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Autore: Eragon36    13/12/2012    1 recensioni
Murtagh torna dall'esilio che si era autoinflitto, pronto ad aiutare il fratello Eragon ad addestrare i nuovi Cavalieri destinati a vegliare su Alagaesia. Intanto lo stesso Eragon esplora le terre che ha scelto per addestrare i suoi allievi, e trova non poche sorprese. Intanto, vecchi e nuovi nemici tentano di minare la pace del neonato regno di Nasuada, mettendolo anche a serio rischio. Il titolo significa Destino e Amore.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Eragon/Arya, Roran/Katrina
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Va bene, fratello. Ma... Castigo? Dove può scaricare le bisacce? E… non potrebbe andare a caccia mentre parliamo?"
"Vieni, ti aiuto a togliergli la sella. Poi potrà raggiungere Saphira e aiutarla ad addestrare i giovani draghi dei due Cavalieri che stiamo addestrando in questi mesi."Eragon si rivolse a Dusan. "Tu e Iormungr potete andare al castello a riposare. Iormungr, puoi andare a caccia. Domani o dopodomani passerò da voi a darvi istruzioni. E… grazie per aver accompagnato Murtagh."
"Non c’è di che, Maestro." Dusan montò su Iormungr e entrambi volarono in direzione del castello.
I due fratelli tolsero la sella a Castigo, e, dopo che Eragon gli ebbe dato le indicazioni per raggiungere Saphira, il drago rosso si alzò in volo emanando la sua gratitudine.
Eragon guidò Murtagh al castello, dove entrarono dalla piccola porticina nelle mura. Si sedettero su una panchina ai margini del campo di combattimento, ora deserto, e si guardarono. Murtagh parlò per primo. "Bé, abbiamo due anni a testa da raccontarci, fratello. Chi comincia? Tu o io?"
"Le tue avventure saranno certamente più interessanti delle mie, perciò inizia tu.  Un’ultima domanda, se posso: avevi detto che cercavate tranquillità, per cui cosa vi porta qui dopo appena due anni?"
Murtagh rise."Come vuoi, Eragon Ammazzatiranni. Sappi che è stato Castigo a insistere perché tornassimo, per la mia incolumità."
"Mi hai incuriosito. Racconta."
Come aveva già fatto con Arya, Murtagh raccontò del suo viaggio, della nuova terra e del luogo in cui avevano trovato rifugio quell’ultimo anno. Raccontò delle bestie feroci che vi aveva trovato, e Eragon rimase molto impressionato dai fairth, soprattutto perché lui non era mai stato capace di farne di così perfetti. Rimase ancora più stupito del fatto che le due specie di felini troppo cresciuti trovate da Murtagh non avevano esitato ad attaccare Castigo, il quale si era comunque difeso senza problemi, risparmiando loro la vita in segno di ammirazione verso il loro coraggio. Infine Murtagh arrivò al duello col Ra’zac, e Eragon per poco non svenne. Non gli sembrava vero che i suoi nemici giurati, coloro che erano stati la causa indiretta della caduta dell’Impero, vivessero ancora, da qualche parte nel mondo. Pensava di averne estinto la razza a Dras-Leona, distruggendo quelle uova nei sotterranei della cattedrale. Inorridì nel vedere la cicatrice del fratello sul fianco destro, e in quel momento capì perché Castigo aveva insistito per riportarlo indietro. Infatti lo ricordava al suo pari, e il fatto che si fosse fatto sconfiggere da un Ra’zac significava che aveva perso molte abilità.
Quando concluse, Murtagh disse: "Mi credi, fratello? Non vorrei ripeterti tutto nell’antica lingua."
"Sì, ti credo, Murtagh figlio di Morzan,e ti giuro che un giorno io e te andremo lì e liberemo quella terra da quei mostri."
"Bene. Ora posso guarirmi la cicatrice." Detto ciò, Murtagh evocò un incantesimo di guarigione e si curò la ferita.
"Ora tocca a te, fratello. Raccontami di questo castello."
"Aspetta."
Cercò con la mente il fondatore dei Cavalieri, e gli chiese: Murtagh vuole sapere del castello. Posso parlargli di te?
Certo che puoi.
Grazie.
"Bene. Il costruttore di questo castello mi ha dato il permesso di parlarti di lui. Galbatorix ti ha istruito sulla storia dell’Ordine dei Cavalieri, giusto?"
"Sì, ma questo che c’entra?"
"E ti ha mai detto che il nostro fondatore, il mio omonimo, è morto?"
"No. Non vorrai dire che…"
"Proprio così. Cinquecento anni fa Bid’daum fu ucciso da un Ra’zac con una Dauthdaert, la stessa che ha ucciso Shruikan, e il suo Cavaliere, il fondatore del nostro ordine, fece giurare a Vrael di non parlare mai a nessuno della sua partenza, e con un incantesimo rimosse la sua figura dalla memoria di ogni Cavaliere. Poi è venuto qui per adempiere a una profezia, e ha costruito questo castello. Magnifico, non trovi?"
"Splendido" Commentò Murtagh. "A proposito di profezie, Galbatorix diceva che questa terra è compresa in Alagaesia. Dovevi sforzarti di più per lasciarla e non tornare mai più."
Eragon sorrise."Stai dicendo che posso tornare quando voglio?"
"Esattamente."
"Magnifico! Che ne diresti, ora che i dubbi di entrambi sono stati fugati, di…"
Eragon si interruppe,quando vide Korgan avvicinarsi da lotano. Non appena il nano vide Murtagh, scattò in avanti e tirò un pugno nello stomaco a Murtagh. Il Cavaliere si piegò in due dal dolore, e Eragon, prima che Koragn potesse colpire di nuovo Murtagh, urlò: "Letta!" Il nano si bloccò, e Eragon gli si parò davanti. "Ma che cosa intendevi fare? Vuoi coprirti di ridicolo? Colpire un tuo superiore in grado. Se tu non fossi un Cavaliere ma un nano comune ti manderei via da qui imponendoti di giurare di non fare più ritorno. Ma sei un mio allievo. Non posso farti nulla che ti possa nuocere gravemente alla salute. L’unica cosa che puoi fare ora, se non vuoi che io ti lasci qui al freddo per tutta la notte, è chiedere scusa e spiegarmi la ragione del tuo comportamento. Poi mi riferirai della tua meditazione, e giurerai di non attaccare più un ospite. Mai più. Nell’antica lingua."
"Sì, maestro."Disse il nano con voce avvelenata.
"Su, inizia a raccontare."
"Come benissimo saprai, questo… Cavaliere ha ucciso il mio re, Rothgar. Tu hai giurato sulla sua tomba di vendicare la sua morte, ma evidentemente sei venuto meno al tuo giuramento, Maestro. Volevo solo vendetta."
"Sappi che quando ha ucciso Rothgar, Murtagh era sotto l’influenza di Galbatorix. Il suo vero nome è cambiato, da allora. Altrimenti non avrebbe potuto ribellarsi a lui e io non avrei potuto ucciderlo. Non è più la stessa persona che ha ucciso il re dei nani, e io ho ucciso colui che aveva creato quella persona, cioè Galbatorix. Quindi ora giura e dimmi ciò che hai sentito. Questo sono le parole che devi dire…"
"Allora vi chiedo scusa, Ebrithil e Murtagh-Elda."
Il nano giurò, e, dopo che Eragon ebbe sciolto la magia che lo legava, raccontò della sua meditazione.
Quando finì, Eragon disse: "Ci sei quasi. Ora vai a pranzo, poi Blodhgarm ti aspetta. Domani scommetto che riuscirai nella meditazione."
"Sì, maestro." Korgan si allontanò mestamente.
Eragon si rivolse di nuovo a Murtagh."Scusalo, te ne prego."
"Nessun problema, non mi ha fatto nulla."
"Bene. Dicevo… che ne diresti di un duellino prima di pranzare? Vorrei vedere di quanto sono calate le tue abilità. Da domani mattina potrai duellare tutti i giorni con me, con Eragon l’antico o con un elfo a tua scelta."
"Va bene, è un po’ che non ci battiamo, io e te."
Si  disposero uno di fronte all’altro nel campo di addestramento, e smussarono le spade. Murtagh si dispose in posizione di attacco, e subito dopo attaccò. Eragon notò che il fratello sembrava più lento, anche se molto più veloce di qualsiasi umano. Parò il suo primo fendente, un colpo diretto al torace, deviando Zar’roc dalla traiettoria pericolosa. Poi Eragon tentò un affondo contro la spalla destra del fratello, scoperta. Murtagh tirò indietro Zar’roc velocemente e bloccò Brisingr a due pollici dalla sua spalla. Eragon fece appena in tempo a recuperare l’equilibrio e parò il successivo assalto del fratello, scartando a sinistra. Come se fosse un movimento fluido, abbatté Brisingr su Zar’roc, facendola volare a dieci piedi da Murtagh. Il Cavaliere si inginocchiò.
"Hai vinto, fratello."
Eragon recuperò Zar’roc e gliela restituì.
"Sei molto peggiorato,in questi due anni. Ricordi i duelli nel viaggio per il Farthen Dur? O il nostro duello nella sala del trono? Quel Murtagh deve tornare."
"Ecco perché sono qui." Poi Murtagh cambiò espressione. "Arya mi ha dato questa lettera da darti. E’ privata e strettamente confidenziale. Che c’è fra voi due, fratello? Mi è sembrata molto felice, quando ha saputo che tu potrai tornare a trovarla quando vorrai."
"Bé… è un po’ difficile da spiegare… diciamo che lei mi ha rifiutato ma poi ha deciso, prima che io partissi, di dare tempo al tempo… Diciamo che mi ha dato delle speranze."
"Ah."
"E fra te e Nasauada? Non l’ho mai vista così triste come quando te ne sei andato…"
"Ora è più felice."
"Io ho risposto alla tua domanda, fratello, e ora tocca a te."
"E va bene…" E raccontò di tutto quello che le aveva evitato nella stanza dell’Oracolo, e di come il loro rapporto si era evoluto, fino ad arrivare all’ultima notte prima di partire. Lì Eragon non poté trattenere un grido di stupore.
"Ebbene sì."
"Bè, grazie per avermi raccontato tutto, fratello, e grazie per essere tornato. Mi mancava una voce amica qui. E non avrei desiderato altri che te… O Arya."
"Grazie per la fiducia, fratello. Andiamo a pranzo? Ho una fame da lupi!"
"Va bene. Seguimi."
Dopo pranzo, Eragon guidò Murtagh per il castello, e gli assegnò una stanza a pochi metri dalla sua, anche questa con un’apertura per Castigo.
Al pomeriggio, mentre i suoi allievi erano a lezione di Antica lingua, Eragon prese la lettera di Arya e la guardò. Poi decise che avrebbe aspettato la sera per leggerla, assieme a Saphira. Poco prima del tramonto la dragonessa arrivò, e, dopo avergli riferito gli avvenimenti del giorno, compreso l’aiuto che Castigo le aveva dato nell’addestrare i due draghi e la sua gratitudine per averlo mandato da lei. Poi Eragon le raccontò di Murtagh e di tutto quello che gli aveva raccontato. Saphira disse: Ne hanno passate tante… Castigo mi aveva riferito del Lethrblaka, ma la storia di Nasuada… è sorprendente. Ora, che aspetti a leggere quella lettera? La tua impazienza si sta trasmettendo da te a me.
Come desideri, scusa.
Eragon aprì il rotolo di carta con dita tremanti, e iniziò a leggere i glifi dell’elegante scrittura di Arya.

 
 
Eragon,
sono passati due anni da quando ci siamo visti per l’ultima volta.  Ti confesso che, se non ci fosse stato Fìrnen a ricordarmi i miei doveri di Cavaliere e Regina ti avrei raggiunto molto tempo fa.  Questi due anni sono stati il periodo più brutto della mia vita, secondo solo alle torture di Gil’ead. Avevo già vissuto questo periodo, durante il tuo addestramento ad Ellesméra, e la tua rivelazione durante la Celebrazione del Giuramento di Sangue mi ha sconvolto come il tuo fairth con Oromis.Dopo la battaglia delle Pianure Ardenti, il fatto che Murtagh potesse averti catturato era arrivato a sconvolgermi. Ma non per le sorti della guerra. Da quel giorno ho capito che c’era dell’altro… qualcosa di più della semplice amicizia e alleanza. Quando poi Saphira è tornata dall’Helgrind senza di te, mi sono sentita in dovere di venirti a cercare… Anche per passare del tempo con te. Ti ho accompagnato sotto Dras-Leona e nella sala del trono contro l’opinione di mia madre, poiché temevo di perderti e tornare nella situazione in cui mi trovavo dopo aver perso Faolin. Dovresti leggere questa lettera dopo che Murtagh ti ha parlato del suo viaggio e che ti ha detto che Alagaesia non è finita dove sei tu. Ti prometto, con il più vincolante dei giuramenti, che partirò con te la prossima volta, Eragon, ovunque andrai. Sei troppo importante per me. Ti ho divinato in questi anni, Cavaliere, e ti sto divinando mentre scrivo queste righe. Sappi che la saggezza che ti chiedevo durante il Giuramento di Sangue è proprio quella che stai mostrando ora come maestro di Cavalieri. Sei la persona più importante della mia vita, Eragon, e non voglio perderti. Se dovessi scegliere fra te e Fìrnen sceglierei Fìrnen, poiché tu sei capace di difenderti da solo. Se vuoi vedermi, vieni alla rupe di Tel’Naeir… Dobbiamo dirci molte cose. Prima di tutto io ti devo rivelare il mio nuovo vero nome, ma ti prego di comportarti come se il mio vecchio Nome fosse ancora il mio.
Spero di vederti presto,
 
Arya.
 

Eragon terminò la lettera con le lacrime agli occhi.
Torneremo presto, promise.
   
 
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