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Autore: Eragon36    12/12/2012    1 recensioni
Murtagh torna dall'esilio che si era autoinflitto, pronto ad aiutare il fratello Eragon ad addestrare i nuovi Cavalieri destinati a vegliare su Alagaesia. Intanto lo stesso Eragon esplora le terre che ha scelto per addestrare i suoi allievi, e trova non poche sorprese. Intanto, vecchi e nuovi nemici tentano di minare la pace del neonato regno di Nasuada, mettendolo anche a serio rischio. Il titolo significa Destino e Amore.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Eragon/Arya, Roran/Katrina
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eragon era preoccupato e contento allo stesso tempo:  Quel giorno, dopo soli sei giorni di pratica con l’antica lingua, Durok aveva lanciato un incantesimo, distruggendo il tavolo su cui stava scrivendo e quasi uccidendosi. Solo l’intervento tempestivo di Yaela, la sua insegnante, che si era affrettata a fornirgli l’energia necessaria a sostenere l’incantesimo, gli aveva permesso di sopravvivere. Dal giorno dopo si sarebbe esercitato con lui nelle arti magiche. Nel frattempo Jura e Akor, i due draghi, stavano migliorando sempre più: oramai Jura sputava fuoco senza sforzo per un’ora intera, mentre Akor resisteva solo mezz’ora. In più entrambi i draghi ora eseguivano senza problemi le manovre più acrobatiche, un paio di volte anche con i loro Cavalieri sul dorso. Per la verità, le simulazioni di battaglia erano state abbastanza disastrose per i due allievi, che in caso di vero scontro sarebbero stati sopraffatti in pochi minuti. Al contrario di ciò che avevano mostrato all’inizio dell’addestramento, il migliore allievo in questo compito si dimostrò Durok, che apprendeva le nozioni di Eragon senza il minimo sforzo. Nelle battaglie simulate tra di loro, sconfiggeva sempre il suo compagno. E ora, aveva usato la magia. Quel nano non finiva più di stupirlo. E’ strano,disse a Saphira.Fino a meno di una settimana fa era un allievo quasi incapace e ora è il migliore.
Un po’ come te. Ricorda che solo tre anni fa eri un ragazzino con una cicatrice sulla schiena che gli provocava dolori lancinanti a ogni movimento, e faticavi a tenere testa a Vanir, figuriamoci ad Arya o Blodhgarm. Ricordi come non riuscivi a meditare? Ora sei molto migliorato, sei il Capo dei Cavalieri di Alagaesia, hai sconfitto Galbatorix e, a mio vedere, in questi due anni sei maturato molto anche nella mente.
Eragon ricordò con dolore i mesi del suo addestramento, per via del dolore alla schiena e anche, la notte dell’ Agaetì Blodhren, il rifiuto di Arya. Quel ricordo lo riempì di tristezza, anche se subito dopo Saphira gli fece ricordare anche quando, poco prima di partire, l’elfa aveva riacceso la sua speranza, dando al tempo e alla saggezza la possibilità di istruire Eragon.  Il Cavaliere sorrise, e si coricò per la notte. Buonanotte, Saphira.
Buonanotte, piccolo mio.
Eragon sognò.
Si trovava in aria, su Saphira. Il vento gli sferzava la faccia. Guardò giù, e vide un’enorme foresta, molto simile alla Du Weldenvarden. A un certo punto avvistò nel cielo davanti a loro un puntino verde, che man mano che si avvicinavano diventò sempre più nitidamente Fìrnen. Sul dorso, Arya lo vide e lanciò un grido. Fìrnen puntò verso terra, e Sahira lo seguì. I due Cavalieri smontarono dai rispettivi draghi e si corsero incontro. Parlò per prima Arya. "Mi sei mancato."
"Anche tu." Le labbra dei due si avvicinarono, a un soffio l’una dall’ altra, poi si sentì una voce dire:"Molto bene, finalmente ho occasione di affrontarvi entrambi insieme."
Si voltò e una figura strana gli si parò davanti agli occhi. Non riusciva a vederla bene, però.
Poi tutto tremolò, e sentì la voce di Saphira dire: Piccolo mio, è tardi, devi svegliarti!
Eragon si svegliò di soprassalto. Era nel suo letto nel castello, e l’alba era già passata da un pezzo. Andò nella stanza con la vasca da bagno, si lavò, si rase e corse alla zona di addestramento dei Cavalieri, dove i suoi allievi lo aspettavano. Korgan lo salutò e si recò nel boschetto di meditazione, mentre Durok rimase in attesa di nuove istruzioni. Eragon prese un sassolino da terra e disse: "Conosci le parole per sollevarlo?"
"Sì, maestro."
"Quali sarebbero?"
"Reisa du Stenr."
"Basta Stenr Reisa. Non mettere articoli inutili, se dai un ordine direttamente alla pietra usa gli imperativi."
"Sì , ebrithil."
Eragon gli consegnò il sassolino, e Durok disse con voce decisa: "Stenr Reisa!"
Il sasso schizzò davanti agli occhi del nano, e lì rimase per appena pochi secondi, poi Durok sciolse la magia e il sasso tornò a terra.
"Ottimo. Di nuovo. Ora mantienilo sollevato finché puoi."
Durok ripeté il comando e di nuovo il sasso schizzò davanti ai suoi occhi. Lo mantenne per un minuto, poi lo lasciò cadere, ansimante. Era madido di sudore.
"Non preoccuparti" lo rassicurò Eragon " riuscirai a mantenerlo più a lungo col tempo. Adesso che so quanta energia hai posso dirti le regole fondamentali della magia. "
"Devi sapere che per compiere un incantesimo serve tanta energia quanta ne servirebbe se dovessi compiere quell’azione con le mani e i piedi.  Quindi attento a ciò che fai. Non cercare di riportare in vita i morti. Ora, difenditi!"
E lanciò un attacco contro la mente del nano. Durok tentò una lieve ma vana resistenza, e Eragon penetrò senza problemi nelle difese dell’allievo. Si ritrasse e gli disse: <>
"Va bene, maestro."
In quel momento percepì alcune presenze sopra di loro. Guardò in alto ma non vide nulla. Pochi istanti dopo vide Iormungr planare, veloce ma non troppo, fino ad atterrare a fianco di Eragon. Dal drago color crema scese agilmente Dusan, che disse a Eragon: "Atra esternì ono thelduìn, Ebrithil."
"Atra du Evarìnya ono varda, Dusan Shur’tugal. Che ci fai qui? Non è ancora ora per il secondo grado del tuo addestramento. E poi sono… un po’ impegnato."
Dusan guardò Durok e disse: "Chiedo perdono, Maestro. Ma c’è una questione importante. Una persona ha chiesto di te e Arya Drottning ha deciso di assecondare le sue richieste e mi ha chiesto di accompagnarlo."
"Fallo venire." disse Eragon, curioso.
Dusan si chiuse in sé stesso per alcuni istanti.
"Fatto."
Non attesero che pochi istanti e Eragon spalancò la bocca dallo stupore. Dalle nuvole sopra di loro era emerso Castigo, che stava atterrando tranquillamente volando in circolo Sul dorso Murtagh, a capo scoperto e con una tunica di fattura elfica di colore blu scuro, si reggeva al collo del drago rosso per non essere sballottato da una parte all’altra. Al fianco sinistro pendeva Zar’roc, e a tracolla portava una faretra con un arco simile a quello che la regina Islanzadì aveva cantato per lui. Castigo atterrò, e Murtagh smontò da lui in fretta.
"Tu!"disse Eragon, ancora stupito.
"Ti aspettavi qualcun altro,fratello?"
"Non mi aspettavo nessuno! Che ci fai qui? Hai parlato con Arya? Come sta?"
Murtagh rise. "Quante domande! Ti risponderò stasera… e tu devi dirmi come hai fatto a costruire quel castello in così poco tempo, dato che Dusan mi ha detto che era già qui quando lui e l’altro Cavaliere sono arrivati qui, appena  quattro mesi dopo la tua partenza, ed è enorme."
"Anche io ti risponderò stasera. Ti presento Durok, uno dei miei allievi. L’altro, Korgan, è in meditazione."
Si voltò verso il nano, il cui volto era diventato una maschera di rabbia.
"Barzul!" Urlò. "Rothgarz klither!" Eragon non capì, ma intuì il senso della frase, e si affrettò a trattenere il nano prima che si scagliasse contro suo fratello.
"Calmati!"gli disse."Era sotto il controllo di Galbatorix quando l’ha ucciso!" Non era vero, ma sperava che il nano gli credesse. E così fu.
"Allora grazie, Maestro, per avermi impedito di fargli del male. Stavo per commettere un atto riprovevole. Giuro che non tenterò più di vendicare il mio re… anzi, il re dei nani, visto che oramai sono un Cavaliere, al di sopra di ogni autorità."
"Vedo che capisci i come ragionano i Cavalieri. Ti prego di dire tutto anche a Korgan. Per oggi abbiamo finito. Aspetta che torni e poi vai a meditare."
"Sì, Maestro."
"E oggi pomeriggio continuerai a imparare l’antica lingua."
"Sì, maestro."
"E tu vieni,  dobbiamo parlare. Sono passati due anni da quando ci siamo separati, fratello."
   
 
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