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Autore: Melanto    30/06/2007    4 recensioni
Fuggire. Reazione immediata dinanzi ad un dolore troppo grande per essere affrontato a viso aperto. Camuffare la sofferenza in voglia di lavorare. Poi partire. Cambiare persino continente per ricostruire precari equilibri su cui camminare in punta di piedi. Dimenticarsi di tutto: amici, famiglia... assopire i ricordi e cullarli come bambini, perché non facciano troppo male, per ricaricare le certezze. E poi... e poi tornare, per affrontare il passato ed i sensi di colpa.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Yoshiko Yamaoka
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Huzi - the saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Huzi

- Capitolo 9 -

Nella sua camera da letto sembrava si stesse svolgendo la Terza Guerra Punica, visto il caos dominante.
I vestiti erano sparsi dappertutto: sul pavimento, sul letto, sul comò… su Saya che, poverina, era stata obbligata a darle consiglio al suono della terrificante, catastrofica, spaventosa domanda: “Cosa metto?!”.
Ed ora, la suddetta giovane, continuava a restare seduta, con le gambe incrociate ed il viso affondato nella mano; lo sguardo rassegnato, ed una marea di vestiti addosso che le erano stati lanciati alla rinfusa da una Yoshiko in crisi mistica.
“No! Questo no! Questo nemmeno!” continuava a borbottare la sorella di Misaki, cavando anche l’impossibile dal suo guardaroba che sembrava quello di Mary Poppins.
“Yoko, Santo Cielo, fermati!” sbuffò Saya togliendosi una maglia dalla testa e lanciandola sul letto. “E’ solo un banale cocktail, mica il party della Regina Elisabetta! Stai calma!”.
L’altra si fermò, mostrando un’espressione abbattuta.
“Lo so!” esclamò afflitta “Ne sono perfettamente consapevole!” e si sedette stancamente sul materasso, sprofondando tra gli abiti. “E’ per questo che ci sei tu qui.”. La guardò con due occhioni nocciola luccicanti, sbattendo velocemente le palpebre. Saya sospirò, sorridendo.
“Ok, ok! Partiamo da un problema alla volta…”.
“Gonna o pantalone?” propose Yoshiko, ma l’altra sbarrò gli occhi.
“Pantalone! Che domande! Fuori faranno minimo sette gradi, la gonna è da escludere!”.
“E che c’entra? Al gala ho passato buoni venti minuti all’aperto, ed il vestito era scollato…”.
“E non hai avuto freddo?” domandò l’amica con malizia, mentre Yoko rispondeva a tono.
“No, affatto.”.
“Chissà perché.”.
E risero entrambe, poi la sorella di Misaki aggiunse “Dai, basta fare le sceme. Allora, abbiamo detto pantalone: classico o jeans?”.
Saya incrociò le braccia al petto. “Jeans, ovviamente, in fondo è una cosa informale, no?” poi sghignazzò “Per pochi intimi…”.
Seee… pochi intimi un cavolo!” borbottò Yoshiko “Ci sarà la Nazionale e gli ex-compagni di liceo di Taro! Saremo circa una quarantina di persone!”.
“Salute!” rise l’amica, poi si batté il pugno su una mano. “A proposito! Non mi hai detto com’era il Prof in smoking.”.
E Yoko sorrise con ironia “Quale smoking?”.
“Parlo della sera del gala.”. Saya la vide scuotere il capo.
“Se ti dicessi che si è presentato in jeans, mi crederesti?”.
L’altra rimase un attimo in silenzio, inarcando un sopracciglio, prima di scoppiare a ridere. “Stai scherzando?!”.
“Affatto! Ed io che l’ho scambiato anche per un cameriere! Lasciamo perdere, che figuraccia!”.
“Davvero?! Per un cameriere?! Oddio Yoko, questo non me lo avevi raccontato!” e per poco non cadde dalla sedia per le risate “Le puoi fare solo tu certe cose!”.
“Ah, ah.” le fece il verso “Ridi pure. Intanto non ti dico che vergogna.”.
Saya le rivolse uno sguardo sagace “E quindi è così che l’hai conosciuto, eh?”.
Giààà… trascinandolo in cucina come un sacco di patate.” e l’amica riprese a ridere sonoramente.
“L’amore corre sul manico della padella!” scherzò, piegandosi in due mentre un cuscino, ripescato da sotto il marasma di abiti sparsi, arrivava a colpirla in testa.
“La pianti di sfottere?! Dammi una mano piuttosto!”.
Saya cercò di dare fondo a tutta la sua forza di volontà per recuperare un certo contegno, dicendo “Tesoro, lascia perdere i frizzi ed i lazzi. Tanto ormai in versione ‘strafiga’ ti ha già visto! Ora devi colpirlo ed affondarlo in versione ‘nature’!” e si alzò in piedi, puntando lo sguardo verso un punto indefinito del soffitto, allungando una mano e portandosi l’altra sul cuore, teatralmente. “Ti presenterai senza un filino di trucco, casta e pura, ingenua fanciullina dagli occhioni sinciueri, per far brecciua nel suo cuoriciuino ferito da divorziato! E lui, vedendoti, penserà: ‘Ommioddio come ho fatto a vivere anche un solo nanosecondo senza di lei?’. E l’amore trionferà!” declamò, sbattendo velocemente le palpebre, mentre Yoshiko restava in sacrale silenzio e l’espressione interdetta.
“In parole povere…” continuò Saya, tornando seria ed incrociando le braccia al petto “…jeans, maglioncino e Amen.”.
“A volte mi spaventi…” sospirò Yoko, scuotendo il capo rassegnata. “E comunque, non credere che sia tanto facile.”. Cincischiò con una delle maglie che stringeva tra le mani. “La ex-moglie è uno spauracchio ancora vivido… si vede lontano un miglio.”. Rilasciò un profondo sospiro.
“E noi chiameremo i Ghostbusters per togliercelo dai piedi!” rispose Saya strizzandole l’occhio e facendola sorridere. “Ora non pensare a lei, e poi, chissà: magari è una racchia antipatica!”.
“Ah, non credo proprio, guarda.” rise Yoshiko alzandosi anche lei e pescando il primo jeans che trovò nel mucchio caotico insieme ad un maglioncino di lana. Li mostrò all’amica la quale annuì con pollice in alto.
“Ora che il tanto drammatico quesito del ‘cosa metto’ è stato risolto, io vado, altrimenti rischio di perdere il treno.” disse Saya e si infilò il cappotto che aveva lasciato appoggiato alla sedia, accanto alla quale era stato abbandonato anche un trolley.
Yoshiko la abbracciò, scoccandole un bacio sulla guancia. “Grazie di tutto Sa-chan! E salutami i tuoi, buon week-end.”.
L’altra ricambiò la sua stretta con altrettanto affetto. “Di niente tesoro. E fai la brava…” si raccomandò, strizzandole l’occhio e avviandosi insieme verso la porta della camera. “…domani chiamami. Voglio sapere tutti i particolari, intesi?!”.
“Signorsì!”.
“Allora in bocca al lupo. Ci vediamo domenica sera.” ed uscì, mentre l’altra rispose.
“Crepi, Saya, e buon viaggio.”. Lentamente richiuse la porta.
Era stata davvero fortunata a trovare un’amica come lei, si ritrovò a pensare Yoshiko con un sorriso. Certo, era piuttosto esaurita e linguacciuta, ma anche adorabile e sincera.
“Ed ora, diamo inizio all’operazione: ‘Nature’!” si disse, scuotendo poi il capo e dando un’occhiata all’orologio. “Accidenti, le 19:30! Se non mi sbrigo, Taro attaccherà la solfa della ‘Cappella Sistina’!” e, afferrati rapidamente gli abiti che aveva scelto, si richiuse in bagno per la doccia più veloce della sua vita.

La BMW blu scuro, piena di gocce di pioggia, rallentò piano accostandosi al marciapiede davanti al palazzo dello Studentato.
Taro osservò l’orologio sul cruscotto, esclamando con un sorriso “Mettiti comoda, Azumi, sono solo le otto, prima che Yoshiko scenda ci vorrà almeno un’altra mezz’ora!”.
La ragazza dai corti capelli biondo scuro, seduta al lato passeggero, si sporse per osservare l’ingresso del palazzo. “Ma anche no.” esclamò facendogli cenno con il capo.
Il campione dello Jubilo Iwata seguì il suo sguardo e per poco non gli venne un colpo quando vide sua sorella uscire dall’androne, stretta nel cappotto scuro e la sciarpa, ed un ombrellino per ripararsi dalla pioggia fitta e sottile che continuava a cadere incessantemente.
“Ho un’allucinazione?” si disse, controllando nuovamente l’orario.
Lo sportello posteriore si aprì e Yoshiko salì rapidamente. “Brrr! Che freddo maledetto! E che tempaccio!” esclamò, poggiando l’ombrello sul tappetino.
Taro guardò stralunato nello specchietto retrovisore, esclamando “E tu?! Chi saresti?! Un alieno, senza dubbio!”.
“Che spiritoso.” le fece il verso Yoshiko, sfregandosi le mani per scaldarle. “Me l’hai detto tu di essere puntuale, di che ti sorprendi ora?”.
“Del fatto che non lo sei mai tutte le volte che te lo chiedo?!”. Guardò per l’ennesima volta l’orologio: le 20:05. “E’ un miracolo!”.
“Azumi, per favore, gli tireresti un ceffone ché sei più vicina?” e l’interpellata rise, mentre il giovane metteva in moto, immergendosi nel traffico cittadino che cominciava a diradarsi.
Naaa! Ci deve essere qualcosa sotto!” rise Taro, lanciandole furbe occhiatine dallo specchietto retrovisore. “Non me la racconti giusta, sai?”.
Yoshiko arrossì violentemente, sentendosi colta sul fatto; incrociò le braccia al petto, guardando fuori dal finestrino e sbuffando. “Non è vero!”, non poteva certo dirgli che non vedeva l’ora di incontrare nuovamente il Prof!
Taro, intanto, se la rideva divertito, mentre Azumi lo redarguiva bonariamente. “Su tesoro, non essere così antipatico!” ma cercava anche lei di trattenere qualche risatina.

Villa Wakabayashi era, al solito, illuminata a festa e non poteva passare inosservata attraversando il quartiere.
Taro varcò lentamente il grande cancello aperto, dirigendosi al parcheggio dove erano posteggiate già svariate autovetture.
Yoshiko sentì i battiti accelerare all’improvviso quando scorse l’inconfondibile sagoma di Dante che spiccava, imponente, tra le minute fuoriserie.
- E’ già qui! - e non sapeva se esserne più felice o terrorizzata.
“Oh, c’è anche Yuzo: allora deve aver sentito il messaggio che gli ho lasciato in segreteria.” notò Taro, mentre posteggiava proprio accanto al Pick-up. I tre occupanti della BMW scesero, riparandosi sotto un paio di ombrelli.
“Certo che è proprio un transatlantico.” scherzò, mentre camminavano sul bricciolino con un sonoro scalpiccio.
Yoko partì in sua difesa. “Ehi! Guarda che Dante è bellissimo!” ed il fratello inarcò un sopracciglio.
“E tu come fai a sapere che ha un nome?”.
- Accidenti! - sbottò tra sé la ragazza, redarguendosi mentalmente di stare più attenta. “Beh, ho letto la scritta sulla portiera!” affermò, camuffando l’imbarazzo, mentre Taro sorrise.
“Ah, sì…” reggendo l’ombrello, con Azumi stretta al suo braccio “…glielo ha dato Aiko.”.
Quella frase attirò immediatamente l’attenzione di Yoshiko.
“Aiko?” fece eco con curiosità, ma l’altro si affrettò a scuotere il capo.
“No, niente.” ed aumentò il passo, borbottando “Presto, altrimenti ci congeliamo!”.
La sorella rallentò, osservando la sua figura di spalle.
Era lei.
Doveva essere lei, ne era sicura.
La ex-moglie.
Aiko.
E così… il nome Dante era stato una sua idea, ripensò, mentre la curiosità si faceva sempre più forte. E poi, perché Taro aveva glissato sull’argomento?
Scosse il capo con decisione: non doveva pensarci, almeno per quella sera. Doveva rilassarsi e godersi il cocktail in compagnia del Prof, tutto il resto doveva restare fuori. Rapidamente affrettò i passi, raggiungendo il fratello ed Azumi che erano già arrivati davanti al portone della Villa.
Il maggiordomo li accolse, facendoli entrare e prendendo in consegna i loro soprabiti.
“Benvenuti.” disse in tono calmo e cortese “Il Signor Genzo e gli altri ospiti sono nel salone, prego, se volete seguirmi.” e, lasciati i cappotti ad un altro inserviente, fece strada scortandoli fino ad una stanza dalla quale proveniva un allegro vociare. L’uomo aprì loro la porta. “Accomodatevi.”.
Diversamente dalla sala usata per il gala, quella era infinitamente più piccola ed intima, ma perfetta per ospitare una quarantina di persone.
Fidanzate e consorti erano comodamente sedute sui divani, intente a chiacchierare animatamente, mentre piccole pesti schizzavano come schegge da un lato all’altro della stanza.
Alcuni campioni erano presso il camino acceso a sorseggiare svariati liquori, qualcun altro al balcone e numerosi si stavano dando battaglia al tavolo da biliardo.
“E con questo: vi ho stracciato.” esclamò Mamoru Izawa, dando un colpo secco alla palla bianca che colpì tre sponde prima di sfiorare quel tanto che bastava la Numero 8 mandandola nella buca d’angolo, ed aggiudicandosi la partita.
“Ah! Ma sei un mostro!” sbuffò Ryo, agitando una mano e venendo imitato da Kishida e Jito.
Yuzo rise. “Al liceo aveva una certa fama…” e si rivolse all’ex-compagno che sistemava nuovamente le palle nel triangolo “…vero bisca?”.
“Già. Ero il re del gioco d’azzardo e la carambola!” confermò l’interpellato “Se giocavamo a Poker, Ryo, posso assicurarti che ci avresti rimesso anche le mutande!” ed Urabe si coprì gli occhi.
“Dio, che orrenda visione!”. Tutto il gruppo si animò con sonore risate, mentre Ishizaki sorseggiava del Jack Daniel's facendo loro il verso.
Il primo ad accorgersi dei nuovi venuti fu Hayate, che corse loro incontro, gridando “Zio Taro! Zio Taro!”. Anche se Misaki non lo era veramente, il piccolo Ozora lo aveva sempre considerato come tale.
La metà della Golden Combi lo agguantò al volo, prendendolo in braccio. “Accidenti! Quanto sei diventato pesante!” rise, mentre Genzo si avvicinò a loro.
“Ed ecco Misaki e famiglia, direi che siamo al completo.” battendogli una sonora pacca sulla spalla. “Servitevi pure, ragazzi, io ho un ‘presunto’ campione di biliardo da umiliare.”.
“Staremo a vedere!” rispose Mamoru di rimando, sfregando minacciosamente la punta della stecca col gessetto blu.
Taro rise della scena, facendo scendere Hayate e calcandogli sulla testa quello strano quanto enorme cappello che indossava, avvicinandosi al divano dove erano accomodate le ragazze. “Ehi, e questo cappello da dove spunta?” gli domandò con un sorriso.
“Me lo ha dato il cow-boy!” rispose il piccolo, indicando il gruppetto attorno al biliardo, per poi correre nuovamente a giocare.
Fu Sanae a sciogliere il mistero, notando l’espressione perplessa di Misaki. “Parla di Yuzo.” disse, addentando uno stuzzichino “Adora quel cappello. È da ieri che lo tiene incollato in testa.”.
Yoshiko inquadrò la figura del Prof tra quelle degli altri giocatori: sigaretta spenta tra le dita ed un bicchiere con del liquido scuro in una mano, l’altra nella tasca dei jeans. Era in piedi, accanto all’imponente figura di Takasugi.
Un brivido improvviso, lungo tutta la schiena, le troncò il respiro per un brevissimo attimo, mentre ebbe come l’impressione di essere arrossita, perché il viso stava andando letteralmente a fuoco.
- No, Yoko! Calma! Calma e sangue freddo! - cercò di auto-imporsi, ma sembrava proprio che il cuore avesse deciso di trasformarsi in una repubblica indipendente, e continuava a martellare nel suo petto.
“Ah, sì?” fece eco Taro alla risposta di Sanae, per poi aggiungere “Ehi, Prof!” ed attirarsi l’attenzione del vulcanologo. “Hai ricevuto il mio messaggio allora!”.
Yuzo lanciò una rapida occhiata a Yoshiko, che sembrava avesse scritto in fronte ‘PANICO’ a caratteri cubitali, e distese un sorriso.
“Sì, grazie!” annuì, muovendosi per raggiungerli.
“Sappi che è più facile strappare un appuntamento al Padreterno che parlare con te!” lo prese in giro Misaki.
“Di sicuro lui è meno impegnato!” rispose il Prof con altrettanta ironia. “Ciao Azumi…” salutò poi, rivolgendosi alla ragazza di Taro, infine il suo sguardo si fermò su Yoshiko. “Ciao.” le disse sorridendo e lei rimase come immobile davanti a quelle labbra leggermente distese e la sua voce che riecheggiava nelle orecchie.
Lo stesso effetto che le aveva fatto quando lo aveva sentito per telefono: il sistema aveva crashato di nuovo. Con il più grande sforzo di volontà che potesse fare, sorrise a sua volta, costringendosi a cacciarsi fuori a pedate da quello stato catatonico.
“Ciao!” ricambiò il saluto, mentre Azumi li superò, accomodandosi sul divano.
“Finiti i convenevoli, andate pure a parlare di calcio. Natureza, oh Natureza, perché sei tu Natureza?!” declamò ironicamente, facendo ridere le altre consorti, mentre Sanae annuì con decisione.
“Parole sante!”.
“Noi ci dedichiamo alla sottile arte del pettegolezzo!”.
A tal proposito, Kumi batté le mani entusiasta. “Sì! Ho delle novità che non vi ho ancora raccontato!” esclamò, attirandosi subito l’attenzione delle colleghe, che si dimenticarono totalmente della presenza di mariti e fidanzati.
Taro scosse il capo con un sospiro, mentre Yuzo cercò di non ridere. Fu allora che arrivò Tsubasa armato di joypad e galvanizzato.
“Ragazzi! Mega-torneo di Winning Eleven[1]?!” domandò entusiasta con un largo sorriso.
Il vulcanologo scosse il capo. “No, grazie, io passo.”.
“Io ci sto!” annuì Taro “Scontro epocale: Brasile – Giappone?!”.
“Io prendo il Brasile!” si prenotò Tsubasa, lanciandogli il joypad wireless che l’altro prese al volo, sorridendo.
“Ok, ok! Vedremo chi la spunterà!” accordò il 'rivale', raggiungendolo ed accomodandosi davanti alla Playstation 3.
Yoko lanciò un’occhiata a Yuzo. “Non dire una parola.” lo minacciò, puntandogli contro l’indice ed il Prof alzò le mani, scuotendo il capo.
“Si commentano da soli.”. Risero entrambi, notando come la Golden Combi non sarebbe mai cambiata, nemmeno tra un paio di secoli.
“Bevi qualcosa?” esclamò poi il vulcanologo, e lei diede un’occhiata al suo bicchiere che conteneva ancora due dita di liquido trasparante.
“Vedo che ti sei già servito, quindi, fammi strada.” gli sorrise, seguendolo attraverso la stanza fino a fermarsi nei pressi di un tavolino ricolmo di bicchieri e bottiglie di ogni foggia ed altezza.
“Accidenti!” esclamò la giovane appena le vide “E’ la boutique del liquore, per caso?”.
“Il padre di Genzo non ha mai fatto mancare l’alcool in casa, soprattutto quando sapeva che ci fosse odore di rimpatriata nell’aria.” smosse un paio di bottiglie. “Cosa preferisci?”.
Yoko ci pensò un po’, anche perché lei non era affatto un’intenditrice e se conosceva qualche nome era già tanto. Osservò il suo bicchiere. “Che stai bevendo tu?” domandò.
Chivas.”.
Gli rivolse lo sguardo di una persona con le idee meno chiare di prima. “Che sarebbe?”.
“Whisky.” rise Yuzo, porgendole il suo bicchiere “Vuoi assaggiare?”.
Yoshiko rimase ad osservarlo per qualche secondo, arrossendo leggermente per quel piccolo gesto di complicità: un contatto indiretto tra le loro labbra, che si sarebbero poggiate sullo stesso oggetto. Sorrise, “Ok.”, camuffando l’imbarazzo ed afferrando il bicchiere, delicatamente. “Vediamo com’è questo Chivas.” e bevve un piccolo sorso.
L’espressione sul suo viso fu decisamente eloquente circa il gradimento della bevanda in questione, mentre Yuzo rideva delle sue smorfie disgustate “Ok, non ti piace il whisky.”.
“Dio, ma che schifo!” sbottò con la gola in fiamme ed il sapore amarissimo in tutto il palato. “Ma come fai a bere questa roba! Bleah!”.
Lui rispose con finta spavalderia. “E’ la bevanda preferita di noi ‘uomini duri’!” mentre Yoko rideva. “No, sul serio, lascia un ottimo retrogusto, ma solitamente è il meno apprezzato dalla compagine femminile, perciò…” si portò la sigaretta spenta alla bocca, afferrando un bicchiere a triangolo e versandoci dentro del liquido color paglierino chiaro e trasparente. “…meglio provare col preferito dalle donne.”. Le porse il nuovo liquore con un sorriso. “Questo ti piacerà.”.
“Il bicchiere mi è già simpatico!” scherzò lei, prima di assaggiarlo leggermente e sorridere con espressione entusiasta “Questo sì!”.
“Il Martini è un classico.” disse Yuzo, bevendo un sorso di whisky.
“Ma senti senti, che aria da intenditore.” lo prese in giro Yoshiko “Beone incallito oltre che fumatore?”.
“Affatto.” negò, scuotendo il capo “Però il Signor Wakabayashi ci ha fatto scuola: tirava fuori mezza cantina e si metteva a raccontare vita, morte e miracoli di tutti gli alcolici a disposizione. Un grande estimatore.” poi sorrise, avvicinandosi. “Sai chi era il migliore del ‘corso’?” domandò in confidenza e lei scosse il capo. “Tuo fratello.”.
“Taro?!” fece eco incredula, mentre lui annuiva.
“A volte il Signor Wakabayashi si divertiva a farci fare delle prove: ci faceva assaggiare vari liquori e poi, noi, dovevamo indovinare cosa fossero… beh, Taro li riconosceva sempre tutti.”.
Yoshiko inquadrò il fratello impegnato nella sua partita all’ultimo sangue contro Tsubasa. “Hai capito!” poi si rivolse nuovamente al Prof, rigirando il bicchiere “A proposito… come mai non mi hai chiesto se ne potessi bere, ma l’hai dato per scontato? Solitamente mi sento domandare: ‘Tuo fratello non ha nulla in contrario?’”.
E Yuzo inarcò un sopracciglio, con perplessità. “Avrei dovuto? Ma non avevi detto che detestavi essere trattata come una bambina?” poi si grattò dietro la nuca “In fondo... hai ventidue anni, non credo tu abbia ancora bisogno del permesso di Taro. Il Martini, poi, non è così forte…” il vulcanologo le vide distendere un sorriso a trentadue denti a quella risposta.
“Grazie, Prof!” esclamò, bevendo un sorso dal bicchiere.
Era pazza di lui.
Solo per quelle parole, avrebbe voluto balzargli al collo per la felicità. E al diavolo il buon senso ed i suoi derivati: lui era perfetto! Anche se magari la prendeva in giro perché, in fondo, era la più piccola  – escludendo i vari pargoli – del gruppo, non la trattava affatto come se fosse una bambina e questo la faceva sentire terribilmente a suo agio in sua compagnia.
“Allora…” riprese il Prof, attirando la sua attenzione “…come è andata la tua giornata universitaria?”.
“Bene!” - Figuracce escluse! - “Ho studiato Michelangelo Buonarroti.”.
“Aspetta! Questo lo conosco!” esclamò entusiasta “Fammi pensare…” e cincischiò con la sigaretta spenta e lo sguardo concentrato, prima di guardarla nuovamente “Il David?”.
“Esatto!”.
“Sì!” esultò, agitando il pugno in gesto di approvazione, mentre la giovane rideva. “Visto? Non sono poi così schiappa.”.
“Sì, ma non conoscevi Dante.” lo rimproverò Yoko.
“Non è vero! Conoscevo Dante…” tentò di difendersi “…non quello che dicevi tu, però lo conoscevo.”.
E lei scosse il capo, ridendo. “E tu, invece? Come procedono le ricerche?”.
Lui si strinse nelle spalle. “A rilento. Sto aspettando di avere tutti i dati necessari…”.
“Ma non avete già qualche idea?” e rabbrividì “Se si preannuncia la fine del mondo avvisami, così emigro!”.
Il Prof rise “No, niente Apocalisse. Sembrerebbe un semplice assestamento strutturale…” spiegò, senza scendere nei particolari, e le vide assumere un’espressione preoccupata
“Quindi, ci saranno ancora altri terremoti?”.
Yuzo sospirò con un sorriso. “Sì, qualcuno sì.”.
“Ah… che bella notizia…” esclamò con ironia e le sopracciglia aggrottate, per nulla entusiasta all’idea di dover sentire ancora la terra tremare sotto i suoi piedi.
Osservando la sua espressione corrucciata, il Prof richiamò la sua attenzione, poggiandole una mano sulla spalla. “Ehi… guarda che è solo un’ipotesi, non c’è ancora niente di sicuro e, se anche fosse, non devi preoccuparti, non c’è pericolo.”.
E lei come poteva non credere alle sue parole, soprattutto se pronunciate con quel tono basso e rassicurante? Come quando, la sera del gala, erano stati sorpresi dalla scossa e lui le era sempre rimasto vicino, parlandole con calma e guardandola negli occhi. Anche in quel momento stava facendo lo stesso, la faceva sentire al sicuro, protetta. Ed era una gran bella sensazione. Avrebbe anche potuto dirle che gli asini volavano e lei avrebbe preso le sue parole per Verità Rivelata.
Santoddio come pendeva dalle sua labbra!
“Dici davvero?” chiese in conferma, scrutando nella malinconia dei suoi occhi scuri.
“Prometto che sarai la prima persona cui dirò di andar via se la situazione dovesse peggiorare, va bene?”.
E lei era maledettamente sicura che lo avrebbe fatto, perché non era un tipo che parlava a vanvera. Ricambiò il suo sorriso. “Guarda che ci conto.” e bevve un sorso del suo drink, quando vennero raggiunti da Teppei che si versò dello scotch, esclamando.
“Povera Yoshiko, scommetto che il Prof ti sta riempiendo la testa con i suoi vulcani.” per poi additare il vice direttore dell’FVO in tono finto minaccioso “Vedi di non spaventarla: è terremofoba!”.
Yoko rise, scuotendo il capo. “Non mi sta spaventando, anzi. E poi, trovo interessante la vulcanologia.”.
Yuzo annuì entusiasta “Sentito?”.
Teppei assunse un’espressione spaventata. “Pazza! Non sai quello che dici!” mentre Yoshiko fece per portarsi nuovamente il bicchiere alla bocca, quando l’attaccante del Cerezo Osaka la fermò. “Ehi! Vacci piano col liquore. Tuo fratello approva?”. La ragazza sospirò rassegnata, scambiandosi una lunga occhiata col Prof, prima di sbottare a ridere entrambi sotto lo sguardo perplesso di Teppei. “E che ho detto? Perché ridete?!”.
Yoshiko scosse il capo. “Grazie per l’interessamento, ma non credi che io sia abbastanza grande per decidere da sola?”.
L’altro ci pensò un po’, stringendosi nelle spalle. “Questo è vero, però… accidenti, per noi sarai sempre la sorellina di Misaki!” e scosse il capo “Dovremmo cominciare ad abituarci all’idea che anche tu stia crescendo.”.
“Ecco, bravi! Prima comincerete, meglio sarà!” scherzò lei, mentre il suo cellulare prese improvvisamente a vibrare nella tasca, attirandosi la sua attenzione.
Rapidamente poggiò il bicchiere, allontanandosi di qualche passo. “Scusatemi un attimo…” disse, osservando il display e leggendo il nome di una sua compagna di Studentato.
“Chiharu?” rispose piuttosto perplessa da questa chiamata improvvisa.
“Oh, Yoko! Perdonami! Ti sto disturbando?” domandò la ragazza in tono quantomeno allarmato, che le fece inarcare un sopracciglio.
“No, figurati, dimmi pure…”.
“Qui allo Studendato è scoppiato il finimondo! Devi tornare subito!”.
“Aspetta! Aspetta! Frena! Che… che è successo?!”.
E l’altra sbottò in tono semi-isterico “Topi!”.
“Topi?!”.
“Topi!” confermò sull’orlo delle lacrime “Ce ne sono tre, grossi come elefanti, e li stanno rincorrendo per tutto il palazzo! È probabile che qualcuno si sia infilato in qualche appartamento e stanno facendo dei controlli, però hanno bisogno delle chiavi, quindi…”.
Yoshiko si passò una mano sul viso, con espressione tra il rassegnato e lo schifato: e così si concludeva la serata in compagnia del Prof. Saya si sarebbe ammazzata dalle risate appena l’avrebbe saputo.
“Va bene, dammi qualche minuto e arrivo. A tra poco.” chiuse la comunicazione, sbuffando sonoramente. Lanciò un’occhiata a Yuzo, che stava parlando con Teppei al tavolino dei liquori, e sorrise; almeno aveva passato un po’ di tempo in sua compagnia, poteva ritenersi soddisfatta. Lentamente li raggiunse, emettendo un profondo sospiro ed attirandosi la loro attenzione.
“Ehi, cos’è quell’espressione sconsolata?” domandò il Prof e lei scosse il capo
“Devo rientrare allo Studentato.”.
“Devi rientrare?” fece eco Teppei “E come mai?”.
Yoshiko si portò le mani ai fianchi, inarcando un sopracciglio. “C’è la Grande Caccia al Topo stasera! Udite udite!” disse, cercando di buttarla sul ridere e Yuzo per poco non si strozzò col Chivas
“Topi?!”
Giààà…” confermò lei, incrociando le braccia al petto. “A quanto sembra sono entrati dei topi e li stanno cercando dappertutto, ma hanno bisogno delle chiavi per entrare negli appartamenti, ergo…” si strinse nelle spalle “…mi tocca salutarvi e chiedere a Taro se può darmi un passaggio…” e lì arrivò la frase che Yoshiko non si sarebbe mai aspettata di udire...
“Ti accompagno io, se vuoi.”
...e che la fece voltare in direzione del Prof per osservarlo con tanto d’occhi e la sensazione di essere arrossita, mentre lui continuava. “Sarei comunque dovuto andar via presto, ho molto lavoro da fare, quindi, se per te non è un problema, ti posso dare uno strappo con Dante, così tuo fratello non fa avanti e indietro.”.
Teppei si intromise, scuotendo il capo. “Lavoro, lavoro sempre lavoro.” e strizzò l’occhio a Yoshiko “E’ la sua parola preferita, se non l’avessi capito!” mentre la ragazza cercava di riprendersi dalla sorpresa di quella graditissima proposta, che non si sarebbe minimamente aspettata, ed annuì con un sorriso.
“Va bene! Allora avverto Taro e…”.
“Di cosa mi devi avvertire?” esclamò proprio Misaki, comparendo accanto a loro per versarsi da bere.
“Oh! Sei qui! Ascolta… devo rientrare in Studentato perché si sono intrufolati dei topi ed hanno bisogno delle chiavi per fare delle perquisizioni.”.
“Topi?!” fece eco “Che schifo! Ti accompagno-…” ma lei lo fermò, scuotendo il capo.
“Non preoccuparti, resta pure, mi accompagna il Prof.”.
Taro inarcò un  sopracciglio con perplessità, mentre fu proprio Yuzo a continuare “Tanto stavo andando via.”.
“Ah… sì? Non è un problema?...”.
“Ma quale problema, figurati.”.
E la metà della Golden Combi non poté fare altro che capitolare, ancora piuttosto perplesso, dando un bacio sulla fronte di Yoshiko. “Telefonami appena hanno ripulito il palazzo, va bene?”.
“Ok. E tu fai un buon ritorno ad Iwata.” per poi volgersi in direzione del Prof ed esclamare “Andiamo?”.
Taro rimase con le mani nelle tasche dei pantaloni di taglio classico ed una strana espressione dipinta sul viso. Il sopracciglio inarcato e la netta impressione che gli stesse sfuggendo qualcosa in tutta quella situazione. Rimase ad osservare Yoshiko e Yuzo che salutavano gli altri presenti. Sanae che rimproverava il Prof di rifuggire le rimpatriate e di non scomparire come al suo solito o sarebbe arrivata di corsa da Barcellona per prenderlo a calci, per poi abbracciarlo con affetto e rivolgergli uno sguardo preoccupato, facendogli le solite raccomandazioni di non lavorare troppo, cui lui rispondeva sempre con un sorriso e la classica frase “Va bene.”. Mentre Yoshiko spiegava alle altre ragazze, dall’espressione disgustata, come si dovesse ritirare per la comparsa dei topi. Pacche varie, abbracci, auguri di buon rientro nelle rispettive città ed in bocca al lupo generali per le future partite.
In tutto quel movimento, i suoi occhi si spostavano da Yoshiko a Yuzo che ormai stavano varcando la porta del salotto. Insieme. Come insieme erano stati fino ad allora, come insieme li aveva trovati anche la sera del gala. E poi, Yoko gli era sembrata particolarmente entusiasta di andar via in compagnia del Prof… e quella sera si era preparata in un lampo, senza farlo aspettare la solita mezz’ora.
Sì, decisamente c’era qualcosa che continuava a sfuggirgli; anche in quel momento, che si richiudevano la porta alle spalle continuando a parlare e ridere, e gli sembravano vicini. Troppo vicini.
Poi cominciò a ridere della sua assurda teoria, scuotendo il capo ed agitando una mano “Naaa!”. Si volse verso Tsubasa ed esclamò “Ehi! Voglio la rivincita contro il Brasile!”.

Il primo pensiero, una volta fuori da Villa Wakabayashi, fu accendersi una sigaretta.
“Nicotina…” sospirò Yuzo, esalando una grigia nuvoletta di fumo “…grazie a Dio.” e Yoshiko rise della sua espressione beata, stringendosi nel cappotto per ripararsi dal freddo serale.
“Di’ la verità: ti sei offerto di accompagnarmi per poter finalmente fumare?” insinuò, guardandolo minacciosa.
“Accidenti. Mi hai scoperto.”.
E lei gli mollò un buffetto leggero sul braccio coperto dal pesante giaccone sportivo. “Sei poco galante, Prof, sappilo!” rispose fingendosi offesa, mentre l’altro rideva.
“Scherzavo!” si difese “Seriamente, ho il lavoro che mi aspetta a casa: altri dati da controllare, diagrammi da valutare…” ed inarcò un sopracciglio “…un paio di valige da disfare.”.
“Ancora?!” sbottò incredula, salendo sul rosso Pick-up, mentre Yuzo si limitava ad un’alzata di spalle e sospirava.
“Abbi un po’ di compassione. Io detesto fare le valige.”. Mise in moto, facendo manovra ed inforcando il vialetto di uscita, lasciandosi alle spalle la casa di Genzo.
“Beh, ma se le lasci lì, non si disferanno da sole!” lo rimproverò Yoshiko.
“Lo so, lo so… ma mi spieghi perché disfarle se poi dovrò rifarle nuovamente?” e scosse il capo, ciccando dal finestrino leggermente aperto.
“Non ti facevo così pigro, lo sai?”.
“Non sono pigro. E’ solo che… se disfo le valige, poi devo fare il bucato, no? Ecco. La lavatrice: questo oggetto alieno.”. Yoshiko sbottò in una sonora risata. “Guarda che non c’è niente da ridere! Io passo le ore a litigare sulla suddivisione del bucato! I bianchi, i colorati, quelli né carne né pesce!”.
“Ah! Non sei affatto un buon casalingo!”.
“Ehi ehi! Sorellina-ina-ina di Misaki guarda che io sono un ottimo ‘donnino di casa’: cucino, stiro non è colpa mia se la lavatrice mi odia e mi ha dichiarato guerra!” rispose animatamente. “Di solito, se ne occupava sempre mia-…” ma troncò la frase di netto, lasciandola sospesa sotto lo sguardo dispiaciuto di Yoshiko, che gli vide tirare una lunga boccata dalla sigaretta e cambiare espressione. “Insomma, io e la lavatrice non andiamo d’accordo.” tagliò corto.
“Se ne occupava lei, vero?” domandò la ragazza e lui esibì un sorriso tirato, senza voltarsi, ma continuando a tenere la strada sotto controllo.
“Sì.”.
E a Yoshiko fu chiaro come la mancanza della ex-moglie dovesse fargli ancora più male di quello che lei avesse pensato, mentre la curiosità diveniva sempre più forte perché voleva davvero sapere quanto pazza fosse questa donna per aver mollato una persona così fantastica come il Prof, che stravedeva ancora terribilmente per lei. Ma, altrettanto chiaramente, si vedeva come lui non volesse parlarne, e l’unica cosa che poteva fare era ricacciare la curiosità e cercare di stemperare quella tensione che era improvvisamente calata, cambiando argomento.
“Devo ammettere che sei un tipo ordinato.” esclamò, dando un’occhiata al sedile posteriore di Dante “Non ho mai visto la macchina di un uomo così pulita, tranne quella di Taro. Solitamente, le auto dei ragazzi sono un vero disastro!”.
E Yuzo rise “Perché tu non hai visto il retro.”.
“Oddio, cosa ci tieni?!” domandò con espressione terrorizzata.
“Mh, fammi pensare… se non ricordo male dovrei avere: delle pale, qualche piccone, martelli… oh, niente dinamite, quella viene conservata in luoghi più adatti, ma detonatori, sì.” elencò, ciccando dal finestrino. “Poi… mappe varie, bussole, qualche geofono… e basta, credo… è da un po’ che non spulcio sotto quel telone.”.
“Ah! Ma senti che furbo! Nascondi il disordine sotto il telo, come con la polvere sotto il tappeto!”.
“Esatto!”.
E risero entrambi, mentre il palazzo dello Studendato entrò nel loro raggio visivo, permettendo loro di scorgere un sacco di giovani fermi in strada, in attesa che i disinfestatori acchiappassero gli animali che si erano intrufolati nell’edificio.
“Accidenti! Guarda che casino!” sbottò Yoshiko, mentre parcheggiarono nel primo posto libero che videro e che fosse abbastanza grande per Dante.
“Già, devono aver evacuato praticamente tutti.”. Insieme scesero dal Pick-up, incamminandosi verso la folla.
Yoshiko individuò quasi subito Chiharu, che parlava con altre persone, e la raggiunse, facendosi largo tra i presenti.
“Chiha!” chiamò appena fu abbastanza vicina e l’interpellata le si fece contro immediatamente.
“Yoko, ciao! Hai visto che confusione?!” esclamò, stringendosi nel giaccone e balzellando da un piede all’altro per il freddo.
“Sembra Capodanno!” rispose lei, guardandosi intorno “Li hanno presi i topi?”.
“Solo uno, stanno ancora cercando gli altri, ne avranno per un po’. Se mi dai le chiavi del tuo appartamento le porto al responsabile.”.
E la ragazza annuì, cavando l’oggetto tintinnante dalla tasca del cappotto e consegnandolo all’amica. “Hanno detto che le lasceranno attaccate alle porte, quindi, quando avranno finito; potremo rientrare direttamente.”.
“Ok.” accordò e Chiharu si allontanò, dirigendosi al servizio disinfestazione.
“Sembra che si andrà per le lunghe.” esclamò Yuzo alle sue spalle e lei sospirò.
“A quanto pare. E fa un freddo cane, maledizione! Meno male che, almeno, ha smesso di piovere.”.
“Nell’attesa, ti andrebbe un caffè?”.
“Un caffè?!” fece eco perplessa, guardando l’orologio “A quest’ora?”.
Lui minimizzò. “E’ sempre l’ora del caffè.” poi si avvicinò con sguardo serio “Se non bevo un caffè, muoio.” sentenziò, facendola scoppiare a ridere ed annuire.
“Vada per il caffè! Non voglio mica averti sulla coscienza!”. Lo prese sotto braccio, destreggiandosi tra la folla. “Sei fortunato, c’è un bar da queste parti.”.

Il locale era pieno di persone che cercavano di scaldarsi nell’attesa di poter nuovamente rientrare nello Studentato.
Ma l’ambiente era abbastanza grande e riuscirono ad adocchiare anche un tavolino libero in un angolo, accanto all’ampia vetrata.
“Mai visto questo bar così pieno come stasera.” esclamò Yoshiko, liberandosi della pesante sciarpa multicolore e del cappotto, mentre venivano raggiunti da una graziosa cameriera.
“Cosa vi porto?” domandò, con blocchetto e penna già pronti per annotare le consumazioni.
“Un espresso, grazie.” rispose Yuzo, sistemando il giaccone alla spalliera della sedia.
“Una cioccolata calda.” chiese invece Yoshiko, poggiando il viso in una mano e rivolgendosi al Prof. “Ma gli ‘uomini duri’ non bevevano whisky?”.
Lui aggrottò le sopracciglia con ironia. “Ed io ti sembro un duro?” sospirò, facendola sorridere “Ebbene, questa è la verità… sono un drogato di caffè.”.
“E poi come fai a dormire?”.
“E chi ti dice che io debba dormire?” fece spallucce “Ho troppo da lavorare, mi bastano 4-5 ore e torno come nuovo.”.
Lei scosse il capo, con aria di rimprovero. “Sanae fa bene a farti le prediche, allora.” e Yuzo scherzò, agitando l’indice.
“Ah! Non cominciare a farmele anche tu, eh?! Secondo te perché ti ho chiesto di non dare il mio numero di cellulare a Sanae?! Se finisse tra le sue mani, ogni momento sarebbe buono per farmene una. Ed io come potrei lavorare in pace?!”.
La cameriera ritornò con le rispettive ordinazioni, poggiando la tazzina, disperdente l’aroma forte dell’espresso, e quella più grande, dall’odore dolce di cioccolata.
“Allora, Prof…” riprese Yoshiko “…assodato che sei un irriducibile stacanovista, cosa fai quando non lavori? Ce l’avrai anche tu del tempo libero, no?”.
Lui assunse un’espressione pensierosa. “Tempo libero…” fece eco, per poi scuotere il capo e sorridere “…no, non rientra nel mio vocabolario.”.
“Ma dai! Avrai pure un hobby! Non giochi più a calcio nemmeno con gli amici?”.
“No, ormai il calcio non mi appartiene più e poi…” rimestò piano il liquido amaro con il cucchiaino “…questi anni sono stati davvero intensi e non ho avuto tempo…” - Grazie a Dio. - “…di pensare ad altro. Il lavoro mi ha tenuto impegnato”. Si strinse nelle spalle, portando la tazzina alla bocca. “Non che adesso mi lasci tregua, ma non è un problema per me. Amo quello che faccio.”. E bevve un sorso del suo caffè, aggiungendo “E tu, invece?”.
Yoshiko abbassò la tazza sul tavolo, facendo spallucce. “Classica vita da giovane studentessa universitaria: quando non studio, smanetto con i programmi di grafica…”.
“E allestisci feste.”.
“Esatto. Poi, esco con le amiche, faccio shopping…” sospirò profondamente “…vado a trovare i miei.”.
Yuzo sorrise. “Non sei contenta di tornare a casa, qualche volta?”.
“Certo che lo sono… se solo non si ripetessero sempre le solite discussioni: ‘Ma perché ti sei iscritta così lontano?’, ‘Ci vieni a trovare troppo poco spesso!’, ‘Spero che tu non perda tempo dietro ai ragazzi, invece di studiare!’, ‘Dovrei chiamare Taro per sapere se fai la brava!’…” ed agitò la mano, roteando gli occhi. “Eccetera, eccetera…” poi sorrise “Meno male che papà è dalla mia parte e tiene a freno mia madre, altrimenti impazzirei tutte le volte che torno a Sendai…” e bevve una lunga sorsata della sua cioccolata, che riuscì a scacciare definitivamente il freddo di Febbraio che le si era insinuato anche nelle ossa.
“Abbi solo un po’ di pazienza…” le disse il Prof, che aveva già finito il caffè. “…presto o tardi anche lei si dovrà abituare all’idea di vederti andar via e prendere la tua strada. Dalle ancora un po’ di tempo e lo accetterà.”.
“Se io conducessi una vita come la tua, credo che le potrebbe anche venire un infarto.” scherzò, rilassandosi contro lo schienale della sedia.
Yuzo scrollò le spalle “Ormai sono troppo vecchio perché possano dirmi qualcosa, ma mia madre, seppur all’epoca non fosse stata d’accordo, l’ha sempre tenuto per sé. Ricordo, però, che tutte le volte che dovevo partire, mi guardava piena di preoccupazione temendo di non rivedermi più… ho sempre sospettato che avrebbe di gran lunga preferito che io continuassi a giocare a calcio.”.
“Ed ora che sei tornato?” domandò Yoshiko “Immagino che ti abbiano fatto una montagna di feste quando ti hanno rivisto…”.
Lui inarcò un sopracciglio, grattandosi dietro la nuca. “Ri-rivisto?” fece eco, cambiando posizione sulla sedia divenuta improvvisamente scomoda, mentre la ragazza lo guardava con serietà.
“Perché tu sei andato a far loro visita, una volta rientrato in Giappone, vero?”.
“Beh… ecco… non proprio… io… ho fatto una telefonata.”.
“Hai fatto… cosa?!” fece eco incredula, prima di sbottare. “Vergognati! Figlio degenere! Vivi per anni dall’altra parte del mondo ed ora che sei tornato non vai nemmeno a trovarli per dire ‘Mamma sono tutto intero!’?”.
Lui tentò di difendersi “L’ho fatto per telefono…”.
“Ah, sì? E tua madre cosa ha risposto?!”.
“Si è messa a piangere.”.
Yoshiko scosse il capo. “Sei proprio senza cuore.” sospirò, prima di agitare animatamente il cucchiaino sotto il suo naso. “Per farti perdonare, domani andrai a pranzo da loro! E non si discute!” gli intimò, finendo la sua cioccolata, sotto lo sguardo sorridente del Prof che rimase ad osservarla per qualche secondo prima di annuire.
“Hai vinto, domani telefonerò…”.
“No, no! Mai rimandare a domani quello che potresti fare benissimo stasera!” lo ammonì con un sorriso.
D’un tratto, la porta del bar si aprì ed un giovane annunciò a gran voce: “Li hanno presi tutti! Lo Studentato è di nuovo agibile!”.
La notizia venne accolta come una manna dal cielo da tutti gli altri studenti, che cominciarono ad applaudire e manifestare la loro approvazione, lasciando lentamente il bar.
“A quanto sembra il palazzo è stato ripulito…” affermò Yoshiko, quasi dispiaciuta che avessero risolto così presto la situazione. Questo significava che anche la sua serata con il Prof si avviava definitivamente alla sua conclusione. Beh, era andata decisamente meglio del previsto, e quasi quasi avrebbe voluto ringraziare quei topi che le avevano permesso di passare così tanto tempo in sua compagnia. Solo loro due. Ora che aveva rotto il ghiaccio, magari si sarebbe vergognata di meno la prossima volta che gli avrebbe telefonato.
Lentamente si alzarono, imbacuccandosi nuovamente per poter affrontare il freddo esterno e, dopo che il Prof l’ebbe battuta sul tempo pagando il conto, seguirono la fiumana di persone che si stava rapidamente dirigendo all’edificio.
“La prossima volta sarò io ad offrirti il caffè.” protestò Yoshiko, incrociando le braccia al petto, mentre lui cavò il pacchetto di sigarette dalla tasca, accendendone una.
“Non se ne parla.” rispose scuotendo il capo “Tu sei ancora una studentessa, che è sinonimo di ‘squattrinata’, mentre io lavoro ed ho uno stipendio, quindi, pago io.”.
“Ma non c’era la parità dei sessi una volta?”.
“La parità dei sessi è irrilevante, si fa come dico io e basta.”.
Lei scoppiò a ridere, agitando animatamente un pugno “Dittatore!”.
“Sì e ne sono fiero.” rispose con la massima calma, la sigaretta che disperdeva deboli scie di fumo tra le sue dita ed un sorriso sulle labbra. “Ma se vuoi, posso buttarla sull’età: io sono più grande e tu sei ancora ‘ina’, mi devi portare rispetto, sai.”.
“Va bene, va bene… nonno! Hai vinto!” ed alzò le mani in segno di resa, fermandosi innanzi al portone aperto del palazzo, dal quale era visibile il cortile interno dove gli uomini della disinfestazione stavano portando via le ultime cose nel via vai di studenti.
“Ad ogni modo…” disse Yoshiko, infilando le mani nel cappotto ed evitando accuratamente di guardarlo negli occhi “…grazie per tutto il disturbo che ti sei preso accompagnandomi e tenendomi compagnia fino ad ora, devo averti fatto perdere un sacco di tempo…”.
Ma lui scosse il capo. “Affatto, anzi, mi sono rilassato un po’ prima di riprendere a lavorare. Adesso tornerò a casa, mi preparerò un caffè…”.
“Un altro?!”.
“Ovvio! Poi fumerò tranquillamente la mia ennesima sigaretta davanti al portatile.”.
“Io, invece, entrerò in camera con il terrore di vedere un quarto roditore sgattaiolare sotto i miei piedi!” disse Yoshiko con ironia, facendolo ridere.
“Vuoi che dia un’altra occhiata per essere sicura di non avere ospiti sgraditi?” propose il Prof e lei fu quasi tentata di accettare pur di trattenerlo qualche altro minuto, poi le sovvenne un flash del suo appartamento e dello stato pietoso in cui l’aveva lasciato prima di uscire, e cominciò a gesticolare convulsamente.
“No no no! Non devi assolutamente vedere il disordine cosmico in cui versa! Ci farei una pessima figura! Pare si sia svolta la battaglia di Waterloo!”.
“Disordine, eh?” ironizzò Yuzo “Allora sono più casalingo di te.”.
“Non pensare male! È solo un caso se sembra che sia atterrato un missile terra-aria, lo giuro!”.
E lui rise divertito del suo imbarazzo, facendo qualche passo indietro. “Allora ti auguro una buona fortuna, sperando di non trovare sorprese. E ricorda: che la Grande Caccia al Topo sia con te!”. Le strizzò l’occhio, mentre lei arricciava il naso in una smorfia.
“Non sei affatto divertente!” gli urlò dietro, mentre lui si allontanava in direzione di Dante. “Guarda che se stanotte farò gli incubi di brutti topacci rosicchianti, me la verrò a prendere con te!”.
Yuzo le rivolse un altro sorriso, alzando la mano in segno di saluto ed augurandole un molto ironico “Sogni d’oro!”, mentre Yoko rimase ad osservarlo andar via, con lo sguardo totalmente perso, e studiando la sua figura alta, dall’incedere sicuro, in modo da poterla riconoscere tra altre mille ad una prima occhiata. Con quella perenne sigaretta tra le dita sarebbe stato inconfondibile, come inconfondibile sarebbe rimasta quella voce calma alle sue orecchie. E fingere che non fosse già arrivata al punto di non ritorno era totalmente inutile, ormai.
Con un ampio sorriso attirò un’ultima volta la sua attenzione, prima che salisse su Dante ed andasse via. “Ehi, Prof!”.
Lui si volse, con la sigaretta pendente all’angolo della bocca e lo sguardo interrogativo.
- Mi piaci da morire! - “Ricorda di chiamare i tuoi genitori!”.
Yuzo sorrise “Sissignora!”.
Salì sul pick-up, mettendo in moto, e solo quando vide Yoshiko scomparire all’interno dell’androne, fece manovra, allontanandosi di gran carriera lungo la strada ormai sgombra ed ancora bagnata.
Diede una rapida occhiata all’orologio, che restituì i numeri: 22:05, e sorrise, afferrando l’auricolare del telefono. Con un tasto, richiamò uno dei numeri della rubrica.
Mentre squillava libero, pensò che Yoshiko avesse maledettamente ragione: era un figlio degenere.
“Pronto?” una profonda voce di uomo, terribilmente simile alla sua, rispose all’altro capo.
“Ciao papà.”.


[1]WINNING ELEVEN: per gli irriducibili dei videogames, questo nome non dovrebbe affatto essere nuovo!XD Sto parlando proprio di Pro-Evolution Soccer!*_* un gioco di calcio per pc e playstation, fatto benissimo, in cui sono presenti anche i personaggi di Captain Tsubasa!*________*Y Io ringrazio tantissimo il Diofà, patito di tale giochino, per averlo fatto scoprire anche a me ed il suo inserimento è un omaggino a lui e al suo amore sconfinato per la Play!*_______*


 

…E poi Bla bla bla…

Non.
Dite.
Una.
Parola.
XDDDDDDDDDDDDDDDDDDDDDD
Avete ragione! Imploro, umilmente, la vostra pietà. Sono passati quasi 20 giorni dall’ultimo aggiornamento, ma credo che questo capitolo sia abbastanza sostanzioso, o no?XD
Se l’altro mi era uscito più lungo del previsto, questo non fa eccezione. Ed avevo pensato di dividerlo in due parti all’inizio, poi, però, ho pensato che, visto il lungo tempo intercorso, fosse più giusto metterlo tutto insieme.
Anche perché, se no, mi si sballava la scaletta che ho preparato!XD
Uèèèèè! Io persona seria! Ed ho preparato una stima (ipotetica, ma che spero di seguire interamente) dei capitoli di cui si comporrà questa storia: dovrebbero essere 27 + epilogo.
Che sono quelle facce?!
Lo so anche io che siamo solo al nono!XDDDDDD
Intanto posso già preannunciarvi che questo sarà l’ultimo capitolo ‘tranquillo’. Dal prossimo, come disse Badoglio, “l’acqua si imbroglia” in un crescendo che perdurerà fino alla fine della storia. ^__^Y


Angolino del “Grazie, lettori, grazie! XD”:

- Hikarisan:  il mio ‘prestissimo’ è un po’ relativo, eh?XD Spero che questo capitolo ti sia piaciuto e ti ringrazio tantissimo per i complimenti.

- SakuraChan: ç__________ç tesorina, io ti ringrazio tantissimo per le tue parole. T_______T tutti i tuoi complimenti mi commuovo sempre e mi fanno arrossire fino alla punta delle orecchie.
Sono felice che apprezzi Yoshiko, che anche per me è stata un’incognita fin dall’inizio!XD Non avevo la minima idea di come sarebbe riuscita, ma letti i complimenti che le sono stati rivolti, non deve essere venuta affatto male!XD E ti posso confermare che tu mi sei stata di grande aiuto nel realizzarla, anche se inconsapevolmente! ^__-
Per quanto riguarda Yu-chan: *_________________* per me è sempre motivo di gongolamento se riesco a farlo piacere ai lettori! è__é questa è la mia personale battaglia per dare fama e ammmore a questo personaggino bistrattato e sbeffeggiato da tutti! T_____________T perché la gente è cattiva e nessuno gli vuole bene!
(XD ok, demenza finita!)
Per quanto riguarda l’evolversi della storia di Yuzo e Yoko... beh... *ghgh* lo scoprirai solo leggendo!XD anche perché tu lo saprai sempre in anteprima, essendo la mia Be(t)tuzza! XDDD
Ti voglio bene anche io ciccì!*.*


- Eos (che i complimenti me li ha fatti privatamente): ti ringrazio ancora tantissimo. Ed i complimenti, di una irriducibile Genziana come te, sono ancora più graditi! XDDDD

Ed anche per questo capitolo è tutto, vi rimando al prossimo... sperando di impiegarci meno tempo di questo, ma preannuncio già che la settimana del 2 luglio, sarò impegnata fino a venerdì tra lauree (XD non mie purtroppo!) ed esami (ecco, questi sono miei!ç_ç).
Un grazie anticipato a tutti voi! ^____^Y

   
 
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