Serie TV > RIS Delitti imperfetti
Segui la storia  |       
Autore: M4RT1    10/12/2012    8 recensioni
Chi, dopo il finale della terza serie, non ha pregato che ce ne fosse una quarta?
Chi non ha immaginato come prosegue la storia? Come continua tra Lucia e Orlando, che fine ha fatto Bart?
Bene, io ho dato una mia interpretazione alla cosa U_U
Tra indagini, rapimenti, nuovi arrivi e storie d'amore, ecco qui la mia versione della quarta serie più attesa :D
SCRITTA IN COLLABORAZIONE CON S_LILY_S *_*
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-Milena Gigoni?
-Sono io… voi chi siete?
-Carabinieri.
 
Milena Gigoni era una ragazza giovane e molto carina: aveva i capelli scuri raccolti in una coda di cavallo e un velo di trucco a coprirle le lentiggini. Nell’insieme, non sembrava nient’altro che una semplice animatrice.
 
-Ah… e che volete da me?- domandò con aria innocente, senza perdere di vista i bambini che piagnucolavano alle sue spalle. Erano seduti sul marciapiedi vicino al molo, obbedienti.
-Quelli sono i bambini di cui si occupa?
-Sì, sono loro… ma perché? È successo qualcosa?- chiese ancora, voltandosi nuovamente verso i piccoli.
-Vede, noi sappiamo che lei ha dei contatti con Salvatore Aquisgrana, è così?- domandò Orlando, passando all’attacco: se sapeva qualcosa, era meglio che la dicesse subito.
Emiliano, intanto, si avvicinò ai piccoli: erano divisi in due file, e della prima non riconobbe nessuno. Si avvicinò ancora, ma mentre stava per sporgere il collo verso gli altri, un uomo lo scontrò, spingendolo a terra.
-Aho, e statte attento!- protestò il ragazzo, rialzandosi.
L’uomo lo guardò spaventato, proferendosi in scuse.
-Milo, tutto ok?- domandò Orlando, fissandolo.
-Tutto ok, Orla’… volevo dare un’occhiata ai…
-No, vieni un momento qui!- lo interruppe il tenente, indicando la Gigoni: -Qui c’è qualcuno che nega l’evidenza.
Emiliano corse dai due, prendendo contemporaneamente il cellulare che squillava:
-Sì, Bianca?
-Milo, Lucia e Claudia sono quasi arrivate. State tranquilli e non insospettite troppo la Gigoni.
-D’accordo, a dopo.
Riagganciò mentre Orlando faceva notare alla ragazza che numerosi video la ritraevano in compagnia del ricercato.
-Non so niente, vi dico!- continuò quella, temeraria. –D’accordo, ci vediamo… ma non so nulla dei bambini rapiti!


*********************************************************************************************************************
 
Marika Cecchi era in seconda fila, rannicchiata dietro un bambino alto e lentigginoso, come gli aveva ordinato l’uomo. Accanto a lei, Giorgia Castelli fissava spaurita  quello che avevano definito ‘’il bradipo'': il complice dell’uomo era lento, si aveva sempre l’impressione che stesse dormendo.
-Ci sono i carabinieri…- mormorò la prima alla bambina –Riesci a vederli? Chi c’è?
L’altra ragazzina allungò il collo:
-C’è un signore alto, col naso lungo… e uno con i capelli neri.
Come colpita da una scossa, la bambina si alzò e sporse la testa:
-Ma è il mio papà!- esclamò, attirando l’attenzione dei bambini che le stavano vicino.
Il bradipo le mise una mano sulla bocca, dandosi un’occhiata in giro:
-Zitte.

 
********************************************************************************************************************* 

-Senta, noi dobbiamo trattenerla per favoreggiamento, signorina…
L’affermazione di Orlando sembrò atterrire la ragazza:
-Per favoreggiamento? E perché?- si difese, spaventata.
-Perché ha incontrato un pregiudicato latitante. Ma non si preoccupi, manderemo i bambini in caserma e chiederemo ai genitori di…
Ma la ragazza lo interruppe, assumendo un’espressione improvvisamente più tranquilla:
-I bambini? No, chiamo io i genitori, non si preoccupi.
Fu quello a svegliare Orlando:
-Signora, perché non ce li fa vedere?
-Perché… non ho il permesso.- disse la ragazza in fretta, ma un gridolino attirò l’attenzione dei due carabinieri prima che lei potesse mandare i piccoli altrove.
Un bambino alto e lentigginoso si copriva la testa, piagnucolando. Dietro di lui, una bambina era in piedi: l'aveva spinto.
-Orlando… Orlando!- la voce di Emiliano era carica d’ansia. –Ce sta mia figlia, è lei!

 
***************************************************************************************************************************

Le sirene dei carabinieri, precisamente di tre volanti, ruppero il silenzio proprio in quel momento: un trambusto di persone, passanti che si fermavano a guardare e bambini spaventati coprì la visuale al tenente, mentre la Gigoni veniva arrestata.
-Tua figlia, Emiliano? Dove?
Un giovane appuntato, in quel momento, si precipitò a recuperare i bambini:
-Tenente, i bambini sono qui! - gridò, mostrandogli i dodici ragazzini. -Se volete dare un'occhiata...
Orlando guardò il collega scuotendo la testa:
-Questi non sono tutti…- mormorò, e fu allora che Emiliano gridò:
-Eccoli! Sono lì!
Cinque bambini vestiti di giallo, preceduti da un uomo e seguiti da un altro, correvano sul molo, diretti a una delle barche in fondo.
-Corri, Milo!
Emiliano corse veloce, senza curarsi delle motovedette che erano appena approdate, cariche di carabinieri armati.
Dietro di lui, Orlando era fermo a parlare animatamente con Lucia, mentre Claudia lo seguiva impugnando un’arma.
-Cecchi! Fermati, ci pensano i carabinieri!- stava gridando: -Questo non è compito nostro!
Il menefreghismo della donna convinse il ragazzo a fermarsi. Ansimante, si voltò:
-Ah no? Non è compito nostro? Forse tu non sei disposta a farlo, ma lì su c’è mia figlia!- gridò con quanto fiato aveva in gola, poi tornò a correre.
Quando giunse di fronte alla barca, Salvatore Aquisgrana era sul ponte, solo.
-Dove sono i bambini?- gridò, notando appena i dieci carabinieri armati che, sulle barche, circondavano il ricercato.
-Sottocoperta.- rispose quello. –Fa freddo per dei bambini, no?- rise.
Lucia e Orlando giunsero pochi secondi dopo.
-Aquisgrana, sei circondato. Arrenditi.- disse il tenente con calma, puntando la pistola.
-Arrenditi? Ma arrendetevi voi, no?
Rise ancora, facendo rabbrividire Lucia.
Poi, con sommo orrore dei presenti, si affacciò sottocoperta e strattonò fuori un bambino: Giovanni Landi venne trascinato fuori, tremante. Aveva gli stessi pantaloni del giorno del rapimento, ma sopra indossava la maglietta gialla. Il suo visetto vispo era incrostato di lacrime e terreno.
-Se non accettate le mie condizioni, lo ammazzo.- disse semplicemente il trafficante, puntando la pistola contro la fronte del bambino, che non osò urlare.
-Tu non torcerai nemmeno un capello al bambino!- lo sfidò il capitano, tirando fuori l’arma.
-Voglio un’auto.- proseguì il malvivente come se non fosse stato mai interrotto. –E la voglio entro dieci minuti. Altrimenti lo uccido. E poi via ancora, uno ogni dieci minuti… ho sentito che la bambina bionda è figlia di uno di voi.- rise di nuovo, stringendo la presa sul braccio del piccolo.
Emiliano respirò per calmarsi, il cuore che batteva all’impazzata: non poteva sparargli, non se c’era un bambino tra di loro. Strinse l’arma tra le dita fino a farle diventare bianche.
-Va bene, avrai una macchina! Ma vogliamo prima il bambino!- tentò di trattare Lucia, alzando la voce e avvicinandosi di qualche passo all’uomo.
Dietro di loro Sasso stava fermo, circondato da alcuni uomini.
-Non mi fotti, capitano! Voglio la macchina, e la voglio subito!
Sulle ultime parole, la voce dell’uomo crebbe fino a diventare un urlo.
Fu allora che Emiliano vide Marika: era affacciata a un finestrino, una sola treccina visibile. Spalancò gli occhi.
-C’è mia figlia.- sussurrò in modo che solo Claudia, accanto a lui, potesse sentirlo.
In un attimo, la donna ebbe un’idea:
-Cecchi, di’ a tua figlia di far segno a Giovanni di buttarsi in acqua.
-In acqua?
-E’ un diversivo.- disse solo Claudia, prima di tornare in silenzio.
Emiliano rifletté per qualche secondo, sforzandosi per trovare una soluzione. Poi, finalmente, ebbe l’idea. Poteva funzionare.
Perfettamente immobile, cercò lo sguardo della figlia. La bambina si voltò verso di lui molto presto.
Tenendo la mano sui pantaloni, la chiuse a pugno lasciando un solo dito scoperto. La bambina lo fissò, concentrata, seguendo con gli occhi la direzione in cui puntava il pollice del padre, poi annuì velocemente. Erano segnali che il ragazzo usava spesso quando giocavano insieme a guardie e ladri, quindi non le risultò difficile capire il gesto.
-C’è solo il complice lì dentro.- mormorò Emiliano alla collega, poi continuò. Sempre tenendo le mani in basso, cercò di indicare il piccolo Giovanni. La figlia si guardò intorno per capire, poi il suo sguardo si illuminò e annuì di nuovo, scuotendo leggermente il capo.
-Le è tutto chiaro.- mormorò Emiliano pochi secondi dopo, poi passò il messaggio alla Brancato.
 
-Avete solo sette minuti.- li informò Bianca, tramite auricolare. –L’auto ce ne metterà almeno venti. Come va lì, Milo?
-Meglio di quel che speravo.- rispose il ragazzo, poi annuì alla figlia. La bambina si sporse lentamente quel tanto che bastava a toccare il piccolo accanto al rapitore. Lui si voltò proprio mentre Orlando, sotto comando di Lucia, gridava:
-La macchina ci metterà venti minuti ad arrivare, e tu ti macchierai di due omicidi… ti sembra un prezzo ragionevole?
Poi tutto andò secondo i piani.
Mentre il rapitore gridava il suo assenso, Giovanni Landi sgusciò dalla sua presa e si gettò, reso partecipe al piano della bambina.
Emiliano guardò come in trance il piccolo saltare, le gambette tozze allungarsi per raggiungere l’acqua, il visino comprimersi per chiudere ben bene occhi e bocca. Il bambino toccò l’acqua, affondò senza opporsi e poi riemerse; prima un braccino si agitò, poi la testa spuntò da sotto le onde:
Annaspò per qualche secondo, sputando acqua e cercando di restare a galla: non sapeva nuotare.
Emiliano si gettò al suo seguito.
L’acqua fredda gli penetrò fin nella pelle, inzuppandogli camicia e jeans e trascinandolo a fondo. Lottò per tornare in superficie, poi prese il piccolo per un braccio e tentò di trascinarlo su, in modo che riuscisse a respirare.
-Ho p-paura – tossì quello, tra un singhiozzo e l’altro, cercando di prendere aria.
Tremando per il freddo, il ragazzo tentò di spingerlo sul molo, mentre i primi proiettili piovevano sulle loro teste. Non trovando altra soluzione, il tenente prese un profondo respiro e tornò giù, trascinando con sé il bambino atterrito. Resistendo il più possibile senz’aria, tentò di raggiungere il molo restando sotto. Un proiettile gli sfiorò la coscia, ma non sentì dolore. Il bambino strizzava gli occhi e agitava le gambe flebilmente, aggrappato al suo braccio.
Quando non ce la fece più, riemerse: il molo era a qualche centimetro da lui. Spinse il bambino in avanti con tutte le forze che aveva mentre Orlando lo recuperava, coperto dagli spari di Lucia e Claudia e da quelli degli altri carabinieri.
Aquisgrana urlava, ma Emiliano non sentì cosa stava dicendo.
Lucia gli fece cenno di salire dal retro della nave.

 
************************************************************************************************************************** 

Quando raggiunse le scalette del retro, aveva le dita completamente ghiacciate e la vista appannata. Si guardò attorno e salì, senza un fiato.
L’interno della barca era lussuoso, ma la stanza era deserta. Si aggirò per un secondo, tremante, cercando di non battere i denti per il freddo, quando finalmente trovò la stanza giusta: il complice di Aquisgrana era un ragazzo alto e magro dai capelli ricci e in quel momento era girato di spalle. Emiliano non aveva più la pistola, o meglio, era stata resa inutilizzabile dall’acqua, per cui l’afferrò semplicemente come un oggetto pesante e colpì forte la testa del rapitore.
L’uomo cadde come un birillo, senza neanche un lamento.
I quattro bambini rimasti girarono la testa di scatto, spaventati e stupiti. Emiliano cercò lo sguardo della figlia per tranquillizzarla, poi fece segno a tutti di stare in silenzio.
Sbirciando dall’oblò, intravide Lucia e Claudia con le pistole puntate. Aquisgrana sogghignava piano.

 
************************************************************************************************************************** 

Orlando afferrò il piccolo corrimano sul retro dell’imbarcazione, cercando di tenere in salvo la pistola.
Aveva nuotato a pelo d’acqua senza farsi scorgere, l’arma più in alto che poteva per evitare che si bagnasse. Ora era giunto alla scaletta sul retro.
Salì, silenzioso, sperando che Emiliano fosse ancora in piedi.
Quando giunse nella stanza, il ragazzo era appostato dietro il finestrino. Lo toccò leggermente, facendolo sobbalzare, poi gli fece cenno di uscire.
 
-Aquisgrana, ragiona!- stava urlando il capitano. –Resta calmo. Faremo tutto quello che vuoi, ma devi stare calmo.
 
-Daniele e Bianca stanno arrivando…- sussurrò Orlando, mentre insieme all’amico si spostava sul ponte. Lucia fece un impercettibile segno con la testa.
-Cecchi, attenzione…- mormorò Claudia nell’auricolare sibilante, tenendo la pistola puntata sul rapitore, che proprio in quel momento si voltò.
-Pensavate di fottermi, eh?- strillò, sputando saliva. –Ma non si fa fesso Salvatore Aquisgrana. Vede, capitano? Ora non voglio più uccidere i bambini. Posa l’arma, tenente… e inginocchiatevi entrambi.

 
************************************************************************************************************************ 

-Li hanno presi, Daniele… corri!
 
Quando Daniele e Bianca arrivarono, i quindici carabinieri divisi sulle motovedette erano tutti fermi, le armi puntate ma nessun proiettile nell’aria. Sul molo sei persone, tra cui Sasso e Lucia, erano immobili, pistole a terra, e Giovanni Landi era accucciato in fondo, tremante.
Ma quello che catturò maggiormente l’attenzione dei due fu la nave: sul ponte, i quattro bambini erano affacciati dai finestrini, terrorizzati; Emiliano e Orlando, invece, erano inginocchiati ai piedi di Aquisgrana, tenendo le mani in alto.
-Aquisgrana, non fare cazzate! L’auto è qui!
Daniele indicò la macchina civetta con cui erano arrivati fino al porto:
-Puoi prenderla, ma non fare del male a nessuno! - aggiunse Bianca.
 
Aquisgrana ebbe un attimo di distrazione, giusto un secondo, e Orlando approfittò di quello: si sollevò velocemente tirandogli un calcetto all’altezza del ginocchio, poi recuperò la pistola e gliela puntò al collo:
-Ora chi è che è fottuto?- mormorò, mentre Emiliano si rialzava, sospirando.


 
 

**************************************************************************************************************************
 
L’auto camminava lenta per la strada, intralciata dal traffico.
Il tempo era tornato abbastanza bello, nonostante il freddo pungente, e molti ne approfittavano per una gita, creando una confusione pazzesca di veicoli di ogni tipo. Nella prima macchina dei carabinieri, un’agitata Lucia stava guidando.
 
-Devi cambiarti, Orlando… sei tutto bagnato!- esclamò dopo un momento di silenzio.
L’uomo sorrise:
-Agli ordini capitano…
-Che giornata, eh? Avremo mai un momento di pace?- sospirò, e l’uomo fece una smorfia:
-Ne dubito… dove ci siamo noi non c’è la pace, è un controsenso! E comunque, anche se lavorativamente siamo in pace, c’è sempre un altro problema, mi pare. No?- aggiunse, lanciando alla moglie uno sguardo significativo.
Lei sospirò:
-Ti ho già detto che non sono gelosa, Orlando… te l’ho detto!
-Non mi riferivo a quello, capitano. Mi riferivo a noi.
 
La donna chiuse gli occhi, paziente:
-Orlando, so cosa pensi: non voglio avere un figlio da te perché sono troppo presa dal lavoro. Non è così. Oggi… oggi ho visto Emiliano, ho visto il suo terrore, la sua…
Orlando fece per interromperla, ma lei lo fermò:
-Fammi finire! - esclamò, mentre si fermavano davanti a un semaforo rosso. –Ma ho visto anche la sua gioia. La gioia nell’abbracciare sua figlia. E ci ho pensato. Lo voglio, Orlando. Se tu credi che siamo pronti, allora lo siamo.
 
Per un momento, nell’auto regnò il silenzio.
-Dici sul serio, capitano?- sussurrò poi l’uomo, dopo un po’.
-Dico sul serio, Serra.- rispose la donna.
 
In uno slancio di gioia che lei non gli aveva mai visto, Orlando la baciò impedendole di guidare, felice.
-Orlando… mi stai bagnando tutta!- protestò lei, ma lui la ignorò.
Fu solo quando il semaforo tornò verde e furono sommersi da proteste di ogni genere, che il tenente la lasciò libera.
 
-Continuate pure…- protestò Ghiro, seduto sul sedile posteriore e col cellulare in mano: -Tanto il fatto che io abbia appena deciso di cambiare casa non importa a nessuno!
La voce eccitata di Selvaggia giunse fino alle orecchie della conducente:
-Ma dici sul serio, Ghiro? Davvero cambiamo casa?
-Sì, Selvaggia… e questo significa che puoi anche riportarmi la coperta, giusto?

 
************************************************************************************************************************** 

-Qualche giorno fa stavamo parlando.
-Sì… sei ancora curiosa?
-Certo.
 
Nella seconda macchina, Claudia stava guidando.
Ripartì, tenendo gli occhi sulla strada, ma guardando Bianca con la coda dell'occhio.
Dietro di loro Emiliano dormiva, avvolto in una coperta di pile e col cellulare ancora in mano, in attesa della chiamata di Giada dall’ospedale.
 
-Vuoi sapere perché mi comporto così?
-Se vuoi dirmelo.
La donna sembrò impiegare un’eternità a decidere.
-Qualche anno fa - disse infine. –Mia sorella entrò nei carabinieri. Era tenente, come me.- spiegò, poi accennò al ragazzo dietro. –Come lui… anzi, soprattutto come lui. Le piaceva aiutare la gente, anche quando era una mossa azzardata. Era amica di tutti, giù in caserma. Mi trasmise la passione per questo lavoro. Poi successe qualcosa: c’era un assassino, lo stavano inseguendo. Lui puntò verso il capitano e lei si intromise. Aveva il giubbotto antiproiettile, ma lo stronzo la prese alla testa. È morta sul colpo. Non intendo fare la stessa fine, è questo il motivo per cui cambio spesso reparto. Non voglio affezionarmi.
 
Il silenzio che seguì fu opprimente. Bianca, visibilmente toccata, si impose di non cedere.
-Capisco - disse dopo un po’ – ma io non ce la farei - aggiunse.
Claudia sorrise amaramente:
-Pensaci bene. Se lo ammazzassero? Se uccidessero Cecchi al posto di Lucia? Al posto tuo?
 
Bianca non seppe rispondere.
Cinque minuti dopo squillò il telefono.
Emiliano sobbalzò, improvvisamente sveglissimo, e rispose con voce roca:
-Gia’?
Seguirono attimi di silenzio, poi il ragazzo rise:
-Perfetto! - esclamò, euforico – dille che ci vediamo domani! Ti voglio bene… sì! Dici a Marika che la chiamo più tardi!
Quando la voce fu esaurita il ragazzo riattaccò, ancora sorridente.
Le labbra di Bianca si assottigliarono, per qualche secondo, in una smorfia; poi il suo sguardo tornò a rilassarsi:
-Sta bene?
-Sì!
-Senti… e quel ti voglio bene a chi era rivolto?
 
Nonostante i suoi sforzi, Claudia sorrise nel sentire quell’ennesimo battibecco.

**************************************************************************************************************************

Quella mattina il sole splendeva nel cielo, riscaldando l’aria mattutina di fine Febbraio.
Orlando Serra entrò fischiettando e rivolgendo cenni di saluto a destra e a manca, con l’aria un po’ stordita di chi ha appena attraversato un cambiamento improvviso ma piacevole.
C’era un clima diverso, quella mattina, nel RIS di Roma. La tensione dei giorni precedenti aveva lasciato spazio alla spensieratezza e i volti dei giovani carabinieri sembravano decisamente più rilassati. E meno assonnati.
Ad Orlando seguì Daniele, che fece il suo ingresso brandendo un’enorme teglia di biscotti.
-Claudia! Vieni, forza! – la richiamò Bianca, facendole cenno con la mano di avvicinarsi, ma la tenente rifiutò con un cenno del capo. Preferiva rimanere a guardare. Quell’aria di festa non faceva per lei.
-Tenente Antonini?
Una voce la sorprese alle spalle, facendola voltare: il Generale le fissava la schiena, mortalmente serio.
-Comandi – borbottò la donna, un po’ incuriosita, rivolgendogli il saluto militare.
-Riposo, riposo – la ammonì l’uomo, poi la guidò fino all’ufficio vuoto della Brancato e si chiuse la porta alle spalle.
-Non so quanto possa farle piacere, Antonini, ma il suo incarico qui è finito – esclamò tutto d’un fiato, fissando il volto del Tenente per vederne la reazione.
Claudia alzò leggermente le sopracciglia, poi aprì la bocca e la richiuse velocemente. Senza un fiato, si calcò il cappello sulla testa e si recò a recuperare le poche cose che aveva portato con sé qualche mese prima. In una mano strinse la foto di una giovane donna in divisa, al suo primo giorno di lavoro: aveva i suoi stessi occhi.
Il Generale la fermò ancora per qualche minuto, chiarendole la sua prossima destinazione e intrattenendola a parlottare.
Proprio in quel momento, un quarto uomo fece il suo ingresso: portava un paio di scarpe da ginnastica, un camice bianco e un rotolo di allegre fotografie in una mano.


*PARLA CLAUDIA*
 
Non so dire cosa ho provato quando ho saputo che me ne sarei andata.
Finalmente avrei lasciato quel posto così… così… così familiare. Così caldo, accogliente. Perché volevo andarmene? Perché non volevo affezionarmi, non volevo soffrire ancora.
Non volevo più provare la sensazione di vuoto di una perdita, della morte di una persona cara, non volevo vederla provare ad altri. Non voglio veder soffrire i miei… i miei colleghi.
 
Immersa in questi pensieri, mi allontano dall’ufficio: l’ultima immagine che ho di loro, dei miei… colleghi, è decisamente poco ordinaria. Dal vetro della porta del capitano, di Lucia, intravedo Daniele Ghirelli con un biscotto in mano, il camice sporco di cioccolato e qualcosa simile, molto simile, a briciole sui capelli ricci. Accanto a lui c’è una ragazza alta e molto carina che gli cinge le spalle, forse è la sua fidanzata: è strano come in questi mesi non abbia imparato niente di loro. Ma dopotutto è quello che volevo, vero?
Spostandomi un po’ verso destra noto che Emiliano Cecchi con una mano sta spargendo briciole zuccherose sulla testa del capitano. Seduta sulle sue ginocchia, c’è Marika che ride divertita. Bianca è accanto a loro, seduta compostamente accanto a Lucia. Il tenente Serra la sta baciando.
È strano, perché tutto ciò è assurdo, inconcepibile, eppure mi sembra così normale! Mi sembra così ovvio, così familiare che il nostro capitano baci un tenente, che l’altro capitano si faccia riempire di briciole dal ragazzo e che una bambina sia in ufficio accanto ad un’altra civile…
Sorrido tra me e me, mentre un uomo mi poggia il braccio sulla spalla:
-Come ti sei trovata?- domanda, e io mi giro.
È un ragazzo alto, magro ma muscoloso, dai capelli castani corti e la divisa immacolata. Sorride, stringendo tra le mani alcune fotografie: -Sono il tenente Bartolomeo Dossena, quello che stavi sostituendo.- si presenta.
-Sei tornato…- affermo senza toni particolari della voce.
-Mi mancavano… mi mancava tutto questo.- risponde, accennando alla folla chiassosa con la testa.
-Beh, buona fortuna.- esclamo, allontanandomi.
 
La porta si chiude silenziosa, senza un cigolio. L’ultima cosa che sento è l’urlo di Ghirelli:
-Ohilà! Guardate chi si vede… il figliol prodigo!


N.d.A.: ed eccoci qui, alla fine *piange disperata*
Beh, che dire?
Prima di tutto, speriamo che vi sia piaciuta, ovviamente, e che il finale sia stato all'altezza delle vostre aspettative.
Poi, ringraziamo i 16 che hanno inserito questa storia tra le Seguite e i 9 che la Preferiscono, oltre a quelli che hanno lasciato le 58 recensioni e i 10 commenti brevi, e ovviamente quelli che recensiranno questo capitolo, si spera >.< Ringraziamo anche quelli che hanno semplicemente letto, anche i fans della pagina RIS Roma 1 e 2 che seguono la storia su FB *_*
In particolare, ringraziamo: Mad, Tenpapa, M4R3TT4, laFlo e Kjria e tutti quelli che abbiamo dimenticato ma che hanno seguito la storia passo dopo passo *_*
VI AMIAMOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO *_*
Concludiamo col dirvi che stiamo già preparando la prossima serie e che quest'ultima prevederà... *rullo di tamburi* il ritorno, già avvenuto, di Bart; un nuovo serial killer; problemi di coppia vari; varie ed eventuali U_U
Vi ringraziamo per averci seguito e averci spronato a scrivere ancora questa storia che, vi confessiamo, ci ha fatto molto piacere inventare... beh, che dire più?
Vi aspettiamo con RIS Roma 5 - Delitti imperfetti :D Prossimamente su EFP *_* Non mancate :P
M4RT1 e S_Lily_S

*TITOLI DI CODA*
  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > RIS Delitti imperfetti / Vai alla pagina dell'autore: M4RT1