Author: Zooey
Fandom: Heroes
Rating: R
Genere: Romantico/malinconico.
Avvertimenti: Proprio nulla di che. Oneshot wah!
Spoiler per: nulla!
Timeline: un po' prima di dieci anni prima del volume uno X°D
With: FratelliPetrelli più Angela Petrelli, più nominata anche Heidi
Petrelli.
Nota: E' proprio una cosa alla fast food. Non datele peso, perchè sa di
non essere granchè. Solo che amo questi due! Ho cercato di restare più IC
possibile, che poi è il casino delle ff in generale.
il
Sigillo.
Per
quel che ricordava si era trattato di una giornata calda. Non afosa, ma calda e
piacevolmente secca. Heidi aveva scelto aprile per questo motivo. Luce senza
umidità. Era una cerimonia benedetta da un sole memorabile. Ad ogni modo, Pete
non avrebbe ricordato molto di quella giornata. Nel pomeriggio, dopo la
cerimonia, aveva bevuto abbastanza ponch da fare sesso con una moretta
bruttina, figlia di un politico che sembrava un mafioso. O forse figlia di un
mafioso. Si erano intrufolati nella grande immensa cucina del catering, con le
camerierine tardoadolescenti che ogni tanto, data un’occhiata, sceppavano via
ridacchiando. Quando la morettina, coperti da una tovaglia con ricami floreali,
sdraiati ai piedi del piano da cucina in acciaio inox, disse qualcosa come “Ti
sei mai innamorato, Pete? Credo di essermi innamorata” Peter prese la decisione
di diventare astemio.
Ma almeno la mattina, quella la ricordava.
Angela vedendolo arrivare, gli aveva sorriso. Non era felice, era soddisfatta.
Era una strana donna. Appoggiata la fronte sulla sua l’aveva baciato sulla
guancia.
“Come ti sei vestito Pete?” Pete portava una felpa e un paio di jeans. E una
borsa a tracolla grigia.
“Tanto devo cambiarmi comunque”
così Angela gli aveva passato il completo nero perfettamente inamidato e
piagato su una gruccia.
“Vuoi vederlo?” Peter annuì. Angela sorrise e gli indicò la stanza.
Si chiedeva come potesse sentirsi Nathan a due ore dal suo matrimonio. La
risposta per un individuo comune sarebbe stata ‘emozionato’ oppure ‘impaurito’
o anche terrorizzato’. Nathan non era un individuo comune. C’erano le stesse
probabilità che fosse già pronto, con la cravatta annodata e tutto, o che
stesse saltellando in mutande sul letto in cerca delle parole per la sua
promessa. O anche che fosse con una donna che non era sua moglie. Nathan aveva
sempre avuto un sacco di donne.
Toc toc.
“Pete? Pete! Entra, andiamo!” Nate aveva una bella voce roca. Il modo come
questa cambiava a seconda del registro e del contesto, aveva sempre affascinato
Pete.
Peter sorrise, portando il ciuffo dietro l’orecchio. Nathan era in mutande ma
aveva su camicia e giacca ed era alle prese con una cravatta scura.
“Come mi trovi? Lo so, trattieniti. Sono fantastico. Potrei andare all’altare
così, no? Pete, almeno mi guarderebbero tutti.”
Peter rise e gli tirò una pacca sul collo. Si abbracciarono.
“Immaginati la mamma. La mamma ti vede entrare in chiesa in mutande” Nathan
rise come un matto. Doveva essere molto teso o un po’ brillo. O entrambi.
Eppure sembrava in forma smagliante. Avrebbe fatto ridere tutti al discorso per
la cena. Nathan ci sapeva fare, coi discorsi.
“Ah. Credo che dovremmo parlare del tuo matrimonio imminente, sai Nate?” disse
Peter sdraiandosi sul letto alle sue spalle.
“Ah si?”
“Esatto? Come si sente Nathan Petrelli il giorno del suo matrimonio? Potrei
prendere un appunto e venderlo a qualche giornale. Lo sai come sono fatto”
Nathan sorrise finendo di annodare la sua cravatta. Guardò Peter. Cambiò
discorso.
“E tu? Come sta la vecchia Lois? È un po’ che non si vede in giro”
“Ah, Nate. Io e Lois ci siamo lasciati due mesi fa. È andata all’università di
Boston, ricordi? Ricordi che ho pianto e sono venuto a casa tua e Heidi mi ha
fatto il te alla rosa e tu l’hai corretto con lo scotch?”
“Ah. Si. Adoro il tè alla rosa con lo scotch”
Nathan era uno di quei maledetti figli di puttana che vogliono spingerti a
fermarti dove puoi arrivare, cioè da nessuna parte. Pare che la loro crosta e
la loro mollica siano della stessa consistenza. Ma non è così. Peter lo
ricordava quando a quindici anni, aveva visto Nate scappare e tornarsene a casa
insieme a mamma, con la barba di due giorni e un’espressione così infelice. E
si era convinto che Nathan, oltre tutto, fosse quello. E adesso Nathan stava
per sposarsi con la più attraente delle figlie della New York borghese, una
donna insipida dai grandiosi occhi verdi.
E poi lei assomigliava così tanto ad… ad Angela.
Peter fissò Nathan infilarsi nei suoi pantaloni neri.
“Dio, sono uno splendore. Dimmi che non sono uno splendore Pete?”
“Sei bellissimo. Mmm. Che spreco”
“E tu sei uno stupido fratello”
“Odio le chiese Nate. Posso restare fuori?”
“Peter, fa silenzio.” Nathan fece una pausa sorseggiando del brandy. “Sei
l’unica persona al mondo di cui mi fidi, e perciò sei il mio testimone. Non
fare storie perché non ti piacciono i preti.”
“Sai dov’è l’ironia, Nate? Neanche a te piacciono i preti, neanche un po’”
“Vuoi ricominciare? Anche oggi?”
soprattutto oggi, Nathan. Peter si chiese se Nathan lo capisse, il significato.
Quel matrimonio era il sigillo. Nathan non sarebbe uscito fuori mai più.
Davvero, Heidi non aveva colpa. Era una donna troppo comune, forse. Ma Nathan
doveva essere almeno un po’ innamorato di lei. Era solito innamorarsi di donne
mediocri. Doveva essere un vezzo degli uomini straordinari. “Odio quando
farnetichi intorno la tua cara sincerità. Ci sono delle responsabilità che non
permettono di essere sinceri”
“Nate ripeti sempre lo stesso”
una pausa.
“Vuoi un goccio?” Peter a volte si stupida che suo fratello ancora non fosse
diventato cocainomane.
Peter sospirò.
“Ti amo, Nathan”
“Ti amo anche io, Pete”
sorrisero. Pete si disse che aveva voglia di piangere.
Vorresti dire a tuo fratello che lo adori, che è importante e splendido e che
vale più di ogni altra cosa per te. Vorresti farlo davvero. Ma poi ti ricordi
che tuo fratello è Nathan Petrelli e che risponderà con quel suo faccione
sorridente.
Non voglio che la sposi. Voglio che lasciamo Angela e ce ne andiamo via, Nate.
Voglio che t’innamori di una bionda che vive in una roulotte. Io m’innamorerò
di una cameriera soprappeso di cinque chili coi capelli neri e gli occhi
chiari. Vivremo insieme finchè non mi sposerò per primo. Andrò a vivere da lei.
Venderete la roulotte e genererete una bambina bionda, splendida e la
chiamerete Thelma. O Dafne. Ogni tanto Angela ci telefonerà e non risponderemo.
Io mi sentirò in colpa, ma tu mi ricorderai che andarcene è stata la cosa
migliore che abbiamo mai fatto.
Vorresti dire a tuo fratello che la sua felicità vale dieci volte la tua, e che
sta cambiando e che sta estremizzando sé stesso e che temi che diventerà un
drogato. Che tra un annetto si accorgerà di non amarla più, o anche prima.
Allora ti annoierai. E poi chissà. Vorrai diventare sempre più grande. E ti
ucciderai. Perché sei un uomo buono, anche se sei un venale figlio di puttana.
“Sarà una cosa come un’altra, no? È solo un matrimonio, no?” gli disse mentre
sistemava la cravatta. Aveva letto forse una vena di tensione?
“Una cosa come un’altra” rise Pete.