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Autore: BJ foREVer    13/12/2012    1 recensioni
“Accomodati pure, come ti chiami?”
“Juls, ho vent’anni e sono di Phoneix” mi sedetti davanti al tavolo dove si trovavano quei cinque ragazzi, tutti sulla trentina.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fui svegliata da qualcuno che bussava alla porta insistentemente. Corsi ad aprire e me lo ritrovai davanti. Avevo il cuore in gola, erano tre mesi che non lo vedevo, speravo di essermene liberata.
“Dave, cosa ci fai qui?”
“Anche io sono contento di vederti. Sto bene, grazie per averlo chiesto” sbuffai. Puzzava di fumo e alcool, probabilmente stava ancora smaltendo la sbronza della sera prima.
“Dimmi cosa vuoi e vattene” vidi che cercava di entrare e chiusi prontamente la porta alle mie spalle.
“Voglio vederlo, Juls, ne ho il diritto”
“No, non ce l’hai. E’ mio figlio, e sono l’unico genitore che ha” sibilai guardandolo, fredda.
“Ti porterò in tribunale e vedremo, puoi giurarci”
“Fallo. Non ho paura di te” detto questo tornai dentro e gli chiusi la porta in faccia. Lo sentii blaterare qualcosa, poi silenzio.
Sapevo che avrebbe chiamato l’avvocato di famiglia.
Ero nella merda.

 
Ero pietrificata, avevo dimenticato come respirare. Lui stava lì, con un sorriso trionfante in faccia.
Provai ad aprire la bocca un paio di volte, ma era completamente impastata.
“Oh, bene, sei arrivata!” disse, tutto allegro. Cos’aveva da essere così felice?
“Dave” provai, incerta, per poi ripetere più sicura quelle due sillabe “Dave, cosa diavolo ci fai qui?” sentii Allison mormorare qualcosa dietro di me, poi dei passi.
Brian e Matt mi si avvicinarono, mentre mia madre e Al, con Mike, indietreggiarono fino a sparire nella camera del bimbo.
“Gentile come al solito, Juls” quel bastardo continuava a sorridere indifferente. Mio padre, accanto a lui, sembrava star guardando una partita di tennis da quando velocemente muoveva la testa da me a Dave.
“Non vedo per quale motivo dovrei essere gentile con te” sbuffai, incrociando le braccia sul petto.
“Perché” fece una pausa a effetto, sfilando un foglio dalla tasca “Stavo giusto dicendo a tuo padre” altra pausa mentre apriva il foglio e me lo piazzava sotto il naso “Che il bambino starà con me mentre tu sei a fare la puttanella con… questi” e indicò vagamente i due uomini alle mie spalle. La mascella di Brian scricchiolò paurosamente, mentre esalavo un breve respiro afferrando il foglio.
In grandi lettere eleganti era scritta la delibera del tribunale.
“Non è possibile” mormorai, quasi a me stessa “Non è possibile” ripetei più forte.
“Oh, invece lo è. Leggi in fondo: ha il diritto di vedere il figlio due settimane al mese” recitò con quella sua voce odiosa, mentre leggevo le parole scritte pari pari sulla delibera.
Con un gesto della mano aggiunse “Così tu puoi continuare a fare la groupie quanto ti pare”
Non feci neanche caso all’ultima frase, se non che sentii un braccio attorno ai miei fianchi, e poco dopo ero tra le braccia di Brian.
“Non è una groupie” esclamò convinto “Lei sta con me”
Sia io che Dave eravamo leggermente spiazzati, ma lui si riprese dopo un attimo. Dopodiché si voltò verso mio padre e inforcò gli occhiali da sole “Potete far le valigie. Domani vengo a prenderlo” e detto questo uscì dalla casa dei miei genitori senza aggiungere altro.
Lo guardai mentre saliva sulla sua Lamborghini e metteva in moto. Solo quando l’auto svoltò rombando alla fine del viale, mi voltai verso le persone presenti nella stanza.
Brian teneva ancora il braccio attorno alla mia vita, mio padre si era seduto sul divano e aveva preso a consultare l’elenco telefonico, probabilmente in cerca del numero dell’avvocato.
“Papà” mormorai “Papà.. Non importa” mi sedetti vicino a lui e gli presi il volume dalle mani “E’ finita, ha vinto”
“Non lascerò mio nipote con quell’idiota!” sbuffò mio padre.
Mia madre e Allison tornarono nella stanza, avvicinandosi a me.
“Come ha fatto? Insomma, non ti ha neanche chiamato in tribunale e..” mia mamma cominciò a parlare a raffica.
“Con quell’avvocato può fare di tutto” sospirai. Non avevo nemmeno la forza di parlare. Ero emotivamente distrutta e demotivata. Quell’uomo era un perfetto, completo e assoluto stronzo.
“Ma magari con…” provò Allison.
“Cosa, Al? Un avvocato? E dove li trovo i soldi? Comunque vincerebbe lui” strinsi le spalle e sentii qualcuno schiarirsi la voce: mi ero completamente dimenticata di Matt e Brian, ma ora tutta l’attenzione era concentrata su di loro.
“Be, noi conosciamo un paio di avvocati..” iniziò Brian, mentre Matt annuiva “So che noi non c’entriamo niente in questa storia, però se vuoi..” lo zittii, praticamente volandogli tra le braccia.
“Lo fareste davvero?” lo guardai, quasi con le lacrime agli occhi.-
“Certo che sì!” s’inserì Matthew, beccandosi anche lui un abbraccio spezza-ossa.
In quel momento entrò nella stanza Mikey stropicciandosi gli occhi e lo presi in braccio, stringendolo a me il più possibile.
“Non voglio andare c-con quello” mormorò con voce assonnata, il labbro inferiore che cominciava a tremargli.
“Non ci andrai, amore mio, non lo permetteremo” dissi stringendolo, se possibile, ancora di più.
Mi strinse il braccio con la manina, e lo misi a terra. Barcollò verso Brian e lo guardò dal basso, tirandogli i pantaloni all’altezza del ginocchio.
Il chitarrista si affrettò ad abbassarsi, divertito ma anche intenerito.
“Tu aiuti mamma?” domandò il bambino, serissimo, guardandolo come per sfidarlo.
“Certo” rispose Brian alzando il mento, come per rispondere alla ‘sfida’.
“Stai con lei?” chiese Mikey, inclinando lateralmente la testa. Era una domanda semplice, innocente, ma Brian sembrò pensarci un attimo, sollevando lo sguardo verso di me, che arrossii subito. Il moro sorrise, tornando a rivolgersi a mio figlio.
“Facciamo così” sussurrò, abbastanza forte da farsi comunque sentire da tutti noi “Ora io glielo chiedo e, se dice di si, vuol dire che stiamo insieme. Per te va bene?”
Mikey ci pensò su un attimo, poi mi guardò e tornò con lo sguardo a Brian, stringendo le spalle e annuendo. Il moro si alzò e si avvicinò a me, che mi stavo mordendo nervosamente l’unghia del pollice.
“Juls?”
“M-mh?” lo guardai, tossicchiando quando mi prese la mano.
“Vuoi..” Mike gli tirò i pantaloni, e Brian lo guardò sorpreso, tornando ad abbassarsi. Sussurrarono tra loro per un momento, poi Gates tornò a rivolgersi a me.
“Mike vuole che io ti chieda” e guardò il bimbo, che annuì “Se ti va di essere la mia ragazza” concluse, finalmente, mordendosi il labbro inferiore.
Sentii Allison e mia madre trattenere il respiro, Matt ridacchiare e mio figlio battere le manine.
“Devi dire sì!” esclamò Mikey impaziente, facendoci ridere tutti.
“Sì.. Sì, voglio essere la tua ragazza, Brian” sorrisi e lo abbracciai, sentendolo ridere. Appena sollevai il volto, me lo prese tra le mani e posò un bacio leggero sulle mie labbra, strappandomi un nuovo sorriso.
Ci scostammo sorridenti: Mikey corse ad abbracciarci le gambe per quanto potesse, mentre mio padre stringeva la mano a Brian, già pronto a fargli il terzo grado. Matt si limitò a tirargli una pacca sulla spalla e a dire “Complimenti amico”.
Quando riuscii a liberarmi dalla stretta combinata di Allison e mia mamma, ques’ultima sorrise apertamente e ci informò che andava a preparare la cena.
Dopotutto quella serata non era poi così brutta.

 
 
Sclero: ok ok ok lo so, scusate, sono in ritardassimo c.c ho provato a non deludervi, mi perdonate? *occhioni da cucciolo bastonato* dopo aver mosso un po’ le acque mi dileguo, vi chiedo tanto con una piccola recensioncina? c.c
Grazie a tutti quelli che continuano a leggere nel buio(?) vi amo tutti! 
  
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