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Autore: Dridri96    14/12/2012    5 recensioni
«è in ogni cosa, ma niente è adatto a lui.
Se lo incontri è la fine,
se lo sconfiggi è un nuovo inizio.»
La città è impazzita, nulla è come prima. Kyra è l'unica che può evitare la catastrofe, ma il tempo scarseggia. Avrà abbastanza forza e coraggio da non cadere nell'oblio?
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 4




Percorro il tragitto che mi conduce al centro del paese quatta, quatta, sfruttando l’oscurità per nascondermi e non essere notata: non voglio che il mio sacrificio divenga inutile così presto, senza nemmeno darmi il tempo di provarci.
Impiego più tempo rispetto all’andata, ma almeno questa volta mi sono protetta.
Una volta arrivata, però, i lampioni, le fiamme e le luci accese delle abitazioni mi privano della mia invisibilità, così tendo le orecchie, pronta a correre nel caso qualcuno dovesse avvicinarsi a me.
Noto immediatamente che è iniziato il saccheggio dei negozi, ma non ne sono sorpresa: era questione di attimi. Le vetrine sono rotte, la merce è sparsa per le strade.
Ci sono così tanti rumori, odori e sensazioni che inizio a sentire una gran confusione nella mia testa. Che cosa pensavo di fare? Di arrivare, parlare a qualcuno e risolvere il problema? Non è così semplice, non ho un piano, non ho nessuna idea, ho solamente tanta paura.
Vorrei avventurarmi nella via principale, perché da qualche parte bisogna pur iniziare, ma la mia codardia mi porta a fuggire nei luoghi più tranquilli e desolati. Mentre corro mi scontro contro alcune persone, gente che conoscevo ma che non riconosco più: i volti sono sempre gli stessi, ma gli sguardi... non c’è logica, non c’è lucidità nei loro occhi, c’è solamente rabbia, tristezza, confusione.

Mi guardo alle spalle per un attimo, controllando che nessuno mi stia seguendo, quando vado a sbattere contro un uomo, che mi afferra per le spalle e mi spinge con forza sul marciapiede di lato. Cado, con un tonfo netto, e sento la schiena e il braccio schiacciati dal dolore, ma non posso permettermi di fermarmi: il pazzo ha deciso che vuole sfogare la sua ira su di me.
Mi sollevo e inizio a correre più veloce di prima, senza voltarmi, senza fermarmi, fino a quando non giungo vicino alla mia vecchia scuola: lì c’è un piccolo cortile con qualche albero e dei cespugli, dove posso nascondermi e riposarmi per un attimo.
Mi butto tra nell’erba e trattengo il respiro per non far rumore, massaggiando le botte che la caduta mi ha provocato.

Una mano mi afferra al braccio. Mi volto terrorizzata, non sento nemmeno il sangue scorrere nelle vene, le ferite non fanno più male, la paura ha annullato qualsiasi altra preoccupazione o pensiero. Un’altra mano preme sulla mia bocca per soffocare le mie urla. Davanti a me vedo solamente un’ombra. È un uomo. Probabilmente quello che poco fa mi ha assalita mi ha inseguita e ora attuerà la sua vendetta. Ma quando scorgo nel buio due occhi luccicanti capisco che non è lui: quest’uomo ha troppa coscienza delle sue azioni per essere pazzo.

«Smettila di urlare, idiota!», mi sibila seccato. Ora ho capito chi è. È Alex, un mio compagno di scuola. Sospiro esasperata e lo allontano da me bruscamente: con tutte le persone che potevano capitare, perché lui?
L’ho sempre odiato. Siamo a scuola assieme dalle elementari e da quando ha 6 anni si comporta come il classico bullo: incute timore agli altri studenti, deride chi è diverso da lui, si atteggia da ribelle... Ragazzi come lui ce ne sono tanti, ma per Alex provo un odio particolare.

Ricordo ancora quando, in terza elementare, mi aveva spinta in cortile durante la ricreazione: mi ero sbucciata un ginocchio ed ero scoppiata a piangere, lui mi aveva derisa davanti a tutti e poi era corso via a giocare con i suoi amici. Quando le maestre erano arrivate non avevo detto che era stato lui, non volevo che mi prendesse di mira.
La cosa peggiore, però, è avvenuta quest’anno: una sera era uscito con i suoi soliti amici e alcuni ragazzi della mia classe, il che era perfettamente normale. Il giorno seguente, arrivata a scuola, avevo trovato Eveline chiusa in bagno in lacrime. Tutti la prendevano in giro, ridevano di lei. Il motivo non l’ho ancora capito, so solo che lui aveva sparso una voce falsa per fare in modo che tutti la reputassero sfigata.
L’avevo raggiunto in corridoio e gli avevo urlato in faccia tutti gli insulti che mi passavano per la mente. Ero fuori di me, se me n’ero rimasta in silenzio quando mi aveva fatto male, non avevo intenzione di rimanere zitta quando decideva di rovinare la vita alla mia migliore amica.
Il risultato della mia presa di posizione era stata una nota. Per me.

Per questo, quando capisco che lui sta bene, mi sento ancora più infastidita. È brutto augurare del male a qualcuno, ma non posso far altro che pensare che con tutte le persone che si potevano salvare lui di certo non se lo meritava più di oro. Mi devo rassegnare ormai al fatto che non esista alcuna giustizia.
Mi alzo silenziosamente per andarmene, ma lui mi tira giù con uno strattone.

«Quell’uomo è ancora nei paraggi, vuoi che venga qua e ci trovi?». Non rispondo, mi limito a fulminarlo con lo sguardo.
«E tu sei ancora viva e sana», continua con un sorriso ironico. Dio, quanto lo odio. «Sul serio, come hai fatto?», insiste, ridendo a bassa voce.
«Sai, possiedo una qualità chiamata furbizia, non so se la conosci», rispondo scocciata, incrociando le braccia al petto. Rimaniamo in silenzio per un po’, in ascolto, spiando l’uomo che mi ha inseguita fino qui. Dopo qualche minuto se ne va più confuso di prima: probabilmente non sa nemmeno perché si trova vicino alla scuola.
«Ora, se non ti dispiace, devo andare», dico allora, alzandomi e allontanandomi da lui in fretta e furia.
«E dimmi un po’, dov’è che vorresti andare?», domanda con quella sua odiosa espressione spavalda.
«In... giro», rispondo in imbarazzo. Per quanto mi stia antipatico devo ammettere che sono piuttosto ridicola.
«Oh, interessante, in giro. Ti vai a prendere un panino al pub? O a fare shopping? No perché in quel caso ti devo dire che è stato quasi tutto distrutto», lo interrompo prima che finisca la frase.
«Lo so benissimo che è stato tutto distrutto, ho degli occhi come te», sbotto, forse a voce troppo alta.

Ci guardiamo entrambi esasperati, con lo stesso pensiero: non ci piacciamo, ma se vogliamo resistere in questo posto dovremo imparare a collaborare. Purtroppo il mio carattere istintivo mi spingerebbe a mandarlo al diavolo e continuare da sola, ma ormai non posso più reagire senza pensare, ne dipende la mia vita, non posso permettermi errori.
«Non andrai lontana, tutta sola»
«Preferisco stare da sola piuttosto che farmi aiutare da te». In parte è vero. Vorrei che ci fosse qualcun altro al posto suo, chiunque mi andrebbe bene. Ma devo ammettere che la sua proposta mi mostra finalmente un’impresa che si fa via via meno impossibile, meno complicata, meno spaventosa.
«Lo so, ma non pensi che assieme avremmo più possibilità di sopravvivere?». A questo punto non posso più controbattere. Così quando mi tende la mano gliela stringo con forza: ora dipendiamo l’uno dall’altra.

«Tu... hai capito cosa...?», domanda a bassa voce, dopo qualche attimo di silenzio.
«No. So solo che è stata una canzone a far impazzire tutti, il mio vicino mi ha detto una frase, in un momento di lucidità... ma è un indovinello, non so quanto possa esserci utile. Tu?»
«Ho visto un’ombra allontanarsi da casa mia, dopo che, insomma...». Ne soffre, lo vedo. Lo capisco perché il suo dolore è semplicemente il riflesso del mio. Anche lui deve aver perso i parenti, solo che i miei sono salvi, i suoi probabilmente sono impazziti.
«Che ombra?», sto per chiedergli se l’ha riconosciuta, quando vedo che il suo sguardo si sposta alle mie spalle: sgrana gli occhi e inizia ad indietreggiare. Io non ho il coraggio di voltarmi.
«Quella che è dietro di te».



Angolo Autrice_

Salve a tutti! :)
Eccoci con un nuovo capitolo (questa volta in anticipo, altrimenti non so quando sarei riuscita a postarlo). 
Ovviamente, come sempre, spero vi piaccia e vi chiedo di lasciare una recensione per farmi sapere se, secondo voi, potrei migliorare qualcosa o se vi va bene così :) 
Un parere in più fa sempre bene ;)
Ringrazio chi ha letto la storia e soprattutto quelle meraviglie che l'hanno recensita, grazie davvero, mi rendete la più felice del mondo :D 


DriDri_

  
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