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Autore: lexie    01/07/2007    1 recensioni
Nulla é come sembra. Dall'odio può nascere l'amore? Si, parlo di quell'amore che per essere vissuto necessita di tanto coraggio. E quanto coraggio ci vuole per tornare indietro, sapendo già come finirà?Oh...molto di più...
Genere: Romantico, Malinconico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Black, Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Exhale

Pronti A Cadere

Capitolo Primo
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La punizione era finalmente finita. Harry prese la sua borsa e corse alla porta. Mentre la apriva si voltò a guardare Piton, poi uscì senza aggiungere altro, chiudendo con attenzione la porta. La cicatrice gli pulsava dolorosamente. Sapeva che avrebbe trovato Ron ed Hermione in biblioteca a lavorare sull’ultima valanga di compiti della Umbridge, ma non volle raggiungerli subito. Gli avrebbe raccontato tutto dopo, ora aveva bisogno di tempo per  riprendersi; si sentiva male. Così prese a camminare lungo i corridoi, dove i quadri assonnati del terzo piano lo osservarono incuriositi. All’improvviso qualcosa attirò la sua attenzione attraverso la vicina finestra. Un rapido movimento. Una piccola volpe rossa era appena venuto fuori dal Platano Picchiatore, che era stranamente immobile.
“Sarà solo il gatto di qualche studente che va a caccia” si disse. Ma poi gli ritornò alla memoria un ricordo di poco meno di due anni prima, di Ron che veniva trascinato da un grosso cane nero all’interno del Platano Picchiatore, la Stamberga Strillante, un passaggio segreto che portava fuori dai confini di Hogwarts…o dentro. E poi, come gatto, era un po’ strano. La reazione di Harry fu istantanea, la mano destra afferrò la bacchetta, la stanchezza ed il dolore svanirono, così si accinse a raggiungere il portone per seguire quella volpe o qualunque cosa fosse realmente quella volpe. Sapeva che, benché l’ora non fosse tarda, se fosse stato trovato a gironzolare da solo, sarebbe stato sospetto. Ma mentre percorreva il corridoio per raggiungere il portone, la vide. La volpe era già dentro e con massima tranquillità si dirigeva verso una scalinata che portava al piano superiore. Harry con estrema cautela la seguì con la bacchetta ben salda nella mano destra, ma non la fermò, voleva scoprire cosa stava facendo quella dannata bestiaccia. Così si ritrovò al corridoio del settimo piano dove un isolato gargoyle si ergeva contro la parete, c’era vicino, avrebbe potuto afferrarla, ma si bloccò prima di svoltare l’angolo. Una figura stava in piedi accanto alla statua. Non appena la volpe la vide, guaì soltanto ed il Preside, sorridendo, si spostò appena, lasciando che la volpe lo sorpassasse. Ci fu qualche parola sussurrata e mentre Silente si voltava, il gargoyle si spostò rivelando una scala a chiocciola. In pochi secondi la figura del Preside e quella dell’ animale sparirono. Harry rimase lì ancora per un po’, non sapendo cosa fare. Tornò alla sala comune dove trovò Ron ed Hermione svegli ad aspettarlo e raccontò loro tutto quello che aveva visto in quella strana sera.
Nel frattempo, dopo aver varcato la porta col battente d’ottone, la volpe si sedette e cominciò a guardarsi attorno, osservando incuriosita i quadri dei vecchi presidi sonnecchiare e Fanny che ricambiava lo sguardo curioso. Intanto Silente andò a sedersi alla sua scrivania, ricoperta di fragili strumenti d’argento che continuavano a muoversi, emettendo buffi rumori e del fumo.
“Daire Iris Peverell… da quanto tempo. Per quanto sia un vero piacere vederti di nuovo qui, permettimi di ricordati che da questo momento, non sei più al sicuro. Ma confido nel fatto che tu questo lo sappia…” nonostante queste parole, la voce di Silente non suonava arrabbiata, anzi egli rivolse un gran sorriso alla donna che si parava dinanzi. Al posto della volpe, ora c’era una donna alta e  molto magra, dai lunghi e mossi capelli color amaranto e dagli occhi verdi, un incarnato di luna. Indossava una lunga veste nera con uno scollo che lasciva vedere le spalle dritte ed il collo, attorno al quale portava una collana con delle pietre verdi incastonate in una pesante montatura d’oro bianco. Era bella, dall’ aria estremamente superba e nobile. Stava lì, in piedi accanto al trespolo di Fanny con lo sguardo perso nel vuoto, ma non appena il Preside finì di parlare, lo sguardo tornò vigile ed attento e si posò su di lui.
“So bene che questo non era il momento adatto per tornare qui e che non appena il mio affezionato parente avrà sentore del mio ritorno, non esiterà a venirmi a cercare. E di sicuro non lo farà per darmi il bentornato in famiglia, ma tanto prima o poi sarebbe venuto a cercarmi comunque…tanto vale che mi prenda qui, almeno non mi troverà rintanata come un coniglio in chissà quale posto sperduto” aveva parlato in maniera del tutto piatta, non era traspirata alcuna emozione dalla sua voce atona, eppure un velo di tristezza le aveva coperto gli occhi verdi. Silente si alzò scuotendo piano la testa e sorridendo.
“Cosa sentono le mie povere vecchie orecchie, la seconda volta che mi viene fatto questo discorso in un giorno. Ormai sei qui e devo dire anche con un certo ritardo, mi dispiacerebbe far raffreddare la cena.” detto questo si volto verso il quadro di uno dei vecchi presidi.
“Phineas per favore saresti così di gentile da dire a Molly che sto arrivando e che con me ho un ospite per la cena…”.
Daire, osservò incuriosita l’uomo uscire a grandi passi dal quadro, cercando di ricordare qualcosa. Aveva già visto altrove quel quadro, ma non riusciva a ricordare dove. Silente capì a cosa stava pensando e le lasciò il tempo per provare a ricordare, sebbene sapesse che non avrebbe potuto avere un ricordo preciso. Ed ecco l’immagine di quel quadro in un corridoio tornarle alla mente. Un corridoio di una casa di Londra, dove era stata molte volte, la prima durante le vacanze estive nei suoi quindici anni. Ed era stata triste, davvero triste , ma non riuscì a ricordare altro.
Silente capì che non riusciva a ricordare e si affrettò nel distrarla, le si avvicinò e le offrì il braccio.
“Mia cara, non priviamo ancora gli altri della tua vista. Andiamo. Sapendo del tuo arrivo, ho fatto allestire una Passaporta, è il modo più sicuro per raggiungere la nostra meta. Il Quartier Generale dell’Ordine della Fenice che si trova al numero dodici di Grimmauld Place a Londra.”
Così avanzò e toccò insieme al Preside un bollitore annerito e mentre sentiva un sussulto potente all’altezza dell’ombelico e la terra svanire sotto i suoi piedi, i ricordi le vorticavano nella mente.
Il Quartier Generale dell’Ordine della Fenice che si trova al numero dodici di Grimmauld Place a Londra”     quelle poche parole avevano fatto sì che il ricordo sbiadito di prima venisse sostituito da quello del corridoio con il quadro di Phineas Nigellus che portava ad una stanza da letto, dove due adolescenti se ne stavano zitti, distanti, mentre i loro genitori in salotto parlavano di mantenere “pura la discendenza”.
  
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