intromettersi quando lei parlava, che doveva stare in silenzio ma stare attento agli altri. Lei doveva fare una cosa importante.
La verità era che Jane al Bazar non c’era mai stata. Ne aveva sentito parlare spesso, al più da Clayton e i suoi amici, ma non si era mai posta il problema di andarci. Non le interessavano affatto i posti come quello, in cui c’erano troppa gente e troppa droga che giravano. Scese le scale lentamente, guardandosi intorno, stretta al corrimano per far passare gli altri ragazzi che si riversavano nel locale.
Era gigantesco e Jane sentì con chiarezza di non essere al suo posto. Si sentiva totalmente sbagliata, così tanto diversa che era a disagio. Non le capitava spesso, ma quella volta… mentre scendeva le scale sentiva urla, musica, odori diversi e mai sentiti, parole volgari così tanto in contrasto con la realtà della sua scuola che quasi non sembrava di essere ancora a New York.
Arrivò in fondo. Le persone si spintonavano a vicenda cercando di passare, di farsi largo verso varie attrazioni. Jane si guardò intorno. C’erano un sacco di bancarelle che vendevano merce rubata. Riconobbe la giacca che era sparita a una ragazza che conosceva e capì che quello era il luogo perfetto in cui riciclare soldi. Si avviò per il lungo corridoio con Tarzan alle spalle che ogni tanto borbottava qualcosa con aria di rimprovero.
Doveva trovare Meg. Sapeva com’era fatta grazie alle foto di Esmeralda. Sapeva anche che ballava per Ade, colui che teneva il primato di maggiore capo della prostituzione newyorkese. Non sapeva come fosse fatto (a dire la verità non lo sapeva nessuno), ma lei se l’immaginava come un uomo grosso e grasso, pieno di soldi e con abiti firmati, occhiali da gangster e un’espressione di scherno stampata in volto. Dopo aver girato per un po’ nel locale, con la coda dell’occhio riuscì a intravedere delle ballerine su un palco. Si avvicinò. Una folla di uomini urlavano amenità, incitandole a spogliarsi ancor più di quanto fossero già. C’era una ragazza con corti capelli neri che sembrava godere di tutte quelle attenzioni e Jane si chiese se per caso non le piacesse. Non aveva mai messo in dubbio che chi faceva certe cose dovesse essere obbligato da qualche motivo che andava oltre il risolvibile, che fosse per mancanza di soldi, perché stavano morendo di fame… non certo per divertimento. Eppure pareva che a lei piacesse. Guardò le altre. C’era una ragazza che sicuramente non aveva più di diciotto anni piuttosto grassa, con la pancia e i seni prosperosi che si muovevano a ritmo di musica. Era straordinariamente agile per la sua mole e anche a lei sembravano non dispiacere le urla degli uomini eccitati. C’erano altre due ragazze, una con un’alta coda bionda e l’altra con lunghi capelli color platino. C’era solo un tubo che era rimasto vuoto, e Jane si chiese se proprio lì non ci fosse stata Meg. Chissà dov’era. Doveva assolutamente capire come funzionava quel mondo per lei sconosciuto.
Decise di restare lì sotto, captando i discorsi degli uomini. Con Tarzan alle calcagna, riuscì a infiltrarsi nel gruppo, dietro a due uomini che stavano proprio discutendo delle ragazze. Guardandoli meglio Jane si stupì così tanto che rischiò di soffocarsi con la propria saliva. Davanti a lei c’erano Clayton e Gaston, con le camice semi aperte, che discutevano animatamente. Tossicchiò, ma a causa del casino non la guardarono nemmeno. Ma a lei servivano quelle informazioni e sarebbe stata pronta a tutto pur di saperne qualcosa.
“Ehi!” esclamò. Clayton sobbalzò e la guardò un momento stupito, prima di sfoderare un sorriso storto di denti perfetti.
“Jane!” disse “Cosa ci fai qui? Non è un posto adatto ad una ragazzina sola”
“Io non sono sola” ribattè lei “Sono con Tarzan” indicò il ragazzo con la fronte corrucciata. “E’ un nuovo amico. Arriva dal Madagascar e non capisce molto della nostra lingua. L’ha portato qui papà per farmelo conoscere” Clayton annuì con aria di superiorità, poi fece scivolare un braccio intorno alle spalle della ragazza, portandola in avanti e dando le spalle a Tarzan, che non proferì parola.
“Cosa stai facendo qui?” domandò. Jane pensò velocemente. Le serviva dire qualcosa di intelligente ma che le desse le giuste informazioni, senza far trasparire nulla di tutto ciò che aveva pensato fino a quel momento. Clayton era il nuovo migliore amico di Gaston, erano sempre insieme e ormai sembravano quasi in simbiosi. Sicuramente erano a pari a livello d’intelligenza, pensò, prima di tornare a concentrarsi sul problema. Gaston era il nipote preferito del giudice Frollo e non aspettava altro che dire qualcosa che potesse incasinare ancora di più Esmeralda. Jane si domandò se non ci fosse qualcosa sotto, ma accantonò il pensiero e decise che era una problematica futura.
“Non sono mai stata al Bazar e prima di partire definitivamente volevo vederlo” disse infine “E’ molto famoso” Clayton e Gaston la guardarono sorpresi e Jane si ricordò di non aver mai detto a nessuno di loro che se ne sarebbe andata. Inizialmente pensò di aver sbagliato risposta, ma ben presto capì invece che era proprio la migliore: Clayton avrebbe parlato di più.
“E cosa ti piacerebbe fare qui al Bazar?” domandò Gaston, con aria ebete e ancora stupefatta.
“Stavo cercando di capire chi sono queste ragazze” affermò indicando le ballerine, con l’aria più innocente possibile. Loro la guardarono con un’aria strana e fin troppo subdola secondo il suo parere. Però le risposero.
“Sono delle ballerine di burlesque. A volte fanno anche lap dance” rispose Clayton “Sono tutte belle. E poi non le stai solo a guardare. Finchè non sei pronto puoi farlo, ma poi vai dai due bodyguard là e chiedi di avere una delle Muse. Sono cinque ogni sera, e oggi ne manca una. Sai, le controlla Ade.”
“Oh” commentò Jane, appuntandosi mentalmente le informazioni “E chi è Ade?”
“E’ il capo. Ma nessuno l’ha mai visto. Dicono che sia ricchissimo e che una delle ragazze lavori direttamente per lui. Deve aver fatto qualche patto strano con lui, sai…” rispose, incerto sull’ultima frase. Jane era sempre più curiosa.
“E che patto sarebbe?” domandò candidamente. Gaston e Clayton si guardarono.
“Te lo dico perché tanto non ci capisci niente” disse poi Gaston “La ragazza era in difficoltà economica con la sua famiglia, e sua madre gliel’ha venduta per avere soldi e adesso lei non se ne può andare dalle sue grinfie. Lavora da quando ha quattordici anni. Poi si è innamorata di un ragazzo che però l’ha solo illusa, si chiamava Adam Castle, ha cercato di uscire dal giro per lui, ma Ade l’ha beccata ed ora è messa peggio di prima. Deve passare tutta la vita con lui, altrimenti Ade toglie tutti i soldi che ha dato a sua madre e sarà costretta a fare la puttana qualsiasi.” Jane impallidì.
“Quindi questa ragazza… cioè queste ragazze… cosa devono fare con gli uomini?”
“Quello che vogliono i maschi, ovviamente, come dovrebbe essere in ogni civiltà!” disse Clayton, che chiaramente ignorava concetti come ‘civiltà’, ‘maschilismo’ e ‘parità di diritti’. “Se un uomo vuole portarla con sé solo per fare un giro davanti agli amici o trombarci o picchiarla o toccarla e basta può farlo. Però cambia il prezzo” Jane deglutì. Era terribile. Però, pensò, se avesse potuto pagare per avere una di loro e farla parlare…
“Chi è la ragazza che manca?” domandò ancora, mentre la sua mente elaborava un piano.
“Non so come si chiama” rispose Clayton “So solo che è una ragazza con i capelli lunghi e castano – rosso, con gli occhi viola. Per lei Ade chiede delle somme esorbitanti. È molto bella. È alta, magra, con le tette a punta…” Jane capì subito che stava parlando di Meg. Quegli occhi viola non potevano essere dimenticati da nessuno, una volta visti anche solo in fotografia. Anche Clayton era riuscito a ricordarsene.
La ragazza trovò una scusa e si allontanò un po’ con Tarzan, con la scusa di andare a prendere qualcosa da bere. Aveva un’ottima idea. Tarzan era oltremodo confuso, ma Jane decise che gli avrebbe spiegato tutto più avanti, per il momento era stato importantissimo che tenesse la bocca chiusa. Aveva un piano, e lui era la punta di diamante. Gli avrebbe dato dei soldi e un foglietto di carta con la richiesta di una delle ragazze. Doveva pagarla solo per parlare, poi l’avrebbe portata fuori, in un locale, dopodiché avrebbe potuto chiederle ciò che voleva su Meg.
“Tarzan” disse “Porta questo a quelle persone là, per favore” Tarzan assentì e prese i soldi nella carta piegata che Jane gli porgeva, poi lo guardò sparire fra la folla. Quando tornò, dieci minuti buoni dopo, con lui c’era la mora dai capelli corti.
“Io non capire” disse Tarzan, dando a Jane il resto “Perché preso lei?” la ragazza li guardò entrambi stupita.
“Cosa? Per una ragazza?” poi sorrise maliziosa “Mmm, sei carina, magari potrei non dire che ero con te a fare altro…” allungò una mano per palparla, ma Jane si scostò quasi con violenza, la guardò un momento e fece un passo in modo da averla davanti.
“No. Voglio solo parlare con te. Usciamo da qua” prese per mano Tarzan e la ragazza e li condusse fuori, si sedettero in macchina e guidò silenziosamente fino alla Dream’s House. Prese un tavolo e vi si sedette, offrì alla ragazza un hamburger e prese per sé una piadina, per Tarzan un pezzo di pizza che lo rese felicissimo.
Scoprì che la ragazza si chiamava Talia e aveva ventiquattro anni. Lavorava lì da cinque e non avrebbe mai voluto cambiare mestiere.
“Gli uomini sono facili da gestire” disse con un accento molto marcato “Alcuni hanno storie imbarazzanti alle spalle, come un cazzo molto piccolo oppure una paralisi, altri vengono solo per sfogarsi o per un’esperienza diversa per rompere la monotonia. Non hai idea di quanti ragazzi vengano da soli per un po’, e un paio di mesi dopo con la ragazza. Altri sono vecchi che non hanno più donne ma solo ricordi e altri ancora sono ragazzini in cerca della prima esperienza. Il sesso non è un reato, ma un’arte”. Jane aveva molto da obiettare, ma non era il momento di fare un gran discorso sul sesso.
“Vorrei sapere qualcosa su Meg. La conosci?” Talia si accese una sigaretta e aspirò a fondo, giocherellando con i semi di sesamo sopra il pane dell’hamburger. Jane aspettò pazientemente.
“Era di questo che volevi parlarmi?” la ragazza annuì “Beh, non ne so molto nemmeno io, sai. Meg è una che non parla molto. Una volta ci vedevamo tutte le sere in camerino, ma lei non faceva altro che vestirsi, salutare e dire due parole. Non rideva, non scherzava. Vuoi sapere l’impressione che mi ha dato? Che in realtà avesse il sogno di essere solamente una bambina, anche solo per un giorno. Credo sia molto infelice della sua vita. Lei è bella, è intelligente, sa come muoversi, sa che mosse fare per attirare gli uomini. La definirei una famme fatal, se solo lo volesse. Io farei di tutto per avere la sua sensualità. Ma sai, alla fine lei è cresciuta facendo questo, quindi non saprei nemmeno come potrebbe uscirne. Ormai fa parte della sua vita. Anche se lei non lo sa, nell’animo resterà sempre una prostituta.”
“Sai se ha dei parenti, delle persone ancora in vita?” domandò Jane ancora, stupita dalla perspicacia di Talia. Sembrava una stupida, ma non lo era affatto.
“So che ha una madre.” Rispose “So che è molto ricca. So anche che si è risposata ed è anche vedova. Ho sentito a volte che ne parlavano. È la vedova di Woodson, sai? Quello che è schiattato di infarto qualche tempo fa.”
I pezzi del puzzle si riunirono vorticosamente nella mente di Jane. Ecco perché. Ora molte cose si erano rimesse a posto. Ecco perché si era rivolta ad Ade per trovare una ragazza che potesse ammazzare Blanche, ecco perché voleva ucciderla! Voleva avere i soldi tutti per lei, senza dover più dipendere da nessuno, anche se chiaramente la figlia non era nei suoi piani e nelle sue preoccupazioni. Povera Meg, pensò Jane.
“Mi sai dire qualcosa su dov’è adesso?” domandò ancora.
“D’accordo, ma prima rispondimi tu. Perché tutto questo interesse per Meg?” chiese Talia interessata. Jane era combattuta. Non sapeva se parlargliene oppure no. Alla fine decise di si, non le sembrava il tipo di persona che andava a strombazzare notizie del genere ai quattro venti.
“Sto scrivendo un articolo che parla di ciò che è successo a Blanche Woodson” ammise “E’ stata accusata una ragazza di nome Esmeralda che in realtà non ha alcuna colpa. Meg doveva essere la sua testimone principale dal momento che hanno passato la serata insieme, ma poi è sparita” Talia si mise entrambe le mani sulla bella bocca carnosa, spalancando gli occhi verdi.
“Oh, mio Dio!” strillò “Spero che non le sia accaduto nulla di male… oh, mio Dio. Ora ti racconto tutto. Ma sono cose che io non dovrei sapere, potrei perdere la vita per questo. Dio solo sa se sono grata di avere una curiosità innata”, disse, e cominciò.


Jane arrivò alla centrale di polizia il giorno dopo totalmente sconvolta. Dopo il racconto di Talia non le era sembrato nemmeno di sapere più quanto a fondo stesse andando a cercare. Belle l’accompagnò, mentre Tarzan restò a casa con il padre.
“Ho scoperto che è tutta un’organizzazione particolare” disse Jane “E Meg sarebbe la punta di diamante di tutta la faccenda. Mi dispiace aver scoperto cose così terribili. È andata in un modo che non potete nemmeno immaginare.”
“Cos’è successo?” domandò Belle che ancora non sapeva niente, curiosa e ignara.
“Partiamo dal principio” disse lei sospirando “Per prima cosa, immaginatevi una situazione come molte, una ragazzina, cioè Meg, bella e intelligente che viene corteggiata da un ragazzo… Gaston” Belle trattenne il respiro “Meg l’ha rifiutato anni fa, e da allora lei e sua madre sono cadute in miseria a causa dell’organizzazione di Frollo, che voleva fargliela pagare per aver rifiutato il nipote preferito. Allora ha cercato di metterle in contatto con Ade, facendo loro capire che fosse l’unica speranza di uscirne bene. Ade ovviamente non era interessato a Grimilde, ma a Meg, che è stata subito usata per avere soldi, dato che nel frattempo Frollo aveva capito che la madre era solo interessata all’alta società.”
“Perciò praticamente tutto è partito dalla sua avarizia.” Riassunse Febo, con la fronte appoggiata a una mano e con l’aria attenta.
“Esatto” confermò Jane “Ma quello è stato solo l’inizio. Dopo aver comprato la ragazzina, Ade ha dato alla madre il trenta per cento di ciò che guadagnava da lei, una cifra esorbitante dal momento che Meg era solamente una quattordicenne all’epoca…”
“Ma questa è prostituzione minorile!” strillò Belle, profondamente turbata.
“Non sapevi esistessero certe cose?” chiese Esmeralda con il suo solito tono un po’ aggressivo.
“E’ illegale!” protestò Belle “Potrebbero essere puniti per legge, anzi… dovrebbero finire in galera e…”
“Dimentichi che dalla loro hanno un giudice. Anzi, il giudice più influente di tutta New York.” le fece notare Febo alzando le sopracciglia. “Non sarà facile andar loro contro. C’è altro?”
“Ovviamente…” mormorò Jane “Questo era solo l’inizio. Alla fine Grimilde era riuscita a sposare Woodson, che era ricchissimo e ha voluto uccidere la figlia per avere i soldi tutti per sé, ma questo ovviamente lo sappiamo. Ciò che invece non sapeva nessuno… era che Grimilde, grande amica di Frollo, gli ha chiesto una mano per uccidere la ragazzina, e ovviamente lui ha accettato, dato che una parte dei soldi sarebbe finita probabilmente a lui, e hanno chiesto ad Ade, che li ha portati a casa sua e gli ha fatto scegliere tranquillamente chi usare. Hanno deciso di utilizzare una ragazza di cui non so il nome, che somiglia ad Esmeralda per due motivi…” la ragazza le piantò gli occhi verde smeraldo addosso senza battere ciglio “Il primo, ovviamente, è che Frollo ti odia. Ma il secondo… è che Ade vuole te” disse poi rivolgendosi direttamente all’interessata “Vuole usarti per fare ciò che fa fare alle altre, aveva già messo gli occhi su di te da tempo… è proprio per questo che Meg ti si è avvicinata. Perché se fosse stata con te, avrebbe potuto consigliarti di rivolgerti a lui.” Gli occhi della mora lampeggiarono.
“Non è possibile. Meg mi voleva bene” mormorò, con una punta di dolorosa incertezza che colpì Jane profondamente.
“E’ proprio per questo che Ade l’ha fatta sparire” disse mordendosi un labbro “Lui ha capito che si era affezionata a te e che probabilmente ti avrebbe difesa in tribunale se tu gliel’avessi chiesto. Sapeva che avrebbe potuto dire molto più di ciò che avrebbe dovuto ed ecco perché, quando ha fiutato il problema, ha deciso di toglierla di mezzo”
“Non è possibile” disse Esmeralda “Non può esserle successo nulla. Non può averla uccisa”
“Non l’ha fatto” la rassicurò Jane “Non l’ha assolutamente fatto. Solo che l’ha segregata in casa” rimasero tutti in silenzio per lunghi minuti, poi Febo tossicchiò.
“Jane, ora mi dovresti dire chi ti ha detto tutte queste cose. Faremo di tutto per lei.” Mise una mano sulla sua “Se avrà bisogno di una scorta, di nascondersi, faremo di tutto. Ma dobbiamo sapere chi è. Deve aiutarci. Potremmo far saltare in aria una delle associazioni a delinquere più pericolose della città.” I suoi occhi chiari non avevano secondi fini, pensò Jane. Erano solo chiari, limpidi e decisi come un ruscello di montagna. E volevano davvero aiutare Esmeralda, che li stava guardando con il fiato sospeso. Jane pensò che non poteva tradire Talia, ma nemmeno lasciar cadere tutto quanto. Non poteva far finta di niente. Sospirò.
“Gliene parlerò” assicurò infine.


Tornò il giorno dopo. Tarzan era andato di nuovo con lei fino al Bazar ed era andato a prendere Talia. Jane si era ormai affezionata alla silenziosa presenza del ragazzo e ormai se lo portava dappertutto, perché le dava un senso di sicurezza che non aveva mai provato. Talia era combattuta, ma quando Jane le ebbe raccontato tutta la storia acconsentì. Decise di sparire dalla faccia della terra, affermando che per lei non sarebbe stato difficile cavarsela, si assicurò che anche Jane e Tarzan avrebbero avuto sicurezza e andò con loro al commissariato il giorno dopo.
Quando entrò nella stanza cadde un’insolita aura imbarazzata fra i presenti. Esmeralda la guardava calcolatrice, Febo con l’aria di chi tiene tutto sottocontrollo anche se in realtà gli tremavano le mani dalla tensione, Tarzan che era andato con loro era curioso e continuava a fare domande e a guardarsi intorno, Belle si mordeva le unghie e Talia sembrava l’unica tranquilla. Depose la sua denuncia parola per parola e affermò che sarebbe stata al processo, che avrebbe fatto attenzione e che non l’avrebbero rivista fino ad allora. Abbracciò Jane ed Esmeralda e le assicurò che Meg stava bene, poi, poco prima di andarsene, si fermò a fumare una sigaretta nel cortile interno e fu lì che chiese di parlare con le tre ragazze in privato.
“Scusate, ragazze, io non posso parlare di queste cose davanti a un poliziotto” affermò prima di cominciare “Vi devo dare alcune informazioni, prima. Per prima cosa, Ade abita qui a Manhattan, in una casa il cui indirizzo è scritto qui” porse un biglietto a Jane “Potete andarci, ma prima vi consiglio di fare un salto all’Hell’s Fire, lì solitamente Ade passa i pomeriggi. Da ciò che ho capito origliando le sue conversazioni, Meg è a casa sua e Dio solo sa cosa deve subire. Qualunque cosa abbiate in mente di fare, fate attenzione.”
“Aspetta” disse Esmeralda, fermandola prima che se ne potesse andare “Perché sai tutte queste cose? E perché ce ne parli?”
“So tutte queste cose perché ho un amante all’interno della cerchia di Ade, ma nemmeno lui lo sa” disse “E ve ne parlo perché, dopo quello che mi avete detto, ho capito che la società di Ade sta veramente sbagliando e facendo molto più di ciò che dovrebbe. Sono spaventata da ciò che ho scoperto e per la prima volta vedo ciò che c’è sotto la facciata. Non trovo che andare a letto con diversi uomini sia un reato. Ma cercare di uccidere una ragazzina per soldi si. E vorrei prendere per una volta la scelta giusta.”


Quando Jane arrivò a casa era preoccupata. Esmeralda aveva proposto di andare a fare un salto a casa di Ade con il suo amico Clopin, e lei non si sentiva molto dell’opinione. Belle era talmente sconvolta che probabilmente non sarebbe riuscita a entrare, ma aveva confermato che avrebbe dato loro una mano, qualsiasi cosa avessero voluto fare. Salutò il padre e Tarzan distrattamente, poi si lasciò cadere sul letto e cominciò a scarabocchiare sul block notes. Disegnare l’aveva sempre aiutata molto a riflettere e decidere, ma quel giorno sembrava confonderle le idee ancora di più. Certo, aveva accettato di fare quell’articolo per Belle, ma d’altro canto non si aspettava di cadere in una situazione simile, che le sembrava molto più di ciò che una ragazza di appena diciotto anni come lei avrebbe potuto sopportare. Non sapeva cosa fare, perché avrebbe potuto essere veramente rischioso. Certo, per una come Esmeralda probabilmente una semplice incursione in una casa non era niente di strano. Aveva detto molte volte che non aveva nulla da perdere e il che le facilitava le cose, ma lei, Jane, pensava che cose da perdere ne aveva anche se non riusciva a definirle. Forse era solo la paura di perdere la vita o l’allegria, per lei le cose fondamentali.
La porta della sua camera si aprì scricchiolando e quando si girò, Jane si trovò sulla soglia Tarzan, che camminava un po’ impacciato, chiudendo la porta dietro di sé. Jane rimase stupita, perché il ragazzo non chiudeva mai nessuna porta per paura di rimanere bloccato.
“Jane preoccupata” disse poi, sedendosi sul letto vicino a lei a gambe incrociate. Lei lo imitò lasciando perdere i disegni, in un moto di tenerezza nei confronti del ragazzo.
“Jane preoccupata, si” confermò lei, guardandolo profondamente. Sembrava confuso.
“Jane pensa di fare cosa pericolosa” disse ancora il ragazzo, capendo perfettamente ciò che lei provava. Jane si stupì per la sensibilità di Tarzan.
“Si” affermò solamente. Lui la guardò corrucciato ancora un momento.
“Jane deve fare giusto” continuò poi con convinzione “Jane deve fare giusto. Papà dice sempre giusto è cuore seguito. Jane segue cuore e Jane fa giusto”
“Si” mormorò Jane “E’ che non so cosa vuole il cuore” Tarzan allungò una mano e le sfiorò il petto con attenzione, per poi mettere una mano a sentire i suoi battiti, chiudendo gli occhi concentrato.
“Cuore dice segue amici” affermò poi “Jane brava. Jane segue amici. Tarzan vuole aiutare Jane, Tarzan non può.” La ragazza lo guardò confusa. “Tarzan no amici New York. Tarzan solo Jane. Jane segue amici.”
Jane capì. Lui voleva vederla felice e sapeva che se non fosse andata con Belle e Esmeralda ad affrontare la realtà della storia con Ade, Frollo e la vedova Woodson si sarebbe mangiata le mani per il resto della vita. Inspirò profondamente.
“Vedi, è molto complicato” spiegò “Se seguo gli amici, potrebbe succedere qualcosa di brutto. Qualcosa di molto brutto. Ma non so cosa, è proprio per questo che è terribile. Non so cosa potrebbe succedere. Esmeralda è così decisa, lei non si chiede cosa succederà fra un mese, un anno o quando avrà cinquant’anni, ma io si, e questa è la mia debolezza. Io voglio andare in Madagascar con te e con papà, a studiare i lemuri, le scimmie e i primati… però d’altro canto devo aiutare i miei amici ed è l’ultima opportunità di farlo. Potrebbero prendermi. Potrei perdere papà e… te” lo guardò un momento. Aveva l’aria assorta e probabilmente non aveva capito una parola di ciò che lei aveva detto. Era inutile illudersi, perché Tarzan non capiva l’inglese e tantomeno non aveva mai avuto a che fare con situazioni del genere. Era stato uno strazio dovergli spiegare cos’era successo, ma Jane aveva pensato che fosse giusto perché Tarzan era stato con lei e l’aveva aiutata. Era stato così terribile perché lui, ogni volta che lei gli spiegava un concetto, le diceva che secondo lui non era giusto. Jane lo sapeva. Non era giusto niente di tutto ciò che era successo, dal vendere una figlia ad Ade al cercare di ammazzare una ragazzina come Blanche. “Se seguissi ciò che penso” disse la ragazza interrompendo il silenzio “Se seguissi ciò che realmente farei, andrei da Esmeralda e comincerei ad organizzarmi. Non mi piace questa storia, ma proprio perché non è giusto niente vorrei cercare di fare io la cosa giusta. Ma il mio dubbio è che se Ade e Frollo mi scoprissero, avrebbero loro il coltello dalla parte del manico, non certo io. E potrebbero anche uccidermi, o ricattarmi come hanno sempre fatto con Meg. Io non voglio perdere la libertà. Ma soprattutto non voglio perdere papà. E nemmeno te”.
Fu quello il momento in cui Tarzan fece un gesto che Jane non si sarebbe mai aspettata, un gesto che finalmente le chiarì ciò che avrebbe voluto nel suo futuro e la sua decisione nei confronti di quella terribile situazione. La baciò. Le prese il viso fra le mani e la baciò con trasporto anche se solamente labbra su labbra. La rese febbricitante, attiva, decisa, quasi invadente quando rispose abbracciandolo e stringendosi a lui. Sentì che non era solo simpatico, non gli voleva solamente bene, ma era quasi innamorata di lui in un modo incancellabile e indistricabile. Capì che Tarzan era il grande amore della sua vita in quel momento. Comprese che Tarzan aveva voluto dirle una marea di cose con quel gesto, cose che non avrebbe saputo esprimerle altrimenti. Ma soprattutto le voleva dire che non l’avrebbe mai perso, nemmeno seguendo il suo cuore. Jane accettò la cosa con sorprendente facilità. Tarzan la guardò sorridendo.
“Vorrei restare, Tarzan, davvero…” cominciò lei “Ma devo andare a fare la guerra con i cattivi”


Si incontrò con Esmeralda e Belle in un luogo in cui non aveva mai messo piede. Entrò nel Bronks con Esmeralda in macchina e nessuno le disse niente. Era spaventata e le tremavano le mani mentre alzava il freno a mano, ma si impose di essere decisa, si mise a tracolla la borsa e scese dalla macchina. Seguì le due amiche fino a un palazzone spoglio, che non era stato finito, a cui mancavano le finestre, e poi salirono le scale insieme, senza dire una parola. Arrivarono infine in un grande stanzone in cui c’erano due ragazzi che stavano parlottando fra loro.
Era incredibile come i due fossero diversi. Clopin era alto e molto magro, le ossa si vedevano anche sotto la t shirt scura che indossava, quando si muoveva. Aveva una cintura con una pistola e una massa di capelli scuri che gli coprivano la testa, i movimenti del corpo erano estremamente flessuosi e sinuosi, tanto che sembrava un grande gatto nero. il ragazzo con cui stava parlando invece era basso, gli arrivava appena al petto, con i radi capelli a spazzola arancione carota, aveva la gobba e il fisico robusto, indossava una maglia larga verde scuro e un paio di jeans, sembrava molto preoccupato. Si girò lui per primo quando entrarono nella stanza.
“Esmeralda!” urlò, andando incontro all’amica “Esmeralda… non devi andare! Ti uccideranno!” Clopin rimase impassibile.
“Ho scoperto che è una società molto peggiore di come pensiamo. Dobbiamo essere ben organizzati, ecco perché ci occorrerà anche un poliziotto in borghese.” Disse il moro. Dall’ombra uscì Febo accompagnato da Talia. Jane era stupita. Ecco dov’era andata a rifugiarsi la ragazza!
“Ciao, ragazze” le salutò con aria seria “Sono una vecchia amica di Clopin e ho pensato che avrebbe potuto aiutarmi in questa brutta situazione. Purtroppo non posso venire con voi… se mi scoprissero sarebbe la fine” disse. Esmeralda e Febo si abbracciarono.
Uscirono tutti insieme poco dopo, lasciando nel palazzone Quentin, il rosso, e Talia. Gli altri salirono in macchina con Jane, che guidava più lentamente del solito, immersa nei suoi pensieri.
“Dobbiamo andare prima all’Hell’s Fire” stava dicendo Clopin. “Lì lasceremo Belle e Febo, non vi conoscono e potrete essere tranquilli e protetti, mentre noi tre andremo a casa di Ade. D’accordo?” Jane non lo era molto ma annuì deglutendo. Aveva una paura cieca.
Arrivarono all’Hell’s Fire e Belle e Febo scesero, entrando con disinvoltura. Esmeralda si era messa d’accordo con il poliziotto che le avrebbe mandato degli sms per tenerla aggiornata su ciò che stava succedendo all’interno del bar. Ne arrivò uno quasi subito, che diceva che erano tutti in fermento perché non trovavano più una prostituta, Ade era in una stanza privata con altra gente e Meg non era da quelle parti.
“Ovviamente penserà di avere protezioni abbastanza resistenti intorno alla casa, perché altrimenti non avrebbe mai lasciato la ragazza da sola” commentò Clopin dopo aver letto il messaggio “Andiamo a casa sua” disse poi. Ripartirono.
Jane era stupita per la rapidità con cui si stavano susseguendo gli eventi da quando era entrata a far parte di quella storia e dell’intelligenza di persone su cui non avrebbe mai contato prima. Clopin era organizzato ed un infallibile scassinatore e quando arrivarono alla casa di Ade non ci mise molto prima di trovare il cancello sul retro e scassinare la serratura per entrare nel giardino. Jane rimaneva in macchina per fare il palo, davanti alla casa. Clopin e Esmeralda si intrufolarono nella villa e la ragazza rimase ad aspettare.
Pensava che fosse una storia davvero incredibile. Non riusciva a capacitarsi che fosse tutto reale. La sua vita, prima così tranquilla, sembrava approdata su un altro pianeta e non le pareva nemmeno di essere sulla Terra. Ripensò a Tarzan e un sorriso le spuntò involontariamente sulle labbra. Non vedeva l’ora di tornare a casa e abbracciarlo, baciarlo di nuovo, e chissà, magari un giorno avrebbero addirittura fatto l’amore… si rese conto dell’aria ebete che aveva preso solo quando le suonò il cellulare, avvisandola di un sms in arrivo, distraendola dalle sue fantasie romantiche. Era Belle. Diceva che erano tutti sempre più arrabbiati perché ne era sparita una e che Febo stava facendo un ottimo lavoro per far credere di essere nel giro da anni.
Per quel che lo conosceva, Jane era fermamente convinta che non sarebbe esistito nessuno che fosse più adatto a fare il detective di Febo. Era felice di averlo incontrato ed era per lei fonte di ispirazione per la sua intelligenza e prontezza, e perché sembrava che avesse tutto sotto controllo.
Jane prese la penna e se la picchiettò sul mento mentre guardava la casa. Non riusciva proprio a capire perché delle persone potessero anche solo pensare a fare certe cose a una ragazzina come Blanche Woodson ed era profondamente indignata. Decise di andare da lei, una volta finito tutto e quando fossero stati tutti a casa, con o senza Meg. Blanche era il fulcro della faccenda, e lei voleva almeno vederla una volta.
Pensò che fosse veramente una strana concatenazione di eventi e si chiese se per caso non ci fosse stato un secondo fine oltre ai soldi di Grimilde ma forse c’era solamente l’affermazione sociale e la sete di potere. Da quanto vedeva nei film, spesso ciò che causava tragedie del genere erano sciocchezze legate alle manie umane e le pareva perfettamente credibile che Frollo facesse tutto quello solo perché a lui sarebbe arrivata una consistente somma di denaro o perché ce l’aveva con Esmeralda. Sicuramente voleva che finisse fra le grinfie di Ade perché era lei che voleva da un sacco di tempo.
Si domandò come aveva fatto Meg, per tutti quegli anni. Non riusciva a capire come potesse una ragazza come lei, bella e sensuale, intelligente e spiritosa, a finire sotto il controllo di Ade senza riuscire ad andarsene. Ma forse, la realtà era solo che le aveva fatto crescere un complesso psicologico non indifferente. Se l’avesse mai incontrata, pensò, le avrebbe consigliato di andare da uno psicologo. Era sicura che Meg non avrebbe mai voluto tutto questo.
Un altro messaggio la distrasse dalle sue riflessioni. Era un altro di Belle, che le diceva che Ade era uscito dall’Hell’s Fire e che stava venendo verso casa, disse che Febo aveva avvisato Esmeralda che però non aveva risposto. Le mandò un messaggio a sua volta e attese, mentre l’ansia aumentava sempre più. Non sapeva esattamente cosa pensare, ma un brutto presentimento si faceva strada in lei e cominciava a temere per Esmeralda e Clopin, anche se chiaramente non erano persone che si facevano mettere i piedi in testa. Aspettò la risposta di Esmeralda mentre si rendeva conto che i minuti si erano dilatati talmente tanto da sembrare che ci fosse un’ora fra uno e l’altro e non sessanta secondi. Cominciò a tamburellare le dita sul cruscotto, il piede sul tappetino e a mordersi le labbra fino a strapparsi una pellicina che la fece sanguinare. Jane si abbassò per prendere un fazzoletto di carta nella borsa e quando alzò lo sguardo, con orrore, si rese conto che Ade in persona stava digitando un codice sul cancello principale per entrare.
Non era come se l’era immaginato. Era molto alto, questo si, ma non era affatto grasso, anzi, molto magro e vestito con una camicia nera e un paio di jeans scuri. Non era né pelato né con l’aria da boss, solamente aveva gli occhi svegli e attivi e in testa i capelli erano sparati verso l’alto, blu elettrico. Sembrava molto giovane e pensò che non poteva avere più di quarant’anni. In ogni caso, la sua presenza incuteva soggezione.
Aspettò ancora qualche secondo, poi mandò un altro messaggio ad Esmeralda, chiedendole di uscire perché Ade stava entrando in casa. Non sapeva cosa stesse succedendo là dentro, ma sicuramente stava per scoppiare l’inferno e nessuno ne era ancora uscito. Era passata più di mezz’ora da quand’era rimasta da sola in auto, e stava cominciando a preoccuparsi.
Che fosse suonato l’allarme? Impossibile, dalla macchina l’avrebbe sentito. Che avessero trovato qualcuno dentro? Beh, Clopin alla fine aveva una pistola alla cintura. Che avessero chiamato la polizia, o Frollo, per infrazione?
Il sollievo le fece quasi perdere i sensi quando vide che dal cancello del retro uscivano, correndo bassi, tre ragazzi. Clopin era quello più indietro e sollecitava le altre due a muoversi. Jane mise in moto la macchina e si avvicinò a loro. Il ragazzo aprì la portiera e spinse dentro Esmeralda e… Meg! La ragazza era tremante e spaventata, attaccata a Esmeralda come avrebbe potuto esserlo a uno scoglio, alla sua unica salvezza. Sembrava che non stesse molto bene perché era molto pallida, ma quegli occhi viola un po’ a mandorla perforarono quelli di Jane quando la guardò, facendola restare a bocca aperta. Clopin la fece trasalire sbattendo la porta del passeggero.
“Parti, cavolo, o questi ci ammazzano!” esclamò il ragazzo. Jane inserì la prima e schiacciò l’acceleratore.


Alla Dream’s House, poco dopo, Meg venne consegnata a Febo e Esmeralda, che non le tolse più gli occhi di dosso. Jane e Belle si sentirono importantissime per essere riuscite a dare una mano nella più grande avventura delle loro vite, e scoprirono molte altre cose raccapriccianti. Meg non era scappata perché non aveva mai saputo del contratto della madre con Ade e non si sarebbe mai aspettata che in realtà fosse stata proprio lei a tradirla, a lasciarla nelle mani di colui che l’aveva sempre ricattata dicendo che se non avesse fatto ciò che lui voleva avrebbe ucciso Grimilde. Non aveva mai saputo nulla di ciò che era successo nei cinque anni precedenti ma voleva dire tutto ad Esmeralda, proprio per questo era stata trattenuta a casa di Ade. Raccontò a Febo, davanti a una cioccolata calda offerta da Cindy, che non sapeva niente della situazione ma che non voleva interferire fino al giusto momento, che Ade l’aveva sempre sfruttata, che l’aveva violentata numerose volte, che però poteva ancora avere figli e il suo più grande desiderio era stato scappare, ma che non aveva potuto.
Fu un sollievo per Jane vederla sorridere quando per sbaglio, dallo stupore, inspirò troppo forte il caffè dalla cannuccia e gliene uscì un po’ dal naso. Si augurò che stesse bene e che per lei fossero finite le sofferenze, perché quella ragazza dai capelli rossi e marroni, dagli occhi viola ipnotici e dal sorriso dolce le sembrava molto più di ciò che sembrava.
Quando uscì dalla Dream’s House con Belle le sembrava quasi di essere riuscita a risolvere un rebus fin troppo complicato. In ogni caso era finito. Il processo sarebbe stato a giorni, perché Febo aveva chiesto di farlo subito e tutti si erano offerti di testimoniare contro Ade, Frollo e Grimilde. Jane accompagnò Belle a casa, sentendosi stravolta e stanchissima, ma prima voleva fare ancora una cosa. Voleva andare a trovare Blanche.


Parcheggiò davanti all’ospedale e quando entrò si sentiva al limite delle proprie energie, così si fermò a prendere un altro caffè da una macchinetta. L’ospedale era il più costoso di tutta la città e probabilmente anche d’America, perché un semplice bicchiere di caffè le venne a costare cinque dollari. Lo bevve con sollievo, pensando che purtroppo la storia non era ancora finita ma che finalmente avevano tutte le prove per cui i buoni avrebbero potuto vincere. Le emozioni provate quel giorno l’avevano stordita talmente tanto da chiederle un sonno di almeno tre giorni.
Domandò a un’infermiera gentile e bionda, un po’ grassa, dove fosse Blanche Woodson, affermando di essere una sua amica che voleva sapere come stava. L’infermiera le fece un gran sorriso.
“Sono davvero felice che finalmente qualcuno si fa vedere” disse, mentre la guidava verso la stanza “Sai, ero sicura che Blanche avesse delle amiche, ma non è mai venuto nessuno… solo un ragazzo ogni tanto, sai, ma non era venuta nessuna ragazza… certo, posso capire che c’è stata la scuola e tutti quei problemi lì… ah, che bella età la vostra, in cui non avete altro a cui pensare se non al fidanzato e a un voto sufficiente a scuola!” Jane non disse nulla, ma non era molto d’accordo con la signora gentile. Quando entrò nella stanza bianca, con una finestra socchiusa che muoveva le tende, si sentì il cuore andare in pezzi, ma aspettò che l’infermiera fosse uscita prima di prendere una sedia, accostarsi al letto della ragazzina e scoppiare a piangere. Aveva bisogno di sfogarsi e capiva che nonostante avesse detto a tutti ciò che era successo, anche se aveva vissuto quella storia con più leggerezza rispetto a lei, si sentiva distrutta. Guardò quella ragazzina bassa, intorno al metro e cinquanta, con i piccoli seni ancora acerbi e l’espressione del viso angelica e rilassata. Blanche non aveva bisogno di mascherine per l’aria o flebo in più se non quelle per rimanere idratata e nutrita, il suo aspetto si vedeva benissimo.
Era una ragazzina bellissima, che preannunciava di diventare una donna magnifica. La pelle era molto chiara, quasi eterea, gli occhi erano chiusi ma le ciglia erano lunghe e scure e sembrava che gli occhi non esprimessero altro che dolcezza. I capelli scuri come mai Jane ne aveva visti erano ordinatamente posizionati sotto la testa, come se qualcuno avesse cercato di darle più contegno possibile. Le labbra erano naturalmente rosse, in contrasto con la pelle chiarissima. A Jane scesero copiose lacrime pensando che la ragazza avesse subito una fine del genere quando non se lo meritava affatto.
“Ora sei nelle mani della polizia” mormorò. E accadde qualcosa che la stupì. Le labbra di Blanche si incurvarono in un sorriso fiducioso, come se avesse capito perfettamente ciò che le aveva detto. Quasi spaventata, Jane chiamò l’infermiera, che accorse allarmata dal tono di voce di Jane, ma poi le spiegò con dolcezza che la ragazza capiva benissimo ciò che le si diceva, perché era stata tanto forte da sopportare tutto ciò che le era successo. Jane le chiese informazioni dettagliate.
“La ragazzina è stata drogata pesantemente di extasy” disse gravemente “Una dose del genere avrebbe potuto uccidere anche un dipendente da anni. Aveva anche tracce d’alcool nel sangue e questo aumenta solo la possibilità di morte… dopodiché è stata lacerata da sette uomini diversi che hanno abusato di lei, fortunatamente abbiamo trovato tracce di dna… quei porci non si sono nemmeno degnati di indossare un preservativo!” esclamò indignata “In ogni caso, le lacerazioni sono state così profonde che la piccola ha solo cinque possibilità su cento di riuscire a concepire un figlio. Spero vivamente che ce la faccia, perché ha il viso adatto a diventare una mamma amorevole e buona. Sono terribilmente furiosa con chiunque le abbia fatto del male. Spero che venga vendicata dalla legge”. Jane non riuscì più a trattenersi.
“Lo sarà” disse “Lo sarà, perché io e altri amici siamo riusciti a fare qualcosa. Siamo riusciti a scoprire perché è successo tutto questo e anche se non sappiamo chi siano i sette uomini, la scientifica presto lo dirà. Siamo riusciti a far saltare in aria un sistema di cattiveria pura in poche settimane, e tutto per lei”
“Dio vi benedica” rispose l’infermiera con le lacrime agli occhi, sorridendole.


Quando tornò a casa, Jane salutò distrattamente il padre, non toccò cibo e si diresse subito verso la camera da letto, lasciandosi cadere sul materasso comodo. Aveva un po’ di paura di trovarsi uno scagnozzo di Ade in camera all’improvviso, qualcuno che la volesse uccidere e farla tacere, così chiuse le imposte e la finestra, ma non accadde nulla. Scrisse un messaggio a Belle, che era da Adam, ma le rispose immediatamente dicendole che le voleva bene e di stare tranquilla.
Quando la porta scricchiolò poco dopo, per poco non si spaventò a morte, ma erano solamente Tarzan e suo padre che le portavano dei biscotti che avevano fatto quel pomeriggio.
“Cara, mi sembri molto stanca” commentò il padre.
“Lo sono” confermò Jane.
“Rimanderemo la partenza di qualche giorno, in modo che tu possa riprenderti per bene, piccola” disse dolcemente “Tarzan mi ha detto che sono state giornate molto pesanti per te e hai bisogno di riposare” Jane si domandò cosa Tarzan avesse detto al padre, ma non chiese niente.
Quando l’uomo uscì, Tarzan le sorrise.
“Jane sta bene” disse felice.
“Si, per fortuna” commentò la ragazza sorridendogli in risposta.
“Jane segue cuore e cuore dice giusto. Tarzan detto” disse lui fiero di se stesso “Tarzan contento di Jane”
“Anche Jane contenta di Tarzan. Tarzan imparato molte cose” gli disse. Lui sembrava felicissimo.
“Tarzan pensa che vuole restare con Jane.” Disse corrucciandosi di nuovo “Jane importante e Tarzan vuole lei in Madagascar. Ma quando Jane sta bene” la ragazza gli sorrise e lo abbracciò e lui ricambiò stringendola a sé.
Fra le sue braccia, cullata dal suo profumo esotico, Jane si sentì a casa. E si sentì come se non fosse mai successo nulla di brutto, come fosse ancora bambina. Poco dopo, Jane si addormentò, cullata dalla dolcezza di Tarzan, sorridendo.



 








NdA: Ciao a tutti! Come state? :D Questo capitolo è stato scritto a velocità record e devo dire che mi è piaciuto molto, anche se mi sembra che dopo la metà Jane sia diventata un po' meno Jane ma più personaggio originale, in ogni caso mi è piaciuto moltissimo scrivere di lei. Quante avventure. Avremo finalmente salvato Meg? E Blanche si risveglierà? Tutti quesiti che vedremo nelle prossime tre puntate (eh si, perchè i capitoli sono solo dieci!). In ogni caso non mi sarei mai aspettata di riuscire ad arrivare fin qui. Questa storia è davvero bella e importante per me, mi appassiono da sola xD Comunque, ho cercato di scrivere più veloce possibile perchè domani parto per la Germania e resto lì per una settimana, torno lunedì prossimo e il capitolo non era ancora finito, così... sarebbe stato tutto troppo lungo. Spero di trovare tante belle recensioni al mio ritorno :P
Passiamo ai ringraziamenti! Ringrazio di cuore marychan, Sissyl, petitecherie e Dora93 per le recensioni :) e alle persone che hanno messo questa storia fra le preferite/seguite/ricordate :) Un bacio a tutti!
Nymphna <3

   
 
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