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Autore: LouVelessy    14/12/2012    2 recensioni
2023.
"Ogni giorno, per me, diventa sempre più assurdo pensare a come siamo arrivati qui... Forse perchè non è stato per niente facile. Però rifarei tutto."
{ Ricordi degli OneDirection - a Larry Stylinson's story - Storia di un'amicizia - Spero vi piaccia, almeno la metà di quanto mi piace scriverla. Vivo per loro. Spero possiate comprendermi senza reputarmi una pazza. }
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SECONDO CAPITOLO - Where all begins


Il viaggio di ritorno verso casa andò bene. Benissimo. Tutti quelli che avevano accompagnato Harry al provino indossavano una maglietta che portava la scritta "Harry ha il fattore X", ed in treno furono diversi a congratularsi con il sedicenne. Gente sconosciuta. Fu la prima volta in cui ricevette apprezzamenti da persone totalmente sconosciute. Non amici di famiglia, non compagni di scuola, non parenti lontani. Gente di cui non sapeva davvero nulla, se non il fatto che con loro condivideva il treno.

Era così preso dalla gioia e dall'incredulità, che non pensò di chiedere il numero di telefono a Louis. Se avrebbe voluto contattarlo, ci sarebbero stati altri modi di sicuro. Facebook, per esempio. Quanto Louis Tomlinson ci sarebbero stati a Dancaster? Anche se non trovò il tempo per ricordarsi di cercarlo ed aggiungerlo, in quanto arrivato a H C, fu accolto da un calore incredibile. Tutta la contea lo attendeva felice, consapevole della bravura del ragazzo, del suo talento. D'altronde Harry lavorara in una panetteria, e mentre distribuiva panini, di tanto in tanta, regalava anche qualche brano. Lo adoravano tutti, per la sua semplicità, la sua dolcezza e la sua bravura nel canto.

Ma Harry era tutt'altro che felice, tutt'altro che rilassato. Riusciva a simulare una felicità apparente, ma in realtà era così pieno d'ansia che due giorni dopo il suo ritorno, nel momento in cui la madre gli chiese di aiutarla a sistemare i suoi vestiti in valigia, quella che avrebbe portato con lui al bootcamp, la risposta del sedicenne fu schietta, fin troppo seria e decisa conoscendo il ragazzo e la sua indole.

< Mamma è inutile, tanto tornerò. Non mi prenderanno. Non ho voglia di fare nessuna valigia... > E Anne conosceva bene il livello di testardaggine del figlio, tanto da evitare di chiedere ulteriormente a riguardo, e limitarsi a prepararne una piccola, quasi d'emergenza, se all'ultimo momento avesse cambiato idea.
Era preso così male, che il giorno prima della partenza verso il bootcamp decise di iscriversi al college. < Un pensiero in meno... > così si giustificò, tagliando a corto. Non credeva a scaramanzie varie che richiedevano di presentarsi alla seconda audizione senza impegni per il futuro. Lui quegli impegni voleva prenderli, per sentirsi più sereno e meno in colpa in caso di fallimento. Era così, preferiva pianificare ogni cosa. Ed essendo il risultato di un'audizione difficile da pianificare, aveva trovato un modo per stare sereno. Il più possibile almeno.

Il giorno della partenza, appena dopo una settimana dalla prima audizione, non c'era nulla da portare con sè. Aveva deciso di fare il viaggio da solo, arrivare e farla finita. Come sarebbe andato, non se lo chiedeva. L'importante era sperarci il meno possibile, ancora una volta, e lasciar passare quelle ore.
Il bootcamp veniva descritto da tutti come un processo lungo, faticoso, che mette a dura prova i probabili concorrenti. Il primo impatto che Harry ebbe fu la folla. Tanta gente. Certo, meno di quanta ce n'era ai provini una settimana prima, ma comunque tanta. Ed il suo pensiero, ancora una volta pessimista, non faceva altro che andare sui pochi posti disponibili per il programma. Insomma, come ci sarebbe riuscito? Erano davvero tanti. E lui aveva solo sedici anni, e come uno dei giudici già gli aveva detto, era troppo inesperto. Piccolo per un'esperienza così grande.

Aveva portato con s'è il suo cappellino portafortuna, che con la maglietta verde speranza ci stava una meraviglia. Andava avanti ed indietro per il corridoio dove erano quasi accampati a bivaccare tutti quelli che erano passati al primo step, così come aveva fatto Harry. Si guardava intorno in maniera nervosa, ma solo per un motivo. Cercava un volto conosciuto, come quello di Louis.

< Ehi, tutto bene? > una voce alle sue spalle, una voce calda e quasi familiare lo fece scattare di colpo. < Sembri uno straccio.. viaggiato tanto? > Ma a quanto pare, no. Non conosceva quel ragazzo. Così si limitò a sorridergli e fare spallucce, sospirando.
< Io sono Niall... sono irlandese, si sente? >
< mh... un pò, si... > si limitò a sorridergli ancora, leggermente imbarazzato.
< Vuoi? > gli offrì delle patatine, ma il riccio aveva lo stomaco così sottosopra che non potè accettare. Avrebbe rischiato di rimettere per l'ansia.
Poi li chiamarono. Tutti quelli che erano passati alla prima fase dei provini, sul palco dell'arena. Vuota faceva ancora più paura.E di Louis ancora  nemmeno l'ombra. L'aveva cercato tra la folla ancora una volta, ma senza risultati.

< Benvenuti ragazzi, adesso leggerò i nomi dei ragazzi del primo gruppo, tutti gli altri andranno al secondo... > Simon aveva un tono che rese Harry ancora più ansioso di quello che già era. Cominciò a leggere i nomi, ed arrivato alla lettera T, dopo un paio di Ta- e Ti-, arrivò il turno di Tomlinson Louis. E fu solo allora che Harry lo vide, spuntare tra la folla. Aveva un abbigliamento simile a quello che il riccio
stesso indossava, e la cosa gli fece comparire un sorriso spontaneo. Purtroppo erano finiti in due gruppi diversi, ma questo non distraeva il sedicenne dal sentirsi più sereno, solo per averlo visto. C'era un viso conosciuto... e questo bastava.

Il bootcamp consisteva nell'imparare una coreografia e preparare una canzone in un tempo limitato. Una sorta di prova sotto stress. In poche ore, dovevano essere in grado di interpetare una coreografia e cantare al tempo stesso. Non una cosa semplice, soprattutto per chi, come lui, non adorava ballare in pubblico. Ma oramai erano lì, sarebbe stato inutile rifiutarsi. Così si mise in gioco, come non aveva mai fatto. Forse il fatto di non conoscere nessuno lì lo aiutò parecchio.

Dopo il poco tempo che avevano a disposizione, i gruppi si esibirono di fronte la giuria. Ed Harry era sempre più convito di non essere riuscito ad impressionare nessuno. Era scordinatissimo, riusciva ad inciampare anche nei propri piedi, figurarsi a ballare come si deve. I due gruppi furono riuniti ancora una volta, tutti sul palco, e dopo qualche minuto Simon arrivò, con un foglio tra le mani. Tutti sapevano che quel foglio voleva dire continuare o tornare a casa a mani vuote.

< Ci siamo... chiamerò coloro che hanno passato il bootcamp... >

La lista scorreva sotto le sue dita e la sua voce scandiva un nome alla volta. C'erano applausi, c'erano brevi urla di incredulità, poi il nome successivo e quello dopo ancora. A lista finita ci fu una lunga pausa, quindi Simon alzò lo sguardo sul folto gruppo rimasto sul palco. < E' tutto ragazzi, mi spiace. >
Quelle poche parole bastarono per scatenare tutto quello che Harry aveva tenuto dentro. Abbassò la testa, si tirò giù il cappellino grigio sugli occhi tentò di tenerlì il più chiusi possibile, per evitare a troppe lacrime di venir giù. Ma pianse. Lo sapeva. Non faceva nient'altro che ripetersi che lo sapeva, che sapeva sarebbe andato così, che non sarebbe passato. Se l'era ripetuto per ogni minuti durante il viaggio. Eppure, adesso piangeva. La delusione era forte. Bruciava. Sentì un braccio passargli intorno alle spalle, ma non ebbe il coraggio di alzare la testa, scoprirsi gli occhi e capire chi è che lo stava confortando. Piuttosto si martoriava il labbro superiore, mordicchiandolo con  i denti davanti, per non soccombere alla forte voglia di piangere, anche se a quanto pare non ci stava riuscendo.

Quando ritirò su il cappellino, per vedere dove mettere i piedi incamminandosi lontano da quel palco, verso la banale vita di tutti i giorni, la panetteria, i White Eskimo, forzò un mezzo sorriso malinconico verso Louis. Era lui a tentare di consolarlo, mettendo da parte la propria delusione. Scrollò le spalle in segno di resa, un gesto tanto tenero che fece sorridere il ragazzo, e si incamminarono poi insieme, uno di fianco all'altro, a testa bassa, verso l'uscita.
Fuori il caldo sembrava insopportabile. In realtà erano più la mancanza di certezze e la grande consapevolezza di aver appena fallito a bruciare. Ma nessuno l'avrebbe ammesso. Si lamentavano per il caldo, tutti in fila nel grande spiazzale, in attesa degli autobus che li avrebbero condotti alla stazione, per rispedirli a casa con tanto di smacco pubblico. Louis gli era stato affianco per tutto il tempo, non si erano parlati, avevano smesso anche di abbracciarsi, non si guardavano. In silenzio, l'uno accanto all'altro, condividevano quel momento di tristezza in maniera intima.

< Vedrai, troverai un modo per far conoscere la tua voce... sei in gamba curly... > e gli sorrise, un sorriso sincero, sentito, che infuse ad Harry una nuova sensazione di sicurezza, mai provata prima. Era come se quelle pochissime parole gli avessero fatto credere in sè stesso, nelle sue capacità, per la prima volta. Più di quanto avevano fatto in sedici anni tutte quelle della madre.

Proprio all'arrivo dell'autobus, quando il gruppo cominciava a salutarsi, due autori uscirono dall'arena, chiamando alcuni nomi.
< Malik Zayn, Horan Niall, Payne Liam, Tomlinson Louis... > il fiato di Harry era sempre più corto, sentiva qualche cosa agitarsi nello stomaco e non era una sensazione piacevole < e Styles Harry... Vi aspettiamo dentro per le ultime interviste.. >
 Altra delusione. Interviste. Quasi aveva dimenticato di essere lì per quello che era, fondamentalmente, una trasmissione televisiva. E la consapevolezza rinnovata di dover pubblicamente esprimere la propria delusione gli stringeva un morso in gola.

Li ricondussero sul palco, tutti e cinque, insieme, ed erano talmente frastornati da non far caso al fatto che erano cinque adolescenti, più o meno della stessa età. Harry era preso dal suo magone, e dava peso solo a quello, mentre cercava di preparare mentalmente un discorso che potesse avere senso, sulla bellezza di quel viaggio, dei provini, su quanto non c'avesse creduto sin dall'inizio ma infondo c'aveva sperato. Senza conoscerne il motivo, i cinque ragazzi, per lo più sconosciuti tra loro, erano vicinissimi. Harry e Louis si tenevano per mano, poi c'erano gli altri tre, con le mani sulle spalle li uni degli altri, in attesa.
< Ragazzi grazie per essere tornati... > un giudice prese la parola < A giudicare dai vostri volti deve essere un momento davvero difficile e triste... E' stata una decisione difficile, vi abbiamo giudicato individualmente e siete davvero troppo piccoli ed inesperti... non pensiamo potreste avere un futuro. Ma... siete anche molto talentuosi. Così, abbiamo pensato che potrebbe essere una grande idea avere un'unico gruppo. Abbiamo deciso di mettervi insieme e giudicarvi come unico elemento... >

Harry sgranò gli occhi, incredulo. Cosa significava di preciso? Un'altra opportunità? La possiblità di avere un terzo provino? Erano già dentro? Cosa avrebbero fatto?

Tutti i dubbi che in pochissimi istanti gli balenaro in testa, lasciarono spazio alla gioia nel sentire quelle parole. Si accovacciò a terra, nascose la testa tra le ginocchia e chiuse forte gli occhi, urlando dalla gioia dentro di sè. Anche gli altri quattro ragazzi saltavano sul posto, felici, abbracciandosi tra loro. Prima Niall gli andò addosso, abbracciandolo da dietro e costringendolo ad alzarsi e festeggiare con gli altri quattro, poi Louis gli si avvicinò e l'abbracciò forte, abbraccio che Harry ricambiò volentieri, nascondendo il viso nell'incavo tra la spalla ed il collo del ragazzo che lo teneva stretto.

< Questo vuol dire che dovrete lavorare parecchie ore insieme, dovrete conoscervi, creare un gruppo non è facile... serve collaborazione, fatica, lavoro duro... >
Annuirono tutti e quattro, guardandosi per la prima volta e sorridendo tra loro, consapevoli di tutto quello che Simon aveva appena detto. Sarebbe stato un lavoro duro.
< Te l'avevo detto che ce l'avresti fatta! > Louis ritornò ad abbracciare Harry, felice.
< Dovrò darti ascolto da oggi in poi! > la voce del sedicenne sembrava, per la prima volta, serena. Quei pochi minuti segnarono l'inizio di un drastico cambiamento della sua vita.




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Salve, salve, salve. 
Sempre Giulia qui ( aka @Louvelessy qui e qui ).
In due giorni ho postato tre capitoli, dite che va bene come ritmo?
Essendo nuova qui non vorrei andare troppo di fretta, ecco. 
Sto trovando riscontri positivi, a qualcuna di voi piace, e questo mi riempie di gioia.
Scrivo fanfiction per me, perchè mi piace, ma sapere che qualcuno le legge e prova piacere nel farlo, lo adoro.
Vorrei ringraziare @ioamoi1D99 e @indelebile83 che mi stanno aiutando in questo. Grazie ragazze, siete adorabili.
Se la storia vi piace, non vi obbligo ad una recensione, ma anche metterla nelle storie seguite mi fa capire che a qualcuno va di leggere ancora C=
Vi bacio tutte, 
vostra Louvelessy.

P.S: Per chi ha twitter, vi aspetto lì.

 
  
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