CAPITOLO 4 – …
E BENZINA SUL FUOCO
Il
giorno seguente Oleander si concesse una passeggiata nel parco di
Hogwarts: in
tutti quei mesi a correre di qua e di là non aveva avuto un
solo giorno per riposarsi,
perciò pensò che non sarebbe stato male seguire
il consiglio che l’anziano
preside della scuola le aveva rivolto: “Hai l’aria
stanca: devi prenderti un
po’ di tempo da dedicare a te stessa e rilassarti. Tanto
ormai il ladro non può
attraversare la barriera.”
Tuttavia
la sorte non sembrava dell’avviso di lasciarla rilassare
troppo, così mentre
stava ammirando il lago, Oleander udì una voce che urlava
“ATTENTA!”, intravide
un’ombra scura sopra di sé ed istintivamente
sollevò la bacchetta per
proteggersi con un sortilegio scudo, ma non potè evitare che
un ragazzo e la
sua scopa le piombassero addosso dall’alto, buttandola a
terra; l’incantesimo,
però, aveva ridotto di molto la violenza
dell’impatto.
“Ohi,
ohi – si lamentò, massaggiandosi il fondoschiena
– ragazzo, ma chi ti ha dato
la patente?”
“Harry!
Harry, sei tutto intero?” Ron ed Hermione corsero verso il
loro amico.
“Sì
– rispose Harry, sistemandosi gli occhiali sul naso
– questa signora mi ha
evitato il peggio.”
“Signora?
Ti sembro così vecchia?” chiese Oleander,
mettendosi a sedere.
Harry
arrossì “Ah… ehm… mi
scusi… si-signorina?”
“Va
già meglio, ma penso che basti Oleander.”
Poco
dopo i quattro sedevano sull’erba ed Harry cercava di capire
cosa fosse
successo alla sua Firebolt “Non capisco – scosse la
testa sconsolato – a un
certo punto ho perso quota e non riuscivo più né
a frenare, né a sollevarmi di
nuovo.”
“Non
ti avranno fatto di nuovo il malocchio?” chiese allarmata
Hermione.
“No,
non era come quella volta.”
Ron
gli diede una pacca sulla spalla “Dai, non è
successo nulla. Fortuna che Piton
non ti ha visto, altrimenti avrebbe sicuramente…”
“Tolto
dieci punti a Grifondoro per questa sua bravata, signor
Potter.” Disse una voce
bassa e profonda alle loro spalle. Il gruppetto sussultò:
nessuno aveva sentito
avvicinarsi Severus Piton. Oleander lo riconobbe e prese subito le
difese del
ragazzo, fosse anche solo per indispettirlo: non aveva dimenticato come
l’aveva
zittita il giorno prima e lei non era tipo da passarci sopra “Non è successo nulla. E poi il ragazzo non
l’ha fatto di proposito.”
minimizzò con un sorriso a trentadue denti.
L’uomo
la ignorò (cosa che non le fece certo piacere) e si sporse
verso il ragazzo con
gli occhiali “Sarebbe così gentile da spiegarmi
cos’è successo, signor Potter?” domandò con voce soave.
“Io
non lo so davvero. Non riuscivo più a controllare la
scopa.” Si difese Harry.
“Non
vorrà farmi credere che il miglior Cercatore di Grifondoro
non riesce a
compiere un semplice volo lineare?” lo canzonò
Piton. Poi vide che Weasley e
Granger stavano fissando l’ospite di Albus con gli occhi
sgranati e si volse
anche lui a guardarla: aveva appoggiato l’orecchio al manico
della scopa di
Potter e stava dando piccoli colpetti con le nocche sul legno.
Corrugò la
fronte, unendosi allo stupore generale “Cosa diavolo sta
facendo?”
“Uhm…
Harry, il tuo manico di scopa si è rotto.”
“Cinque
punti in meno a Grifondoro per la sua negligenza nel controllarla,
Potter.”
Piton colse la palla al balzo.
“Ma
Harry non poteva accorgersene.” si intromise di nuovo
Oleander. Piton si girò
verso di lei con uno sguardo carico di rabbia: nessuno, nemmeno i suoi
colleghi, osavano contraddirlo così apertamente e quella
donna l’aveva già
fatto due volte nel giro di dieci minuti. Ron ed Hermione pensarono
all’unisono
che se fosse stato possibile lanciare un Petrificus Totalis con gli
occhi,
Oleander sarebbe diventata una graziosa statua di granito seduta stante.
“E,
di grazia, perché non poteva? Sta dicendo che il signor
Potter necessita di una
visita oculistica?”
Oleander
avvicinò il manico della Firebolt al professore
“Ecco, vede? Il rivestimento
esterno non presenta crepe, sembra tutto normale, ma dal rumore che fa
colpendola,
si capisce che alcune fibre interne si sono spezzate. Direi
all’incirca… qua!”
indicò il punto con un dito.
“Dev’essere
successo durante l’ultima partita di quidditch, quando i
battitori di
Serpeverde ti hanno scagliato contro quel bolide.”
Suggerì Hermione.
“Wow!
– esclamò Ron ammirato, guardando Oleander
– ma tu come hai fatto a capirlo
così in fretta?”
La
maga si strinse nelle spalle “Creare oggetti magici
è il mio mestiere, quindi
so anche ripararli.”
Piton
si girò, facendo ondeggiare l’ampio mantello nero,
scoccandole un’occhiata dal
basso in alto “A questo punto mi ritiro e vi lascio a
disquisire di bassa
manovalanza della magia. Prestate attenzione ragazzi, può
darsi che abbiate
trovato la vostra strada.” disse con tono pacato, ma grondante sarcasmo. E dopo aver
rivolto un
ultimo, ironico sorrisetto al gruppo, si allontanò, furtivo
e silenzioso come
era arrivato.
Oleander
era rimasta a bocca aperta “In pratica mi ha appena detto che
sono due braccia
rubate all’agricoltura… – si
girò verso i ragazzi per averne la conferma, non
credendo alle proprie orecchie – Quell’uomo odioso
mi ha davvero appena dato
della manovale?” urlò.
“Credo
di sì.” Confermò Harry, grattandosi la
nuca imbarazzato, perché l’uomo odioso in
questione aveva un udito finissimo e di sicuro la stava sentendo. La
rabbia
della donna era anche giustificata, ma la sua reazione era talmente
esagerata da
risultare comica.
“Non
farci caso, il professor Piton è sempre così:
odia tutti e non perde occasione
di essere sgradevole.” la rincuorò Hermione.
Oleander
continuava a gesticolare animatamente in direzione della nera figura
ormai
lontana: sembrava vittima di una tarantallegra “Come fate a sopportarlo? Insomma, non vi viene mai
voglia di… di… di…”
“Farlo
materializzare all’interno di un vulcano?”
suggerì Hermione.
“Farlo
ricoprire di pustole velenose?” incalzò Harry.
“Farlo
divorare da un drago selvatico siberiano?” concluse Ron.
“Oh
sì!” esclamarono i tre ragazzi in coro, annuendo
vigorosamente.
“Bene:
il giorno che metterete in atto uno di questi propositi, fatemi un
favore e
chiamatemi, voglio essere presente.”
“Cambiamo
discorso – disse Harry con rammarico – immagino che
la mia scopa sia da
buttare.”
“Sciocchezze,
Harry. Giovani d’oggi: se una cosa si rompe, per voi
è per forza da buttare.
Dammi qualche giorno e te la rimetto a nuovo.” Gli
allungò una manata sulla
spalla che poco aveva da invidiare a quelle di Hagrid.
Ron
porse ad Oleander la sua bacchetta, che le era caduta
nell’impatto con Harry: era
una bacchetta molto particolare, non ne aveva mai vista una
così in tutta la
sua vita. Lunga circa
“La
tua bacchetta sembra…… strana.”
notò Hermione. Veramente le era venuta in mente
un’altra cosa, ma dato che non era un’osservazione
troppo gentile, all’ultimo
riuscì a trattenersi.
“Esprimiti
pure liberamente, Hermione. Cosa ti sembra?”
Bacchette
così, in effetti, Hermione ne aveva viste parecchie, quando
papà Granger arriva
a casa la sera con tre porzioni da asporto del ristorante Antica
Pechino.
“Sembra… uno di quei bastoncini per mangiare il
cibo cinese.” Disse in un
soffio, sperando di non risultare troppo offensiva.
“Ed
è esattamente quel che sembra, Hermione.” Disse
Oleander alzandosi.
Alcuni
giorni dopo Oleander stava dando gli ultimi ritocchi alla riparazione
del
manico di scopa di Harry nel magazzino degli attrezzi di Hogwarts. La
porta si
aprì ed entrò Severus Piton: vista la donna,
pensò quasi di fare dietrofront,
ma ormai anche lei lo aveva notato, quindi si limitò a
sbuffare ed entrò,
cercando di ignorarla. Cosa non semplice, perché la donna
gli rivolse immediatamente
la parola con tono bellicoso: “Hogwarts è davvero
piccola.”
“Una
volta tanto sono pienamente d’accordo con lei.” Le
rispose Piton, apatico. Gli
fece piacere vedere Oleander arricciare le labbra
indispettita… in effetti era
piuttosto divertente punzecchiarla con la fine arte del sarcasmo e
vederla reagire
in modo scomposto. Non avrebbe potuto essere più plateale
nell’esprimere i suoi
sentimenti: iniziava a gesticolare (tipica cattiva abitudine italiana,
aveva
fatto notare Madama Bumb da buona inglese), le orecchie le diventavano
rosse,
spalancava i suoi grandi occhi color nocciola e strepitava…
era come un piccolo
vulcano.
Nel
frattempo Oleander aveva appeso il manico della scopa di Potter ad una
parete:
attorno al punto in cui si era rotto aveva messo una specie di
ingessatura.
“Cos’è quello?” chiese,
facendo cenno col mento.
“Anelli
di corno di narvalo. Servono a tenere immobile il legno
finchè la cera di api
boeme che ho iniettato all’interno non ripara la crepa. Oh,
ma immagino che a
un esimio professore di pozioni non interessino questi discorsi di
bassa
manovalanza.” Rispose in tono casuale, scrollandosi la
polvere di corno dal
grembiule da lavoro.
A
proposito di sarcasmo, anche a quella donna non mancava.
“E
lei perché è qui?” chiese Oleander.
Piton sollevò il calderone che aveva in
mano, lo stesso che era saltato in aria il giorno del loro primo
incontro, lo
buttò in un angolo e andò a sceglierne uno nuovo.
Con la coda dell’occhio vide
Oleander avvicinarsi al contenitore di peltro sbreccato ed esaminare
l’ammaccatura
con occhio clinico “Non c’è alcun
bisogno che lo aggiusti, ne prendo un altro……
Mi sta ascoltando?” chiese esasperato, quando vide che
Oleander continuava a
fare di testa sua ed ora armeggiava col manico dell’attrezzo.
“Non
lo faccio per lei, ma per questo povero calderone, che può
ancora rendere i
suoi servizi, a patto che trovi un nuovo padrone meno
irritabile.”
“Allora
quel padrone non sarà lei.” disse Piton, certo che
la donna avrebbe iniziato
uno dei suoi spettacoli.
Di
fatti vide Oleander inspirare per prendere fiato e gridare
“OH! Le hai mai
detto nessuno che lei è davvero un uomo…. AHIA,
ACCIDENTI!” nel tentativo di togliere
il manico dal suo alloggiamento, si era procurata una vistosa ferita
sul palmo
della mano destra. Lasciò cadere il calderone a terra e si
strinse la mano con
una smorfia di dolore.
“Che
imbranata.” mormorò Piton alzando gli occhi al
cielo.
“E’
tutta colpa sua, mi ha distratto. – lo accusò a
denti stretti – Boia, che
male!”
Piton
si frugò nelle tasche tirando fuori un fazzoletto pulito e
si avvicinò alla
donna “Mi sorprende davvero che lei abbia ancora tutte e
dieci le dita.” Prima
che Oleander potesse protestare, le afferrò il polso con
decisione e legò il
fazzoletto attorno alla ferita. Lei, per deformazione professionale,
per prima
cosa guardò le sue mani, affascinata: erano mani molto
belle, curate, con dita
lunghe, abili e veloci nello stringere la benda. Sembravano fatte
apposta per
mescere ingredienti magici e creare pozioni, peccato che fossero
così fredde...
La seconda cosa di cui si rese conto fu che Severus Piton era capace
anche di
gesti gentili, da normale essere umano, insomma. La terza fu che, da
quando lo
aveva conosciuto, per la prima volta aveva l’occasione di
osservarlo da vicino.
Incrociò i suoi occhi… caspita, erano proprio neri,
profondi come il cielo di una
notte senza luna. Per un istante, nessuno dei due parlò, poi
dalla ferita di
Oleander, che non aveva smesso di sanguinare, caddero a terra due
pesanti gocce
di sangue, che si spansero come fiori scarlatti.
PLICK - PLICK
Piton
le guardò e ne fu turbato: nella sua mente si riaffacciarono
le stragi che
aveva compiuto quand’era Mangiamorte. Quanto sangue aveva
versato nella sua
vita? Quanti fiori insanguinati come quelli aveva fatto sbocciare?
Tanti da
ricoprire prati interi.
Serrò
le labbra sottili che tremavano impercettibilmente e si
allontanò dalla donna.
“Vada a farsi medicare da Madama Chips.”
mormorò piano.
Oleander,
sorpresa da quella reazione e dall’atmosfera tesa che si era
creata, assunse
un’aria divertita e tentò una battuta:
“Oh, la prego, non mi dica che le fa
impressione la vista del sangue.”
“In
un certo senso è proprio così.” Rispose
Piton, con una voce talmente bassa che
Oleander faticò a comprendere le parole. In quel momento non
era il solito
arrogante e freddo professore di pozioni, sembrava…
triste… e magari era a
causa della sua battuta, fatta a sproposito, come al solito!
Perché non rifletteva
mai prima di aprire bocca? Ehi, un attimo, perché si sentiva
in colpa?
Incerta
sul da farsi, Oleander si dondolò sui talloni, poi disse
precipitosamente “Professor
Piton? Ehm… ammettiamolo, noi due siamo partiti decisamente
con il piede
sbagliato. Perciò che ne dice se stendiamo un Oblivion su
tutto quanto successo
finora e ricominciamo da capo?”
Piton
raccolse un calderone nuovo e la guardò. La sua espressione
era indecifrabile,
nessuno sarebbe stato in grado di dire cosa stesse pensando, gli occhi
erano
seminascosti dai lunghi capelli che gli spiovevano sul viso e non
tradivano
emozioni.
Non
riusciva a impedirsi di provare una certa curiosità nei suoi
confronti: che uomo
misterioso! Il portamento fiero,
distaccato, sprezzante e l’atteggiamento scostante inducevano
un timoroso
rispetto ed una prudente diffidenza in chiunque lo avvicinasse,
perché
solitamente le persone provano una istintiva paura per ciò
che non conoscono e
non riescono a capire. Per lei, invece, non era così. Era
stato dalla parte di
Lord Voldermort, d’accordo, ma al processo Albus Silente lo
aveva difeso,
quindi per lei era a posto e non si sentiva spaventata o a disagio in
sua
presenza.
“D’accordo,
mi sta bene – disse infine Piton, camminando verso di lei
– dimenticherò che è
entrata nel mio laboratorio senza permesso, che mi ha contraddetto due
volte
davanti ai miei studenti e che mi ha dato dell’odioso.
Accetto le sue scuse.”
La superò ed uscì, ma anche attraverso la porta
chiusa udì lo scoppio di rabbia
della donna “EHI! Torni indietro, guardi che ne manca un
pezzo! Manca il pezzo
dove lei si scusa con me… non può cavarsela
così!”
Severus
Piton si guardò attorno per accertarsi che non ci fosse
nessuno e si lasciò
scappare una risatina divertita.
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Ringraziamenti
e commenti:
@MistralRapsody:
i francesi non sono molto simpatici nemmeno a me… la battuta
sul paziente che
ha vomitato l’ho messa apposta. In questo capitolo altre
scintille tra Severus e Oleander.
@Arabesque:
sì, in questa storia ci sarò
un’alternanza di momenti divertenti (spero) e
altri più seri. Per vedere le cose muoversi tra i
due, però,
dovrai aspettare ancora un po’.
@
Ah,
se qualcuno beccasse questa storia anche su Manga.it, sono sempre io
che l’ho
scritta, anche se con un nick diverso e sono leggermente diversi anche
i
capitoli in qualche punto, perché man mano che posto, faccio
modifiche (non
sono mai soddisfatta fino in fondo U_U ).