Huzi
- Capitolo 9 -
Nella sua camera da letto sembrava si stesse svolgendo la
Terza Guerra Punica, visto il caos dominante.
I vestiti erano sparsi dappertutto: sul pavimento, sul letto, sul
comò… su Saya che, poverina, era stata obbligata
a darle consiglio al suono della terrificante, catastrofica, spaventosa
domanda: “Cosa metto?!”.
Ed ora, la suddetta giovane, continuava a restare seduta, con le gambe
incrociate ed il viso affondato nella mano; lo sguardo rassegnato, ed
una marea di vestiti addosso che le erano stati lanciati alla rinfusa
da una Yoshiko in crisi mistica.
“No! Questo no! Questo nemmeno!” continuava a
borbottare la sorella di Misaki, cavando anche l’impossibile
dal suo guardaroba che sembrava quello di Mary Poppins.
“Yoko, Santo Cielo, fermati!” sbuffò
Saya togliendosi una maglia dalla testa e lanciandola sul letto.
“E’ solo un banale cocktail, mica il party della
Regina Elisabetta! Stai calma!”.
L’altra si fermò, mostrando
un’espressione abbattuta.
“Lo so!” esclamò afflitta “Ne
sono perfettamente consapevole!” e si sedette stancamente sul
materasso, sprofondando tra gli abiti. “E’ per
questo che ci sei tu qui.”. La guardò con due
occhioni nocciola luccicanti, sbattendo velocemente le palpebre. Saya
sospirò, sorridendo.
“Ok, ok! Partiamo da un
problema alla volta…”.
“Gonna o pantalone?” propose Yoshiko, ma
l’altra sbarrò gli occhi.
“Pantalone! Che domande! Fuori faranno minimo sette gradi, la
gonna è da escludere!”.
“E che c’entra? Al gala ho passato buoni venti
minuti all’aperto, ed il vestito era
scollato…”.
“E non hai avuto freddo?” domandò
l’amica con malizia, mentre Yoko rispondeva a tono.
“No, affatto.”.
“Chissà perché.”.
E risero entrambe, poi la sorella di Misaki aggiunse “Dai,
basta fare le sceme. Allora, abbiamo detto pantalone: classico o
jeans?”.
Saya incrociò le braccia al petto. “Jeans,
ovviamente, in fondo è una cosa informale, no?”
poi sghignazzò “Per pochi
intimi…”.
“Seee… pochi intimi un
cavolo!” borbottò Yoshiko “Ci
sarà la Nazionale e gli ex-compagni di liceo di Taro! Saremo
circa una quarantina di persone!”.
“Salute!” rise l’amica, poi si
batté il pugno su una mano. “A proposito! Non mi
hai detto com’era il Prof in smoking.”.
E Yoko sorrise con ironia “Quale smoking?”.
“Parlo della sera del gala.”. Saya la vide
scuotere il capo.
“Se ti dicessi che si è presentato in jeans, mi
crederesti?”.
L’altra rimase un attimo in silenzio, inarcando un
sopracciglio, prima di scoppiare a ridere. “Stai
scherzando?!”.
“Affatto! Ed io che l’ho scambiato anche per un
cameriere! Lasciamo perdere, che figuraccia!”.
“Davvero?! Per un cameriere?! Oddio Yoko, questo non me lo
avevi raccontato!” e per poco non cadde dalla sedia per le
risate “Le puoi fare solo tu certe cose!”.
“Ah, ah.” le fece il verso “Ridi pure.
Intanto non ti dico che vergogna.”.
Saya le rivolse uno sguardo sagace “E quindi è
così che l’hai conosciuto, eh?”.
“Giààà…
trascinandolo in cucina come un sacco di patate.” e
l’amica riprese a ridere sonoramente.
“L’amore corre sul manico della padella!”
scherzò, piegandosi in due mentre un cuscino, ripescato da sotto il marasma di
abiti sparsi, arrivava a colpirla in testa.
“La pianti di sfottere?! Dammi una mano piuttosto!”.
Saya cercò di dare fondo a tutta la sua forza di
volontà per recuperare un certo contegno, dicendo
“Tesoro, lascia perdere i frizzi ed i lazzi. Tanto ormai in
versione ‘strafiga’ ti ha
già visto! Ora
devi colpirlo ed affondarlo in versione
‘nature’!” e si
alzò in piedi,
puntando lo sguardo verso un punto indefinito del soffitto, allungando
una mano e portandosi l’altra sul cuore, teatralmente.
“Ti presenterai senza un filino di trucco, casta e pura,
ingenua fanciullina dagli occhioni sinciueri, per
far brecciua nel suo cuoriciuino
ferito da divorziato! E lui, vedendoti, penserà: ‘Ommioddio
come ho fatto a vivere anche un solo nanosecondo senza di
lei?’. E l’amore
trionferà!” declamò, sbattendo velocemente le palpebre,
mentre Yoshiko restava in sacrale silenzio e l’espressione
interdetta.
“In parole povere…” continuò
Saya, tornando seria ed incrociando le braccia al petto
“…jeans, maglioncino e Amen.”.
“A volte mi spaventi…”
sospirò Yoko, scuotendo il capo rassegnata. “E
comunque, non credere che sia tanto facile.”. Cincischiò
con una delle maglie che stringeva tra le mani. “La ex-moglie
è uno spauracchio ancora vivido… si vede lontano
un miglio.”. Rilasciò un profondo sospiro.
“E noi chiameremo i Ghostbusters per
togliercelo dai piedi!” rispose Saya strizzandole
l’occhio e facendola sorridere. “Ora non pensare a
lei, e poi, chissà: magari è una racchia
antipatica!”.
“Ah, non credo proprio, guarda.” rise Yoshiko
alzandosi anche lei e pescando il primo jeans che trovò nel
mucchio caotico insieme ad un maglioncino di lana. Li mostrò
all’amica la quale annuì con pollice in alto.
“Ora che il tanto drammatico quesito del
‘cosa metto’ è
stato risolto, io vado,
altrimenti rischio di perdere il treno.” disse Saya e si
infilò il cappotto che aveva lasciato appoggiato alla sedia,
accanto alla quale era stato abbandonato anche un trolley.
Yoshiko la abbracciò, scoccandole un bacio sulla guancia.
“Grazie di tutto Sa-chan! E salutami i tuoi, buon
week-end.”.
L’altra ricambiò la sua stretta con altrettanto
affetto. “Di niente tesoro. E fai la
brava…” si raccomandò, strizzandole l’occhio e
avviandosi insieme verso la porta della camera.
“…domani chiamami. Voglio sapere tutti i
particolari, intesi?!”.
“Signorsì!”.
“Allora in bocca al lupo. Ci vediamo domenica
sera.” ed uscì, mentre l’altra rispose.
“Crepi, Saya, e buon viaggio.”. Lentamente richiuse la porta.
Era stata davvero fortunata a trovare un’amica come lei, si
ritrovò a pensare Yoshiko con un sorriso. Certo, era
piuttosto esaurita e linguacciuta, ma anche adorabile e sincera.
“Ed ora, diamo inizio all’operazione:
‘Nature’!” si disse,
scuotendo poi il
capo e dando un’occhiata all’orologio.
“Accidenti, le 19:30! Se non mi sbrigo, Taro
attaccherà la solfa della ‘Cappella
Sistina’!” e, afferrati rapidamente gli
abiti che
aveva scelto, si richiuse in bagno per la doccia più veloce
della sua vita.
La BMW blu scuro, piena di gocce di pioggia,
rallentò piano accostandosi al marciapiede davanti al
palazzo dello Studentato.
Taro osservò l’orologio sul cruscotto, esclamando
con un sorriso “Mettiti comoda, Azumi, sono solo le otto,
prima che Yoshiko scenda ci vorrà almeno un’altra
mezz’ora!”.
La ragazza dai corti capelli biondo scuro, seduta al lato passeggero,
si sporse per osservare l’ingresso del palazzo.
“Ma anche no.” esclamò
facendogli cenno con il capo.
Il campione dello Jubilo Iwata
seguì il suo sguardo e per poco non gli venne un colpo
quando vide sua sorella uscire dall’androne, stretta nel
cappotto scuro e la sciarpa, ed un ombrellino per ripararsi dalla
pioggia fitta e sottile che continuava a cadere incessantemente.
“Ho un’allucinazione?” si disse,
controllando nuovamente l’orario.
Lo sportello posteriore si aprì e Yoshiko salì
rapidamente. “Brrr! Che freddo maledetto!
E che tempaccio!” esclamò, poggiando
l’ombrello sul tappetino.
Taro guardò stralunato nello specchietto retrovisore,
esclamando “E tu?! Chi saresti?! Un alieno, senza
dubbio!”.
“Che spiritoso.” le fece il verso Yoshiko,
sfregandosi le mani per scaldarle. “Me l’hai detto
tu di essere puntuale, di che ti sorprendi ora?”.
“Del fatto che non lo sei mai tutte le volte che te lo
chiedo?!”. Guardò per l’ennesima volta
l’orologio: le 20:05. “E’ un
miracolo!”.
“Azumi, per favore, gli tireresti un ceffone ché
sei più vicina?” e l’interpellata rise,
mentre il giovane metteva in moto, immergendosi nel traffico cittadino che
cominciava a diradarsi.
“Naaa! Ci deve essere qualcosa
sotto!” rise Taro, lanciandole furbe occhiatine dallo
specchietto retrovisore. “Non me la racconti giusta,
sai?”.
Yoshiko arrossì violentemente, sentendosi
colta sul fatto; incrociò le braccia al petto, guardando
fuori dal finestrino e sbuffando. “Non è
vero!”, non poteva certo dirgli che non vedeva
l’ora di incontrare nuovamente il Prof!
Taro, intanto, se la rideva divertito, mentre Azumi lo redarguiva
bonariamente. “Su tesoro, non essere così
antipatico!” ma cercava anche lei di trattenere qualche
risatina.
Villa Wakabayashi era, al solito, illuminata a festa e non
poteva passare inosservata attraversando il quartiere.
Taro varcò lentamente il grande cancello aperto, dirigendosi
al parcheggio dove erano posteggiate già svariate
autovetture.
Yoshiko sentì i battiti accelerare all’improvviso
quando scorse l’inconfondibile sagoma di Dante che spiccava,
imponente, tra le minute fuoriserie.
- E’ già qui! - e non sapeva
se esserne più felice o terrorizzata.
“Oh, c’è anche Yuzo: allora deve aver
sentito il messaggio che gli ho lasciato in segreteria.”
notò Taro, mentre posteggiava proprio accanto al Pick-up. I
tre occupanti della BMW scesero, riparandosi sotto un paio di ombrelli.
“Certo che è proprio un transatlantico.”
scherzò, mentre camminavano sul bricciolino con un sonoro
scalpiccio.
Yoko partì in sua difesa. “Ehi! Guarda che Dante
è bellissimo!” ed il fratello inarcò un
sopracciglio.
“E tu come fai a sapere che ha un
nome?”.
- Accidenti! - sbottò tra sé
la ragazza, redarguendosi mentalmente di stare più attenta.
“Beh, ho letto la scritta sulla portiera!”
affermò, camuffando l’imbarazzo, mentre Taro
sorrise.
“Ah, sì…” reggendo
l’ombrello, con Azumi stretta al suo braccio
“…glielo ha dato Aiko.”.
Quella frase attirò immediatamente
l’attenzione di Yoshiko.
“Aiko?” fece eco con curiosità, ma
l’altro si affrettò a scuotere il capo.
“No, niente.” ed aumentò il passo,
borbottando “Presto, altrimenti ci congeliamo!”.
La sorella rallentò, osservando la sua figura di spalle.
Era lei.
Doveva essere lei, ne era sicura.
La ex-moglie.
Aiko.
E così… il nome Dante era stato una sua idea, ripensò, mentre
la curiosità si faceva sempre più forte. E poi,
perché Taro aveva glissato sull’argomento?
Scosse il capo con decisione: non doveva pensarci, almeno per quella
sera. Doveva rilassarsi e godersi il cocktail in compagnia del Prof,
tutto il resto doveva restare fuori. Rapidamente affrettò i
passi, raggiungendo il fratello ed Azumi che erano già
arrivati davanti al portone della Villa.
Il maggiordomo li accolse, facendoli entrare e prendendo in consegna i
loro soprabiti.
“Benvenuti.” disse in tono calmo e cortese
“Il Signor Genzo e gli altri ospiti sono nel salone, prego,
se volete seguirmi.” e, lasciati i cappotti ad un altro
inserviente, fece strada scortandoli fino ad una stanza dalla quale
proveniva un allegro vociare. L’uomo aprì loro la
porta. “Accomodatevi.”.
Diversamente dalla sala usata per il gala, quella era infinitamente
più piccola ed intima, ma perfetta per ospitare una
quarantina di persone.
Fidanzate e consorti erano comodamente sedute sui divani, intente a
chiacchierare animatamente, mentre piccole pesti schizzavano come
schegge da un lato all’altro della stanza.
Alcuni campioni erano presso il camino acceso a sorseggiare svariati
liquori, qualcun altro al balcone e numerosi si stavano dando battaglia
al tavolo da biliardo.
“E con questo: vi ho stracciato.”
esclamò Mamoru Izawa, dando un colpo secco alla palla
bianca che colpì tre sponde prima di sfiorare quel tanto
che bastava la Numero 8 mandandola nella buca d’angolo, ed
aggiudicandosi la partita.
“Ah! Ma sei un mostro!” sbuffò Ryo,
agitando una mano e venendo imitato da Kishida e Jito.
Yuzo rise. “Al liceo aveva una certa
fama…” e si rivolse all’ex-compagno che
sistemava nuovamente le palle nel triangolo “…vero
bisca?”.
“Già. Ero il re del gioco d’azzardo e la
carambola!” confermò l’interpellato
“Se giocavamo a Poker, Ryo, posso assicurarti che ci avresti
rimesso anche le mutande!” ed Urabe si coprì gli
occhi.
“Dio, che orrenda visione!”. Tutto il gruppo si
animò con sonore risate, mentre Ishizaki sorseggiava del Jack
Daniel's facendo loro il verso.
Il primo ad accorgersi dei nuovi venuti fu Hayate, che corse loro
incontro, gridando “Zio Taro! Zio Taro!”. Anche se
Misaki non lo era veramente, il piccolo Ozora lo aveva sempre
considerato come tale.
La metà della Golden Combi lo agguantò al volo,
prendendolo in braccio. “Accidenti! Quanto sei diventato
pesante!” rise, mentre Genzo si avvicinò a loro.
“Ed ecco Misaki e famiglia, direi che siamo al
completo.” battendogli una sonora pacca sulla spalla.
“Servitevi pure, ragazzi, io ho un
‘presunto’ campione di
biliardo da
umiliare.”.
“Staremo a vedere!” rispose Mamoru di rimando,
sfregando minacciosamente la punta della stecca col gessetto blu.
Taro rise della scena, facendo scendere Hayate e calcandogli sulla
testa quello strano quanto enorme cappello che indossava, avvicinandosi
al divano dove erano accomodate le ragazze. “Ehi, e questo
cappello da dove spunta?” gli domandò con un
sorriso.
“Me lo ha dato il cow-boy!” rispose il piccolo, indicando il gruppetto
attorno al biliardo, per poi correre nuovamente a giocare.
Fu Sanae a sciogliere il mistero, notando l’espressione
perplessa di Misaki. “Parla di Yuzo.” disse,
addentando uno stuzzichino “Adora quel cappello. È
da ieri che lo tiene incollato in testa.”.
Yoshiko inquadrò la figura del Prof tra quelle degli altri
giocatori: sigaretta spenta tra le dita ed un bicchiere con del liquido
scuro in una mano, l’altra nella tasca dei jeans. Era in
piedi, accanto all’imponente figura di Takasugi.
Un brivido improvviso, lungo tutta la schiena, le troncò il
respiro per un brevissimo attimo, mentre ebbe come
l’impressione di essere arrossita, perché il viso
stava andando letteralmente a fuoco.
- No, Yoko! Calma! Calma e sangue freddo! -
cercò di auto-imporsi, ma sembrava proprio che il cuore
avesse deciso di trasformarsi in una repubblica indipendente, e
continuava a martellare nel suo petto.
“Ah, sì?” fece eco Taro alla risposta di
Sanae, per poi aggiungere “Ehi, Prof!” ed attirarsi l’attenzione del vulcanologo. “Hai ricevuto il mio
messaggio allora!”.
Yuzo lanciò una rapida occhiata a Yoshiko, che sembrava
avesse scritto in fronte ‘PANICO’ a caratteri
cubitali, e distese un sorriso.
“Sì, grazie!” annuì, muovendosi per
raggiungerli.
“Sappi che è più facile strappare un
appuntamento al Padreterno che parlare con te!” lo prese in
giro Misaki.
“Di sicuro lui è meno impegnato!”
rispose il Prof con altrettanta ironia. “Ciao
Azumi…” salutò poi, rivolgendosi alla
ragazza di Taro, infine il suo sguardo si fermò su Yoshiko.
“Ciao.” le disse sorridendo e lei rimase come
immobile davanti a quelle labbra leggermente distese e la sua voce che
riecheggiava nelle orecchie.
Lo stesso effetto che le aveva fatto quando lo aveva sentito per
telefono: il sistema aveva crashato di nuovo. Con
il più grande sforzo di volontà che potesse fare,
sorrise a sua volta, costringendosi a cacciarsi fuori a pedate da
quello stato catatonico.
“Ciao!” ricambiò il saluto, mentre Azumi
li superò, accomodandosi sul divano.
“Finiti i convenevoli, andate pure a parlare di
calcio.
Natureza, oh Natureza, perché sei tu
Natureza?!” declamò ironicamente, facendo ridere le altre consorti, mentre Sanae
annuì con decisione.
“Parole sante!”.
“Noi ci dedichiamo alla sottile arte del
pettegolezzo!”.
A tal proposito, Kumi batté le mani entusiasta. “Sì! Ho delle novità che non vi ho
ancora raccontato!” esclamò, attirandosi subito l’attenzione
delle colleghe, che si dimenticarono totalmente della presenza di
mariti e fidanzati.
Taro scosse il capo con un sospiro, mentre Yuzo cercò di non
ridere. Fu allora che arrivò Tsubasa armato di joypad
e galvanizzato.
“Ragazzi! Mega-torneo di Winning Eleven[1]?!”
domandò entusiasta con un largo sorriso.
Il vulcanologo scosse il capo. “No, grazie, io
passo.”.
“Io ci sto!” annuì Taro
“Scontro epocale: Brasile – Giappone?!”.
“Io prendo il Brasile!” si prenotò
Tsubasa, lanciandogli il joypad wireless
che l’altro prese al volo, sorridendo.
“Ok, ok! Vedremo chi la spunterà!”
accordò il 'rivale', raggiungendolo ed accomodandosi davanti alla
Playstation 3.
Yoko lanciò un’occhiata a Yuzo. “Non dire
una parola.” lo minacciò, puntandogli contro
l’indice ed il Prof alzò le mani, scuotendo il
capo.
“Si commentano da soli.”. Risero entrambi, notando
come la Golden Combi non sarebbe mai cambiata, nemmeno tra un paio di
secoli.
“Bevi qualcosa?” esclamò poi il
vulcanologo, e lei diede un’occhiata al suo bicchiere che
conteneva ancora due dita di liquido trasparante.
“Vedo che ti sei già servito, quindi, fammi
strada.” gli sorrise, seguendolo attraverso la stanza fino
a fermarsi nei pressi di un tavolino ricolmo di bicchieri e bottiglie
di ogni foggia ed altezza.
“Accidenti!” esclamò la giovane appena
le vide “E’ la boutique del liquore, per
caso?”.
“Il padre di Genzo non ha mai fatto mancare
l’alcool in casa, soprattutto quando sapeva che ci fosse
odore di rimpatriata nell’aria.” smosse un paio di
bottiglie. “Cosa preferisci?”.
Yoko ci pensò un po’, anche perché lei
non era affatto un’intenditrice e se conosceva qualche nome
era già tanto. Osservò il suo bicchiere.
“Che stai bevendo tu?” domandò.
“Chivas.”.
Gli rivolse lo sguardo di una persona con le idee meno chiare di prima. “Che
sarebbe?”.
“Whisky.” rise Yuzo, porgendole il suo bicchiere
“Vuoi assaggiare?”.
Yoshiko rimase ad osservarlo per qualche secondo, arrossendo
leggermente per quel piccolo gesto di complicità: un
contatto indiretto tra le loro labbra, che si sarebbero poggiate sullo
stesso oggetto. Sorrise, “Ok.”, camuffando
l’imbarazzo ed afferrando il bicchiere, delicatamente.
“Vediamo com’è questo Chivas.”
e bevve un piccolo sorso.
L’espressione sul suo viso fu decisamente eloquente circa il
gradimento della bevanda in questione, mentre Yuzo rideva delle sue
smorfie disgustate “Ok, non ti piace il whisky.”.
“Dio, ma che schifo!” sbottò con la gola
in fiamme ed il sapore amarissimo in tutto il palato. “Ma come
fai a bere questa roba! Bleah!”.
Lui rispose con finta spavalderia. “E’ la bevanda
preferita di noi ‘uomini duri’!”
mentre
Yoko rideva. “No, sul serio, lascia un ottimo retrogusto, ma
solitamente è il meno apprezzato dalla compagine femminile,
perciò…” si portò la
sigaretta spenta alla bocca, afferrando un bicchiere a triangolo e
versandoci dentro del liquido color paglierino chiaro e trasparente.
“…meglio provare col preferito dalle
donne.”. Le porse il nuovo liquore con un sorriso.
“Questo ti piacerà.”.
“Il bicchiere mi è già
simpatico!” scherzò lei, prima di assaggiarlo
leggermente e sorridere con espressione entusiasta “Questo
sì!”.
“Il Martini è un
classico.” disse Yuzo, bevendo un sorso di whisky.
“Ma senti senti, che aria da intenditore.” lo prese
in giro Yoshiko “Beone incallito oltre che
fumatore?”.
“Affatto.” negò, scuotendo il capo
“Però il Signor Wakabayashi ci ha fatto scuola:
tirava fuori mezza cantina e si metteva a raccontare vita, morte e
miracoli di tutti gli alcolici a disposizione. Un grande
estimatore.” poi sorrise, avvicinandosi. “Sai chi
era il migliore del ‘corso’?”
domandò in confidenza e lei scosse il capo. “Tuo
fratello.”.
“Taro?!” fece eco incredula, mentre lui annuiva.
“A volte il Signor Wakabayashi si divertiva a farci fare
delle prove: ci faceva assaggiare vari liquori e poi, noi, dovevamo
indovinare cosa fossero… beh, Taro li riconosceva sempre
tutti.”.
Yoshiko inquadrò il fratello impegnato nella sua partita
all’ultimo sangue contro Tsubasa. “Hai
capito!” poi si rivolse nuovamente al Prof, rigirando il
bicchiere “A proposito… come mai non mi hai
chiesto se ne potessi bere, ma l’hai dato per scontato?
Solitamente mi sento domandare: ‘Tuo fratello non
ha nulla in
contrario?’”.
E Yuzo inarcò un sopracciglio, con perplessità.
“Avrei dovuto? Ma non avevi detto che detestavi essere
trattata come una bambina?” poi si grattò dietro
la nuca “In fondo... hai ventidue anni, non credo tu abbia
ancora bisogno del permesso di Taro. Il Martini, poi, non è
così forte…” il
vulcanologo le vide distendere un sorriso a trentadue denti a quella
risposta.
“Grazie, Prof!” esclamò, bevendo un sorso
dal bicchiere.
Era pazza di lui.
Solo per quelle parole, avrebbe voluto balzargli al collo per la
felicità. E al diavolo il buon senso ed i suoi derivati: lui
era perfetto! Anche se magari la prendeva in giro perché, in
fondo, era la più piccola – escludendo i
vari pargoli – del gruppo, non la trattava affatto come se
fosse una bambina e questo la faceva sentire terribilmente a suo agio
in sua compagnia.
“Allora…” riprese il Prof, attirando la
sua attenzione “…come è andata la tua
giornata universitaria?”.
“Bene!” - Figuracce escluse! -
“Ho studiato Michelangelo Buonarroti.”.
“Aspetta! Questo lo conosco!” esclamò
entusiasta “Fammi pensare…” e
cincischiò con la sigaretta spenta e lo sguardo concentrato,
prima di guardarla nuovamente “Il David?”.
“Esatto!”.
“Sì!” esultò, agitando il pugno in gesto di
approvazione, mentre la giovane rideva. “Visto? Non sono poi
così schiappa.”.
“Sì, ma non conoscevi Dante.” lo
rimproverò Yoko.
“Non è vero! Conoscevo
Dante…” tentò di difendersi
“…non quello che dicevi tu, però lo
conoscevo.”.
E lei scosse il capo, ridendo. “E tu, invece? Come procedono
le ricerche?”.
Lui si strinse nelle spalle. “A rilento. Sto aspettando di
avere tutti i dati necessari…”.
“Ma non avete già qualche idea?” e
rabbrividì “Se si preannuncia la fine del mondo
avvisami, così emigro!”.
Il Prof rise “No, niente Apocalisse. Sembrerebbe un semplice
assestamento strutturale…” spiegò,
senza scendere nei particolari, e le vide assumere
un’espressione preoccupata
“Quindi, ci saranno ancora altri terremoti?”.
Yuzo sospirò con un sorriso. “Sì,
qualcuno sì.”.
“Ah… che bella notizia…”
esclamò con ironia e le sopracciglia aggrottate, per nulla
entusiasta all’idea di dover sentire ancora la terra tremare
sotto i suoi piedi.
Osservando la sua espressione corrucciata, il Prof richiamò
la sua attenzione, poggiandole una mano sulla spalla.
“Ehi… guarda che è solo
un’ipotesi, non c’è ancora niente di
sicuro e, se anche fosse, non devi preoccuparti, non
c’è pericolo.”.
E lei come poteva non credere alle sue parole, soprattutto se
pronunciate con quel tono basso e rassicurante? Come quando, la sera
del gala, erano stati sorpresi dalla scossa e lui le era sempre rimasto
vicino, parlandole con calma e guardandola negli occhi. Anche in quel
momento stava facendo lo stesso, la faceva sentire al sicuro, protetta.
Ed era una gran bella sensazione. Avrebbe anche potuto dirle che gli
asini volavano e lei avrebbe preso le sue parole per Verità
Rivelata.
Santoddio come pendeva dalle sua labbra!
“Dici davvero?” chiese in conferma, scrutando nella
malinconia dei suoi occhi scuri.
“Prometto che sarai la prima persona cui dirò di
andar via se la situazione dovesse peggiorare, va bene?”.
E lei era maledettamente sicura che lo avrebbe fatto, perché
non era un tipo che parlava a vanvera. Ricambiò il suo
sorriso. “Guarda che ci conto.” e bevve un sorso del
suo drink, quando vennero raggiunti da Teppei che si versò
dello scotch, esclamando.
“Povera Yoshiko, scommetto che il
Prof ti sta riempiendo la testa con i suoi vulcani.” per poi
additare il vice direttore dell’FVO in tono finto minaccioso
“Vedi di non spaventarla: è terremofoba!”.
Yoko rise, scuotendo il capo. “Non mi sta spaventando, anzi. E
poi, trovo interessante la vulcanologia.”.
Yuzo annuì entusiasta “Sentito?”.
Teppei assunse un’espressione spaventata. “Pazza!
Non sai quello che dici!” mentre Yoshiko fece per portarsi
nuovamente il bicchiere alla bocca, quando l’attaccante del Cerezo
Osaka la fermò.
“Ehi! Vacci piano col liquore. Tuo fratello
approva?”. La ragazza sospirò rassegnata,
scambiandosi una lunga occhiata col Prof, prima di sbottare a ridere
entrambi sotto lo sguardo perplesso di Teppei. “E che ho
detto? Perché ridete?!”.
Yoshiko scosse il capo. “Grazie per
l’interessamento, ma non credi che io sia abbastanza grande
per decidere da sola?”.
L’altro ci pensò un po’, stringendosi
nelle spalle. “Questo è vero,
però… accidenti, per noi sarai sempre la
sorellina di Misaki!” e scosse il capo “Dovremmo
cominciare ad abituarci all’idea che anche tu stia
crescendo.”.
“Ecco, bravi! Prima comincerete, meglio
sarà!” scherzò lei, mentre il suo
cellulare prese improvvisamente a vibrare nella tasca, attirandosi la
sua attenzione.
Rapidamente poggiò il bicchiere, allontanandosi di qualche
passo. “Scusatemi un attimo…” disse,
osservando il display e leggendo il nome di una sua compagna di
Studentato.
“Chiharu?” rispose piuttosto perplessa da questa
chiamata improvvisa.
“Oh, Yoko! Perdonami! Ti sto disturbando?”
domandò la ragazza in tono quantomeno allarmato, che le fece
inarcare un sopracciglio.
“No, figurati, dimmi pure…”.
“Qui allo Studendato è scoppiato il finimondo!
Devi tornare subito!”.
“Aspetta! Aspetta! Frena! Che… che è
successo?!”.
E l’altra sbottò in tono semi-isterico
“Topi!”.
“Topi?!”.
“Topi!” confermò sull’orlo
delle lacrime “Ce ne sono tre, grossi come elefanti, e li
stanno rincorrendo per tutto il palazzo! È probabile che
qualcuno si sia infilato in qualche appartamento e stanno facendo dei
controlli, però hanno bisogno delle chiavi,
quindi…”.
Yoshiko si passò una mano sul viso, con espressione tra il
rassegnato e lo schifato: e così si concludeva la serata in
compagnia del Prof. Saya si sarebbe ammazzata dalle risate appena
l’avrebbe saputo.
“Va bene, dammi qualche minuto e arrivo. A tra
poco.” chiuse la comunicazione, sbuffando sonoramente.
Lanciò un’occhiata a Yuzo, che stava parlando con
Teppei al tavolino dei liquori, e sorrise; almeno aveva passato un
po’ di tempo in sua compagnia, poteva ritenersi soddisfatta.
Lentamente li raggiunse, emettendo un profondo sospiro ed attirandosi
la loro attenzione.
“Ehi, cos’è quell’espressione
sconsolata?” domandò il Prof e lei scosse il capo
“Devo rientrare allo Studentato.”.
“Devi rientrare?” fece eco Teppei “E come
mai?”.
Yoshiko si portò le mani ai fianchi, inarcando un
sopracciglio. “C’è la Grande Caccia al
Topo stasera! Udite udite!” disse, cercando di buttarla sul ridere e
Yuzo per poco non si strozzò col Chivas
“Topi?!”
“Giààà…”
confermò lei, incrociando le braccia al petto. “A
quanto sembra sono entrati dei topi e li stanno cercando dappertutto,
ma hanno bisogno delle chiavi per entrare negli appartamenti,
ergo…” si strinse nelle spalle
“…mi tocca salutarvi e chiedere a Taro se
può darmi un passaggio…” e
lì arrivò la frase che Yoshiko non si sarebbe mai
aspettata di udire...
“Ti accompagno io, se vuoi.”
...e che la fece voltare in
direzione del Prof per osservarlo con tanto d’occhi e la
sensazione di essere arrossita, mentre lui continuava.
“Sarei comunque dovuto andar via presto, ho molto lavoro da
fare, quindi, se per te non è un problema, ti posso dare uno
strappo con Dante, così tuo fratello non fa avanti e
indietro.”.
Teppei si intromise, scuotendo il capo. “Lavoro, lavoro sempre
lavoro.” e strizzò l’occhio a Yoshiko
“E’ la sua parola preferita, se non
l’avessi capito!” mentre la ragazza
cercava di riprendersi dalla sorpresa di quella graditissima
proposta, che non si sarebbe minimamente aspettata, ed annuì
con un sorriso.
“Va bene! Allora avverto Taro e…”.
“Di cosa mi devi avvertire?” esclamò
proprio Misaki, comparendo accanto a loro per versarsi da bere.
“Oh! Sei qui! Ascolta… devo rientrare in
Studentato perché si sono intrufolati dei topi ed hanno
bisogno delle chiavi per fare delle
perquisizioni.”.
“Topi?!” fece eco “Che schifo! Ti
accompagno-…” ma lei lo fermò, scuotendo
il capo.
“Non preoccuparti, resta pure, mi accompagna il
Prof.”.
Taro inarcò un sopracciglio con
perplessità, mentre fu proprio Yuzo a continuare
“Tanto stavo andando via.”.
“Ah… sì? Non è un
problema?...”.
“Ma quale problema, figurati.”.
E la metà della Golden Combi non poté fare altro
che capitolare, ancora piuttosto
perplesso, dando un bacio sulla fronte di Yoshiko. “Telefonami
appena hanno ripulito il palazzo, va bene?”.
“Ok. E tu fai un buon ritorno ad Iwata.” per poi
volgersi in direzione del Prof ed esclamare
“Andiamo?”.
Taro rimase con le mani nelle tasche dei pantaloni di taglio classico
ed una strana espressione dipinta sul viso. Il sopracciglio inarcato e
la netta impressione che gli stesse sfuggendo qualcosa in tutta quella
situazione. Rimase ad osservare Yoshiko e Yuzo che salutavano gli altri
presenti. Sanae che rimproverava il Prof di rifuggire le rimpatriate e
di non scomparire come al suo solito o sarebbe arrivata di corsa da
Barcellona per prenderlo a calci, per poi abbracciarlo con affetto e
rivolgergli uno sguardo preoccupato, facendogli le solite
raccomandazioni di non lavorare troppo, cui lui rispondeva sempre con
un sorriso e la classica frase “Va bene.”. Mentre
Yoshiko spiegava alle altre ragazze, dall’espressione
disgustata, come si dovesse ritirare per la comparsa dei topi. Pacche
varie, abbracci, auguri di buon rientro nelle rispettive
città ed in bocca al lupo generali per le future partite.
In tutto quel movimento, i suoi occhi si spostavano da Yoshiko a Yuzo
che ormai stavano varcando la porta del salotto. Insieme. Come insieme
erano stati fino ad allora, come insieme li aveva trovati anche la sera
del gala. E poi, Yoko gli era sembrata particolarmente entusiasta di
andar via in compagnia del Prof… e quella sera si era
preparata in un lampo, senza farlo aspettare la solita
mezz’ora.
Sì, decisamente c’era qualcosa che continuava a
sfuggirgli; anche in quel momento, che si richiudevano la porta alle
spalle continuando a parlare e ridere, e gli sembravano vicini. Troppo
vicini.
Poi cominciò a ridere della sua assurda teoria, scuotendo il
capo ed agitando una mano “Naaa!”. Si
volse verso Tsubasa ed esclamò “Ehi! Voglio la
rivincita contro il Brasile!”.
Il primo pensiero, una volta fuori da Villa
Wakabayashi, fu
accendersi una sigaretta.
“Nicotina…” sospirò Yuzo,
esalando una grigia nuvoletta di fumo “…grazie a
Dio.” e Yoshiko rise della sua espressione beata,
stringendosi nel cappotto per ripararsi dal freddo serale.
“Di’ la verità: ti sei offerto di
accompagnarmi per poter finalmente fumare?” insinuò, guardandolo
minacciosa.
“Accidenti. Mi hai scoperto.”.
E lei gli mollò un buffetto leggero sul braccio coperto dal
pesante giaccone sportivo. “Sei poco galante, Prof,
sappilo!” rispose fingendosi offesa, mentre l’altro
rideva.
“Scherzavo!” si difese “Seriamente, ho il
lavoro che mi aspetta a casa: altri dati da controllare, diagrammi da
valutare…” ed inarcò un sopracciglio
“…un paio di valige da disfare.”.
“Ancora?!” sbottò incredula, salendo sul
rosso Pick-up, mentre Yuzo si limitava ad un’alzata
di spalle e sospirava.
“Abbi un po’ di compassione. Io detesto fare le
valige.”. Mise in moto, facendo manovra ed inforcando il
vialetto di uscita, lasciandosi alle spalle la casa di Genzo.
“Beh, ma se le lasci lì, non si disferanno da
sole!” lo rimproverò Yoshiko.
“Lo so, lo so… ma mi spieghi perché
disfarle se poi dovrò rifarle nuovamente?” e
scosse il capo, ciccando dal finestrino leggermente aperto.
“Non ti facevo così pigro, lo sai?”.
“Non sono pigro. E’ solo che… se disfo
le valige, poi devo fare il bucato, no? Ecco. La lavatrice: questo
oggetto alieno.”. Yoshiko sbottò in una sonora
risata. “Guarda che non c’è niente da
ridere! Io passo le ore a litigare sulla suddivisione del bucato! I
bianchi, i colorati, quelli né carne né
pesce!”.
“Ah! Non sei affatto un buon casalingo!”.
“Ehi ehi! Sorellina-ina-ina di Misaki guarda che io sono un
ottimo ‘donnino di casa’:
cucino, stiro non
è colpa mia se la lavatrice mi odia e mi ha dichiarato
guerra!” rispose animatamente. “Di solito, se ne
occupava sempre mia-…” ma troncò la
frase di netto, lasciandola sospesa sotto lo sguardo dispiaciuto di
Yoshiko, che gli vide tirare una lunga boccata dalla sigaretta e
cambiare espressione. “Insomma, io e la lavatrice non andiamo
d’accordo.” tagliò corto.
“Se ne occupava lei, vero?” domandò la
ragazza e lui esibì un sorriso tirato, senza voltarsi, ma
continuando a tenere la strada sotto controllo.
“Sì.”.
E a Yoshiko fu chiaro come la mancanza della ex-moglie dovesse fargli
ancora più male di quello che lei avesse pensato, mentre la
curiosità diveniva sempre più forte perché
voleva davvero sapere quanto pazza fosse questa donna per aver mollato
una persona così fantastica come il Prof, che stravedeva
ancora terribilmente per lei. Ma, altrettanto chiaramente, si vedeva
come lui non volesse parlarne, e l’unica cosa che poteva fare
era ricacciare la curiosità e cercare di stemperare quella
tensione che era improvvisamente calata, cambiando argomento.
“Devo ammettere che sei un tipo ordinato.”
esclamò, dando un’occhiata al sedile posteriore di
Dante “Non ho mai visto la macchina di un uomo
così pulita, tranne quella di Taro. Solitamente, le auto dei
ragazzi sono un vero disastro!”.
E Yuzo rise “Perché tu non hai visto il
retro.”.
“Oddio, cosa ci tieni?!” domandò con
espressione terrorizzata.
“Mh, fammi pensare… se non ricordo male dovrei
avere: delle pale, qualche piccone, martelli… oh, niente
dinamite, quella viene conservata in luoghi più
adatti, ma detonatori, sì.” elencò, ciccando
dal finestrino. “Poi… mappe varie, bussole, qualche
geofono… e basta, credo… è da un
po’ che non spulcio sotto quel telone.”.
“Ah! Ma senti che furbo! Nascondi il disordine sotto il telo,
come con la polvere sotto il tappeto!”.
“Esatto!”.
E risero entrambi, mentre il palazzo dello Studendato entrò
nel loro raggio visivo, permettendo loro di scorgere un sacco di
giovani fermi in strada, in attesa che i disinfestatori acchiappassero
gli animali che si erano intrufolati nell’edificio.
“Accidenti! Guarda che casino!” sbottò
Yoshiko, mentre parcheggiarono nel primo posto libero che videro e che
fosse abbastanza grande per Dante.
“Già, devono aver evacuato praticamente
tutti.”. Insieme scesero dal Pick-up, incamminandosi verso la folla.
Yoshiko individuò quasi subito Chiharu, che parlava con
altre persone, e la raggiunse, facendosi largo tra i presenti.
“Chiha!” chiamò appena fu abbastanza
vicina e l’interpellata le si fece contro immediatamente.
“Yoko, ciao! Hai visto che confusione?!”
esclamò, stringendosi nel giaccone e balzellando da un piede
all’altro per il freddo.
“Sembra Capodanno!” rispose lei, guardandosi intorno
“Li hanno presi i topi?”.
“Solo uno, stanno ancora cercando gli altri, ne avranno per
un po’. Se mi dai le chiavi del tuo appartamento le porto al
responsabile.”.
E la ragazza annuì, cavando l’oggetto tintinnante
dalla tasca del cappotto e consegnandolo all’amica.
“Hanno detto che le lasceranno attaccate alle porte, quindi,
quando avranno finito; potremo rientrare direttamente.”.
“Ok.” accordò e Chiharu si
allontanò, dirigendosi al servizio disinfestazione.
“Sembra che si andrà per le lunghe.”
esclamò Yuzo alle sue spalle e lei sospirò.
“A quanto pare. E fa un freddo cane, maledizione! Meno male
che, almeno, ha smesso di piovere.”.
“Nell’attesa, ti andrebbe un
caffè?”.
“Un caffè?!” fece eco perplessa,
guardando l’orologio “A
quest’ora?”.
Lui minimizzò. “E’ sempre
l’ora del caffè.” poi si
avvicinò con sguardo serio “Se non bevo un
caffè, muoio.” sentenziò, facendola scoppiare a ridere ed
annuire.
“Vada per il caffè! Non voglio mica averti sulla
coscienza!”. Lo prese sotto braccio, destreggiandosi tra la
folla. “Sei fortunato, c’è un bar da
queste parti.”.
Il locale era pieno di persone che cercavano di
scaldarsi
nell’attesa di poter nuovamente rientrare nello Studentato.
Ma l’ambiente era abbastanza grande e riuscirono ad
adocchiare anche un tavolino libero in un angolo, accanto
all’ampia vetrata.
“Mai visto questo bar così pieno come
stasera.” esclamò Yoshiko, liberandosi della
pesante sciarpa multicolore e del cappotto, mentre venivano raggiunti da
una graziosa cameriera.
“Cosa vi porto?” domandò, con blocchetto
e penna già pronti per annotare le consumazioni.
“Un espresso, grazie.” rispose Yuzo, sistemando il
giaccone alla spalliera della sedia.
“Una cioccolata calda.” chiese invece Yoshiko,
poggiando il viso in una mano e rivolgendosi al Prof. “Ma gli
‘uomini duri’ non bevevano whisky?”.
Lui aggrottò le sopracciglia con ironia. “Ed io
ti sembro un duro?” sospirò, facendola sorridere “Ebbene,
questa è la verità… sono un drogato di
caffè.”.
“E poi come fai a dormire?”.
“E chi ti dice che io debba dormire?” fece
spallucce “Ho troppo da lavorare, mi bastano 4-5 ore e torno
come nuovo.”.
Lei scosse il capo, con aria di rimprovero. “Sanae fa bene a
farti le prediche, allora.” e Yuzo scherzò,
agitando l’indice.
“Ah! Non cominciare a farmele anche tu, eh?! Secondo te
perché ti ho chiesto di non dare il mio numero di cellulare
a Sanae?! Se finisse tra le sue mani, ogni momento sarebbe buono per
farmene una. Ed io come potrei lavorare in pace?!”.
La cameriera ritornò con le rispettive ordinazioni,
poggiando la tazzina, disperdente l’aroma forte
dell’espresso, e quella più grande,
dall’odore dolce di cioccolata.
“Allora, Prof…” riprese Yoshiko
“…assodato che sei un irriducibile stacanovista,
cosa fai quando non lavori? Ce l’avrai anche tu del tempo
libero, no?”.
Lui assunse un’espressione pensierosa. “Tempo
libero…” fece eco, per poi scuotere il capo e
sorridere “…no, non rientra nel mio
vocabolario.”.
“Ma dai! Avrai pure un hobby! Non giochi più a
calcio nemmeno con gli amici?”.
“No, ormai il calcio non mi appartiene più e
poi…” rimestò piano il
liquido amaro con il cucchiaino “…questi anni sono stati davvero
intensi e non ho avuto tempo…” - Grazie
a Dio. - “…di pensare ad altro. Il
lavoro mi ha tenuto impegnato”. Si strinse nelle spalle,
portando la tazzina alla bocca. “Non che adesso mi lasci
tregua, ma non è un problema per me. Amo quello che
faccio.”. E bevve un sorso del suo caffè, aggiungendo “E tu,
invece?”.
Yoshiko abbassò la tazza sul tavolo, facendo spallucce.
“Classica vita da giovane studentessa universitaria: quando
non studio, smanetto con i programmi di grafica…”.
“E allestisci feste.”.
“Esatto. Poi, esco con le amiche, faccio
shopping…” sospirò profondamente
“…vado a trovare i miei.”.
Yuzo sorrise. “Non sei contenta di tornare a casa, qualche
volta?”.
“Certo che lo sono… se solo non si ripetessero
sempre le solite discussioni: ‘Ma
perché ti sei
iscritta così lontano?’, ‘Ci vieni a
trovare troppo poco spesso!’, ‘Spero che tu non
perda tempo dietro ai ragazzi, invece di studiare!’,
‘Dovrei chiamare Taro per sapere se fai la
brava!’…” ed agitò
la mano,
roteando gli occhi. “Eccetera, eccetera…”
poi sorrise “Meno male che papà è dalla
mia parte e tiene a freno mia madre, altrimenti impazzirei tutte le
volte che torno a Sendai…” e bevve una lunga
sorsata della sua cioccolata, che riuscì a scacciare
definitivamente il freddo di Febbraio che le si era insinuato anche
nelle ossa.
“Abbi solo un po’ di
pazienza…” le disse il Prof, che aveva
già finito il caffè. “…presto
o tardi anche lei si dovrà abituare all’idea di
vederti andar via e prendere la tua strada. Dalle ancora un
po’ di tempo e lo accetterà.”.
“Se io conducessi una vita come la tua, credo che le potrebbe
anche venire un infarto.” scherzò, rilassandosi
contro lo schienale della sedia.
Yuzo scrollò le spalle “Ormai sono troppo vecchio
perché possano dirmi qualcosa, ma mia madre, seppur
all’epoca non fosse stata d’accordo, l’ha
sempre tenuto per sé. Ricordo, però, che tutte le
volte che dovevo partire, mi guardava piena di preoccupazione temendo
di non rivedermi più… ho sempre sospettato che
avrebbe di gran lunga preferito che io continuassi a giocare a
calcio.”.
“Ed ora che sei tornato?” domandò
Yoshiko “Immagino che ti abbiano fatto una montagna di feste
quando ti hanno rivisto…”.
Lui inarcò un sopracciglio, grattandosi dietro la nuca.
“Ri-rivisto?” fece eco, cambiando posizione sulla
sedia divenuta improvvisamente scomoda, mentre la ragazza lo
guardava con serietà.
“Perché tu sei andato a far loro visita, una volta
rientrato in Giappone, vero?”.
“Beh… ecco… non proprio…
io… ho fatto una telefonata.”.
“Hai fatto… cosa?!” fece eco incredula,
prima di sbottare. “Vergognati! Figlio degenere! Vivi per anni
dall’altra parte del mondo ed ora che sei tornato non vai
nemmeno a trovarli per dire ‘Mamma sono tutto
intero!’?”.
Lui tentò di difendersi “L’ho fatto per
telefono…”.
“Ah, sì? E tua madre cosa ha risposto?!”.
“Si è messa a piangere.”.
Yoshiko scosse il capo. “Sei proprio senza cuore.” sospirò, prima di agitare animatamente il cucchiaino sotto il suo naso.
“Per farti perdonare, domani andrai a pranzo da loro! E non
si discute!” gli intimò, finendo la sua cioccolata, sotto lo sguardo
sorridente del Prof che rimase ad osservarla per qualche secondo prima
di annuire.
“Hai vinto, domani
telefonerò…”.
“No, no! Mai rimandare a domani quello che potresti fare
benissimo stasera!” lo ammonì con un sorriso.
D’un tratto, la porta del bar si aprì ed un
giovane annunciò a gran voce: “Li hanno presi
tutti! Lo Studentato è di nuovo agibile!”.
La notizia venne accolta come una manna dal cielo da tutti gli altri
studenti, che cominciarono ad applaudire e manifestare la loro
approvazione, lasciando lentamente il bar.
“A quanto sembra il palazzo è stato
ripulito…” affermò Yoshiko, quasi
dispiaciuta che avessero risolto così presto la situazione.
Questo significava che anche la sua serata con il Prof si avviava
definitivamente alla sua conclusione. Beh, era andata decisamente
meglio del previsto, e quasi quasi avrebbe voluto ringraziare quei topi
che le avevano permesso di passare così tanto tempo in sua
compagnia. Solo loro due. Ora che aveva rotto il ghiaccio, magari si
sarebbe vergognata di meno la prossima volta che gli avrebbe telefonato.
Lentamente si alzarono, imbacuccandosi nuovamente per poter affrontare
il freddo esterno e, dopo che il Prof l’ebbe battuta sul
tempo pagando il conto, seguirono la fiumana di persone che si stava
rapidamente dirigendo all’edificio.
“La prossima volta sarò io ad offrirti il
caffè.” protestò Yoshiko, incrociando
le braccia al petto, mentre lui cavò il pacchetto di
sigarette dalla tasca, accendendone una.
“Non se ne parla.” rispose scuotendo il capo
“Tu sei ancora una studentessa, che è sinonimo di
‘squattrinata’, mentre io lavoro ed ho uno stipendio,
quindi, pago io.”.
“Ma non c’era la parità dei sessi una
volta?”.
“La parità dei sessi è irrilevante, si
fa come dico io e basta.”.
Lei scoppiò a ridere, agitando animatamente un pugno
“Dittatore!”.
“Sì e ne sono fiero.” rispose con la
massima calma, la sigaretta che disperdeva deboli scie di fumo tra le
sue dita ed un sorriso sulle labbra. “Ma se vuoi, posso
buttarla sull’età: io sono più grande e
tu sei ancora ‘ina’, mi devi portare rispetto,
sai.”.
“Va bene, va bene… nonno! Hai vinto!” ed
alzò le mani in segno di resa, fermandosi innanzi al portone
aperto del palazzo, dal quale era visibile il cortile interno dove gli
uomini della disinfestazione stavano portando via le ultime cose nel
via vai di studenti.
“Ad ogni modo…” disse Yoshiko, infilando le mani
nel cappotto ed evitando accuratamente di guardarlo negli occhi
“…grazie per tutto il disturbo che ti sei preso
accompagnandomi e tenendomi compagnia fino ad ora, devo averti fatto
perdere un sacco di tempo…”.
Ma lui scosse il capo. “Affatto, anzi, mi sono rilassato un
po’ prima di riprendere a lavorare. Adesso tornerò
a casa, mi preparerò un
caffè…”.
“Un altro?!”.
“Ovvio! Poi fumerò tranquillamente la mia ennesima
sigaretta davanti al portatile.”.
“Io, invece, entrerò in camera con il terrore di
vedere un quarto roditore sgattaiolare sotto i miei piedi!”
disse Yoshiko con ironia, facendolo ridere.
“Vuoi che dia un’altra occhiata per essere sicura
di non avere ospiti sgraditi?” propose il Prof e lei fu quasi
tentata di accettare pur di trattenerlo qualche altro minuto, poi le
sovvenne un flash del suo appartamento e dello stato pietoso in cui
l’aveva lasciato prima di uscire, e cominciò a
gesticolare convulsamente.
“No no no! Non devi assolutamente
vedere il disordine cosmico in cui versa! Ci farei una pessima figura!
Pare si sia svolta la battaglia di Waterloo!”.
“Disordine, eh?” ironizzò Yuzo
“Allora sono più casalingo di te.”.
“Non pensare male! È solo un caso se sembra che
sia atterrato un missile terra-aria, lo giuro!”.
E lui rise divertito del suo imbarazzo, facendo qualche passo indietro.
“Allora ti auguro una buona fortuna, sperando di non trovare
sorprese. E ricorda: che la Grande Caccia al Topo sia con
te!”. Le strizzò l’occhio, mentre lei
arricciava il naso in una smorfia.
“Non sei affatto divertente!” gli urlò
dietro, mentre lui si allontanava in direzione di Dante.
“Guarda che se stanotte farò gli incubi di brutti
topacci rosicchianti, me la verrò a prendere con
te!”.
Yuzo le rivolse un altro sorriso, alzando la mano in
segno di saluto ed augurandole un molto ironico “Sogni
d’oro!”, mentre Yoko rimase ad osservarlo andar
via, con lo sguardo totalmente perso, e studiando la sua figura alta,
dall’incedere sicuro, in modo da poterla riconoscere tra
altre mille ad una prima occhiata. Con quella perenne sigaretta tra le
dita sarebbe stato inconfondibile, come inconfondibile sarebbe rimasta
quella voce calma alle sue orecchie. E fingere che non fosse
già arrivata al punto di non ritorno era totalmente inutile,
ormai.
Con un ampio sorriso attirò un’ultima volta la sua
attenzione, prima che salisse su Dante ed andasse via. “Ehi,
Prof!”.
Lui si volse, con la sigaretta pendente all’angolo della
bocca e lo sguardo interrogativo.
- Mi piaci da morire! - “Ricorda di
chiamare i tuoi genitori!”.
Yuzo sorrise “Sissignora!”.
Salì sul pick-up, mettendo in moto, e solo quando vide
Yoshiko scomparire all’interno dell’androne, fece
manovra, allontanandosi di gran carriera lungo la strada ormai sgombra
ed ancora bagnata.
Diede una rapida occhiata all’orologio, che
restituì i numeri: 22:05, e sorrise, afferrando
l’auricolare del telefono. Con un tasto, richiamò
uno dei numeri della rubrica.
Mentre squillava libero, pensò che Yoshiko avesse
maledettamente ragione: era un figlio degenere.
“Pronto?” una profonda voce di uomo, terribilmente
simile alla sua, rispose all’altro capo.
“Ciao papà.”.
[1]WINNING ELEVEN: per gli irriducibili dei videogames, questo nome non dovrebbe affatto essere nuovo!XD Sto parlando proprio di Pro-Evolution Soccer!*_* un gioco di calcio per pc e playstation, fatto benissimo, in cui sono presenti anche i personaggi di Captain Tsubasa!*________*Y Io ringrazio tantissimo il Diofà, patito di tale giochino, per averlo fatto scoprire anche a me ed il suo inserimento è un omaggino a lui e al suo amore sconfinato per la Play!*_______*
…E poi Bla bla bla…
Non.
Dite.
Una.
Parola.
XDDDDDDDDDDDDDDDDDDDDDD
Avete ragione! Imploro, umilmente, la vostra
pietà. Sono passati quasi 20 giorni dall’ultimo
aggiornamento, ma credo che questo capitolo sia abbastanza sostanzioso,
o no?XD
Se l’altro mi era uscito più lungo del
previsto, questo non fa eccezione. Ed avevo pensato di dividerlo in due
parti all’inizio, poi, però, ho pensato che, visto
il lungo tempo intercorso, fosse più giusto metterlo tutto
insieme.
Anche perché, se no, mi si sballava la scaletta
che ho preparato!XD
Uèèèèè!
Io persona seria! Ed ho preparato una stima (ipotetica, ma che spero di
seguire interamente) dei capitoli di cui si comporrà questa
storia: dovrebbero essere 27 + epilogo.
Che sono quelle facce?!
Lo so anche io che siamo solo al nono!XDDDDDD
Intanto posso già preannunciarvi che questo
sarà l’ultimo capitolo
‘tranquillo’. Dal prossimo, come disse Badoglio,
“l’acqua si imbroglia” in un crescendo
che perdurerà fino alla fine della storia. ^__^Y
Angolino del “Grazie,
lettori, grazie! XD”:
- Hikarisan:
il mio ‘prestissimo’ è un po’
relativo, eh?XD Spero che questo capitolo ti sia piaciuto e ti
ringrazio tantissimo per i complimenti.
- SakuraChan:
ç__________ç tesorina, io ti ringrazio tantissimo
per le tue parole. T_______T tutti i tuoi complimenti mi commuovo
sempre e mi fanno arrossire fino alla punta delle orecchie.
Sono felice che apprezzi Yoshiko, che anche per me
è stata un’incognita fin dall’inizio!XD
Non avevo la minima idea di come sarebbe riuscita, ma letti i
complimenti che le sono stati rivolti, non deve essere venuta affatto
male!XD E ti posso confermare che tu mi sei stata di grande aiuto nel
realizzarla, anche se inconsapevolmente! ^__-
Per quanto riguarda Yu-chan: *_________________* per me
è sempre motivo di gongolamento se riesco a farlo piacere ai
lettori! è__é questa è la mia
personale battaglia per dare fama e ammmore a questo personaggino
bistrattato e sbeffeggiato da tutti! T_____________T perché
la gente è cattiva e nessuno gli vuole bene!
(XD ok, demenza finita!)
Per quanto riguarda l’evolversi della storia di
Yuzo e Yoko... beh... *ghgh* lo scoprirai
solo leggendo!XD anche perché tu lo saprai sempre in
anteprima, essendo la mia Be(t)tuzza! XDDD
Ti voglio bene anche io ciccì!*.*
- Eos (che i
complimenti me li ha fatti privatamente): ti ringrazio ancora
tantissimo. Ed i complimenti, di una irriducibile Genziana come te,
sono ancora più graditi! XDDDD
Ed anche per questo capitolo è
tutto, vi
rimando al prossimo... sperando di impiegarci meno tempo di questo, ma
preannuncio già che la settimana del 2 luglio,
sarò impegnata fino a venerdì tra lauree (XD non
mie purtroppo!) ed esami (ecco, questi sono
miei!ç_ç).
Un grazie anticipato a tutti voi! ^____^Y