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Autore: Alexiel_Slicer    11/12/2012    4 recensioni
"Si dice che la mafia sia il cancro di uno Stato, ma può essere anche il cancro di un amore"
"Ancora oggi ricordo quelle fiamme devastanti davanti ai miei occhi e il peso di quella mano sulla mia spalla." [...]
"...E poi dava del pervertito a me, lei che si dilettava in questi giochetti erotici con il fango.
Afferrai i lembi della sua canottiera per sfilargliela, ma per tutta risposta ricevetti una consistente dose di fango in pieno viso.
"Mio caro cane da guardia credevi davvero che te l'avrei data?" disse in tono trionfante con un sorriso divertito sulle labbra.
Si alzò e ridendo si allontanò.
La guardai andarsene con un'espressione da ebete che non si aspettava di essere mandato in bianco così "Ah, dimenticavo! Toccami un'altra volta il sedere e ti eviro!" mi minacciò girandosi e puntandomi il dito a distanza, poi se ne andò definitivamente.
Era sadica. Quella ragazza era tanto bella, quanto sadica e perfida ed io come un coglione mi ero fatto abbindolare." [tratto dal quarto capitolo]
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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CAPITOLO UNDICESIMO


Ero rannicchiato contro un angolo del muro, con il viso nascosto tra le mani.
Avevo vissuto per 13 anni con il solo scopo di vendicare la mia famiglia, 13 anni passati nella smaniosa ricerca del colpevole di quel maledetto scoppio, senza sapere che in realtà la persona che cercavo era accanto a me, la stessa persona che quel giorno mi aveva offerto una nuova vita promettendomi giustizia, la persona di cui mi fidavo e che consideravo quasi come un padre.
Avevo trascorso così tanto tempo cercando oltre l'orizzonte, quando l'avevo avuto sempre ad un palmo dal naso. Come potevo essere stato così cieco?
L'unica cosa di buono in tutto quel casino era Alicia. Se non avessi messo piede in quella tenuta probabilmente non l'avrei mai conosciuta; ma adesso avevo perso anche lei.
Ora volevo solo ucciderlo. Ucciderlo per quello che le aveva fatto, ucciderlo per ciò che mi aveva fatto. Volevo vederlo soffrire, come avevo sofferto io, volevo vederlo strisciare a terra pregandomi di risparmiarlo.
Un improvviso tintinnio di chiavi proveniente da dietro la porta mi mise in allerta. La serratura girò facendo avvenire lo scatto che la sbloccò, poi l'uscio si aprì.
Era Andreas ed accanto a lui c'era Alicia.
Vedendola non riuscii a crederci e strabuzzai gli occhi: lei era lì, proprio sulla soglia. Aveva un taglietto all'angolo del labbro inferiore, ma era viva.
Scattai in piedi "Alicia!" esclamai andandole incontro.
"Tom" disse lei lanciandosi in avanti tra le mie braccia.
"Sei viva...non posso crederci..." mormorai abbracciandola e baciandole i capelli. In quel frangente il suo profumo stuzzicò le mie narici: non volevo più separarmi da lei e da quel profumo.
"E' tutto merito di Andreas...ha fatto irruzione nello scantinato prima che fosse troppo tardi..." disse.
Alzai la testa e lo guardai "Grazie" dissi con voce sommessa. Senza quel coglione sarei stato perso.
"Di niente...un applauso al cavaliere che salva la donzella in pericolo" rispose ironicamente indicandosi.
Sorrisi divertito "Non esageriamo".
"Comunque rimandate le smancerie a dopo piccioncini. Muoviamoci o ci fanno la pelle" disse.
Annuii e tenendo per mano Alicia uscimmo all'aperto.
Fuori era notte fonda e solo la luna piena leggermente rossastra illuminava la vasta distesa della tenuta.
Ebbimo il tempo di muovere pochi passi che una voce ci bloccò.
"Dove credete di andare?".
Ci voltammo e trovammo Antonio.
Alla sua vista un gran senso di nausea mi pervase. Mi faceva schifo, era un essere infimo. Il rispetto che prima provavo nei suoi confronti si era trasformato in ripudio.
"Voi andate, io ho un conto in sospeso con lui" dissi rivolgendomi ad Andreas e Alicia.
"Ma che cazzo dici? Tommaso muovi il culo e vieni!" ribattè il primo, mentre lei mi guardava smarrita.
"E' stato lui. Li ha uccisi lui. Deve pagare".
"No, Tom! Ti prego lascialo stare! Basta con questa vendetta, è inutile! Vieni con noi, ti prego!" esclamò Alicia con le lacrime agli occhi.
"Vai con Andreas, io vi raggiungo dopo...te lo prometto".
"No...no!" protestò.
Feci un cenno con la testa ad Andreas e lui annuì, poi la trascinò via.
"Vuoi vendicarti? Bene, sono qui. Ti sto aspettando" disse Antonio in segno di sfida con un sorriso beffardo.
"Bastardo!" ringhiai tra i denti.
Mi lanciai contro di lui come un toro imbufalito e lo scaraventai a terra. Appena toccò il suolo contemporaneamente la sua pistola, che teneva nella cintura, scivolò qualche metro più in là, lontano dalla sua portata.
L'afferrai per il colletto della camicia ed iniziai a strattonarlo facendogli sbattere la testa contro il terreno. Andai avanti così per una decina di volte, fin quando lui non riuscì a reagire e a colpirmi con un pugno in faccia.
Mi portai automaticamente le mani sul viso, mentre il dolore aveva anestetizzato la sensibilità di ogni singolo muscolo facciale.
Antonio ne approfittò per ribaltare la situazione e saltarmi addosso con le mani intorno al collo per strangolarmi. Con le mani insanguinate cercai di allargare le sue dita per fargli allentare la presa, ma fu inutile.
La gola iniziò a farsi secca e i polmoni cominciarono a richiedere ossigeno, allora spostai lei mani sulla sua faccia che presi a graffiare, per poi riuscire a cavargli gli occhi.
Si alzò dal mio corpo indietreggiando con le mani che coprivano gli occhi doloranti. Io mi girai su un fianco e passando una mano intorno alla gola che pizzicava e bruciava tossii.
Mi alzai e presi dall'erba la sua pistola, poi spingendolo a terra ancora "cieco" e bloccandogli una spalla con il piede gli puntani l'arma.
Lui portò la mani sul petto mostrandomi i palmi in segno di arresa.
"E' finita" dissi con riluttanza.
Stavo per premere il grilletto, quando Alicia sbucò dal nulla urlando "No!".
"Che ci fai qui?".
"Non potevo lasciarti solo!".
Andreas che l'aveva raggiunta era a pochi passi dietro di lei "Scusa Tom, mi è scappata all'improvviso" si giustificò.
"Vai via, Alicia!" le dissi.
"No! Non ucciderlo! Non sporcarti le mani per una seconda volta! Non ne vale la pena! Questo non riporterà i tuoi genitori in vita! Tom per favore...se lo fai sei come loro!...E io so che non è così...tu non sei come loro...ti prego!".
Abbassai lo sguardo.
"Tom tu non sei un assassino" continuò prendendomi per un braccio.
Lasciai andare la pistola che cadde sul prato e con un leggero calcio la mandai lontano. Aveva ragione io non ero come loro, non ero un assassino, anche se purtroppo avevo ucciso.
"Bravo, hai fatto la cosa giusta. Ho chiamato la polizia, stanno arrivando. Ci penseranno loro a fare giustizia e a darti la tua vendetta: marciranno tutti dietro le sbarre. Adesso andiamo".
"No, io non vengo, rimango qui".
"C-che dici? Perchè?".
"Mi sono macchiato anch'io di reati, fino a prova contraria anch'io sono un mafioso ed ho pure ucciso, quindi è giusto che paghi...".
"No..." mormorò lei con un filo di voce.
"Sbaglio o sei tu quella che vuole che tutti i mafiosi siano rinchiusi dietro le sbarre?" dissi facendo spallucce con un lieve, amaro sorriso.
"No...io...io non voglio! Vieni via con noi!".
"Vai contro i tuoi principi?".
"Al diavolo i principi! Io voglio stare con te e per una volta voglio comportarmi da egoista! E' vero, ti sei macchiato di tanti reati, ma è acqua passata! Ti lascerai questa vita alle spalle e ne iniziarai una nuova, una vita normale, una vita che fa per te! Te lo meriti, Tom! Meriti di avere un nuovo inizio! Hai già sofferto abbastanza! Non meriti di marcire in carcere, non sei come loro! Tu volevi solo vendicare l'ingiusta morte della tua famiglia, non ti comportavi in quel modo per il denaro e il potere!...Per favore non lasciarmi...io ti amo!" disse tra le lacrime.
I suoi occhioni era grondanti, la sua voce spezzata. Quella era la seconda volta che la facevo piangere. La prima mi aveva detto che mi odiava e che non voleva più vedermi, adesso, invece, mi supplicava di stare insieme a lei e diceva di amarmi. Farla piangere una terza volta non era nelle mie intenzioni. Forse aveva ragione, potevo iniziare da capo e non ero più da solo: avevo lei e c'era Andreas.
Mi tese una mano ed io dopo qualche esitazione la strinsi scaturendo un suo enorme sorriso.
"Ti amo e perdonami per tutto!" disse baciandomi.
"Ti amo, perdonami tu per averti fatto soffrire".

Lasciammo per sempre quel posto, così come lasciammo la Sicilia. Andammo in Germania e lì ci sistemammo.
Nello stesso quartiere di mio padre e nello stesso edificio in cui un tempo c'era stato il suo negozio di dolci si era aperto un negozietto di articoli sportivi che non andava molto bene. Lo prelevammo ed aprimmo un negozio di strumenti musicali, avverando il mio sogno e quello di mio padre.
Andreas si era dato al maneggio, mentre Alicia veniva tutti i giorni al negozio e mi aiutava con i clienti e al contempo controllava che non facessi il cascamorto con le giovani e belle aspiranti musiciste, anche se lei sapeva che non l'avrei mai tradita con nessuna.
Avevo faticato tanto per conquistarla e di certo non volevo perderla. L'amavo, lei era la donna della mia vita e lo sarebbe stato per il resto dei miei giorni ed insieme a lei anche il dono più bello che potesse farmi. Tra l'altro con il pancione era ancora più sexy.
Il nostro amore aveva superato ogni difficoltà, aveva schiacciato la mafia ed era sopravvissuto uscendone ancora più forte di prima. Questa, credo, era la miglior vendetta che potessi riservare alla mia famiglia: essere felice. Perchè la mafia vuole solo la sofferenza di chi colpisce.

 

THET
 
THE END

  
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