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Autore: strawberryfield_A    12/12/2012    1 recensioni
Questa è la mia primissima FF c: Ho cambiato titolo e intestazioni almeno un milione di volte, ma adesso spero di aver trovato quelli adatti x) Ah, dimenticavo: non ho preso il titolo da Hunger Games, ma dalla canzone di Alicia Keys (anche se comunque ammetto che AMO alla follia Hunger Games u.u)
Dal testo:
Avevo due anni quando è bruciata la casa, quando mia madre mi spinse tra le fessure di una finestrella della cantina per salvarmi da quell’inferno.
Ho solo un vago ricordo di lei: una figura scura circondata da alte fiamme. Poi col tempo, e grazie alle descrizioni dei miei cugini, sono riuscita a figurarmela meglio: i capelli biondi e infuocati, mentre mi implorava di scappare, con quegli occhi azzurri e fradici di lacrime. L’ho sognata spesso.
"She's just a girl and she's on fire."
(Girl on Fire, Alicia Keys)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio, Peter Hale, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note dell’autrice: Ok, adesso che la storia inizia a scorrere, perché non mi fate sapere cosa ne pensate? ;) Eddaaaai! Una recensione piccola piccola c: Giusto per sapere le vostre opinioni, sono curiosa!
 
La luna piena si sta avvicinando, e questo mi ha sempre fatto un certo effetto. Immagino come dovrà sentirsi Scott… Da quando io e John abbiamo discusso riguardo questa storia di essere lupi mannari, ho imparato a vedere le cose da un altro punto di vista. Ma non sono ancora del tutto sicura che questa sia una maledizione.
Sono passati un paio di giorno dall’episodio dell’Alpha a scuola, ma per la maggior parte dei studenti questo non significa niente. Per John, invece, significa riempirmi di domande e non lasciarmi respirare. Naturalmente non gli ho ancora detto niente a proposito della mia chiacchierata con quell’enorme lupo, e non ho alcuna intenzione di farlo. Così come non ho intenzione di parlarne con Derek, qualora si facesse vivo. Non l’ho ancora visto, da quella sera, e la cosa mi sta facendo sorgere dubbi terrificanti… Forse però il fatto che sono arrabbiata con lui vuol dire che non è morto, e questo accresce la mia frustrazione.
-Dovresti smettere di pensare male!- mi rimprovera John, quando andiamo a recuperare i libri dagli armadietti. –Scott e Stiles l’hanno fatto diventare il ricercato numero uno, cosa ti aspettavi? Che ti venisse a trovare non appena i miei fossero usciti di casa?
Io gli lancio un’occhiata fulminante. –Perché cerchi di difenderlo?
-Non lo sto difendendo, sto solo guardando le cose da un punto di vista esterno e neutrale.
-Hai A nei temi, vero?- chiedo, osservando il suo uso di paroloni. Lui rimane un attimo interdetto, prima di balbettare un sì. –Non cambiare discorso!- continua seccato.
Io alzo gli occhi al cielo e chiudo l’armadietto con uno schianto. Faccio per andarmene, ma lui mi blocca. –Che ti prende?- sbotta.
-Niente!- rispondo altrettanto isterica.
Poi entrambi torniamo lucidi e capiamo tutto. –Luna piena…- mormoriamo, quasi insieme. Adesso sembra tutto più chiaro.
Ci incamminiamo verso la nostra aula, quando vedo Isaac Lahey uscire dalla mensa e venire dalla nostra parte.
-John, alla tua sinistra, ragazzo bello, alto, magro; capelli ricci e castani, occhi meravigliosamente azzurri…
-Visto.
-Dimmi tutto quello che sai di lui!- esclamo, avida di informazioni.
Il mio amico sogghigna e intanto entriamo in classe. –Ho frequentato un paio di corsi con lui, ma non è un tipo molto aperto. È piuttosto riservato, ma bravissimo in tutte le materie.- Si è seduto al suo posto ed io, davanti a lui, mi sono girata per seguire il discorso. –Dicono che suo padre sia un pazzo, che lo picchi se non prende almeno B.- A questo punto sgrano gli occhi, terribilmente dispiaciuta. John si affretta a tranquillizzarmi: -Sono solo voci, lui non ha mai detto niente del genere.
-Che dovrebbe dire, scusa?
-Potrebbe denunciarlo!- risponde John, chiaramente sorpreso che io non capisca.
-Nessuno farebbe mai una cosa del genere!- ribatto. –Perché la persona che ti molesta è quasi sempre qualcuno che ami…
-Oh ma dai!- riprende lui. –Se Derek ti picchiasse non lo denunceresti? Resteresti a prenderle ogni volta perché gli vuoi troppo bene e non vorresti che finisse in prigione?- Dal suo tono capisco che non si aspetterebbe una cosa del genere da parte mia.
-Sì.- rispondo. –Le prenderei.
A questo punto suona la campanella e io mi volto verso la cattedra, lasciando John con uno sguardo sbalordito.
 
La mattina vola come non mai, una lezione dopo l’altra.
Appena usciamo, però, desidero che tutto rallenti. Dopo aver detto a John che sarei tornata a casa tra poco, mi avvio verso il cimitero. Non sono ancora andata “a trovare” la mia famiglia, questa è la prima volta da quando sono arrivata a Beacon Hills.
La loro tomba si trova in fondo al cimitero ed è una grande lapide. Sopra 11 foto con 11 nomi. Cerco una donna bionda e ne trovo ben cinque; una la riconosco, è la moglie di Peter.
Non so chi sia mia madre tra queste, perché ho sempre pregato Derek e Laura di non dirmi il nome dei miei genitori; il motivo credo sia dovuto al fatto che mi piace avere quella strana e piacevole sensazione di mistero, quando si parla di loro. Ma adesso rimpiango di non aver mai indagato.
Ora che ci penso, però, mi accorgo di non aver mai pensato a un padre. In effetti non ho mai avuto bisogno di una figura maschile, essendo cresciuta con Derek. Ma Laura la vedevo solo a Natale, Pasqua, ai compleanni e alla fine e all’inizio della scuola. Una madre mi è sempre mancata.
“Chi sei?” continuo a chiedermi, mentre fisso quelle donne dai capelli dorati. Voglio chiamare Derek fino alla morte per chiedergli come si chiamava, ma so che non risponderà, come non ha fatto negli ultimi quattro giorni.
-Ehi tu!- urla qualcuno. Lo ignoro, sperando che non si rivolga a me. –Stai calpestando i fiori!- continua quello, infastidito. A questo punto mi sorge il dubbio che si stia riferendo proprio a me, quindi abbasso lo sguardo, per controllare se sono io l’assassina dei fiori. Con mia grande sorpresa scopro invece che sono proprio io.
-Ehi!- Il tizio si è avvicinato e allora mi sono girata. Lahey rimane sorpreso nel vedermi.
-Sì, scusa, non li avevo visti…- mormoro, cercando di giustificarmi per i fiori.
-No, non fa niente.- si affretta a dire il ragazzo, per rassicurarmi. Si abbassa e sistema i fiori che avevo fatto cadere e calpestato.
Quando si alza non può fare a meno di vedere i nomi incisi sulla lapide e poi mi lancia una rapida occhiata, mortificato.
-Mi dispiace.- dice, ammiccando alla tomba.
-Oh… già…- balbetto imbarazzata. Non so cos’altro aggiungere e mi sento una stupida. Già non sono molto socievole, se poi quello tocca tasti dolenti diventa proprio impossibile per me comunicare.
-Isaac!- È suo padre che mi salva la reputazione e, da lontano, fa segno al figlio di andare da lui.
-Ci vediamo a scuola.- mi saluta, sbrigativo e impacciato.
-Ciao.- rispondo, non meno a disagio.
Sulla via del ritorno non riesco a non pensare alla figuraccia che ho appena fatto: perché non ho risposto normalmente? Perché mi sono agitata in quel modo? Certo, non è la prima volta, ma è stata di sicuro la peggiore!
Pian piano cerco di non pensarci e mi concentro su un altro argomento, non più eccitante, comunque: mia madre. Vorrei che Derek tornasse e mi dicesse il suo nome, voglio saperlo, ora come ora voglio scoprirlo! Ma poi mi viene in mente un’altra persona che, oltre a Derek, conosceva mia madre. E con il cuore a mille giro i tacchi e prendo la strada che porta all’ospedale.
 
Peter ha sempre la solita espressione, non che mi aspettassi il contrario, ma almeno l’hanno spostato. Adesso è rivolto verso la finestra che da sulla strada, quindi magari mi ha anche vista arrivare.
Prendo una sedia e mi metto di fronte a lui. Noto che ha ancora al collo il medaglione e questo mi fa sorridere.
-Ti volevo chiedere una cosa.- comincio, senza neanche un saluto. –Conoscevi mia madre?- chiedo. -Come si chiamava?- So che non può rispondermi, ma io continuo a sperare lo stesso. –Ti prego! Devo saperlo!- lo imploro. Ma niente. –Fammi un gesto, un qualcosa, solo per dirmi che la conoscevi!
-Cosa ci fai qui?- L’infermiera mi coglie del tutto di sorpresa. –L’orario delle visite è finito.- mi rimprovera.
-S-scusi… Adesso me ne vado.- Dopo aver lanciato un’ultima occhiata a Peter, esco da quella stanzetta, con ancora i dubbi e l’ansia di prima.
 
Si sta facendo buio e forse è meglio che torni a casa. Mi ficco le cuffie nelle orecchie e mi incammino. La casa di John ha questo particolare vantaggio di essere vicina alla scuola e all’ospedale, i due luoghi dove passo la maggior parte del mio tempo, a eccezione della casa, s’intende.
Cammino a passo di musica, senza rinunciare a qualche smorfia e a qualche strano passo hiphop. Mi è sempre piaciuto ballare, e cantare, e scrivere. Ma non ho mai chiesto a Derek di iscrivermi a un corso di danza o di canto, ma forse è meglio così; so che lui non sarebbe d’accordo e comunque me la cavo anche senza lezioni. Ho imparato tutto su internet e adesso… bè, diciamo che mi so muovere. Per il canto non ho problemi: lo facevo sempre a casa. Adesso un po’ di meno, perché magari i signori Mays potrebbero non apprezzare, quindi mi astengo dal cantare a squarciagola sotto la doccia o quando mi annoio. Scrivevo e scrivo sempre, invece: a scuola, a casa, mentre aspettavo Laura dal parrucchiere… Ho sempre sognato di diventare una scrittrice, ma non ho mai pensato seriamente al mio futuro.
E questo non è comunque il momento adatto per iniziare, perché una grande macchina scura si è appena parcheggiata davanti a me. Non ho paura che siano dei delinquenti assassini, perché potrei tranquillamente difendermi. Ma quando Chris scende dall’auto, rimpiango killer maniaci con maschere e motoseghe.
-Dov’è Derek?- mi chiede.
-Cosa?- urlo, facendo finta di avere il volume dell’Ipod al massimo. In realtà è abbastanza basso.
Lui non risponde e in quel momento lo raggiunge la sua cara sorellina. Mi tolgo una cuffia e ripeto la domanda più a bassa voce.
-Dov’è Derek?
-Non ne ho idea.- rispondo scuotendo la testa e muovendo involontariamente il piede, per via della musica.
Kate ridacchia. –Sì, come no. Sei sua cugina, devi sapere dove si trova.
Le blocco con un gesto della mano, perché in questo istante è cominciato la parte più bella di Va Va Voom di Nicki Minaj. Chiudo gli occhi e sorrido raggiante, senza riuscire a trattenermi dal muovermi un po’.
Quando finisce, ripongo tutta la mia attenzione sui cacciatori, con ancora un sorrisino stampato in faccia. Chris ha alzato gli occhi al cielo mentre Kate mi guarda a bocca aperta, come per dire “Stai scherzando, vero?”
-No, comunque, non so dove sia.- continuo. -Ma non preoccupatevi, quando lo troverò lo ucciderò prima che possa dire: “Martha, pensa a quello che fai, metti giù quel coltello!”
I due cacciatori, a cui poi se ne sono aggiunti altri, non si aspettavano una cosa del genere, quindi esitano un attimo.
-Sei sicuro che è lei la cugina di Derek Hale?- domanda poi Kate a Chris. Lui annuisce.
-Sembra strano, no?- m’intrometto. Non so bene cosa mi sia preso, mi sto lasciando andare. –In effetti, io sono bellissima, mentre Derek… chissà da chi ha preso!- esclamo.
-Vaffanculo.- risponde lui all’improvviso, calmo, perché sa che mi piace pendermi gioco di lui. Per un attimo credo sia comparso dal nulla, ma i cacciatori non hanno cambiato espressione, il che significa che è lontano a osservare la scena.
Mi scappa un sorriso compiaciuto, che ovviamente confonde ancora di più gli Argent.
-Ora devo proprio andare.- dico a Chris. –La cena è quasi pronta e io ho una fame da lupi.- Ho parlato come se niente fosse, ma solo dopo mi accorgo del doppio senso e scoppio a ridere.
-Terribile.- commenta Derek. Nessun altro apprezza la mia battuta e io riprendo il mio cammino verso casa.
 
So che mi sta seguendo, ma io non gli rivolgo la parola finché non raggiungo il portico.
-Ti sei finalmente deciso di farti vivo.- gli dico, quando appare accanto a me. Fa spallucce e mi sorride.
-Solo perché oggi c’è la luna piene e devo tenere d’occhio Scott, non sa ancora controllarsi.- La cosa non mi sorprende per niente. –Ti ho vista uscire dall’ospedale.- continua. –Che ci facevi lì?
Inizialmente voglio mentirgli, ma che senso avrebbe? Lo capirebbe…
-Volevo sapere il nome di mia madre.- rispondo. –Tu non c’eri e l’unico che poteva saperlo era Peter.
Annuisce, domandandosi come diavolo mi potevo aspettare una risposta da un uomo parlalizzato. Poi ritorna sul discorso principale: –Tua madre si chiamava…
-No!- lo interrompo. Lui sembra confuso. –Non voglio… più saperlo.- riprendo. Non so perché ma non ho più alcun desiderio di scoprirlo. Tutto è tornato come prima.
-Ok, allora, buonanotte.- mi dice Derek.
Io lo abbraccio. –Non ce la farò.- mormoro.
-Sì, invece, ce la farai. Coraggio!
Perché nonostante non mi trasformi a ogni luna piena, non vuol dire che questa mi lasci del tutto immune. Dormo malissimo: niente incubi o insonnia, semplicemente dormo male, come scombussolata su una nave in un mare in tempesta. Prima io e Derek dormivamo insieme ogni notte di plenilunio e questo portava a dei risultati positivi, ma quando sono cresciuta la cosa iniziava a farsi imbarazzante e non sono mai più riuscita a dormire bene, neanche con tutte le tisane di Laura.
Mio cugino scompare nell’oscurità, mentre io suono il campanello, fiduciosa che questa notte andrà meglio.
Ma non è così.
  
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