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Autore: ELLEcrz    13/12/2012    4 recensioni
La storia d'amore non raccontata tra Finn e Sage. Incontri, paure e scontri ma la possibilità di iniziare una nuova vita. [narrata dal punto di vista di Finn]
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Finn Mikaelson, Sage
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PREMESSA: Volevo ringraziare le persone che stanno seguendo questa insolita storia su questi due personaggi trascurati. Scusatemi se ritardo nel postare un capitolo, cercherò di migliorare i tempi di ''consegna''.
Mi farebbe enormemente piacere sapere cosa ne pensate dei prossimi capitoli leggendo una vostra recensione. :)




CAPITOLO 4


-I'm finn-

 

 


Mentre ancora tratteneva il respiro percepivo il battito del suo cuore accelerare. In quella manciata di secondi sembrò che persino il mondo si fosse fermato, anche se lo era solo per noi. Nessun rumore a distrarre i nostri sguardi intrecciati l'uno all'altro, nessun passante nel vicolo in cui ci trovavamo, niente. Aspettavo che lei rispondesse, probabilmente aspettava anche lei che qualche parole le uscisse di bocca. L'imbarazzo era giustificato, in fondo l'avevo sorpresa a spiarmi e di certo lei non si immaginava me ne fossi accorto.

Stavo per spezzare la tensione venutasi a creare aggiungendo qualche parola quando entrambi parlammo «Non volevo..» mi zitti e feci continuare lei. « Non era mia intenzione seguirti» esordii con voce spezzata ma man mano che parlava il tono della sua voce acquistava sicurezza «è stata una reazione automatica. Ti ho visto e le mie gambe hanno iniziato a muoversi in tua direzione.» concluse con un leggero sospiro per scaricare la tensione.

Mi seguiva ma non ne conosceva la ragione. «Curiosità giustificata» presupposi. Non sapevo a cosa o a quanto avesse assistito nella radura, ma come ogni essere umano, schiavo di di desideri ed istinti, voleva saperne di più. Anch'io in fondo ero stato umano ed ora mi interessava sapere quanto lei sapesse. A differenza sua però possedevo mezzi più veloci per scoprirlo, potevo soggiogarla e farmi dare tutte le risposte, ma volevo giocare ad armi pari con lei e dato che ripudiavo la mia natura cercavo di soffocarla per quanto mi fosse possibile. Sarei arrivato quindi a quelle risposte in un altro modo.

«Sei la ragazza della radura, giusto?» Le domandai.

«Sì» Lei rispose sicura mentre il suo sguardo si faceva dubbioso temendo forse di aver risposto spontaneamente troppo velocemente a quella domanda.

Non sapeva cosa io fossi e non poteva nemmeno immaginarlo, dietro al suo sguardo e ad il suo atteggiamento non si nascondeva solo imbarazzo ma anche un filo di paura. Un sensato senso forse che la avvertiva del pericolo.

«Sei sparita in un istante senza darmi il tempo di presentarmi, io sono Finn» Continuai chianando leggemente la testa sorridendole.

«Io sono Sage.» rispose con un lieve inchino.

Potevo quindi darle un nome e non riferirmi a lei nei miei pensieri come la ragazza dalla chioma rossa o dagli occhi color del ghiaccio.

Ero estremamente divertito dalla situazione venutasi a creare e piacevolmente coinvolto ma purtroppo venimmo interrotti. Una roca voce maschile urlò il suo nome. Entrambi rivolgemmo lo sguardo là dove proveniva la voce ed una possente figura maschile sbucò dall'angolo della via.

«Sage» ripeté abbassando il tono quando la vide arrestando il suo passo. «Cosa fai ancora fuori? Il sole è calato da un pezzo» scorse la mia figura, mi studiò con lo sguardo ma non fece trasparire nessuna emozione da esso, nessun giudizio. «Torna immediatamente da tua madre e le tue sorelle.» concluse aspettando che Sage agisse.

«Si padre, vado subito» rispose lei con un filo di voce sottomesso prima di voltarsi nuovamente a guardare me.

«Subito!» ripeté l'uomo alzando nuovamente il tono della voce.

La vidi alzare gli occhi al cielo, infastidita incrociando le braccia.

«Sage!» «Arrivo padre, arrivo.» Si voltò dandomi le spalle e con passi trascinati lo raggiunse. La guardò superiormente e tornò a sparire dall'angolo da cui era giunto aspettandosi che la figlia lo seguisse. Cosa che fece ma prima di sparire si voltò a guardarmi e muovendo lentamente le labbra sussurrò «A presto, Finn» con un sorriso luminoso che cancellò ogni paura ed imbarazzo.

Non ebbi il tempo per risponderle in alcun modo ma sorrisi inevitabilmente.

Prima di muovere un solo passo ascoltai i suoi che si allontanavano eco di quelli del padre. Non si rivolsero nessuna parola durante il cammino.

Mi ripresi dalla mia stasi solo quando sentii la porta di casa chiudersi alle spalle di Sage. Era giunta in casa, salva.

Mossi perciò i miei passi in direzione della piazza in cui avevo lasciato i miei fratelli. Ormai gli umani ancora in giro si contavano sulle dita di una mano, proseguii perciò velocemente ed in un istante li raggiunsi.

Niklaus ed Elijah parlavano ancora con un paio di anziani mentre Kol e Rebekah poco distanti se la ridevano. Mi avvicinai a loro mentre gli altri si alzarono congedati da Noman . Nella piazza rimanemmo soltanto noi e Niklaus divertito era pronto era pronto ad aggiornarci sui recenti cambiamenti e riassumerci cosa lui ed Elijah avevano concordato con il capo villaggio.

Persi l'inizio del racconto, rapito dai miei pensieri concentrato sul fuoco morente. Ripensavo a quell'ora trascorsa quando lo schiocco delle dita di Kol mi riportò alla realtà. «Sveglia fratello» pronunciò ridendo. Tutti mi rivolsero lo sguardo «Che c'è?» chiesi spontaneamente. Un enorme sorriso divertito nacque sulle labbra di Niklaus che si voltò completamente in mia direzione «Dove sei stato, fratello?» mi domandò estremamente incuriosito. «Non è tuo solito questo... atteggiamento» Conoscevo quanto Niklaus potesse essere insistente e oppressivo pur di venire a conoscenza di ciò che voleva sapere ma di certo non avrei soddisfatto i suoi vizi. «Va avanti con il tuo racconto, Nik.» tagliai corto spostando lo sguardo verso destra. Mi rivolse ancora per qualche secondo lo sguardo prima di lasciar perdere per il momento «D'accordo, d'accordo» pronunciò indietreggiando. «Dicevo. Come sempre ci è stata messa a disposizione la migliore abitazione del villaggio.» «Diciamo che è stata un'offerta spontanea del capo villaggio» aggiunse Elijah «Siamo qua da poco più di un'ora e il povero vecchio si trova già senza casa.» «Dopo la sua casa, perderà il suo potere e l'intero villaggio» “e la sua vita” pensai.

Chiarita la situazione ci avvicinammo alla casa che ci spettava, pronti a riposare i nostri corpi invulnerabili dopo giorni di viaggio.

La casa era sufficientemente grande così ci spettò una stanza a testa. Non sarei stato così costretto a dividerla con Kol come nell'ultimo villaggio in cui vivemmo, sorbirmi le sue lamentele od ogni pensiero che attraversava la mente di mio fratello, come i nuovi modi che trovava per conquistare le sue vittime.

Dentro casa un altro fuoco era stato acceso. Mi avevano sempre affascinato i movimenti imprevedibili delle fiamme ardenti. Rimasi incantato seduto su una sedia mentre ad uno ad uno i miei si coricarono finché non rimanemmo soltanto io ed Elijah. Era seduto di fronte a me al di là del fuoco, immerso anche lui in chissà quale pensiero. Dopo un lungo sospiro si alzò pronto a raggiungere le sue stanze. Mi si avvicinò prima, poggiandomi una mano sulla spalla «Sarà diverso, fratello mio.» Non spostai lo sguardo dal fuoco, toccato e sorpreso dalle sue parole «A domani fratello, buonanotte» e sparì.

 

  
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