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Autore: SiriusBlack91    10/12/2012    1 recensioni
Una nuova isola. . .nuovi segreti. . .nuovi orrori!
La trama tratta di una spedizione della Ingen su una terza isola dove effettuano esperimenti sui dinosauri; cronologicamente mi baso sulla storia dei libri di Chricton, quindi avviene dopo l'incidente al Jurassic Park del primo libro e prima dell'avventura di Malcolm e gli altri su Isla Sorna del secondo libro. Spero vi piacerà la storia, la quale premetto che sarà piena di sorprese, intrighi e ovviamente dinosauri! Buona lettura a tutti :)
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Rieccomi a scrivere, dopo molti mesi di inattività causa vacanze estive e università. Ricontrollando le recensioni ho notato che a molti di voi piace la storia e richiedete (anzi, qualcuno in particolare PRETENDE) che io continui a scrivere! Ne approfitto per ribadire che nella introduzione della storia spiego che l’ho ambientata nell’universo dei libri, tra il primo e il secondo, per cui ad alcuni di voi sembra che non sia coerente con i le storie dei film. Sotto consiglio di una lettrice vi riepilogo gli ultimi avvenimenti:
le squadre, dopo essersi accampate in due rifugi, incontrano dei mercenari assoldati dalla Byosyn, acerrima nemica della Ingen,  e in seguito vengono attaccati da una misteriosa creatura che a quanto pare non viene citata sull’elenco dei dinosauri che ha fornito Peter Ludlow, nipote di Hammond e nuovo amministratore della società. Nell’ultimo capitolo un avvenimento pre-missione, in cui un membro delle due squadre stringe un patto con il governo del Venezuela per rubare le informazioni che lui e i suoi compagni devono raccogliere per conto della Ingen.
Piccola premessa sul nuovo capitolo: il titolo è “palesamente” ispirato all’omonima canzone dei Guns N Roses, ma non ha niente a che vedere con il testo della canzone, la quale non mi sembra proprio che accenni a un gruppo di mercenari sperduti in un isola di dinosauri!
________________________________________________________________________________________________________________________________ Episodio 9 - Welcome to the jungle
Il gruppo di Frank, che si era inoltrato nella foresta in direzione dell’altra squadra, camminavano ormai da ore nella folta vegetazione senza più capire dove si trovassero. Erano avanzati troppo all’interno senza riuscire a trovare nessun punto di riferimento che potessero controllare sulla mappa, non c’era traccia di edifici o recinzioni in quella zona.
La luce penetrava a fatica dalle fronde degli alti alberi, e le felci del sottobosco, lunghe fino alle ginocchia, nascondeva le insidie del terreno disconnesso. L’umidità, classica nelle foreste lungo quella latitudine, rendeva l’aria pesante, difficile da respirare.
I soldati si guardavano continuamente intorno, con i fucili puntati nervosamente verso ogni sorgente di rumori sospetti.
“Ma dove diavolo siamo finiti?” urlò nervosamente uno del gruppo infondo alla fila.
“Daniel è inutile che gridi, ci sentiamo benissimo.” gli disse Sanders
“Restate calmi, rischiamo di attirare attenzioni indesiderate.” li zittì Frank.
“Piuttosto qualcuno di voi ha una bussola?” chiese Jetkins alla squadra.
Il suo sguardo si posava sui compagni, in cerca di una conferma. Tutti fecero cenno di no con la testa.
“Siamo messi bene!” mormorò il soldato.
“Io ce l’ho!” intervenne il capitano, frugando nello zaino.
“Ottimo!” rispose Jetkins con un sorriso di speranza sul volto, iniziando anche lui a cercare nello zaino per prendere la mappa.
Frank estrasse dalla sacca un piccolo bauletto in metallo, grande quanto il palmo della mano, aprendolo a libro. L’ago della bussola oscillò alcuni istanti prima di stabilizzarsi sul Nord, poi fu poggiata sulla mappa.
“Bene, secondo la mappa l’altro rifugio è a Sud-Ovest dell’isola.” Calcolò Jetkins “Quindi se camminiamo in quella direzione” disse indicando un punto nella foresta alla sua sinistra “dovremo imbatterci nella struttura. Prima o poi.”
“Beh, sempre meglio che continuare a girare senza riferimenti! In cammino ragazzi.” Decretò Frank.
Camminarono per alcune ore nella direzione prestabilita, inoltrandosi sempre più nella fitta foresta.
La cena della sera precedente, a base di fagioli in scatola, non era stata molto ristoratrice soprattutto perché dal saporaccio del cibo doveva essere scaduto da un po’. Per questo le “pause di emergenza” erano fin troppo frequenti e allungò di molto la durata del tragitto. Frank aveva già comunicato con Gabriel il ritardo, evitando di spiegarne le motivazioni nei minimi dettagli. Al tramonto giunsero in una radura con l’erba alta circa un metro e mezzo, che li costrinse a farsi strada con i grossi machete. Il rischio che nell’erba vi si nascondessero dei predatori era alto, ma era sempre meglio che restare nella foresta senza un posto coperto dove dormire.
“Troviamo un riparo per la notte. Sarebbe troppo rischioso continuare il viaggio al buio.” Disse Frank.
“Possibilmente senza l’erba così alta” mormorò Daniel.
Oltre quella distesa di erba alta dove si trovavano, raggiunsero una parte della radura completamente priva di vegetazione. Nascosti da piante rampicanti, trovarono i resti di una vecchia recinzione e le mura fatiscenti di un piccolo bunker senza il tetto.
“Possiamo accamparci qui dentro.” propose Jetkins, indicando il bunker.
“Già, sembra abbastanza protetto.” confermò Sanders, appoggiando il suo fucile a quello che restava del muro di mattoni del bunker.
“Ok, resteremo qui per stanotte.” decise il capitano “Jetkins e Daniel, voi due andrete a raccogliere della legna per il fuoco!”
I due si incamminarono ai limiti della foresta in cerca di legna da ardere, tornando dopo pochi minuti.
Nel frattempo il capitano e Sanders avevano preparato un cerchio di pietre per evitare che il fuoco si estendesse su di loro nel sonno e coprirono il tetto mancante con un enorme telo mimetico.
La notte prese il sopravvento rapidamente, inondando la radura di tenebre spezzate solo dalla debole luce della luna e del fuoco acceso dai soldati.
Si misero subito a dormire, rifiutando totalmente di mangiare di nuovo quei fagioli in scatola. Avevano impostato un turno di guardia di due ore ciascuno, decidendo che il primo sarebbe stato Daniel.
Questo se ne stava seduto su un grosso masso all’esterno del bunker, scrutando nella notte e puntando il fucile nella vegetazione con mani tremanti pronto ad agire al minimo pericolo.
Era un ragazzo abbastanza in forma, non con chissà quali muscoli, ma l’addestramento all’accademia lo aveva forgiato per bene trasformando del tutto quel magrolino ragazzo che era un tempo.
Una volta era un normalissimo ragazzo di campagna, tanti anni fa, che di punto in bianco si era ritrovato a dover badare a sua madre e le sorelle, dopo la morte del padre. Per del tempo aveva dato una mano alla fattoria di famiglia, ma la maggiore età l’aveva chiamato a rispondere a un dovere nazionale.
Così si ritrovò arruolato, bloccato in un mondo a cui sentiva di non appartenere, facendo quello che era definito il “dovere di ogni giovane americano”! Tutte balle, secondo lui. Ebbe però la fortuna di entrare nelle grazie di un superiore, un capitano di nome Frank Miller.
Tutti al campo lo rispettavano con onore e timore. Le storie sulle sue imprese erano innumerevoli, alcune vere e altre inventate di sana pianta dai giovani cadetti. Ma tutti indubbiamente lo definivano una persona d’onore!
Il capitano prese il ragazzo con simpatia, aiutandolo personalmente con l’addestramento e ogni qualvolta i camerati lo mettevano in qualche guaio. Doveva tutto a lui, persino la sua stessa vita.
Forse fu proprio la grande stima che aveva nel capitano Miller che lo spinse a seguirlo anche fuori dall’accademia, nonostante le voci che girassero su un certo scandalo in cui era implicato lo stesso capitano.
Lo seguì perfino su Isla Nublar, e lo aveva seguito anche in quest’altra missione. Nonostante i brutti ricordi sulla precedente isola, aveva ancora piena fiducia nel suo capitano.
I suoi pensieri furono bruscamente interrotti dal rombo di un tuono, facendolo saltare dalla paura. Afferrò saldamente il fucile guardando la pioggia iniziate a scrosciare velocemente dal cielo.
Il vento colpiva l’erba alta creando un magnifico effetto simile alle onde del mare e i tuoni continuavano ad aumentare col passare dei minuti.
L’attenzione di Daniel fu catturata da un suono alla sua destra, un cinguettio stridulo che fece eco nel bunker. Ne seguirono altri, alcuni secondi dopo.
Daniel incuriosito si alzò dalla roccia sulla quale sedeva per sporgersi dall’apertura del rifugio.
Improvvisamente come erano iniziati, i cinguettii cessarono lasciando spazio solo al suono continuo della pioggia e dei tuoni.
Il soldato si guardò indietro controllando che i compagni stessero ancora dormendo, poi si inoltrò nel buio della radura. Teneva il fucile serrato nelle mani puntandolo nervosamente nel buio, guardandosi intorno tremante sia per il freddo sia per la paura e facendosi luce con una piccola torcia montata sull’arma.
All’improvviso un animale sbucò dal nulla, facendolo sobbalzare a terra per lo spavento.
Daniel lo guardò incuriosito, mormorando a bassa voce “E tu cosa diavolo sei?”
L’animale gli ricambiò lo sguardo curioso, studiandolo con grossi occhi neri e lucenti alla luce della torcia, standosene ritto sulle zampette posteriori cinguettando in continuazione.
Era una creatura di piccole dimensioni, 30 cm di altezza e circa 50 di lunghezza, il corpo esile, con una coda ritta orizzontalmente e una testa appuntita fornita di piccoli denti. Era di un colorito molto forte, un verde quasi brillante e presentava delle striature più scure lungo il dorso, un misto tra verde scuro e marrone.
La testa scattava come quella di un uccello ogni qualvolta lo guardava, per questo il soldato disse
“Sembri una specie di pollo, già un pollo orribile senza piume!”
L’animale balzò sul petto del soldato, dandogli la sensazione di un piccolo uccello che gli zampettava addosso. Era incredibilmente leggero, quasi sembrava che non vi fosse appoggiato.
Daniel allungò una mano per accarezzarlo e il rettile emise un gridolino diverso dal cinguettio di prima, afferrandogli il dito con un morso.
Il soldato non fece in tempo a staccarselo di dosso che si ritrovò sovrastato in numero da altre di quelle piccole creature. Cercava di divincolarsi in quel groviglio di zampe e denti, mentre le creature affamate cinguettavano eccitate per la cattura di una grossa preda.
Fortunatamente le grida del soldato svegliarono i compagni, che accorsero subito in suo aiuto.
Vedendola dall’esterno, la scena sembrava quasi comica, se non fosse che un uomo stava per essere sbranato a piccoli morsi da creature non più grandi di un pollo!
Le creature volavano via per i violenti calci sferrati dai soldati, atterrando quasi integri a terra e continuando a cinguettare in direzione degli umani.
Jetkins sparò un colpo con la pistola, facendo scappare spaventati tutti i piccoli animali, che sparirono nell’erba alta.
“Come diavolo ti è venuto di allontanarti dalla grotta?” gli urlò addosso il capitano
“A-avevo sentito dei rumori. . .” si giustifico il soldato, alzandosi dolorante da terra sorretto dai compagni.
Presentava ferite e tagli su tutto il corpo, soprattutto sulle mani in quanti aveva tentato di proteggersi il volto dall’attacco. Parti della mimetica erano strappate lasciando vedere piccoli morsi sulla carne.
“Qui non siamo nelle campagne della tua fattoria, dannato idiota! Vuoi farci ammazzare tutti?” gli sbraitò contro Sanders.
I due si odiavano dai tempi dell’accademia, odio che si era leggermente attenuato da quando lavoravano insieme nella stessa squadra.
“Sanders, piantala!” lo rimproverò il capitano Frank “Non è il momento per vecchie antipatie!”
“Cos’erano quelle cose?” chiese Daniel, dopo aver distolto lo sguardo da Sanders.
“Compsognatus” rispose Frank, controllando la lista degli animali fornita da Ludlow.
“Credo che dovremmo andarcene, capitano. Potrebbero tornare e ormai la nostra posizione è scoperta, grazie anche alla genialità di Sanders!” disse Jetkins, riferendosi a quando il soldato aveva sparato in aria.
“Oh andate tutti al diavolo!” gli rispose di botto Sanders, andando alla bunker per prepararsi lo zaino.
“Forse è meglio così, useremo i visori notturni per orientarci alla meglio.” decretò Frank
“Con questo tempo, signore?” chiese Daniel
Nessuno lo degnò di una risposta e lui capì che era meglio stare zitto e seguire gli ordini.
Sotto la pioggia incessante, zaini in spalla, armi pronte e visori attivati, la squadra si incamminò ancora una volta nella foresta, sperando di non incontrare dinosauri più grossi di quelli di prima.
   
 
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