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Autore: REAwhereverIgo    12/12/2012    5 recensioni
è passato un anno dall'addio definitivo di Layton a Claire, dalla partenza di Luke e dall'ultimo caso del professore... A un certo punto Lisa, giovane neolaureata, diventa la sua nuova assistente.
Il suo comportamento fin da subito suscita curiosità in Layton... Che cosa nasconde davvero? Hershel avrà il coraggio di lasciar andare il passato per darsi un'altra opportunità?
Per chi ama la coppia laytonxclaire (come me! quanto ho pianto alla fine del gioco!) mi odierà, ma ero così triste nel pensare che quella fosse la fine per Hershel, che mai più nella vita avrebbe trovato l'amore, che ho deciso di dargli un'altra possibilità! Probabilmente sono stata un po' OOC, vi chiedo scusa... spero che la storia vi piaccia!
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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10

 

Il viaggio sarebbe stato diviso in due parti: per la prima metà avrebbero preso la nave, poi sarebbero andati in treno fino a Roma. In totale avrebbero viaggiato per due giorni.

Per quanto riguardò la parte in nave, non ci furono problemi: partendo al mattino presto ed essendo con una notte insonne sulle spalle, Lisa dormì per tutta la durata della traversata, risvegliandosi quasi in Francia. Scesi dalla barca, attesero solo un paio di ore prima di prendere il treno.

“Ecco, questa è la nostra cabina. Com’è spaziosa! Certo, non è il Molentary Express, ma mi piace” commentò Luke, felice.

“Luke, non fare paragoni” lo sgridò il professore.

“Cos’è il Molentary Express?” chiese Lisa, sistemando la valigia sopra le loro teste.

“Davvero non lo sai? È il treno di lusso più famoso di tutta l’Inghilterra. Noi abbiamo conosciuto il proprietario, qualche tempo fa” le spiegò il ragazzo, sedendosi. Avevano una cuccetta tutta per loro, con quattro letti, e tutta la privacy di cui avevano bisogno.

“Noi ragazze ci sistemiamo da questa parte, voi vi mettete di là. Avete un telo per separare la cabina in due?” iniziò a ragionare Flora. Layton si mise a discutere con lei e Luke della divisione dei posti letto e Lisa riuscì a sgattaiolare via da lì. Stare con loro, benché la mettesse di buonumore, la soffocava. Dopo le ultime scoperte aveva capito che doveva avere meno contatti possibili con il professore. Non c’era possibilità che lui la notasse e, inoltre, lei non aveva fatto altro che mentire loro per tutto quel tempo. Decisamente non c’erano le possibilità di una relazione amorosa.

Si sedette ad un tavolo nella carrozza ristorante e si mise ad osservare il panorama. Recuperò da una tasca la lettera rosa che il professore aveva trovato tra i suoi appunti qualche tempo prima e la rilesse per l’ennesima volta. Era stata quella a darle l’idea per il suo piano, ma non aveva ancora avuto il tempo di iniziare a scrivere.

Prese un blocco notes dalla borsa e una penna e si mise a pensare a quello che poteva scrivergli per chiedergli perdono.

 

“Ecco fatto. Pensi che così possa andare?” disse Luke, guardando la coperta che aveva attaccato al tettuccio del treno. Così la cabina era perfettamente divisa in due.

“Sì, credo che vada bene adesso” sorrise Flora. Adesso le donne avevano la propria privacy.

“Tu che ne dici, Lisa?” domandò la ragazza. Si guardò intorno, spiazzata.

“Dov’è Lisa?” chiese, accorgendosi solo adesso che non c’era più. Anche Luke se ne rese conto in quel momento.

“Non so, prima era qui” rispose confuso. Layton era preoccupato, ma sorrise.

“È uscita prima. Sarà andata a prendere una boccata d’aria” disse loro. Entrambi sorrisero a tornarono alla disposizione della cabina, lasciando il professore ai suoi pensieri.

Si era accorto che c’era qualcosa che non andava nello sguardo di Lisa, ma non voleva dirle nulla. Un gentiluomo non si impiccia degli affari altrui se nessuno glielo chiede. Però c’era qualcosa a disturbarlo, non poteva negarlo a sé stesso. Il suo “famoso sesto senso” era attivo e non succedeva mai niente di buono quando questo accadeva. Nelle ultime tre volte, per la precisione, si era ritrovato in un paese di robot, in una città fantasma e in una Londra falsa. Stavolta cosa sarebbe successo? Ma la cosa più importante era: Lisa ci avrebbe rimesso qualcosa? Avrebbe rischiato la vita?

“Sentite, io vado a controllare il treno. Voi venite?” propose infine. Flora, da ragazza qual era, vide subito la possibilità per il professore di rimanere solo con Lisa e scosse la testa.

“No, finiamo qua” rispose per entrambi.

“Cosa? Ma io volevo vedere…” Luke sentì una gomitata nello stomaco che gli mozzò il respiro e si portò al ventre una mano.

“Ahia! Ma che fai?” esclamò dolorante.

“Vada pure, professore. Vi aspettiamo qui” assicurò Flora, salutandolo con la mano.

Layton, che dal canto suo non aveva capito niente di tutto quello che era successo, uscì dalla cabina con piacere. Stare solo era la cosa migliore.

Come suo solito, decise di osservare il treno e i suoi passeggeri: c’era una signora simpatica con un buffo cappellino rosa in testa che gli chiese se le dava una mano ad aprire un barattolo di biscotti alla crusca; un bambino con un leccalecca che gli regalò un puzzle; un uomo distinto ed elegante che gli fece passare dieci minuti in compagnia di un gioco di scacchi particolare. Viaggiare per lui era un divertimento perché ogni volta incontrava qualcuno di interessante e gli piaceva studiare i comportamenti che avevano, i caratteri sempre diversi anche se simili. Era semplicemente una cosa che amava fare, anche se non c’era un motivo preciso.

Alla fine arrivò nel vagone ristorante.

“Buonasera signore, vuole un tavolo?” lo accolse un cameriere.

“Sì, per favore” rispose sorridendo.

“Mi dice la sua cabina e il suo nome, per favore? Così posso vedere sulla lista degli invitati”

“Cabina quattro, vagone due. Mi chiamo Hershel Layton”

L’uomo controllò il foglio che aveva in mano e poi annuì.

“Sì, per di qua” disse, indicando il fondo della sala. Il suo sguardo attento la notò subito e il suo cuore perse un battito.

“Ecco, il tavolo riservato a voi”

Lisa sobbalzò quando vide i due uomini sopra di sé, poi si tranquillizzò.

“Se avete bisogno di qualcosa, chiamatemi” si congedò il cameriere, con un inchino.

“Posso sedermi?” chiese Layton, galante. La ragazza annuì, arrossendo. Era un po’ che non le succedeva, buon segno.

Tornò a fissare il paesaggio fuori dal finestrino, nostalgica.

“Qualche problema?” domandò lui, preoccupato.

“No, non si preoccupi. Sono vecchie faccende” rispose lei, sorridendo.

“Se hai bisogno di aiuto hai solo da chiederlo, lo sai?”

“S-sì, lo so. Infatti è proprio per questo il motivo per cui non ve lo chiedo” spiegò. Quella risposta lo lasciò pensieroso. Quella ragazza era un enigma vivente, niente da fare.

“Non credo di aver capito” ammise infine.

“Professore, lei crede nel perdono?” domandò, invece di rispondere.

“Sì, certo. Perché?”

“Quindi… se per puro caso qualcuno avesse dovuto fare delle… delle azioni e queste fossero state tutte sbagliate, lei… lo perdonerebbe?” evitava di rispondere alle domande, notò Layton, ma non glielo fece notare

“Penso di sì. Le azioni sono state dettate dalla coscienza o costrette dalla forza?”

“Mettiamo che siano state compiute per forza. Qualcuno ha costretto qualcun altro a prendere delle decisioni e a compere delle azioni che non avrebbe voluto fare” ipotizzò. L’uomo sorrise.

“Allora penso che non ci sia nemmeno da pensarci: non mi arrabbierei mai con una persona che è stata obbligata a fare cose che non voleva. Se non aveva altra scelta credo che non potrei mai prendermela con lei” rispose. Gli occhi di Lisa iniziarono a lacrimare, anche se la sua voce rimase ferma.

“Anche se ciò che ha fatto è orrendo?” domandò. Il professore la guardò serio.

“Che cosa sta succedendo?” le chiese preoccupato.

La ragazza si mise una mano in tasca e ne tirò fuori un foglio bianco, piegato come il precedente foglio rosa che lui aveva trovato a terra con i suoi appunti. Iniziò a giocarci un pochino, tirando su col naso.

“Mi ascolti, io devo… farle una richiesta” ammise infine.

“Certo, dimmi pure” concesse Layton. Lei gli passò la pagina senza guardarlo.

“Questo è… molto importante. Prima o poi verrà il momento in cui capirà che deve leggerla, ma non adesso. Quando l’aprirà voglio che pensi a ciò che ci siamo detti ora, perché con tutta probabilità mi odierà” spiegò. Il professore prese il foglio e se lo mise in tasca.

“Sei sicura che questo per te vada bene? Non posso fare altro per aiutarti? Io vedo che tu… stai male” osservò. Quella frase andava contro i suoi principi di gentiluomo.

“Mi piacerebbe tanto, ma non penso” rispose lei, triste.

“D’accordo, se ne sei convinta” accettò Layton controvoglia. Poi la ragazza ci ripensò.

“Sì, una cosa può farla per me” rifletté. Lui sorrise.

“Ne sarei molto felce”

“Ogni tanto posso darle del tu? Per me… conterebbe molto” ammise, arrossendo violentemente. Il professore rimase un po’ stranito da quella richiesta, ma annuì.

“Va bene, se questo ti può far piacere” accettò. Lisa sorrise.

“Grazie, Hershel”

 

Quando tornarono in cabina, Flora e Luke stavano dormendo.

“Ma è così tardi?” chiese la ragazza, stupita. L’uomo guardò l’orologio.

“Sono le undici. Non mi ero reso conto del tempo che passava” ammise imbarazzato.

“Nemmeno io” lo supportò lei. Andò verso la coperta che funzionava da divisori tra i due lati della cuccetta, poi si immobilizzò.

“Senta, secondo lei anche chi compie cattive azioni può provare sentimenti?” domandò all’improvviso. Layton annuì.

“Ho le prove che ciò accade” rispose.

“Sta parlando di Clive?” lo interrogò Lisa. Lui rimase piacevolmente stupito dalla sua arguzia e annuì.

“Sì. Lo conosci?”

“Conosco la sua storia e il modo in cui vi siete conosciuti, ma non l’ho mai visto personalmente” spiegò.

“Perché mi fai queste domande, Lisa? Cosa ti succede?” le chiese, avvicinandosi.

“Giuro, non posso parlarle di questo. Non posso dirle… non posso dirti quello che sto passando, posso solo sperare che, prima o poi, tu mi possa perdonare” disse lei, arretrando più che poteva. Il poco spazio che c’era nella cabina le concesse di muoversi solo di un passo mentre l’altro si avvicinò ancora.

“Perché? Non ti fidi di noi?” continuò a interrogarla.

“Sbaglio o questo va oltre i doveri di un gentiluomo?” lo freddò la ragazza. Si morse la lingua quando vide lo sguardo ferito di Layton, ma se era servito a zittirlo probabilmente andava bene così.

“Hai ragione, scusami” ammise, sinceramente desolato.

“Non importa” minimizzò lei, scostando la coperta.

“Buonanotte” lo salutò. Mosse un piede, ma il suo polso fu bloccato dalla mano del professore. Sgranò gli occhi quando capì che l’aveva fermata per non farla andare via.

“Lisa, aspetta” la richiamò. Si fermò, colpito da un orrendo senso di dejà vu, ma non la lasciò.

“I-io penso che tu… che tu debba confidarti con qualcuno” disse infine. Lei non si voltò.

“Non posso. Non posso farlo”

“Perché te lo impedisce qualcuno? Sei minacciata? Io posso aiutarti” assicurò.

“Lo so, te l’ho già detto oggi. Sono consapevole del fatto che voi tre potete aiutarmi, ma sono io a non volere aiuto. Non voglio… non voglio mettervi in pericolo” singhiozzò.

“Nemmeno se fossimo noi i primi a volerci muovere per darti una mano?”

“No, non posso permetterlo” negò. Si staccò dalla sua presa e scomparve dietro la coperta, lasciandolo solo con i suoi pensieri.

Perché si era sentito impotente? Aveva avuto una sensazione orrenda di dejà vu, come se quella scena si fosse già presentata ai suoi occhi tempo addietro.

Claire. Lui aveva lasciato andare Claire perché non poteva fare altrimenti. Se avesse potuto l’avrebbe stretta ancora mille anni pur di non farla morire in quel modo, ma la vita aveva fatto il suo corso e nemmeno lui poteva impedire la morte di qualcuno. “Se togliamo i morti al proprio destino il mondo cadrebbe nel caos” queste erano state le sue parole, le parole di Claire, quando Dimitri gli spiegava della macchina del tempo. Era vero, i morti non si potevano sottrarre al proprio corso, era una cosa che andava contro natura. Però Lisa non era morta. Lisa era lì, a un metro di distanza da lui, poteva ancora salvarla. I morti non potevano essere riportati in vita, ma i vivi potevano essere protetti.

Non si addormentò fino a tarda notte e rifletté su come fare per darle una mano. Alla fine, andando contro tutti i suoi principi e andando contro il suo essere gentiluomo, Layton prese dalla sua tasca il foglio che lei gli aveva dato quel pomeriggio.

 

  
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